La mattina seguente, a Muriel parve naturale cercarla. Aveva il cuore in tumulto al pensiero di sentir reiterarsi quella magia, quel sentimento di comunione primordiale… ma la trovò sulla banchina, avviluppata ad un patetico bodybuilder così pieno di muscoli che pareva l'avessero gonfiato con una pompa per canotti.
Quando li vide, all'inizio non poteva crederci. Poi sentì il sangue salirle alla testa.
Seguì con disprezzo quelle mani sudaticce che avviluppavano le carni che le sue mani avevano percorso con tanta delicatezza, profanando una sacralità che sentiva ormai appartenerle, e mentalmente strappò quelle mani e le gettò ai pesci del mare dopo averle ridotte in minuscoli brandelli sanguinolenti.
«Ehi», fece, sentendo quella rabbia esondare dalla sua gola in un’ondata rovente. I due sembrarono non sentirla, e rimasero appiccicati l’uno all'altra come meduse.
Si avvicinò a larghe falcate.
«Ehi!», ripeté, a voce più alta.
Lì separò con violenza, e il bodybuilder la guardò sconcertato.
«Ma sei fuori?!», le urlò Samantha spintonandola con violenza. «Che diavolo ti salta in mente?».
«Sei una troia!», le urlò lei. «Una schifosa troia!».
«Abbassa la voce. E datti una calmata», sibilò Samantha. La afferrò per un braccio e la trascinò via. Si fermarono dietro il muro dei bagni, nascoste alla vista.
«Senti», esordì Samantha. «Io non so cosa tu abbia dedotto da quello che è successo ieri sera… ma non farti venire strane idee. Siamo state insieme. Siamo state bene. È stato divertente. È successo, ok. Ma non significa niente… chiaro? Quindi non ti sognare di venire qui ad avanzare ottuse pretese… o te la faccio passare io la voglia di fare scenate. Ricevuto?».
Muriel era ancora incredula. Lacrime calde le scorrevano come torrenti lungo le guance. Frugava nel suo sguardo per cercare di scorgervi una scintilla della passione della sera precedente, ma non vedeva niente… niente… Eppure era certa che anche lei era stata partecipe della stessa emozione che aveva sentito sgorgare da una fonte sconosciuta dentro di sé. L’aveva percepita scorrere fra di loro… l’aveva vista ardere nei suoi occhi come nei propri. Si era immaginata tutto?
Samantha la lasciò andare di colpo e se ne andò senza degnarla di un saluto.
Muriel la guardò allontanarsi attonita. Le lacrime non smettevano di scorrere. Cadde in ginocchio, la testa fra le mani. Non si era mai sentita così ferita in vita sua.
Quando li vide, all'inizio non poteva crederci. Poi sentì il sangue salirle alla testa.
Seguì con disprezzo quelle mani sudaticce che avviluppavano le carni che le sue mani avevano percorso con tanta delicatezza, profanando una sacralità che sentiva ormai appartenerle, e mentalmente strappò quelle mani e le gettò ai pesci del mare dopo averle ridotte in minuscoli brandelli sanguinolenti.
«Ehi», fece, sentendo quella rabbia esondare dalla sua gola in un’ondata rovente. I due sembrarono non sentirla, e rimasero appiccicati l’uno all'altra come meduse.
Si avvicinò a larghe falcate.
«Ehi!», ripeté, a voce più alta.
Lì separò con violenza, e il bodybuilder la guardò sconcertato.
«Ma sei fuori?!», le urlò Samantha spintonandola con violenza. «Che diavolo ti salta in mente?».
«Sei una troia!», le urlò lei. «Una schifosa troia!».
«Abbassa la voce. E datti una calmata», sibilò Samantha. La afferrò per un braccio e la trascinò via. Si fermarono dietro il muro dei bagni, nascoste alla vista.
«Senti», esordì Samantha. «Io non so cosa tu abbia dedotto da quello che è successo ieri sera… ma non farti venire strane idee. Siamo state insieme. Siamo state bene. È stato divertente. È successo, ok. Ma non significa niente… chiaro? Quindi non ti sognare di venire qui ad avanzare ottuse pretese… o te la faccio passare io la voglia di fare scenate. Ricevuto?».
Muriel era ancora incredula. Lacrime calde le scorrevano come torrenti lungo le guance. Frugava nel suo sguardo per cercare di scorgervi una scintilla della passione della sera precedente, ma non vedeva niente… niente… Eppure era certa che anche lei era stata partecipe della stessa emozione che aveva sentito sgorgare da una fonte sconosciuta dentro di sé. L’aveva percepita scorrere fra di loro… l’aveva vista ardere nei suoi occhi come nei propri. Si era immaginata tutto?
Samantha la lasciò andare di colpo e se ne andò senza degnarla di un saluto.
Muriel la guardò allontanarsi attonita. Le lacrime non smettevano di scorrere. Cadde in ginocchio, la testa fra le mani. Non si era mai sentita così ferita in vita sua.