Sogni d'oro...

"S-Signor Sesshomaru...?".

L'inu-youkai alzò gli occhi d'ambra, ritornando completamente vigile, e si voltò verso la piccola figura innanzi a sè, che si asciugava gli occhi con una manica del kimono.

"Signor S-Sesshomaru... io... ho fatto un brutto sogno", singhiozzò nuovamente la bambina, guardandolo con aria supplichevole. Non si aspettava di certo un conforto, ma...

"Rin, non piangere".

Fissò sorpresa lo youkai. Certo, aveva parlato con freddezza, ma aveva parlato. Ancora non ci credeva.

Si era alzata senza alcuna speranza in particolare, credendo che il suo Signore l'avrebbe rimandata a dormire senza dirle una parola. Si era aspettata totalmente freddezza da parte del suo Signore. Si era aspettata un'occhiata inferocita, magari, nulla di più.

"Signor Sesshomaru... Rin può sedersi accanto a lei?".

Si limitò ad annuire, e scostarsi di poco dal posto sotto l'albero e facendole cenno di sedersi accanto a lui. "Cos'hai sognato?", domandò, continuando a fissare la luna, quasi non fosse stato lui a parlare, ma qualcun'altro.

"H-Ho sognato che un demone... vi uccideva, Signor Sesshomaru", esalò lei, raggomitolandosi su se stessa, il mento poggiato sulle ginocchia, che teneva premute al petto.

"Uccidermi?". Una risata roca scappò dalle labbra dell'inu-youkai. "Rin, non dovresti pensare cose così assurde".

La bambina divenne paonazza, nascondendo gli occhi marroni sotto la lunga frangia carbone "Ho paura. Signor Sesshomaru, mi è stata strappata tutta la mia famiglia, io...".

"Tu?", lo youkai sollevò di un minimo un sopracciglio, senza però voltare lo sguardo verso di lei.

"Non voglio perdere qualcun altro", si limitò a concludere lei.

Il silenzio cadde nuovamente nella valle.

Rin sospirò, guardando lo youkai al suo fianco, e sorrise d'istinto.

Sesshomaru aveva il volto tranquillo - la bambina si trovò a paragonarlo a quello sempre furioso della battaglia, e le sfuggì una debole e malcelata risatina ironica. Ma lui non si voltò, stringendo solo di un minimo la presa salda che manteneva sulla spada al fianco.

Lei alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa mai potesse trovarci il suo Signore, e rimase senza fiato.

Una pioggia di stelle.

Tante piccole stelle comete sorvolavano sull'arco scuro, volteggiando intorno alla luna, sinuose, lucenti...

"Che belle!".

"Mm?".

"Le stelle, Signor Sesshomaru. Sono bellissime! Sembra stiano danzando!", rispose lei alla tacita domanda dello youkai, alzandosi in piedi e correndo nel mezzo della radura in cui si erano accampati. Iniziò a girare su se stessa, allungando le mani al cielo, come a voler catturare quelle piccole, fuggevoli luci.

"Rin, sta attenta", mormorò con poca convinzione lui, riportando gli occhi al cielo.

"Signor Sesshomaru, sa che io ho sempre desiderato diventare una stella?".

Gli toccò riabbassare gli occhi sul fragile essere illuminato dalla luna. "Una stella?".

"Si... Le stelle sono libere e lucenti, e tutti le amano. E stanno sempre insieme...", concluse con dolcezza la bambina, correndo accanto all'inu-youkai. Abbassò un po' il capo, dando un timido bacio sulla gota pallida del suo Signore, e poi sorrise, tornando al suo giaciglio. "Buonanotte, Sesshomaru-sama".