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Autore: Sam_gnammy_    16/06/2014    3 recensioni
Mia è una ragazza di sedici anni, stanca del suo carattere, dei suoi compagni di classe e della sua vita piena di delusioni e sofferenze, tra cui la morte del padre, approfitta del trasferimento della madre per cambiare vita e farà amicizia con il ragazzo che presto diventerà il suo migliore amico... non sa però che non molto lontano da lei esiste un posto meraviglioso, tanto, troppo tranquillo. Una semplice pietra, così piccola da poterla racchiudere in una mano, che raffigura una serpe, disegnata così bene nei particolari… potrà svelare quello che nessuno mai era riuscito a raggiungere...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alzo lo sguardo e vedo una figura scura che aveva un mantello nero lungo fino ai piedi, simile a quella cosa che mi stava rincorrendo in quel sogno che ancora non avevo dimenticato, è come se fluttuasse nell’aria però toccava terra, intorno a me la nebbia fitta, che a stento fa penetrare gli ultimi raggi di sole e che, fino a qual momento, non avevo notato. Quella cosa si avvicina sempre di più a me, il volto e il corpo nero come la pece… “Corri! Perché non corri?!” penso io. Cerco di indietreggiare e di rialzarmi ma, non appena cerco di farlo, quella cosa sparisce in un vortice di luce, non si allontana nemmeno, scompare nella nebbia che svanisce insieme a lui. E tutto ritorna come prima. Non avevo fatto caso alla nebbia perché prima non c’era, era apparsa insieme a quella cosa. Mi sento male, la testa mi gira nonostante io sia sdraiata sul terreno duro e coperto di foglie, gli occhi a stento rimangono aperti, intravedo il cielo limpido senza nemmeno una nuvola chiudersi e diventare tutto nero. Sento dei passi avvicinarsi frettolosamente a me e cado subito in un sonno profondo. Non sono più su un suolo robusto, ma su qualcosa di comodo e morbido, sembrerebbe un materasso. Cerco di aprire lentamente gli occhi per capire dove mi trovo e vedo subito mia madre addossata su di me con la faccia di una donna terrorizzata e preoccupata che non le avevo mai visto prima di allora. Sono in una stanza abbastanza piccola e parecchie luci bianche mi abbagliano.
<< Tesoro! Sei viva!>> mi dice come se mi fossi appena risvegliata da un coma durato anni, avvicinandosi a me e cercando di abbracciarmi. Vicino a lei una ragazza giovane dagli occhi verdastri con un camice verde chiaro, si stava avvicinando in fretta.
<< Mia, come stai?>> mi chiede con un tono sorprendentemente tranquillo e amabile.
<< B-bene>> cerco di rispondere ancora frastornata.
<< Oh… meno male!>> risponde mamma tirando un sospiro di sollievo << Tutto merito di quel ragazzo, se non era per lui chissà come mi stavo disperando adesso >> continua, ma io non le presto ascolto, sto ancora riflettendo su cosa fosse accaduto prima che mi svegliassi su questo lettino… ma è inutile, non ricordo niente di niente. Aspetta un attimo… quale ragazzo? D’un tratto Austin entra dalla porta della stanzina con un sorriso immensamente grande, ora capisco…
<< Come ti senti?>> dice lui << Ti ho preso un po’ di cioccolata, ti sentirai meglio>>
<< Il tuo compagno di scuola dice di averti trovata stesa a terra, ha chiamato noi e poi la mamma>> sintetizza l’infermiera << Avevi perso i sensi e ti ci sono volute delle ore prima di svegliarti, il ragazzo è stato qui tutto il tempo. >> conclude sempre lei, io gli sorrido, chiudo leggermente gli occhi e mi sforzo di riaprirli. A questo mio gesto l’infermiera chiede a mamma e ad Austin di abbandonare la stanza, loro escono e a questo punto lei mi parla:
<< So che sei davvero stanca, mi è successo parecchie volte di perdere i sensi, succede alle persone di cuore debole >> “ Ehi con chi credi di parlare?” penso quasi divertita << Ma devi dirmi, per favore, cosa è successo prima di essere svenuta >>
<< Non me lo ricordo, davvero… >> dico con una certa sincerità perché, per quanto possa sforzarmi fino in fondo, non riesco a ricordare cosa fosse successo.
<< Va bene Mia, ora riposati, ti dovremo tenere qui tutta la notte… comunque, quel ragazzo sta aspettando fuori da più di due ore e credo sia il caso di farlo entrare>> mi dice facendomi l’occhiolino prima di uscire.
<< Come ti senti?>> mi chiede per la seconda volta, ma ora con tono preoccupato.
<< Meglio, grazie a te>> dico addentando un pezzo di cioccolata al latte << Come hai fatto a trovarmi?>>
<< Stavo correndo e ti ho vista per terra svenuta, così ho chiamato l’ambulanza e subito dopo tua madre, sono venuti dopo nemmeno quindici minuti, tua madre ha lasciato il lavoro prendendosi un permesso ed è venuta in cinque minuti. Per fortuna non è niente di grave, ti rimetterai presto>> dice sorridendomi
<< Grazie >> ricambio il sorriso
<< Diciamo che è stato un insolito primo giorno di scuola per qualcuno >> dice ammiccando << Ora io devo andare, i miei saranno preoccupati, ci vediamo a scuola>> si congeda salutandomi con la mano e io rimango sola con mamma.
<< Ma’ rimani tutta la notte vero?>> le chiedo per conferma
<< Certo! Ma domani devo andare a lavoro presto... quindi ti lascio con Elisabetta, la dottoressa >>
<< Quanto presto?>>
<< Alle sei devo essere in ufficio>>
<< Va bene >> sorrido e lei anche.
<< Domani mattina ti tengono per un altro controllo e poi ti vengo a prendere all’ora di pranzo, d’accordo?>>
<< Non posso andarmene a casa da sola quando ho finito il controllo?>> tanto immagino già la risposta…
<< Ma sei impazzita?>> ecco… << Preferisco di certo che ti fai un giro nei corridoi di questo ospedale quando hai finito e non che vai in giro da sola, in un posto che non conosci, non sai neanche dove si trovi la nostra casa, da qui non ci sai arrivare!>> In effetti non ha tutti i torti… improvvisamente si ricorda che mi deve sgridare: << E poi, io non ti avevo detto di stare a casa a riposarti? Non certo di andare in giro quando fuori era quasi buio! >>
<< Mi stavo seccando ma… okay, domani starò qui fino all’ora di pranzo, però era solo un giro vicino casa, non mi ero allontanata più di tanto>> << Io ti so a casa tranquilla e invece esci, ti fai un giretto e… meno male che quel ragazzo ti ha trovata, altrimenti non so cosa avrei fatto a quest’ora, probabilmente sarei andata dalla polizia>> continua lei senza darmi ascolto.
<< Ora stai esagerando >> dico io sforzandomi di non alzare troppo la voce a causa delle mie condizioni
<< Possibile che non fai altro che sgridarmi invece di lasciarmi stare e di farmi riposare tranquilla?>>
<< Non saresti qui se mi avessi dato ascolto>> e senza aggiungere altro esce dalla stanza, ma sono sicura che non se ne sarebbe andata, poi ha lasciato qui la borsa… e mi addormento ancora arrabbiata dalla conversazione. La mattina seguente mi sveglio con un enorme mal di testa e la schiena tremendamente indolenzita. Accendo a basso volume la televisione ormai quasi rotta e troppo vecchia ma non si sente quasi niente a causa dei mormorii che ci sono nel corridoio fuori la stanza. Dopo nemmeno un quarto d’ora arriva Elisabetta per controllare che sia tutto a posto e mi informa che fra un’ora c’è il controllo. Passo quell’ora leggendo una rivista di gossip e rispondendo ad alcuni messaggi di Austin che mi tiene informata sulla giornata scolastica. Verso l’ora di pranzo, dopo aver girato un po’ per l’ospedale, dato che alle undici avevo già finito tutti controlli, mamma mi viene a prendere e torniamo a casa, lei mi sembra abbastanza tranquilla rispetto a ieri sera. Ci arrangiamo con qualcosina dal frigo dato che mamma non ha avuto il tempo di cucinare e vado in camera a riposarmi. Guardo dalla finestra e intravedo il luogo in cui ieri sono svenuta, ora ricordo… quella figura, la nebbia intorno… è tutto più chiaro, ma decido di non dire niente altrimenti potrebbero scambiarmi per pazza e ricoverarmi di fretta in manicomio. E poi non ero sicura che fosse successo realmente, anzi, poteva anche essere uno scherzo della mia fantasia, una visione, un sogno… magari come quello che avevo fatto in macchina durante il viaggio… sì deve essere andata proprio così. Dormo per una buona mezz’oretta e dopo decido di iniziare a studiare il programma che mi aveva dato il professor Richmond. Ovviamente non posso uscire di casa, almeno fino a quando con mamma la situazione non si è risolta, studiare mi resta l’unica cosa utile da fare. Inizio a leggere “La storia della letteratura italiana” e non mi sembra per niente interessante, sono stata sempre una ragazza molto studiosa, ho preso sempre buoni voti oltre la sufficienza, ma se c’è qualcosa che proprio non sopporto è imparare gli argomenti a memoria ed esporli, è per questo che odio materie come letteratura o storia, forse perché da piccola, all’asilo e alle elementari mi facevano sempre imparare poesie a memoria ad ogni ricorrenza ed io ero costretta a ripeterle ad alta voce di fronte tutti i miei parenti che nemmeno mi prestavano attenzione. Cerco di rileggere più volte e ripetere quello che ho capito e dopo quarantacinque minuti sono riuscita a memorizzare le prime due pagine e mezzo. Arrivo alla fine del capitolo e imparo anche quelle e mi accorgo che intanto si era fatto buio e io avevo passato il pomeriggio a studiare. Guardo il cellulare, sono le sette e mezza e già sento un buon profumino che proviene da sotto, scendo e vedo un’abbondante tavola apparecchiata molto bene, ma noto che i posti sono sì e no cinque o sei, così, prima che io potessi aprire bocca mamma mi dice:
<< Stasera vengono a trovarci i tuoi zii Cate e Ben, vai di sopra e mettiti qualcosa di più carino, si fermeranno qualche giorno>>
non vedo, anzi, non vediamo i miei zii da quando papà è morto, perché tutto d’un tratto vengono in una città che neppure conoscono? E poi con “ si fermeranno qualche giorno” che intende dire? Andranno in un albergo vero? E come se mi stesse leggendo nel pensiero, mamma rispose alla mia ultima domanda:
<< C’è una stanza in più di sopra, lì faremo dormire Cate e Ben, per i gemelli gli presterai la tua stanza, niente storie>>
<< E io dove dovrei dormire?>>
<< Qualche giorno sul divano non ti farà male>>
<< A me no, ma alla mia schiena sì>>
<< Mia non obiettare, ci siamo messi già d’accordo con Cate>>
Io, senza aggiungere altro, vado quasi correndo al piano di sopra, quando prende una decisione ed è così determinata è difficile farle cambiare idea. Quei piccoli mostriciattoli mi distruggeranno la stanza… Zack e Mason sono i miei due cugini gemelli, hanno tre anni e sono completamente identici che è facile confonderli, a peggiorare la situazione è zia Cate che, non so per quale motivo, li veste uguali, dalla maglia alle scarpe e solo lei a volte li riconosce… quando si dice l’istinto materno. Per quanto loro due possano essere delle vere e proprie piccole pesti, zia Cate non sembra preoccuparsene, anzi, sembra quasi che non avesse figli tanto che è tranquilla e poco protettiva, insomma, l’esatto contrario di mia madre, infatti loro due non vanno tanto d’accordo, zia, sempre a contestare qualsiasi cosa, una che ci tiene a fare belle figure e che tiene tutto rigorosamente in ordine, una precisina e tutto il resto ma quando mia madre ha sposato mio padre ha dovuto tenersela come cognata, e purtroppo le cognate bisogna tenersele, così come capitano, ma non so perché mia madre di punto in bianco li abbia voluti invitare a casa nostra. Mi preparo per il grande evento e conoscendo mia zia, arriveranno alle otto in punto con un enorme guantiera di dolci della migliore pasticceria del luogo, a me non va di vestirmi elegante per questa cena, anzi, se fosse per me mi presenterei in pigiama e ciabatte, ma lo faccio per mia madre, quando c’è zia loro due è come se fossero in continua competizione, una competizione che vince sempre mia zia, ma ora non so fino a che punto possa vincerla data la nostra nuova “splendida residenza” come lei definisce casa sua. Come previsto alle otto in punto arrivano con i dolci ed io penso divertita ad una possibile attività come veggente. Mamma le da il benvenuto e subito le piccole pesti iniziano a correre per tutta casa con degli areoplanini di plastica in mano. Non so perché, nonostante mia zia sia quella che è, non li abbia istruiti alle buone maniere, forse lo ha fatto ma ci ha rinunciato perché sono ancora piccoli e giovani e si devono divertire, ma non penso che zia Cate possa fare un pensiero del genere. Dopo un quarto d’ora a parlare delle novità che non si erano raccontati negli ultimi undici anni, iniziamo a cenare, una cena piuttosto insolita, tra io che penso solo a mangiare, Cate che ovviamente è attentissima alla linea e mangia giusto qualcosa per educazione, Ben che, per rompere il ghiaccio, si mette a parlare dei “ vari sapori del vino rosso” e Zack e Mason che si inzuppano di cibo. Finalmente finiamo di mangiare e dopo qualche minuto mamma fa vedere agli ospiti le loro camere, intanto io metto a caricare il cellulare e accendo la tv. Dopo neanche dieci minuti mi metto a dormire come un sasso. La mattina dopo mamma si sveglia alle sei per preparare la colazione a base di uova e pancetta, succo, pane tostato ecc… e, sono costretta ad alzarmi anche io molto presto. Mamma si è presa una settimana di ferie dal lavoro, perciò ha tutto il tempo di stare con gli zii, io sono l’unica che è costretta ad andare a scuola. La mattinata passa abbastanza velocemente, sono venuti nuovi professori e, per quanto riguarda le amicizie invece ho conosciuto una ragazza di un’altra classe ma sempre del mio stesso anno, in fondo, mi piace questa nuova scuola.
<< Ehi! >> Austin mi ferma all’uscita di scuola.
<< Dimmi>> dico sorridendo, da quando lui mi ha trovata, quando ero svenuta, siamo diventati ottimi amici.
<< Pomeriggio ti va di venire a correre?>>
<< Oh… ehm… non lo so, devo chiedere… >> buttò lì io, con mamma la situazione è ancora in alto mare, ma spero di convincerla… soprattutto ora che si sente in colpa per avermi fatto dormire sul divano << Ti mando un messaggio>> gli dico guardando la sua faccia infelice.
<< Va bene>> dice salutandomi con la mano. Appena arrivo a casa trovo zia Cate e mamma che stanno apparecchiando la tavola, zio è andato a fare una passeggiata e i gemelli stanno tranquillamente guardando la televisione seduti su quello che attualmente è il mio “letto”, sono capitata in qualche mondo parallelo? Mi domando allibita, i miei cugini stanno calmi e mamma e zia collaborano… Decido che è meglio non fare domande, poggio lo zaino dietro il divano, senza staccare lo sguardo da Zack e Mason e vado a lavarmi le mani. Intanto arriva zio, ci mettiamo a tavola e iniziamo a magiare. Dopo ciò gli ospiti vanno a riposarsi e io aiuto mamma a sparecchiare la tavola.
<< Pomeriggio posso andare a correre?>> buttò lì senza pensarci.
<< No, Mia, dopo quello che è successo non credo sia il caso. >>
<< E’ successo una volta soltanto, prima di trasferirci non me lo impedivi mai, ormai mi sono ripresa, non puoi ostacolarmi di fare ciò che mi piace per sempre >> rispondo rimanendo calma e tranquilla.
<< Hai ragione… ma…>>
<< Ci sarà Austin con me>>
<< Quel ragazzo che mi ha chiamata quando sei svenuta?>> chiede incuriosita e un po’ immemore.
<< Esatto>>
<< Va bene, ma non fare tardi, dobbiamo cenare presto, tua zia ci tiene. >>
<< D’accordo, grazie ma’>>
 Per una volta sono riuscita a convincerla... sono capitata veramente in un mondo parallelo?
  
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