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Autore: Martiz Kenway    16/06/2014    2 recensioni
Haruka Ookami, nata nel villaggio della nebbia. L’abilità innata del clan Ookami? trasformarsi in lupi. Da ragazzina innocente a membro dell’Akatsuki. Un’esistenza segnata dal dolore e dalle incertezze, un viaggio alla ricerca di un posto a cui appartenere. Un viaggio alla ricerca della serenità, che solo una persona può darle.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quando riaprii gli occhi e la luce del sole mi abbagliò cominciai a piangere. Perché non ero morta? Attorno a me si estendeva il mare, piatto come una tavola, che rifletteva la luce arancione del tramonto.
Avanzavo veloce nell’acqua, eppure non stavo nuotando, qualcosa mi trasportava. Mi alzai sui gomiti e sgranai gli occhi. Ero a cavallo di un enorme squalo blu scuro, con profonde branchi nere e petto bianco. Rimasi immobile cercando una qualsiasi via di fuga, ma invano. C’era solo acqua, tantissima acqua.
Solo dopo qualche secondo capii che lo squalo non poteva essere un semplice animale, era fin troppo intelligente, e poi, quale squalo sulla faccia della terra si sarebbe mai lasciato cavalcare? Nessuno.
Sicuramente era uno squalo comandato da qualche ninja, e come potei non pensare a Kisame. Le lacrime pizzicarono ancora una volta i miei occhi e la speranza rinacque in me. Appena ci avvicinammo alla terra ferma lo riconobbi subito. Se ne stava in piedi su bordo di una scogliera con una nuova spada allacciata dietro la schiena. Lo squalo superò velocemente alcuni scogli e poi si immerse. Strinsi le braccia attorno al suo corpo e chiusi gli occhi mentre il freddo dell’acqua penetrava la mia pelle come tante piccole schegge di ghiaccio. Dopo essersi dato lo slancio con l’enorme coda, lo squalo schizzò in alto e saltò fuori dalla superficie, rimanendo a mezz’aria per qualche secondo, mentre il sole illuminava la sua pelle lucida. Con un colpo mi sbalzò via dal suo dorso e urlai avvolgendomi le braccia intorno alla testa, pronta a cadere. Qualcosa però mi fermò e sentii solo lo scroscio dell’acqua che provocò la ricaduta dello squalo.
Respirai a fondo per qualche secondo, poi riaprii gli occhi continuando a tenermi le braccia attorno alla testa. Una risata che ben conoscevo raggiunse le mie orecchie e girai leggermente la testa.
Ero sopra ad una spada, ricoperta da fasce bianco latte, percorsi con gli occhi la sua lunga lama fino ad arrivare all’impugnatura. Una mano dalle affusolate dita blu la stringeva. I miei occhi si riempirono di lacrime quando capii che lo spadaccino era veramente lui, Kisame. Sembrava diverso però, indossava una strana tunica nera con nuvole rosse e il suo copri fronte era attraversato da un profondo solco, proprio sopra il simbolo del nostro villaggio.
Senza pensarci due volte mi rialzai e corsi lungo la lama della spada per poi spiccare un balzo e buttarmi addosso a lui, circondandogli il collo con le braccia.
Piansi di felicità mentre affondavo il viso nella morbida tunica nera
-Kisame.. Kisame..- continuavo a ripetere scossa dai singhiozzi
Lui rimase immobile e lo sentii solo ridacchiare. Mi afferrò per la maglietta e mi mise giù per guardarmi meglio.
-Guarda un po’ come sei ridotta..- osservò riponendo la lunga spada nel fodero sulla schiena
Mi asciugai le lacrime e singhiozzai –Kisame.. per fortuna che mi hai trovata..-
Si inginocchiò di fronte a me e mi asciugò le lacrime, tirandomi un pugnetto amichevole sulla guancia. Sorrisi e tornai a fissare la sua nuova spada.
-E’ Pelle di Squalo quella?- domandai
-Già.. l’ho presa in prestito dal mio maestro..- disse scoprendo la fila di zanne bianche
-E’ impossibile! Non si separava mai da Pelle di Squalo! Non dirmi che..-
Kisame si schiarisce la gola e mi fa cenno di seguirlo –Forza andiamo.. sembri affamata-
Quando sentii la parola “affamata” dimenticai tutto il resto. Era da giorni che non vedevo un misero pezzo di pane. Deglutii leccandomi le labbra quando pensai ad una bella tavola imbandita e gli corsi dietro, per poi afferrargli una mano e stringerla nella mia.
Lo squalo abbassò lo sguardo e mi osservò accigliato mentre io gli sorrisi a quaranta denti, più felice che mai. Avevo ritrovato la persona a cui volevo più bene al mondo e nessuno mi avrebbe mai separata da lui.
 
Kisame mi osservava mentre trangugiavo il terzo piatto di Sudon, alzai gli occhi verso di lui e sorrisi mentre risucchiavo gli ultimi spaghetti rimasti.
-Dovresti raccontarmi come sei riuscita a sopravvivere..- cominciò appoggiandosi al bancone
Presi una fettina di Tonkatsu con le bacchette e la addentai, assaporandola con gli occhi chiusi
-E tu mi devi raccontare come mi hai trovata..- risposi di rimando
Kisame sospira –Comincia te.. poi ti spiegherò io-
Mi incupii e lasciai le bacchette per un attimo, ranicchiando le mani in grembo
-Quando il papà mi ha abbandonato su quella nave, appena hanno approdato sono riuscita a scappare.. Credo di essere passata per diversi villaggi ma avevo paura e mi limitavo a rubare del cibo finchè non sono arrivata in un villaggio circondato dalla sabbia..-
-Suna..- sussurrò Kisame bevendo del Sake dalla sua tazza –Come mai ti sei fermata là?-
Smisi di mangiare e abbassai subito gli occhi, intimorita dal suo sguardo penetrante
-Bhe.. ho incontrato un bambino che mi ha ospitato in casa sua.. era molto gentile però poi è successa una cosa brutta e lui è diventato un mostro..-
Kisame si accigliò –Un mostro? Spiegati meglio..-
-Era grandissimo e con una lunga coda piena di scaglie, poi aveva degli occhi gialli e malvagi..- scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri
-E’ stato lui a farti quel taglio?-
Mi sfiorai il viso e deglutii. Non mi ricordavo nemmeno più di averlo eppure la ferita era ancora aperta.
Annuii e allontanai il piatto di Sudon, incrociando le braccia al petto
-Non ti preoccupare.. dopo te la farò ricucire..- mi rassicurò scostandomi i capelli per controllare meglio il danno
-Tu come mi hai trovato? Non penso sia stato un caso.. perché cercarmi?-
-Tra un po’ capirai.. abbi solo un po’ di pazienza..- disse mentre pagava il ristoratore che ci salutò con un piccolo inchino
 
Camminammo per un po’ nel villaggio dove ci eravamo fermati per poi addentrarci nella foresta lasciandoci alle spalle il rumore delle onde e lo scricchiolio delle navi al porto. Man mano che avanzavamo una strana sensazione mi pervadeva, rigirandomi lo stomaco sotto sopra mentre il mio battito cardiaco aumentava sempre di più. Paura, timore. Era questo che provavo. Guardavo Kisame dal basso e mi domandavo se anche lui mi avrebbe abbandonata. Cosa avrei fatto allora? Avevo bisogno di risposte o l’angoscia mi avrebbe divorata lentamente dall’interno fino a consumarmi. Mi fermai e rimasi a fissare il terreno con le lacrime che pizzicavano gli occhi. Kisame se ne accorse solo dopo qualche secondo e tornò indietro, guardandomi accigliato.
-Bhe? Adesso che hai pulce?-
Incrociai il suo sguardo e per un po’ rimanemmo a fissarci intensamente negli occhi. Quando sentii le lacrime rigarmi le guance presi a parlare.
-Ti prego.. ti prego, promettimi che non te ne andrai anche tu.. che non mi abbandonerai e non mi lascerai da sola..- singhiozzai affondando la testa tra le spalle
Kisame sospirò alzando lo sguardo al cielo per poi inginocchiarsi davanti a me. Mi sorrise arruffandomi i capelli con una mano.
-Sei una ragazzina sveglia-
-Non mi hai ancora risposto però..-
Frugò sotto la tunica all’altezza del collo e si sfilò una collana, sventolandola davanti ai miei occhi. Era molto semplice, un cordino nero a cui era legata una zanna di squalo, bianca come il latte e seghettata su un lato.
-Questa è la zanna del capo degli squali, si chiama Kotei, ed è molto difficile evocarlo.. si può farlo solo con questa zanna ma richiede comunque moltissimo chackra e a volte nemmeno quello basta. Quindi, questa collana è molto importante per me e finchè ce l’avrai tu stai pur sicura che starai sempre al mio fianco, va bene?-
Sorrido e la prendo delicatamente tra le mani per poi mettermela al collo –Grazie Kisame- sussurro
Si rialza e torna a camminare –Forza andiamo.. c’è qualcuno che devi conoscere-
 
Tramite la tecnica dello squalo volante arrivammo molto presto al luogo dove voleva portarmi Kisame. Quella città era più grigia e bagnata del Villaggio della Nebbia. Edifici alti e scuri che sfioravano il cielo nuvoloso dal quale scendeva imperterrita la pioggia battente.
-Dove siamo?- chiesi mentre varcavamo degli imponenti portoni in ferro
-Villaggio della Pioggia- rispose secco Kisame
Mi affrettai a stargli dietro, tirandomi su il cappuccio per ripararmi. La gente che incrociavamo non ci degnava nemmeno di uno sguardo, i loro coprifronte avevano il simbolo della pioggia sbarrato proprio come Kisame. Ma perché?
Arrivammo al centro del villaggio, ai piedi di un’alta statua. Raffigurava una specie di stregone con la bocca aperta e la lingua rossa che spuntava di fuori. Sulla punta di essa una figura dai capelli rossi se ne stava seduta ad osservare tutto il villaggio.
Corrugai le sopracciglia e indicai lo strano individuo –Ma che fa quello?-
-Osserva..- mi rispose una voce sconosciuta
Mi girai di scatto e sgranai gli occhi. Un uomo alto e slanciato, con indosso una lunga tunica nera, in piedi sotto la pioggia. Il suo viso era coperto da una strana maschera da cui poteva guardare solo attraverso un buco. Scorsi il suo occhi rosso fiammeggiare dietro la maschera e rabbrividii. Sharingan. Mio padre me ne aveva parlato molto tempo fa, o meglio, avevo origliato le lezioni private che dava a mio fratello.
-Bene, sei riuscito a trovarla alla fine..- disse indicandomi –Pain vi sta aspettando..-
Strattonai la tunica di Kisame finchè lui non abbassò lo sguardo verso di me –Chi è?-
L’uomo ridacchiò –Mi dovresti conoscere bene ormai! Per anni sono stato il Kage del tuo villaggio!-
Sgranai gli occhi –Non assomigli per niente a quel nanerottolo!-
Rise ancora e si avvicinò a me arruffandomi i capelli –Povera piccola-
Digrignai i denti –Che vuol dire che sei stato il capo del mio villaggio?-
Kisame mi afferrò per una spalla e mi fece indietreggiare –Tramite una tecnica controllava le mosse del Kage..-
Un brivido mi percorse la schiena. Per tutti quegli anni il Kage era stato impossessato da questo qui, che aveva comandato a suo piacimento il mio villaggio e usato gli abitanti come pedine. Mio padre lo stimava così tanto e io.. io lo odiai ancora di più.
-Tu…- sussurrai per poi lanciarmi verso di lui, pronta a tirargli un pugno –Come hai potuto!!!- urlai
Appena lo raggiunsi mi sembrò quasi di colpirlo eppure passai soltanto attraverso il suo corpo ritrovandomi alle sue spalle. Rimasi immobile ad occhi sgranati, incapace di capire come avesse fatto.
Mi girai lentamente e me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso. Urlai di paura ed indietreggiai velocemente, cadendo di sedere sul terreno bagnato.
Il suo sguardo rosso mi penetrò gelandomi il sangue e facendomi rabbrividire ogni centimetro del corpo. Lo sentii infine ridacchiare e prese ad arruffarmi di nuovo i capelli.
-Coraggiosa e veloce.. forse un tantino impetuosa però- commentò rialzandosi
Kisame sorrise –Imparerà… ora è meglio andare..-
Corsi dietro a Kisame mentre varcava le porte dell’imponente statua. Gli afferrai la mano mentre continuavo a guardare l’uomo mascherato.
-Ah..- cominciò alzando una mano –Io sono Madara ma puoi chiamarmi Tobi, ci si rivede Haruka..- mi salutò
Corrugai le sopracciglia e mi girai completamente, scuotendo la testa.
-E’ tutta colpa sua..- sussurrai
-Tuo padre rimane comunque un verme.. anche se non ci fosse stato Tobi-
-Ma il nostro villaggio! Ci ha usati!- protestai
-Tutto ti sarà più chiaro dopo che avrai parlato con Pain.. fidati di me-
Mi avvinghiai a lui stringendogli ancora di più la mano –Ok..-
 
L’ultima stanza in cima alla statua aveva una forma a cupola, l’unica apertura da cui penetrava la luce era la bocca, con la lingua che si allungava nel vuoto. Non che entrasse molta luce, l’atmosfera là dentro era abbastanza cupa e fredda. L’unico arredamento che caratterizzava la stanza era un imponente trono in pietra da cui partivano innumerevoli cavi, era nascosto in un angolo buio della stanza e non riuscivo a vederlo interamente. In più, in mezzo, era sistemato un massiccio tavolo in ferro con soltanto una sedia.
-Quindi l’hai trovata..- sussurrò un voce nascosta nel buio
Mi guardai attorno confusa cercando di capire da dove venisse. Kisame si avvicinò al trono e abbassò la testa per qualche secondo in segno di rispetto.
-Si, Haruka Ookami, proveniente dal Villaggio della Nebbia, e portatrice di una delle tecniche speciali più potenti al mondo..-
-Si, ne sono a conoscenza.. sarei proprio curioso di vedere questo suo potere..-
Kisame si girò verso di me e mi fece cenno di avvicinarmi. Due occhi si aprirono nel buio come fari nella notte. Viola e cupi. Seguii la loro luce e mi ritrovai ai piedi del trono, sul quale era seduto un uomo talmente magro da non riuscire nemmeno a muoversi. Era legato allo schienale tramite degli strani cavi, le sue ossa costali spuntavano dalla pelle e i suoi capelli rossi coprivano una parte del suo viso. Sembrava un vecchio di novant’anni ma capii che era molto più giovane. Forse aveva qualche malattia, un po’ provai pena per lui.
-Puoi pure lasciarci soli Kisame, grazie- disse l’uomo
Kisame annuì e mi sorrise come per rassicurarmi. Sapeva che dentro stavo morendo di paura. No, non potevo stare da sola con questa sotto specie di zombie. Mi avrebbe mangiata e in più c’era quel ragazzo seduto sulla lingua della statua che mi metteva una certa angoscia. Non sapevo se guardare davanti a me o guardami le spalle per paura di ritrovarmelo dietro.
Appena Kisame uscì deglutii e rimasi a fissare la punta delle mie scarpe.
-Ti chiederai perché sei qui..- cominciò
-Si.. signore..- cercai di essere il più educata possibile
-Non ti preoccupare ti spiegherò tutto.. però prima, fammi vedere come ti trasformi-
-Va bene..- taglio corto concentrandomi sul mio corpo
Lentamente la mia forma umana si tramutò in quella di lupo. Scossi la folta pelliccia beige e mi sedetti a terra, guardando gli occhi violacei dell’uomo.
Mi parve di scorgere un’espressione sorpresa nel suo viso impassibile e scheletrico.
Un’altra figura comparve dall’oscurità. Una donna. Scattai su quattro zampe e guaii indietreggiando.
-Non credi sia uguale a…- si interruppe fissandomi
La donna mi guardò e annuì impercettibilmente –Si…-
Ci fu un silenzio infinito che mi mise abbastanza in soggezione, poi finalmente riprese a parlare.
-Vai da quello laggiù..- mi disse indicandomi il ragazzo seduto fuori con un cenno del capo
Mi girai per guardarlo e deglutii –Perché?-
-Gli farai vedere di cosa sei capace..-
Lo guardai ancora, titubante –Devo proprio chiamarlo io?-
La donna sorrise appena mentre l’altro annuì semplicemente. Tornai in forma umana e mi avvicinai all’apertura, cercando di fare meno rumore possibile. Il ragazzo non si era spostato da là nemmeno di un millimetro per tutto quel tempo. Salii sopra la lingua e camminai, ripetendomi di non guardare giù per nessun motivo. Arrivata alle spalle del ragazzo gli diedi due colpetti sulla spalla con l’indice. Nessuna risposta. Deglutii e gli passai di fianco guardandolo di profilo. Sgranai gli occhi quando vidi quegli strani aggeggi neri attaccati al viso e alle orecchie.
-Salve..- sussurrai
Niente. Non voleva saperne di ascoltarmi. Forse era una bambola, anzi una marionetta. Magari apparteneva a quell’ossuto là dentro, pensai. Mi spostai sulla punta della lingua e mi ritrovai a faccia a faccia con la presunta marionetta. Aveva gli stessi identici occhi dell’ossuto e solo allora riconobbi che si trattava del Rinnegan. Non ne sapevo niente a proposito ma dicevano che era un’arte oculare molto potente.
-Scusa.. quello lì dentro mi ha chiesto di chiamarti..- dissi
Ancora niente. Quello rimaneva lì impalato. Guardai all’interno della stanza e mi scostai il ciuffo zuppo d’acqua dagli occhi.
-Che cosa devo fare?- urlai cercando di farmi sentire dall’ossuto nel rumore scrosciante della pioggia
Il ragazzo marionetta si alzò di scatto e indietreggiai, barcollando sulla punta della lingua, prossima a cadere nel vuoto. La marionetta però mi afferrò per il cappuccio alzandomi completamente da terra e mi riportò dentro. Mi lasciò ricadere a terra, ai piedi del trono.
Guardai tutti i presenti per poi rialzarmi –E’ una marionetta vero?-
L’ossuto socchiuse gli occhi –No..-
Corrugai le sopracciglia e guardai di nuovo il ragazzo –E allora che cos’è?-
Nessuna risposta.
Deglutii e mi concentrai, cercando una risposta valida. Ma cosa ne potevo sapere io a quell’età? Così ignorante su qualsiasi arte magica, perfino sulle mie.
-Combatti contro di lui, dimostrami tutta la tua forza e poi te lo dirò-
Alzai lo sguardo verso la marionetta dai folti capelli rossi, che mi guardava dall’alto, minaccioso e implacabile. Mi avrebbe fatto a pezzi, ne ero sicura. Conoscevo solo poche tecniche e in più in quella stanza non c’era neanche dell’acqua per usare la mia arte. Forse però la pioggia poteva aiutarmi.
Mi preparai in posizione d’attacco con le mani congiunte, pronta a comporre i sigilli. Il rosso si avventò su di me velocissimo. Corsi per la stanza saltando da un muro all’altro per confonderlo, poi mi attaccai al soffitto concentrando il chakra sulla pianta dei piedi. Un calcio be assestato mi colpì alla schiena e caddi a terra, mordendomi la lingua. Sputai sangue ma mi rialzai subito cercando di non farmi prendere dal panico. Composi una serie di sigilli e mi concentrai chiudendo gli occhi. Dovevo attingere l’acqua dalle numerose pozzanghere che ricoprivano le strade di quel paese. Riuscii a far fluttuare l’acqua in aria fino a farla arrivare dentro la stanza. Sorrisi e mi preparai ad usare la tecnica.
-Tecnica dei Cinque Squali Famelici!- urlai
Le masse d’acqua si trasformarono in cinque squali dai riflessi argentati che si scagliarono a tutta velocità addosso al rosso. Cominciò a schivare ogni loro attacco. Dovevo riuscire a colpirlo almeno una volta e così continuavo a comandare i miei squali e a scagliarli contro l’avversario, non curante dell’enorme quantitativo di chakra che stavo consumando. Infine, esausta, caddi a terra in ginocchio. Il rosso si preparò ad attaccare e corse verso di me ma prima che potesse anche solo sfiorarmi mi trasformai e schivai l’attacco appena in tempo, riuscendo perfino a mordergli una mano. Ricaddi a terra e non riuscii più a rialzarmi.
-Notevole..- commentò l’ossuto
Tornai in forma umana e cercai di rialzarmi –Io.. posso fare di più-
-Basta così.. sei esausta-
Mi sedetti e cercai di riprendere fiato
 –Ora mi può dire chi è lui?- chiesi indicando il rosso
L’ossuto sorrise –Si chiama Yahiko.. e tempo fa era una persona viva-
Sgranai gli occhi e deglutii –Ora.. è morto?-
-Si… ma posso controllare il suo corpo e fargli fare quello che voglio.. e non solo con lui..- lasciò in sospeso la frase –Ma con tutti loro..- continuò
Dall’oscurità allora comparirono altri cinque uomini, tutti con gli stessi strani piercing in faccia e tutti con gli stessi capelli rossi.
Deglutii impaurita –Ma.. chi sarebbero?-
-Loro sono le Sei vie di Pain, i miei poteri divisi nei corpi di persone decedute..-
-Li controlli tramite quei cosi neri vero?-
L’ossuto sorrise ancora –Si…-
-E’ per questo che sei così magro? Hai trasferito i tuoi poteri su di loro..-
-Si..- continuò
Mi girai verso Yahiko e arricciai le labbra –Lui è il tuo preferito vero?-
L’ossuto abbassò lo sguardo –Cosa te lo fa pensare?-
Feci spallucce  –Bho.. lo penso e basta.. Lo conoscevi quando era in vita?-
-Si..- sussurrò
-Dovevi proprio odiarlo se ora lo usi come una marionetta..- osservai
L’ossuto corrugò le sopracciglia –Questa conversazione sta prendendo una piega spiacevole..-
Abbassai lo sguardo –Mi scusi signore..-
-Konan.. consegnale pure la roba..- ordinò
La donna si avvicinò a me e mi porse una veste nera e dei pantaloni grigi ripiegati accuratamente con sopra appoggiati un anello, una fascia e un paio di sandali. Presi gli oggetti fra le mani e li guardai confusa.
-Cosa sono?-
-Le vesti dell’Akatsuki..- disse l’ossuto
-Akatsuki?-
-Si, un’organizzazione che mira a porre fine al dolore, alle ingiustizie e alle guerre che rovinano questo mondo..-
I miei occhi si illuminarono nell’udire quelle parole. Un mondo senza dolore né ingiustizie. Era tutto quello che avevo sempre sognato. Mi sentivo in dover di aiutare questa organizzazione e non ci pensai due volte ad accettare.
-Sarei contenta.. di farne parte- sussurrai
-Ora ne sei un membro ma se vuoi collaborare a questo progetto dovrai allenarti duramente e diventare una ninja esperta, ne saresti in grado?-
Sorrisi più che potevo e annuii convinta –Certo!-
-Bene, comincerai subito. Tutti i membri di Akatsuki sono ninja esperti e con esperienza, ascoltali e impara da loro, saranno tutti tuoi maestri-
-Anche lei?- chiesi
L’ossuto annuì –Certo.. testerò le tue abilità ogni settimana-
-Ma.. dove mi allenerò?-
-In uno dei nostri covi, in una piccola isola molto lontano da qua, nel bel mezzo dell’oceano.. Non ti preoccupare, è un bel posto e non sarai mai sola- mi rassicurò
-Avrò un compagno di squadra?-
-Si, lo conoscerai una volta arrivata sull’isola.. ora puoi andare, ti attende un lungo viaggio-
-Grazie maestro.. ehm..- balbettai
-Puoi chiamarci Pain..- sussurrò per poi richiudere gli occhi violacei 


ANGOLO AUTRICE:
Scusate, scusate, scusate T.T Non aggiorno da millemila anni (cit. LogicamenteJim xD) causa scuola, amici, sport, di tutto insomma D: Sono stata impegnatissima e dovevo studiare tutti i giorni, anche di notte! Risultato? Debito in matematica -.-'' Vabbuò tralasciamo e parliamo del capitolo! Haruka ha il piacere di conoscere Tobi, Pain/ Nagato e Konan, a quanto pare le stanno abbastanza simpatici eccetto Tobi, ma col tempo imparerà ad amarlo dai xD Se avete domande sul capitolo chiedetemi pure senza esitazioni ma spero di aver spiegato tutto per bene :) Nel prossimo capitolo, che aggiornerò presto (si spera), Haruka conoscerà gli altri membri dell'Akatsuki e il suo compagno di squadra, già mi vien da ridere al pensiero xD Grazie a tutti i lettori e grazie a quelli che recensiscono la mia storia :D Spero vi stia piacendo ^.^ BACIONIIIII
  
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