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Autore: cristhinah    15/08/2008    2 recensioni
Matrimonio combinato? Fidanzato arabo, bello come un dio greco? Anna Richardson, diciassettenne inglese, non sta capendo più nulla.
Una normalissima sera scopre di avere origini medio orientali e d'un tratto la sua famiglia di origine la rivuole a casa, per combinarle il matrimonio con l'affascinante e orgoglioso ragazzo, a lei promesso..
Di lì a poco sarà catapultata in un mondo tutto nuovo e sconosciuto,in una società medio-orientale molto diversa dall' occidentale Londra.
Lontana da quelli che credeva i suoi genitori, vivrà intrighi e sarà catapultata in una sfera occulta della società giordana,in compagnia di personaggi misteriosi, detentori di importanti segreti...

Prima originale pubblicata... please recensite :) Accetto tutti i tipi di commenti costruttivi e ogni consiglio saprete darmi ;)
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quell’imbarazzante e inaspettata situazione, mi svegliai scombussolata. La notte precedente, ero rimasta interdetta come una povera idiota e subito gli avevo richiuso la porta in faccia, biascicando qualcosa circa il ‘non fare troppo casino ’. Davvero un gran bell’inizio, non c’era alcun dubbio. Almeno fu quello che pensai sarcasticamente quando addentai la mia fetta di pane tostato e marmellata. Una delle cameriere mi aveva fatto la gentilezza di portare su il mio vassoio. Chiunque fosse, le sarei stata infinitamente grata. Non avevo voglia di incontrare nessun membro della famiglia Karim, meno che mai Rhadi. Era stato già abbastanza irritante essermi mostrata inerme e indifesa ai suoi occhi la notte precedente; tutto quello che desideravo ora, era ricomporre la mia immagine. Altrimenti non sarei riuscita nei miei propositi. Di sicuro essi erano gravemente vacillati, appena il suo sguardo magnetico mi si era posato addosso. Se c’era una cosa certa e veritiera era che non si poteva rimanere non ammagliati dal suo fascino e dalla sua voce morbida. Ovviamente, ciò non era sufficiente per mandarmi completamente su di giri e obbedire ciecamente alle altrui volontà. Fortunatamente ero dotata di un certo raziocinio, bastevole a farmi pensare lucidamente.

Mi alzai e riposi il vassoio su un tavolo. Poi mi diressi verso il mio bagno privato, per rinfrescarmi. Un bagno era proprio quello che mi ci voleva; un bel ristoro totale in acque tiepide e schiumose mi avrebbe fatto ritrovare completamente la mia freddezza e il mio lume.

Dopo aver riempito la vasca con abbondante acqua versai del sapone e sprofondai con lentezza tra le bolle profumate, osservando il lusso della stanza. La vasca aveva l’idromassaggio e i rubinetti erano di ottone placcato in oro. Davvero una meraviglia.

Indossai qualcosa di molto semplice; una gonna bianca e una camicia rosa. Mi spazzolai i capelli e poi uscii.

Sulle scale incontrai Asiya che non appena mi vide mi lanciò un gridolino.

Sorrisi; in fondo non ce l’avevo con quella bambina. Tra tutti, lei era l’innocente.

" Buongiorno Asiya" dissi.

" Buongiorno Anna! Oggi ti portiamo a vedere la città e a conoscere i nostri amici!" Esclamò concitata. Soltanto per il fatto che mi aveva chiamata ‘ Anna ’ le fui grata.

Giungemmo in un magnifico salone, che il giorno precedente non avevo visitato. Era arredato perfettamente , con classe e gusto. Mi attendevano Nola e la signora Jasmina.

" Buongiorno" biascicai a disagio.

" Buongiorno" mi rispose la signora Jasmina. Il suo tono era chiaro e limpido. Sembrava aver dimenticato che il giorno prima le avevo quasi urlato addosso. Anzi, tolgo il quasi. Fu lei a venirmi incontro.

" Anna" disse guardandomi. " Nola mi ha detto che preferisci essere chiamata così e non ci trovo nulla da ridire. Nessuno qui vuole cancellare il tuo passato con i Richardson, credimi!"

Deglutii nervosa. Lei continuò " Vorremo solo darti la possibilità di conoscerci… anche noi siamo una specie di famiglia, sai?" sorrise imbarazzata. Io feci altrettanto, non sapendo bene cosa dire. Fu Nola a rompere il silenzio " Be ’ cosa facciamo? La città ci aspetta!" disse allegramente.

Seguì la visita di una delle città più affascinanti che io avessi mai visto. Amman sapeva come sedurre gli sguardi e rapire gli animi. Visitai la parte orientale della capitale, i vari Suq – ovvero i Bazar, i luoghi in cui avvenivano gli scambi di merci- nonché l’anfiteatro romano risalente al II secolo d.C. La parte occidentale della città mi colpì ancora di più, perché accanto alle tradizione, alle moschee, si affiancavano alti grattacieli, discoteche, pub,insomma tutto quello che di più moderno si possa pensare. Ero sinceramente sbalordita dai profumi, dai colori e dai misteri di quella città. A pranzo ci fermammo in un ristorante all’aperto, dove potei assaggiare i piatti tipici giordani: il Mezzeh e il Mensaf , piatti a base di riso e carne di agnello. Semplicemente deliziosi. Alle due del pomeriggio, Nola ci salutò " Devo proprio andare, come diplomatica, devo ritornare in ufficio a lavorare. Ho montagne di lavoro lasciato in sospeso!" Gridò mentre rincorreva un taxi per la strada. Così rimanemmo io, la signora Jasmina e Asiya, sedute al tavolo del ristorante.

" La ringrazio per questa giornata" dissi, fin troppo formale. Jasmina sorrise e le si formarono due fossette che prima non avevo notato.

" Amman ti ha affascinato, vero? Magari imparerai ad amare questa città.." A quel punto serrai i pugni. " Signora Jasmina, davvero, mi deve scusare se ieri sono stata maleducata. Immagino che anche per lei deve essere stata dura. Ma la prego non creda che io mi sia rassegnata. Ho detto che non intendo vivere qui, e davvero non ho cambiato idea". Jasmina sospirò e provò a dire qualcosa , ma io la interruppi prima che iniziasse. "Dove ha conosciuto Lina, voglio dire mia madre?" chiesi, per cambiare discorso. A quelle parole, Jasmina sorrise dolce " eravamo compagne di scuola. Col tempo la nostra amicizia si è solidificata e .." "E avete combinato il matrimonio tra me e Rhadi, capisco" conclusi io. " Già" sussurrò lei. "Fu il suo ultimo desiderio, che si avverasse.." Mi mossi a disagio sulla sedia. L’atmosfera iniziava a divenire pesante. Per fortuna era ora di ritornare.

A casa controllai subito la posta elettronica. Conteneva una lunga mail di mia madre e una di Matt, il mio migliore amico che aveva vissuto l’accaduto con stupefazione. Di Rhadi, quella mattina non c’era stata neanche l’ombra, per fortuna.

Fu dopo, nel corridoio, che lo incontrai di nuovo. Indossava un paio di jeans scuri e una camicia bianca che metteva in risalto il suo fisico slanciato e snello. Questa volta non ero in pigiama, assonnata e scapigliata, per cui ero decisa e risoluta a fargli capire chi comandava. Lui sembrava aspettarmi, lo sguardo ironico sugli occhi magnetici. "Ciao Anna… hai dormito bene?" Aveva un tono un po' troppo sarcastico, per i miei gusti. Cominciavamo bene. Ignorai quella frecciatina e con uno sguardo fermo gli tesi la mano, molto, ma molto formale. " Ieri notte non mi sono presentata. Sono Anna Richardson, ospite in questa casa .".Lui mi guardò, divertito dalla faccenda e non mi strinse la mano. Invece mi girò intorno, osservandomi meglio. Ero in preda alle palpitazioni. Dannazione al suo sguardo!

"Ospite? Ma non dovresti presentarti invece come la mia fidanzata? Non sei affatto male…forse un po’ troppo piccola e seria.." Mi irritai. " Non sono la tua findanzata, è chiaro?" sbottai. Lui scoppiò a ridere e mi sfiorò lievemente la testa, quasi fossi una poppante. " Per ora no . Sei ancora così bambina…le mie ragazze sono un po’ più mature!" Le sue ragazze? Per poco non vomitai, disgustata dall’affermazione.

Gli pestai un piede. Lui imprecò. " Non darmi della bambina!" strepitai fuori di me. Ma chi diavolo si credeva di essere? Credeva di mettermi a tacere così?

" Cavolo. Hai un certo carattere. Peccato che con me ti servirà a ben poco."

il suo tono si fece quasi minaccioso. Tremai per un momento, sotto il suo sguardo. Non aveva alcuna intenzione di darmela vinta; voleva divertirsi. Non gli importava un fico secco di me e della mia vita, voleva semplicemente trarre divertimento dalla mia difficoltà. Mi venne da piangere, ma non gli diedi quella soddisfazione. Mi ricomposi.

"Davvero?" dissi gelida "Intanto perché non mettiamo fine a questa buffonata e dici ai tuoi che non vuoi una bambina tra i piedi?" Lui sorrise bieco. " E perché dovrei? Tanto non ti avrei tra i piedi comunque… e poi, quando crescerai, sarai perfetta". Io feci per replicare, ma lui mi coprì la bocca con una mano e mi baciò la fronte, guardandomi di sbieco, per vedere la mia reazione. Le guance mi si imporporarono. Avrei voluto picchiarlo. Invece tutto quello che riuscii a fare fu spingerlo via. " Non ti azzardare a toccarmi o ti ammazzo!" sussurrai sconvolta dalla rabbia.

" Come vuoi, piccola Anna." mi guardò quasi con tenerezza e poi mi voltò le spalle, andandosene. Prima di sparire del tutto però si girò di nuovo " Non credo proprio che ti aiuterò a tornare a Londra, sai? Non dopo avermi pestato un piede." disse tranquillo; sorrise di nuovo in quel suo modo così accattivante. Inghiottii le lacrime con rabbia. Poteva avere tutto il fascino del mondo. Ma la mia tempra era forte e il mio carattere duro. Voleva giocare con me, farmi capire che non potevo scappare da quella situazione assurda. Ma si sbagliava: la guerra era ufficialmente cominciata.

 

  
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