Note dell’autore: Eccovi il terzo e
conclusivo capitolo di questa storia, naturalmente questo è solo l’inizio,
consideratelo solo un grande prologo, dalla prossima storia si fa sul serio,
Rose entrerà davvero in azione.
Spero che
vi piaccia e che continuate a seguirmi, anche se in questa serie il Dottore
sarà solo nominato. Aspetto le vostre recensioni e i vostri giudizi.
Beta: Paolettazza
Capitolo III
To go in new life
Arrivarono alla Vitex nel pomeriggio, a bordo di una
limousine nera, il palazzo non era molto grande c’erano in tutto quattro piani,
tutto in vetri, sulla porta d’ingresso una grande scritta “Vitex” dagli stessi
colori dell’etichetta sulle varie bibite. Rose seguì Pete e la madre fuori
dell’abitacolo, davanti all’ingresso, nel suo completo, c’era Ianto con accanto
Mickey, sorrise cordialmente e salutò prima Pete poi Jackie e lei.
“Sono arrivati?” chiese Pete in tono apprensivo mentre si
accomodavano nell’atrio del palazzo.
“Stavamo aspettavo
voi” rispose Ianto, Rose si guardava attorno, la Hall era accogliente, colori
caldi come l’arancio sulle pareti e il rosso scuro sui divanetti e le poltrone
alla loro destra accoglievano i visitatori, al centro in fondo c’era un lungo
bancone di legno chiaro dietro il quale sedeva una giovane donna, poco più
grande di Rose, lavorava al computer mentre parlava all’auricolare.
Ianto li condusse in un corridoio a sinistra, dove una
serie di porte si susseguivano una dopo l’altra ed in fondo c’era una porta
trasparente che si apriva sulle scale antincendio.
“Credevo che avessi una fabbrica” disse Jackie
guardandosi attorno.
“Infatti, questo è solo il centro amministrativo, la fabbrica
vera e propria si trova a qualche chilometro a sud di qui” spiegò Pete con
calma.
"Po … potremmo andarla a vedere se ti va” disse un
po’ indeciso.
Ianto si fermò davanti ad una porta bianca senza alcuna
scritta, sulla parete a destra un lettore per le tessere; Ianto fece scorrere
la sua fin quando la luce verde si accese e la porta si aprì con uno scatto, si
ritrovarono in una stanzetta con due divanetti uno di fronte all’altro, e un
tavolinetto al centro.
“Che cosa dovremmo fare?” chiese Jackie guardandosi
attorno.
“Oh, entreremo da quella porta” disse indicando alle sue
spalle, “Voi vi accomoderete dietro il tavolo ed io parlerò con i giornalisti”
spiegò il ragazzo, Rose iniziò a sentirsi davvero in forte disagio in mezzo a
tutta quella situazione, non le piaceva, voleva tornarsene alla villa.
“Tutto bene?” chiese sottovoce Mickey accanto a lei, Rose
deglutì e fece di si con la testa cercando di calmarsi. Seguirono ancora una
volta Ianto nella stanza accanto, Rose si fermò un attimo e cercò di respirare
con calma, si accorse di stare tremando leggermente, strinse le mani a pugni
come per calmare il leggero tremore, per poi seguire gli altri, Mickey la stava
aspettando, mentre sua madre e Pete si erano accomodati dietro un tavolo bianco con delle caraffe di acqua.
La stanza era molto più grande con delle vetrate che davano sul giardino, il
tavolo era rialzato su una piccola pedana di velluto rosso come le sedie sulle
quali erano seduti una decina di giornalisti davanti a loro.
Ianto rimase alzato, mentre lei si metteva tra Jackie e
Pete, i giornalisti li osservavano e i fotografi si scatenarono con le loro
macchinette, tutti interessati a loro, si sentiva a disagio, come un animale in
trappola, trovava tutta quella situazione assurda, cosa poteva importargli
della loro vita privata, perché dovevano dare spiegazioni?
Ianto sembrava a suo agio mentre parlava tranquillamente,
proprio come Pete e Mickey, Jackie si vedeva che sta sforzando un sorriso per
nascondere la tensione e lei, beh lei era sempre più un pesce fuor d'acqua,
avrebbe dato tutto pure di tornare a essere la semplice Rose Tyler che abitava
al Powell Estate con sua madre. Sentiva il tremore aumentare a ondate e
un’orrenda sensazione di soffocamento si faceva strada in lei lentamente,
sentiva la voce di Ianto soffocata e irreale.
"Che cosa si prova a diventare l'erede principale di
una delle aziende più produttive dell'Inghilterra?" chiese un giovane
giornalista verso di lei, Rose si sentì in forte disagio, guardò Ianto e poi
Pete.
"Niente domande alla famiglia, grazie" disse
Ianto, ma non sembrava essere ascoltato.
"I nostri lettori saranno davvero incuriositi da
lei" continuò il giovane, Rose si guardò in giro, tutti quei giornalisti
aspettavano una sua risposta, questo la metteva in crisi. Era strano, aveva
sempre avuto la risposta pronta per tutti, non importava chi erano, ma in quel
momento sentì la bocca impastata, sudava freddo, le mancava fiato e il cuore
sembro aumentare vorticosamente il battito, non sapeva che fare, come reagire a
tutto quello quindi seguì il suo istinto, si alzò e corse via, uscì dalla sala
da una delle due porte a due ante, salì le scale antincendio cercando di
calmarsi senza successo, corse per diversi piani, fino a quando non arrivò sul
tetto, e fu una liberazione, l’aria fresca contro il viso sembrò ristorarla,
prese un respiro profondo riprendendo il controllo del suo intero corpo, si
lasciò scivolare contro il muro fino ad arrivare a terra, il cuore sembrava
rallentare lentamente, e il suo respiro ristabilirsi, il tremore stava
lentamente andando via.
Già immaginava i titoli dei giornali il giorno dopo,
giovane ereditiera scappa dalla conferenza stampa. Sentì la porta aprirsi e
Pete fare capolinea.
"Tutto bene?" chiese preoccupato sedendosi
accanto a lei.
"Adesso sì, grazie" rispose lei sorprendendosi
nel sentire la sua voce un po’ tremante.
"Mi dispiace, so che era importante, non capisco
cosa mi sia preso" si scusò sentendosi tremendamente in colpa.
"Tranquilla, hai avuto solo un attacco di panico,
può capitare a tutti" spiegò Pete.
"Non mi era mai successo" disse ancora
appoggiando la testa al muro, sentendo ancora le mani tremanti.
"Un attacco di panico, dio è così assurdo"
continuò incredula.
"Io ho affrontato di tutto in questi ultimi anni,
Dalek, Cybermen, Sicorax, ho visto la fine del mondo nel futuro, sono stata
intrappolata in una televisione negli anni 50 e sono stata insignita del titolo
di Dame dalla Regina Vittoria in persona dopo averle salvato la vita da un
lupo, ed ero ho avuto un attacco di panico perché un giornalista mi ha fatto
una domanda diretta, non ha alcun senso" disse senza fermarsi con tono
ironico, Pete sorrise.
"Beh prima di oggi non avevi perso una persona così
importante" spiegò l'uomo.
"E’ successo anche a te?" chiese lei
guardandolo, l'uomo abbassò lo sguardo
"Alla prima uscita pubblica dopo la morte della mia Jackie"
disse con tristezza.
"Quando hai smesso di avere questi attacchi?"
chiese la ragazza cambiando argomento.
"Non ho mai smesso" disse sinceramente.
"Bugiardo" lo accusò sorridendo.
"Ti ho visto in mezzo alle persone, sei così calmo e
tranquillo, ti viene quasi naturale" disse Rose.
"E' solo una facciata, devo esserlo, la mia
posizione lo richiede, non ho mai avuto il coraggio di seguire l'istinto di
scappare, come hai fatto tu oggi" le spiegò sorridendo.
"Devi Imparare solo a conviverci e poi andrà
meglio" continuò in tono rassicurante.
"A volta credo che invece sarà una cosa
impossibile" disse la ragazza sinceramente.
“Dipende solo da te, Rose, da come affronterai la cosa,
io e gli altri ti saremo sempre vicino” continuò.
“Io non so cosa voglio, questa non è la vita che volevo,
avrei continuato a viaggiare con lui per il resto dei miei giorni”.
“E tutta questa situazione mi terrorizza, perché non sono
niente senza di lui, non mi sento in grado di affrontare nulla” continuò la
ragazza tremante.
“Non essere ridicola, sei Rose Tyler, sei la ragazza
coraggiosa che è a discapito di tutto, è entrata con me nella fabbrica dei
Cybermen” la incoraggiò l’uomo.
“Sarà” disse non molto convinta.
“Su avanti,
torniamo da tua madre, o saremo entrambi nei guai” disse alzandosi e porgendole
una mano.
“Allora vieni?” chiese sorridendole, la ragazza accettò
l’invito di Pete e si alzò.
“Grazie Pete” disse con gentilezza abbozzando un piccolo
sorriso.
“Grazie, per prenderti cura di lei, di entrambe” continuò
sinceramente colpita dall’atteggiamento dell’uomo che aveva di fronte.
“E’ un vero onore avere questa secondo possibilità con
voi” disse lui con la sua solita calma e il suo sorriso incoraggiante, le
circondò le spalle con un braccio e insieme andarono alla porta che portava
all’interno dell’edificio.
“Sai penso che dovresti invitare mamma ad un primo
appuntamento romantico” suggerì la biondina, Pete scosse la testa sorridendo a
quella prospettiva. Sarebbe andato bene, doveva solo impegnarsi un po’,
accettare l’aiuto di chi aveva attorno, e un giorno sarebbe andata avanti per la
sua strada.
Questo era il primo passo verso una nuova vita, una vita
senza il suo amato Dottore, le faceva paura certo, ma era certa che poteva
rialzarsi, glielo doveva, per tutte le volte in cui le aveva salvato la vita e
aveva creduto in lei.
Fine