Epilogo parte 2 – Quello che ti meriti
“Pronto?”
“Liam,
dove sei?”
“Un
attimo, arriviamo. Lei
dov’è?”
“E’
arrivata.”
Era
sera, due giorni dopo la
chiusura dei giochi olimpici, e Tara, Olivia e Alice avevano fatto una
sorpresa
ad Hope, tornando da Parigi per un paio di giorni. Si erano date
appuntamento a
Notting Hill, vicino ad un parco.
Faceva
freddo.
Quando
Hope arrivò alla fontana, luogo
dell’incontro, mise le mani in tasca e guardò il
cielo. Pensava a lui più
spesso di quello che aveva fatto quando erano stati insieme, quasi un
anno
prima. Si chiedeva se era il caso di ringraziarlo o di scrivergli
qualcosa. In
fondo, le aveva scritto un’altra canzone. Erano
già due, anche se Hope credeva
che la seconda non parlasse proprio di lei: aveva raccontato la loro
storia,
secondo come l’aveva vissuta lui.
“Sei una cogliona,
Hope, ecco quello che sei.”
Alice
non ce la fece più. Era ad
un aperitivo veloce con Hope, Olivia e Tara dalle parti di Cambridge
molti mesi prima. Il tempo
era uno schifo, il cielo stava scaricando tutta l’acqua che
aveva trattenuto
nelle due settimane precedenti. Per l’Inghilterra era un
record. Un gran numero
di ragazzi sfrecciava fuori dal bar, per i marciapiedi, diretti alla
propria
lezione o al proprio appartamento, proteggendosi la testa solamente con
la
borsa o con dei libri. Ma le ragazze non erano concentrate sul tempo:
Hope
aveva appena detto loro di aver rotto con Harry. In realtà
erano passate già
due settimane, ma Alice aveva fatto finta di non saperlo.
Hope
guardò Alice, aggrottando la
fronte.
“Stai
scherzando” disse Olivia
con un filo di voce. “ti prego, dimmi che stai
scherzando.”
Hope
cercò lo sguardo di Tara,
pensando di trovare un appoggio. Lei, dal canto suo, invece, aveva un
sopracciglio alzato. “In che senso non lo ami
più?”
“Forse
non l’ho mai amato.”
“Oh
be’ si in effetti, e uno ci
impiega 7 mesi per rendersene conto” disse Alice, sarcastica. Hope la
ignorò: Alice non
poteva capire.
“In
fondo sono stata la maggior
parte del tempo in ospedale” continuò Hope.
“E
lui ti è stato accanto…?”
Olivia non poteva credere che Hope avesse mollato Harry. Tutto il suo
mondo
stava crollando: era in piena crisi con il suo fidanzato storico che
non si era
per nulla rassegnato al suo nuovo gruppo di compagni universitari e
Hope aveva
appena mollato uno degli One Direction.
“Certo,
certo” annuì Hope.
Alice
succhiò apposta
rumorosamente il suo succo d’arancia dalla cannuccia. Hope
stava male, si, di
testa, però!
“credo
che non abbia mai avuto la
possibilità di conoscermi davvero, e io di conoscere lui, in
fondo.”
Tara,
se possibile, inarcò ancor
di più il sopracciglio.
“E
poi lui è famoso.”
“Eh?”
chiese Olivia, sempre più
spaesata.
Hope
prese fiato. “Lui ha una
vita movimentata, sempre in giro… io voglio pace. Non voglio
foto sui giornali,
non voglio preoccuparmi per la distanza che ci sarebbe stata
se… Insomma. Lui
ha una vita che non mi sento di affrontare.”
Silenzio.
Olivia
si guardò le
mani non sapendo bene cosa dire. L’unica cosa che pensava era
che, porca
miseria, la sua amica non stava più con Harry Styles. Era un
segno? Un segno
per il suo futuro e per il suo rapporto con lo storico ragazzo?
Tara
guardò Alice, la quale le
rispose con uno sguardo duro.
“Una
vita che non ti ha
praticamente mai sfiorata” disse Alice.
Hope
la guardò interrogativa.
“Mai sfiorata…?”
“Si.
Harry ti ha sempre protetta.
Praticamente era come se fosse una persona qualunque. La sua vita da
‘persona
famosa’, come la chiami tu, poteva anche non
esistere.”
Hope
storse il naso. “Be’ non
proprio. Cioè fa parte di lui, no?”
“Si,
ma quando mai ti ha dato
motivo di preoccupartene? Quando sono comparse le vostre foto, Harry
non ha
esitato nel proteggerti.”
“Me
lo avrebbe dato, il motivo.
Prima o poi tutto sarebbe ricominciato…E che senso aveva
aspettare? Meglio
finirla qua, prima di affezionarmi troppo.”
Alice
sbuffò. ‘Affezionarmi
troppo’. Come un cane.. ma dai!
“E
poi credo che anche lui non mi
abbia mai amata davvero”
“Prego?!”
chiese Alice,
stringendo più forte il bicchiere di plastica vuoto.
“Mi
spiego: io credo che lui sia
stato molto influenzato dal fatto che mi ha vista malata. Mi ha
trattato come
se rischiassi di finire in ospedale tutti i giorni, da un momento
all’altro.”
Alice
non credette alle proprie
orecchie. Ancora. Con questa storia. Con la SOLITA storia.
“E
chiaramente una storia così
non può funzionare. Dai…” Hope fece un
piccolo sorriso. Tara non seppe
identificare se fosse un sorriso per i ricordi felici con lui o un
sorriso
tirato di circostanza. “Mi è venuto a trovare
tutti i giorni quando sono stata
in ospedale, quando sono uscita ho trovato la stanza letteralmente
ricoperta di
fiori… e ha organizzato quella mega cena con tutti, mi ha
portato a Penzance a
vedere l’alba guidando tutta la notte…Io non
voglio un ragazzo che mi renda
speciale e che mi dica sempre di sì…”
“L’intero
genere femminile si sta
rivoltando sul lettino dell’estetista per ciò che
stai dicendo, lo sai, vero?”
Hope
ignorò Alice e terminò la
frase “…solo perché sono andata a tanto
così dal morire. Non abbiamo MAI
litigato in sette mesi…”
“E
ti lamenti?” la interruppe di
nuovo Alice.
Hope
strinse le labbra, cercando
di essere paziente. “Non ci siamo mai trovati in disaccordo
su nulla. E’
impossibile una cosa del genere!”
“Ma
non vi siete mai neanche
baciati sul serio” fece notare Olivia.
“BRAVA!”
disse Alice. “E non
siete mai andati a letto. Questo vuol dire pure qualcosa.”
“Certo
che vuol dire qualcosa”
rispose Hope. “Io non mi sentivo per niente sicura. Non di me
stessa. Ma di
lui. Ogni cosa che lui faceva, mi chiedevo se lo stesse facendo
perché mi
voleva bene sul serio o perché… provava pena.
Quando mi diceva che avevo
ragione, mi chiedevo se lo pensasse davvero.”
“Continuo
a non capire.” disse
Alice annoiata. “Volevi litigarci più spesso? SUL
SERIO?”
“No.
Io…” Hope si morse il labbro
inferiore. “Io volevo la normalità. Volevo essere
trattata per come mi merito,
non per cosa sono stata, cioè una malata di cancro. Io
voglio essere amata per
ciò che sono, Ali. Non per ciò che sono stata. Ne
ho il diritto. Come facevo ad
amarlo, come facevo a baciarlo o ad andarci a letto insieme se sapevo
che lui
mi trattava così solo perché mi aveva vista
malata? Solo perché ancora era
attaccato alla visione della piccola e debole Hope, sull’orlo
di un burrone?
Come facevo ad accettare i baci, se sapevo perfettamente che lui me li
dava
solo perché gli facevo pena?”
“Ma
lui ti voleva bene sul
serio…ti amava.” tentò ancora Olivia.
“Io
non credo che mi amasse sul
serio. Mi amava come si ama un cane, un gatto, una sorella…
un malato. Mi
voleva bene. Ma non come si ama la propria ragazza.”
Alice
cercò con tutte le forze di
non sembrare arrabbiata o infastidita. “Hope,
scusa…” cominciò con la voce un
po’ più acuta e sarcastica del solito.
“non è che ti è passato per la mente
che, PER CASO…per caso eh… lui ti
trattasse come ti ha trattato perché era
effettivamente pazzo di te?”
Hope
la guardò: Alice era
chiaramente dalla parte di Harry. Sapeva che lei e Louis avevano
stretto una
bella amicizia.
“Certo
che mi è passato per la
mente” rispose mentre pensava che probabilmente lei e Louis
avevano parlato
del fatto che si erano mollati. “Ma mi sono anche chiesta: se
non avessi avuto
il cancro, se lui non mi avesse vista stare male, si sarebbe comportato
allo
stesso modo? Avrebbe ricoperto la mia stanza di fiori? Avrebbe
seriamente preso
la macchina e mi avrebbe portato a Penzance? Avrebbe fatto tutto quello
che ha
fatto? Secondo me, no. O comunque avremmo sicuramente litigato
più spesso. Lui… Lui
associava me al cancro e viceversa. E io non sono più la
ragazza con il cancro.
Lo ero, certo, fa parte del mio passato. Ma non lo sono più.
Non sono IL cancro.”
“Appunto!”
esplose Alice. “Non
sei il cancro, ma è come se lo fossi!”. Alcuni
ragazzi al tavolo accanto si
voltarono e Alice fu costretta a ritrovare la calma. “Hai
fatto diventare il
cancro la scusa perfetta per mollare un ragazzo come Harry!”
continuò a voce
più bassa, cercando di controllare la rabbia. “Hai
fatto diventare il cancro
ciò che non hai mai voluto che diventasse, ovvero, una
scusa! Cosa ne sai che
lui non avrebbe fatto certe cose se non lo avessi avuto? Come diavolo
fai a
saperlo? Gliel’hai chiesto per caso? La tua
‘prova’ che lui fingesse si limita
alla stronzata che ‘non avete litigato per sette
mesi’? Ma sei fuori???”
Hope
la guardò e scosse la testa.
“Io gli ho voluto bene…”
“Esattamente"
Alice puntò un
dito contro la superficie del tavolo. Era in piena ispirazione da
discorso. “E’
questo il punto. TU gli hai voluto bene. LUI ti ha amata. Tu sei
talmente
spaventata da questa cosa del cancro, sei talmente spaventata da come
la gente
ti tratta quando sa del cancro, che credi che chiunque sulla faccia
della terra
ti dia ragione, lo faccia solo ed esclusivamente PER IL CANCRO. E
quindi sei
prevenuta. Ma sei prevenuta TU, non il resto del mondo. BASTA con
questa
storia. BASTA. Con Harry, sei stata cieca, mi spiace dirtelo. E hai
sbagliato, Cristo se
hai sbagliato.”
Hope,
di nuovo, scosse la testa.
“tu non capisci…”
“Capisco
benissimo Hope. Capisco
fin troppo, credimi.”
“Louis
ti può aver detto che…”
“No.
Io e Louis ci siamo ben
guardati dal parlare di te e di Harry.” Ed era vero. Louis
non aveva neanche
provato a tirare fuori l’argomento. L’aveva
avvertita e basta, chiedendole di
non chiedere niente. Ma lei se l’era fatta un’idea
del perché fosse finita. In
fondo, lo si annusava da un pezzo: da come Hope evitava di parlare di
Harry,
quando Alice, affamata di pettegolezzi, le chiedeva qualcosa del loro
rapporto;
e di come, da circa…uhm…sei mesi, Hope scappava
dalle braccia di Harry appena
lui tentava solo di abbracciarla; dai pochi baci a stampo rubatole,
sempre
d’improvviso a cui Hope rispondeva con davvero troppo poco
trasporto. “Prova a
pensare. Prova a pensare un attimo a come ti trattava prima che tu ti
ammalassi” continuò tentando di far ragionare la
sua amica. Ma sapeva già di
aver perso.
Hope
sporse il labbro inferiore.
“Non saprei” disse lei “Non ci
conoscevamo di persona…”
“Oh
ma per favore. Ti ha scritto
una canzone, ricordi?”
Hope
venne presa in contropiede.
“Io non credo che…”
“Tu
non credi cosa? Dai, ti è
stato vicino tutto il tempo, ha sofferto come un cane quando eri in
ospedale
riuscendo a tener duro e a stringere i denti, ha noleggiato un cazzo di
furgoncino per tutti quei fiori, ti ha portato a Penzance guidando
tutta la
notte… Ti ha scritto due canzo… una
canzone.”
Gli
occhi di Olivia guizzarono su
Alice. Stava per dire ‘due canzoni’ o aveva sentito
male?
“E
quella canzone te l’ha scritta
PRIMA che scoprisse del cancro. Non ti ha MAI baciata perché
TU non ti sentivi
pronta e PER LUI andava bene. Ti ha aspettata 7 mesi. Ti avrebbe
aspettata
anche tutta la vita, tesoro. Cazzo se non è amore questo,
cos’è?”
Hope
scrollò le spalle.
Alice
non poteva credere
all’indifferenza di Hope. “Hope ti sei fatta
influenzare da questa storia del
cancro. Non siamo più al liceo, dove tutti credono che tu
sia fatta di
cristallo. E Harry non l’ha mai pensato perché lo
sapeva, ti conosceva. Ti ha
trattato come una persona, non come una malata, come una persona
speciale,
CERTO, ma perché per lui eri la sua ragazza. Fin da subito. Anche dopo che ha saputo del
tuo cancro. Ti
amava davvero per come eri, per come sei.”
“Abbiamo
punti di vista
differenti” disse Hope con un’altra scrollata di
spalle.
Alice
pensò che, su questo, non
c’era dubbio. Aveva parlato con Liam visto che Louis faceva
la parte del
migliore-amico-solidale. Lui le aveva detto che si erano lasciati e le
aveva mandato in anteprima la loro nuova canzone. Le aveva detto
di prestare attenzione alle loro parole. E Alice aveva dovuto fare un
grandissimo sforzo per non correre dalla sua amica e sbatterla contro
il muro,
dicendole che era stata una COGLIONA galattica.
Se
solo Hope avesse potuto
ascoltarla….
“io
sto cercando qualcosa
d’altro” aggiunse Hope. “Qualcosa di
più.”
Alice
guardò l’amica, basita. L’avrebbe
presa a schiaffi sul serio. Quasi la odiava. E odiava Harry per non
averla presa
a schiaffi lui stesso, due settimane prima, quando Hope aveva detto che
non
potevano stare insieme. Qualcosa di più? QUALCOSA DI PIU? Ma
vogliamo
scherzare!
Ma porca miseria.
E quel cretino ci aveva pure creduto alla
cazzata
che ‘non appartenevano allo stesso mondo’. Idiota.
Bastava vedere come Harry
la guardava ogni volta che Hope sorrideva, parlava o semplicemente
respirava,
per capire che Hope stava dicendo un mucchio di cazzate. Harry
l’aveva amata e
l’amava ancora, ci avrebbe scommesso l’intera
collezione di cd, magliette e
libri dei Beatles. Ma Hope, forse, su una cosa aveva ragione: lei non
l’aveva
MAI amato. Ma non perché non l’amasse sul serio,
ma perché non ci aveva MAI
neanche provato, non si era lasciata andare, non era riuscita a
scrollarsi di
dosso il cancro, anche se era guarita. Ed era vero anche che Harry non
l’aveva
amata come si ama la propria ragazza. Ma piuttosto, come si ama la
propria
vita. E forse anche di più.
L’aveva
lasciato andare per i
motivi più idioti: primo perché lui era Harry,
Harry Styles. Quante volte si
era mangiata la lingua per non dire, neanche per sbaglio, il suo
cognome?
Perché facendolo, dava concretezza a ciò che lui
era veramente e lei non voleva
nemmeno parlarne; la spaventava da morire. Secondo perché
era sicura che Harry
non la trattasse come meritasse. Non l’aveva mai amato, no di
certo. Non ci
aveva neanche provato. Harry si meritava più di una stupida
riflessione fatta
in solitaria, da un’egoista quale era stata. Lui le era stato
accanto, l’aveva
consolata e protetta. L’aveva amata e lei aveva finto di non
accorgersi. E
aveva finto che non significasse nulla. Come poteva essere stata
così idiota?
Harry, HARRY STYLES, porca miseria, meritava almeno un paio di
tentativi, ma
VERI tentativi.
Non
si erano mai baciati
veramente. Non avevano mai passato una notte insieme. Perché
lei si era creduta
superiore. Superiore nel valutare la loro storia, come se fosse
un’esperta,
come se la sapesse lunga su di lui, su di loro e sul mondo in generale.
Come se
lui fosse stato un povero scemo.
Si,
decisamente, avrebbe dovuto
scrivergli qualcosa. O chiamarlo.
Ma
cosa avrebbe potuto dire?
Guardò
verso il cielo. C’erano
poche stelle quella sera.
“Ehi.”
Per
poco Hope non cadde nella
fontana.
“Che
spavento” disse Hope, voltandosi.
Ma anziché trovarsi di fronte alle sue amiche, si
ritrovò accanto ad un
ragazzo.
“Faccio
questo effetto di
solito.” La voce, sarcastica, era stata inconfondibile;
quando lo guardò, lo
furono anche i suoi occhi e i suoi capelli.
Hope
istintivamente fece un passo
indietro. Come aveva sempre fatto. Come si era appena rimproverata di
aver
fatto durante tutta la loro relazione. Erano troppo vicini.
Lui
la guardò tristemente: si era
accorto di quel piccolo passo. Come si era accorto che la loro storia
era finita molto prima che lei aveva
deciso di lasciarlo.
Dato
che Hope non parlava, con
gli occhi sgranati come se avesse appena visto un fantasma, aggiunse:
“Poi di
solito svengo…”
Non
finì la frase, gli fu
impossibile.
‘Fanculo
me e il cancro’ si disse
Hope, poco prima di buttarsi sulle sue labbra. Gli prese il viso,
coprendo la
distanza del passo con una maggiore in modo da trovarsi letteralmente
addosso a
lui. Posò le labbra su quelle di lui e dopo un attimo
dischiuse la bocca.
Harry questa volta, però, la avvolse tra le sue braccia, prima che lei potesse scappare via come aveva fatto l’ultima volta che lei lo aveva baciato, lasciandogli solo il ricordo del sapore delle sue labbra. Ricambiò il bacio, mantenendo la promessa di un anno prima: mettendoci tutto se stesso per renderlo indimenticabile. In fondo era bravo, quando si impegnava.
L'emozione che si sprigionò tra i due fu indescrivibile. L'adrenalina dolce cominciò a scorrere a fiumi nelle loro vene, al ritmo di quel bacio, tanto desiderato da entrambi. Lei affondò le mani nel nido di capelli di Harry, lasciandosi andare completamente, e lui, sentendo quel tocco, sorrise nel bacio e la strinse ancora più forte, sapendo nel profondo che solo in quel momento la storia della loro vita poteva realmente cominciare; probabilmente, se fosse stato possibile, i loro corpi si sarebbero fusi insieme.Hope
si staccò dopo un tempo che
gli sembrò allo stesso tempo infinito e brevissimo. Gli
studiò il viso, come
aveva sempre fatto e a come ad Harry era mancato.
Harry
stava per dire qualcosa ma
Hope gli mise un dito sulla bocca. “No, tocca a
me.”. ‘Mi ha aspettata.’ si
disse ricordando le parole di Alice. Si prese ancora mezzo minuto per
guardargli il viso.
“Mi
dispiace, sono stata davvero
stupida.. Ma adesso è ciò che ti
meriti.”
Harry
la guardò divertito e
perplesso, non capendo le parole di lei che, ancora, non avevano
acquistato un
senso preciso.
Hope
prese un bel respiro e disse: “Ti amo Harry Styles.”
Nelle loro vene non
scorreva più il sangue. Scorreva qualcosa che se avesse
avuto un colore, sarebbe
stato, di certo, brillante.
Qualcosa di cui
entrambi avevano bisogno, per vivere, semplicemente, la storia della
loro vita.
Qualcosa che facesse della vita, un inno alla vita stessa.
Adrenalina
Dolce.
Eh insomma, è
finita, è andata. E, perdonatemi, ma mi prendo un paio di
righe per salutarvi tutti/e come si deve. Spero di non avervi annoiato
e spero che questa storia vi abbia fatto emozionare come ha fatto
emozionare me scrivendola. Hope e Harry adesso stanno insieme e, se ci
tenete proprio a saperlo, stanno bene: litigano qualche volta
più che altro perchè lui è sempre in
giro e a lei manca terribilmente e perchè lei si
è buttata nel pattinaggio di coppia e lui è
abbastanza gelosetto del suo compagno. Ma quando si trovano... quando
si trovano, il mondo potrebbe anche scomparire che a loro non
importerebbe. Potrebbe realmente scoppiare la terza guerra mondiale,
con cataclismi naturali e atterraggio degli alieni, che loro non se ne
accorgerebbero neanche, impegnati a 'consumare' la storia della loro
vita (NO, non c'è sottointeso alcun soppio senso... O forse
si XD).
E ora, se non vi dispiace, vorrei ringraziare alcune persone: Olivia,
quella vera, la prima che ha letto questa storia, la quale non credo
sia iscritta su efp ma fa niente, è lei che mi ha spinto a
pubblicarla su efp, quindi GRAZIE anche se non mi leggi U.U; poi Fede,
la mia prima piccola 'lettrice' di efp che ha recensito la mia storia e
mi ha fatto sentire davvero importante implorandomi di far finire bene
la storia (ahahah, penso di averti accontentata :D); poi Castiga Akirashi, la mia
beta degli ultimi 4 capitoli, ma in realtà anche di tutti
gli altri, con le recensioni-correzioni fatto con il suo nazigrammar
(credo che in quest'ultima parte dell'epilogo io ti abbia DAVVERO
tirata scema, facendoti partecipe di ogni mio 'piccolo' dubbio, quindi
GRAZIE); Chiara che si è lasciata prendere dalla
storia, dagli 1D e da tutto questo anche se non è proprio il
suo 'campo' e che si prende sempre il tempo per leggere le mie
chilometriche email e per rispondere con altrettante chilometriche
email (potremmo farci un diario sul serio! Oddio.... chissà
cosa direbbero gli psicologi se finissero nelle loro mani: saremmo
sicuramente oggetto delle loro ricerche, a volte siamo MEGA profonde); ed infine per ultimo, assolutamente non importanza, chiunque sia
arrivata/o qui leggendo la mia storia, chiunque si sia emozionato,
chiunque sia rimasto indifferente, chiunque si sia arrabbiato con Hope
e il suo menefreghismo, chiunque abbia tifato per Alice e i suoi
discorsi, chiunque abbia letto tutto nonostante non sia fan degli
1D, chiunque si sia lasciato incuriosire dalla mia storia.
Davvero, sembra che stia scopiazzando un po' quello che ha fatto JK
Rowling nel suo libro finale di HP, ma davvero, voglio spendere due
righe per qualsiasi persona ci sia dall'altra parte dello schermo: sei
stato/a fantastico/a! Ah, e poi ringrazio gli One Direction,
OVVIAMENTE, che senza la loro canzone, probabilmente non avrei avuto
nessuna ispirazione e ovviamente non avrei scritto la storia di Hope.
Vi lascio, infine, con una frase di Harry Styles, quello VERO, che mi
ha colpita un sacco sopratutto perchè collima, in alcuni
tratti, con l'Harry Styles della mia storia.
Tanti abbracci stritolatutto
a tutti, Directioner o meno (tanto quelli che non lo sono, lo
diventeranno presto, me lo sento U.U)
Emma ;)
Hope & Harry
<3
Alice :)
Olivia e Tara
Liam, Louis, Niall e Zayn
Siete tutti, nessuno escluso, parte di me. Siete stati e sarete per
sempre un prolungamento della mia anima. Grazie.
“I don't like people saying
'you are famous'. They destroy you with the words. It just gives you
like no
substance. Yes, it's not like "he is a really nice guy" or "he
is really funny". You like, it becomes distinguished like 'you are
famous'. It's just like a.. weird. I hate it.”
Harry
Styles – One Direction – This is Us