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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    17/06/2014    1 recensioni
Le cinque protagoniste di Pretty little liars diventano le cinque protagoniste di Divergent.
***
Dal testo: «Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare.»
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanna Marin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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POV HANNA
 
Ci avviamo verso la palestra un po’ demoralizzate dai prossimi scontri, sperando soltanto di non finire contro qualcuno di troppo forte, come quella ragazza, Paige, o come quel ragazzo, Travis.
Nella grande stanza sono presenti vari tappeti su cui si terranno gli scontri, in lontananza noto Ezra che, insieme a Darren Wilden, discute su chi far scontrare con chi.
I primi nomi sono già scritti su una grossa lavagna: Mona si scontrerà con Lucas.
Mi si forma un groppo in gola, lei è forte, molto forte, mentre per quanto riguarda lui…
«Non fargli troppo male Mon, d’accordo?» il suo sguardo è dolce e comprensivo, ma comunque carico di eccitazione «D’accordo» risponde sollevandomi da un enorme peso, non voglio che soffra.
Altri nomi vengono presto aggiunti ai precedenti: Spencer si sfiderà con Emily; Aria con una ragazza di nome Kate e io…
Tiro un respiro profondo prima di leggere il nome del mio sfidante: Travis.
«Cazzo» sussurro. Perderò. Mi farò male e mi toglieranno molti punti. Finirò tra gli ultimi e diventerò un’esclusa.
Ripenso alle parole dolci di Lucas che solo una sera prima mi hanno rassicurata, ma che ora mi rendono ancora più tesa. Il test non sbaglia, il test non sbaglia mai. Lucas, invece, sì.
Inizio a concentrarmi sugli scontri solo quando è il turno di Mona e Lucas.
I due salgono sul ring e si scrutano silenziosi; lei ha un’aria fiera, forte e sicura, lui è solo molto, molto spaventato.
Non gli farà male. Lo metterà KO con un paio di colpi e fine.
No. Lui deve reagire. Deve colpirla. Deve perdere ma prima deve combattere. Non può rischiare di diventare un escluso.
Darren da il via e in un istante Mona lo ha già colpito.
«Cazzo» sussurro di nuovo.
Il secondo colpo è più forte del primo e arriva subito dopo, lei lo colpisce sulla mascella e lui indietreggia spaventato.
Lucas agita un pugno in aria nella disperata ricerca di una difesa.
Inizio a mangiucchiarmi le dita presa dalla tensione quando Mona gli assesta un calcio sul fianco.
«Avevi promesso di non fargli troppo male» sussurro più a me stessa, che a lei.
Un secondo e un terzo calcio si posizionano sempre tra il fianco e lo stomaco e ci vogliono ancora due pugni sul naso prima che Lucas crolli a terra, distrutto.
Mona mi guarda per un istante: nella sua espressione non leggo nulla, il suo sguardo è vuoto quando da il colpo di grazia e calpesta con un piede il volto a terra di Lucas.
Ezra interrompe il combattimento e qualcuno pensa a portare via il ragazzo; mentre un milione di punti vengono assegnati a Mona, io non riesco a smettere di immaginare Lucas con i vestiti strappati e i capelli sporchi che per strada mi chiede qualche scarto di cibo.
Diventerà un escluso per colpa sua.
Per la prima volta da quando la conosco quello che provo per Mona  non è un sentimento piacevole.
Mi sfioro le costole coperte dal tessuto nero per un istante e il desiderio che quell’ancora non sia lì mi divora.
A grandi passi mi avvicino alla mia migliore amica mentre il secondo scontro comincia e lei viene divorata dalla folla.
«Che cazzo ti è preso!» le afferro il braccio e la costringo a guardarmi negli occhi, e poi vorrei non averlo fatto, perché quegli occhi sono di ghiaccio, come se al loro interno non ci fosse più nessuno.
«Mona!» il mio è quasi un grido tra i mormorii sommessi dei trasfazione attorno a me.
«Cosa vuoi Hanna!?» la sua voce è esasperata, arrabbiata, ma triste mai.
Le mie dita cercano le costole da sopra la maglietta e stringono la carne là dove sanno che le linee indelebili riposano intoccabili, nel disperato tentativo di strappare via quell’ancora e tutto quello che significa.
«Avevi promesso di non fargli troppo male» le mie grida adesso si sono trasformate in sussurri «Avevi promesso» la voce mi si spezza in gola e mi sforzo a trattenere le lacrime.
«Perché t’importa tanto? Nemmeno lo conosci quel tipo» i suoi occhi vagano alle mie spalle, sul ring, mentre io penso ad una risposta.
«Non si meritava tutto quel dolore» ignoro la sua domanda perché non conosco la risposta «Niente di personale Han, è una gara. O lui o io.» la rabbia mi cresce dentro e divampa in me come un fuoco più ardente dell’inferno «Ci sono modi e modi cazzo!» il mio tono torna ad essere alto e tutte le lacrime che temevo di versare adesso si sono richiuse dentro senza la minima intenzione di uscire «Avevi promesso che non gli avresti fatto troppo male» Mona alza le spalle e si volta, andando via e lasciandomi da sola, tra la folla di ragazzini preoccupati.
Mi volto istintivamente verso il ring tentando di soffocare tutti i nuovi brutti sentimenti che provo verso Mona.
Al centro del cerchio di sedicenni Aria sta combattendo contro Kate.
Il combattimento è piuttosto equilibrato; un colpo a testa e qualche goccia di sangue, nessuna delle due è troppo forte.
«Forza Aria!» giro la testa verso l’angolo da cui provengono le voci trovandoci Emily e Spencer «Dai Aria! Dai!» continuano a gridarle.
Aria le guarda per un istante dopodiché assesta un pugno sul naso di Kate con una forze che non credevo avesse.
L’avversaria rimane a terra, con le mani premute sul naso sanguinante, senza provare ad alzarsi.
Aria guarda Ezra, sconcertata. Lo sguardo dell’istruttore è comprensivo ma scuote la testa e coì lei torna a guardare Kate. Controvoglia, Aria si china sulla compagna e alza il pugno, colpendo per l’ultima volta lo stomaco di Kate.
Ezra sale sul ring ed etichetta Aria come vincitrice; quest’ultima corre subito dalle ragazze e le stringe forte.
Un groppo mi si forma in gola. Poteva andare così anche tra Mona e Lucas. Ma no, lei doveva strafare, lei doveva schiacciarlo, lei doveva umiliarlo, doveva fargli male, troppo male. La rabbia mi si accumula dentro giusto in tempo, perché ora tocca a me.
Salgo sul ring cercando Mona tra la folla, con la speranza che vederla mi possa dare un’altra scarica di adrenalina.
Trovo i suoi capelli scuri tra gli altri iniziati e, ancora una volta, il suo volto è vuoto.
Zero rabbia. Zero preoccupazione. Zero tristezza. Zero di tutto e un’altra scintilla mi alimenta il fuoco dentro.
Travis si posiziona in piedi sul tappeto, difronte a me; lo sguardo carico e già pentito per il dolore che mi causerà.
Faccio un respiro profondo e fingo di avere Mona davanti a me, colpirla mi fa più piacere.
Ezra ci da il via e Travis non esita un istante per sferrarmi un pungo sullo zigomo.
Troppo lento, penso mentre evito il primo colpo e serro le nocche sui suoi addominali di marmo.
Lui sorride, e il suo è un sorriso amaro.
Mi colpisce lo zigomo, questa volta, è troppo veloce perché possa evitarlo.
Fantastico, si stava trattenendo per non farmi troppo male ed io ho spazzato via ogni speranza di usarlo a mio vantaggio.
Poco importa, vedo gli occhi inespressivi di Mona in prima fila e colpisco con tutta la mia forza l’anca di Travis con un calcio netto.
Lui si blocca per un istante che mi basta a colpirlo ancora: un pugno gli si piazza tra gli occhi e lui indietreggia, spingendo la gamba verso di me per un calcio forte e molto, molto doloroso sulle cosce.
Sento il bisogno di accasciarmi a terra e gridare di dolore ma so che se lo faccio non avrò più occasioni, così mi mordo l’interno della guancia ignorando il dolore e provo a colpirlo ma il mio colpo va a vuoto.
Travis mi afferra il polso con il pungo ancora serrato e mi torce il braccio, quello è più fastidio che dolore ma mi divincolo cercando di liberarmi dalla sua presa.
Non avrei dovuto farlo: Travis mi da un calcio alla caviglia facendomi perdere l’equilibrio, mezzo secondo e sono già a terra.
Evito tutto il dolore che si espande in tutto il corpo partendo da chissà dove e piazzo i gomiti sul tappeto, tentando di rialzarmi.
Il ragazzo non me lo permette e mi colpisce sul naso, facendomi abbattere al suolo.
Il dolore è immenso e il sangue mi appanna la vista, sono tentata di chiudere gli occhi ma so che se lo faccio ci vorrà un po’ prima che possa riaprirli e così con una mano mi pulisco del sangue rosso vivo che mi sporca il naso e la bocca.
Do un calcio verso il mio avversario senza prendere la mira, e colpisco un polpaccio, credo.
Lui indietreggia leggermente e cerco di approfittarne per alzarmi ma mi colpisce ancora, e ancora, e ancora. Tre pugni sul naso, forti e diretti, mi distruggono.
Agito i pugni cercando di colpirlo senza sapere dove guardare ora che la vista mi è completamente offuscata dal sangue e rabbrividisco realizzando che quel sangue è il mio.
Emetto un singhiozzo strozzato quando mi finisce con un colpo secco, sulla gola. Dopo il dolore atroce, solo buio.
**
«Ben svegliata!» la voce di Lucas sembra uguale a come l’ho sentita ieri ma non può essere, è troppo danneggiato per poter anche solo parlare normalmente.
Apro gli occhi e mi ritrovo su un lettino; accanto a me altri cinque come questi circondati da strani marchingegni.
«Hey, da quanto tempo sono qui?» «Non più di un’ora, tranquilla.» Deglutisco a fatica, senza sapermene spiegare il motivo.
«Sono passate quelle tue amiche… Aria, Spencer ed Emily, e con loro un’iniziata interna, aspetta, qual era il suo nome…» « Alison» continuo mentre realizzo che Mona, la mia presunta migliore amica, la mia ancora, non è venuta a vedere come stavo.
«È venuto anche un ragazzo, un paio di volte, ha detto di chiamarsi Caleb».
Caleb è venuto qui.
Mi alzo senza troppi problemi; eccetto il naso, probabilmente rotto, sono tutta intera.
Mi avvicino alla porta e quando sto per salutare Lucas mi rendo conto che invece nessuno è venuto qui per lui.
«Come stai?» gli chiedo avvicinandomi alla sua branda. «Sono stato battuto da una ragazza, l’umiliazione è più forte del dolore» rido alla sua affermazione «Quindi significa che puoi alzarti?» Lui annuisce «Certamente! Ma non chiedermi di camminare!» Ridiamo ancora una volta e poi restiamo in silenzio.
«Dovresti andare da quel ragazzo» suggerisce lui, intuendo che l’unico posto in cui vorrei essere è tra le sue braccia.
«Ah-ah» annuisco avvicinandomi alla porta « E comunque, ho litigato con Mona per come ti ha combinato. Le avevo detto di non farti troppo male e lei me l’aveva promesso» lui sorride e prima che possa dire qualcosa vado via, alla ricerca di Caleb.
Secondo l’orologio dell’infermeria in cui stavo, è ora di pranzo.
Non ho per niente fame e così, dopo aver scartato l’idea di andare comunque in mensa perché incontrerei Mona, decido che aspetterò Caleb all’ingresso della sala mensa, dove so che passerà nel giro di mezz’ora, dopotutto, non ho nient’altro da fare.
**
I vocii aumentano e le prime persone iniziano ad uscire dalla mensa, il mio gruppo è tra i primi.
«Hanna!» Alison è la prima a notarmi «Come stai?» continua Spencer «Sto bene ragazze, grazie, so che siete venute a trovarmi» loro annuiscono mentre cerco Caleb con lo sguardo «Sta arrivando, si è fermato a chiedere una cosa a Garret» fa Alison «Cosa?» chiedo io, senza capire «Caleb» continua «Sta arrivando» proprio mente finisce Caleb esce dalla mensa e quando mi vede il suo sguardo si illumina, le ragazze ricominciano a camminare e ci lasciano soli, tra la folla.
Lui mi corre incontro e mi stringe forte a sé, e quella stretta vorrei non finisse mai. «Hanna!» mi solleva e mi fa girare, così io lo stringo a mia volta, più forte che posso, quasi con la paura che possa scappare.
«Ho avuto tanta paura» sussurra con il viso tra i miei capelli, mentre ancora mi stringe. «È tutto okay. Io sono qui e sto bene» gli rispondo piazzando la testa sulla sua spalla, è incredibile quanto il suo odore e il suo calore mi facciano stare bene.
Mi allontano leggermente, quel poco che basta per guardarlo negli occhi «Mi dispiace per ieri sera…» «Shh, non devi dispiacerti» mi interrompe «Sì, sì devo. Sono corsa via e ti meriti almeno una spiegazione…» faccio un respiro profondo preparandomi a confessargli di non aver mai baciato un ragazzo «Shh, non voglio una spiegazione. Puoi sempre andare via, mi basta che poi torni.» I suoi occhi scuri mi rassicurano e mi fanno sentire a casa.
Con un gesto istintivo avvicino i nostri volti di nuovo e premo le mie labbra sulle sue, niente male come primo bacio, penso.
Ci allontaniamo di pochi millimetri. «Andiamo via di qui, ti va?» suggerisco, ancora stretta tra le sue braccia.
Lui annuisce e mi lascia libera. Nell’istante stesso in cui le sue mani smettono di toccare il mio corpo il freddo e il vuoto mi assalgono e mai come ora sento il forte bisogno di stare con lui, ed è qualcosa di cui ho bisogno, quasi come l’aria, o l’acqua.
Mi stringe la mano ridandomi un po’ di quel calore rassicurante e camminiamo verso lo strapiombo.
«So che hai lottato, che non ti sei fatta abbattere facilmente» sorrido «Già, forse se vinco il prossimo incontro non sarò infondo alla classifica» dico io e lui scuote la testa «Non starai mai infondo alla classifica. Gli intrepidi non ti lasceranno scappare» gli sorrido «Grazie Caleb» lui sembra non capire «Per cosa?» mi chiede «Per tutta la forza che mi dai, grazie.» Adesso è lui a sorridere.
Continuiamo a camminare in silenzio, mano nella mano, e in pochi minuti raggiungiamo lo strapiombo.
Ci appoggiamo alla ringhiera e non commetto mai l’errore di guardare in basso, verso le onde che si infrangono rabbiose sulla scogliera, ma non guardare in basso significa guardare Caleb, che invece guarda l’acqua imperturbabile e sorridente.
«L’acqua non ti piace?» Mi chiede dopo un po’, io scuoto la testa «Di certo non questa» lui sorride lievemente «Vuoi andare da qualche altra parte?» Ancora una volta, io scuoto la testa «Sto bene… Ma forse dovrei tornare al dormitorio, ho gli allenamenti, oggi pomeriggio» lui sembra deluso ma annuisce «Hai ragione, dovremmo andare, su, ti accompagno» fa per stringermi la mano ma io mi avvicino un po’ di più del dovuto, perdendomi per un attimo nei suoi occhi scuri.
Lui è più alto di me, e così mi ritrovo a guardarlo dal basso, senza riuscire a spiegarmi come mi sono ritrovata stretta tra le sue braccia.
Le sue labbra si piegano in un sorriso dolce.
 «Sai, sei appena uscita da uno scontro piuttosto duro, dovresti riposare» lo guardo con uno sguardo interrogativo, il suo sorriso si allarga e con un gesto rapido mi prende in braccio, sollevandomi come fanno i principi con le principesse.
Io rido leggermente e lui fa lo stesso; mentre mi porta verso il dormitorio stringo le mie braccia attorno a lui in una posizione un po’ innaturale ma che mi fa star bene.
È così che voglio stare, penso, per il resto della vita, è così che mi voglio sentire: bene.
Ci vogliono due minuti per raggiungere il dormitorio: la porta è chiusa e si sentono forti le voci degli altri iniziati dietro quel massiccio pezzo di legno.
Caleb mi fa scendere ma non mi lascia: nell’istante in cui poggio a terra i piedi lui mi afferra di nuovo chiudendomi tra le sue braccia.
Ci guardiamo un attimo negli occhi prima che lui mi baci con tanta passione che nemmeno credevo esistesse.
«Ma prendetevi una camera!» Senza rendermene conto la porta si era aperta mostrandomi un’Alison piuttosto divertita.
Una mano di Caleb si solleva dal mio corpo per un istante e se avessi gli occhi aperti giurerei che le ha alzato il dito medio.
Separiamo le nostre labbra quando ormai ci manca il fiato.
«Ci vediamo dopo, Hanna Marin» mi sorride liberandomi dalla stretta delle sue braccia «Ci vediamo dopo, Caleb Rivers» lo vedo sorridere un istante prima di voltarsi e andare via.
Quando esce dal mio campo visivo mi volto verso Alison che sorride compiaciuta, dopo aver assistito a tutta la scena. «La prossima volta che hai intenzione di interromperci avverti, grazie» assumo un’espressione di finta arrabbiatura e lei mi colpisce piano il braccio ignorando le mie parole «Ho sempre fatto il tifo per voi» sussurra entrando nella grande stanza dove quasi tutti ci stavano guardando, Lucas compreso.
Prima di raggiungere le ragazze vado da lui, seduto da solo sul suo letto chiaro.
«Hey» mi siedo sul bordo del materasso «Hey» fa lui «Suppongo che il primo bacio non ti spaventi più» rido silenziosa abbassando lo sguardo per un attimo e poi scuoto la testa «Come ti senti?» gli chiedo «Beh, chissà come, sono riuscito a camminare fin qui, quindi suppongo di stare meglio» lui alza le spalle «Devi impegnarti di più Lucas» la mia voce appare preoccupata «Non voglio rischiare di perderti» le mie parole sorprendono me quanto lui «Non succederà Hanna, al massimo verrò a cercarti puzzolente e con i vestiti stracciati e tu mi darai qualche spicciolo, ma non mi perderai» sorridiamo entrambi «Dico sul serio Lucas» gli stringo un braccio con la mano «Vedi di non combinare casini» libero il suo braccio e mi volto verso le ragazze, tutte sedute su un grande letto formato dai nostri singoli.
Ci sono tutte: Emily, Aria, Spencer, Alison e Mona.
Mi siedo tra Emily e Alison e loro si zittiscono subito «Su, racconta» fa Aria. Io sorrido ma mi basta guardare gli occhi vuoti di Mona per smettere, alzo le spalle «Ci siamo soltanto baciati» qualcuno sospira «Già, perché vi ho interrotti, altrimenti…» colpisco Alison con un cuscino prima che possa continuare «Altrimenti niente, ci siamo baciati un paio di volte, è stato bello, punto.» le ragazze sembrano inghiottire un boccone amaro, tutte tranne Mona, ovviamente.
«Tanto c’è tempo» dice Emily con noncuranza facendoci ridere, tutte tranne Mona, ovviamente.
   
 
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