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Autore: cristhinah    14/08/2008    1 recensioni
Matrimonio combinato? Fidanzato arabo, bello come un dio greco? Anna Richardson, diciassettenne inglese, non sta capendo più nulla.
Una normalissima sera scopre di avere origini medio orientali e d'un tratto la sua famiglia di origine la rivuole a casa, per combinarle il matrimonio con l'affascinante e orgoglioso ragazzo, a lei promesso..
Di lì a poco sarà catapultata in un mondo tutto nuovo e sconosciuto,in una società medio-orientale molto diversa dall' occidentale Londra.
Lontana da quelli che credeva i suoi genitori, vivrà intrighi e sarà catapultata in una sfera occulta della società giordana,in compagnia di personaggi misteriosi, detentori di importanti segreti...

Prima originale pubblicata... please recensite :) Accetto tutti i tipi di commenti costruttivi e ogni consiglio saprete darmi ;)
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Grazie a tutti per i commenti ^_^ . Questa è la mia prima originale e spero che vi piaccia!! Comunque, la povera Anna ha sicuramente un’indole battagliera, vedremo come riuscirà a cavarsela.. non vi assicuro nulla ! la mia mente lunatica potrebbe partorire di tutto!! J

 

 

 

Al mattino, poco prima della partenza, abbracciai di getto i miei genitori e mi ci volle una buona mezzora per smettere di piangere. La mia cara nonnina era a Washington, ma mi aveva detto che presto sarebbe venuta ad Amman a trovarmi…Amman, la capitale della Giordania.

Il viaggio in aereo era stato estenuante. Più di nove ore di volo senza mai rivolgere la parola o guardare quella coppia di imbecilli arabi che si definivano " cugini" del mio fidanzato. Per tutta la durata del volo – scelsi deliberatamente un posto di coda, lontano- avevo semplicemente letto qualche sciocca rivista, di tanto in tanto guardando fuori dal finestrino. Molto semplicemente non avevo sorriso alle hostess che instancabilmente mi chiedevano se volessi qualcosa da bere e molto semplicemente non ero neanche riuscita a chiudere occhio, tanto ero nervosa. Rahim e la donna – che si chiamava Nola- ogni tanto si giravano indietro lanciandomi sguardi furtivi e borbottando qualcosa in una lingua incomprensibile per me. Alla fine, quando giunsi ad Amman, il caldo era torrido e l’aria ricolma di polvere.

Ero appena scesa dall’aereo, quando due macchine nere e costose si fermarono davanti alla pista di atterraggio. Le guardai sbalordita. Da esse scesero cinque uomini in nero che mi si avvicinarono lentamente.Dietro di me, erano spuntati Rahim e Nola. Rahim distese le labbra in quello che voleva essere un sorriso rassicurante. " Benvenuta ad Amman, Amira. Benvenuta nella capitale del sole, nella città bianca della buona ospitalità e della tradizione ." Non risposi.

" Devo prendere i miei bagagli" sussurrai freddamente.

" Ci hanno già pensato questi signori, Amira" mi assicurò Nola con un sorriso. A quel punto sbottai

" Amira, Amira! Io mi chiamo Anna è chiaro? Anna Richardson, e nessun altra!!"

Nola mi guardò frastornata " Io.. scusami. Si, hai ragione. Deve essere tutto così nuovo per te. Immagino che ti ci voglia un po’, prima di abitarti all’idea." Mi calmai ma non replicai. Con risolutezza feci qualche passo verso l'entrata dell'aeroporto, con l'intenzione di recuperare i miei bagagli, e con disappunto notai che tutto era già stato fatto; i miei bagagli e le mie cose mi aspettavano su un carrello, proprio come mi aveva preannunciato quell'irritante Nola. Non mi capacitavo di come avessero fatto a recuperarli cosi velocemente. Il resto dei passeggeri era in procinto di entrare all'interno per recuperare i propri effetti e arrancavano con lentezza e senza fretta.

" Andiamo" mi sussurrò Rahim, indicandomi la strada oltre la porta a vetri dell'aeroporto. Lo seguii all'interno e intanto mi guardai intorno; l’aeroporto era pieno di gente di tutti i tipi. Occidentali e orientali si amalgamavano in un unico insieme di veli, hijiabs, giacche e cravatte, gonne e fazozletti colorati. Rahim mi mostrò un uscita secondaria per scampare al caos .

Salimmo in una macchina. Una volta dentro, Nola mi guardò con sicurezza.

" Non vuoi sapere qualcosa del tuo findanzato?" mi chiese con malizia.

" No"

" Andiamo, in fondo è un bravo ragazzo. Be ’ diciamo che non è quella la qualità che più risalta in effetti, E’ straordinariamente bello! Tutte le ragazze gli vanno dietro! Ha venti anni, è ricco e..."

" Basta Nola!" intervenne Rahim, guardandola con severità. Nola lo fissò.

" Be ‘? Cosa ho detto di strano? E’ la verità pura e semplice. Le farebbe bene sapere che il suo promesso sppos non e' un mostro!" A quelle parole sussultai. Matrimonio?

" Non è compito nostro. Sono sicura che Rhadi riuscirà senz’altro a mostrare le proprie qualità senza il tuo aiuto" ribattè acido Rahim. Rhadi. Così Rhadi era il nome del ragazzo che di lì a poco avrei conosciuto. Be ’ poco importava che fosse avvenente. Tanto lo avrei messo a tappeto comunque. Uno dei cardini di quella societa era l’assoluta compostezza e discrezione delle donne a vantaggio degli uomini, ma di certo io non ero disposta ad accettarla. Avevo una media conoscenza della storia di quei paesi, perché nel mio liceo ci assegnavano ricerche su ricerche. La Giordania era un paese la cui forma di governo era la monarchia costituzionale. L’attuale sovrano era Abd Allah II, ovvero " Il servo di Dio". La lingua ufficiale era l’arabo, ma l’inglese era abbastanza diffuso nella classe medio-alta. In fondo era in inglese che quei due avevano parlato fino a quel momento. Con sgomento mi chiesi se fosse necessario per me, imparare l’arabo. La prospettiva mi allettava, perché arricchiva le mie conoscenze, ma d’altra parte mi ripugnava l’idea di uniformarmi di più a quel mondo per me così estraneo. Il viaggio non durò molto.

Alla fine giungemmo nei pressi di un bel quartiere elegante e la vettura si bloccò dinanzi a quella che mi parve essere una reggia degna di un re. Era una villa magnifica. ‘ Magnifica’ in realtà non è la parola più adatta per descrivere lo splendore di quella casa. Lo stile architettonico era indiscutibilmente arabo, e forse era proprio quella caratteristica a creare quell’atmosfera onirica che mi annebbiò il cervello. Sono sicura che di ville del genere, in Inghilterra non ce ne sia neanche l’ombra. Era a quattro piani, con ampie balconate e balaustre di travertino. Il giardino davanti era spettacolare, verdeggiante e ben curato: più che un giardino in effetti, somigliava a un parco; era sterminato. Stordita, quasi barcollai mentre fissavo la cupola di una torre che svettava in alto.

" Attenzione, signorina Amira. Così cadrà" mi borbottò in un inglese storpiato una delle guardie in nero – si erano proprio delle guardie-; lo freddai con un’occhiata.

" Mi chiamo Anna, non Amira" sibilai velenosa. L’altro non sembrava minimamente toccato dal mio tono. Probabilmente li addestravano fin da piccoli a sopportare ben altre durezze e asperità che non l’insolenza di una ragazzina. Lo scrutai bene; non aveva un colorito molto scuro. In Giordania il 95% della popolazione era arabo. Tuttavia vi erano differenti etnie e non tutti avevano la pelle scura. Vi erano gli arabi palestinesi, arabi giordani e poi ancora armeni, curdi, ceceni. Mi chiesi quale fosse l’etnia dei miei genitori biologici.

Il flusso dei miei pensieri venne interrotto da una voce femminile eccitata. Alzai lo sguardo, appena in tempo per vedere la furia scalmanata di una ragazzina pressappoco undicenne,che mi abbracciava tutta contenta. " Sei arrivata, finalmente!!". Il suo abbraccio al collo fu così stretto che per poco non soffocai.

" Calma Asiya, non vorrai strangolare Amir.. ehm Anna!" esclamò con un sorriso ironico Nola. Non mi fu lasciato il tempo per replicare perché quella furia di ragazzina mi trascinò via, come un fulmine.

" Vieni, ti stavamo aspettando!" disse vivacemente. Io mi lasciai trasportare, inerme e passiva da quell'uragano di allegria, tutta treccine nere e veli colorati.

Mi condusse nel maestoso atrio dai pavimenti di marmo bianco. " Mamma! Papà! E’ arrivata!!" trillò felice. La guardai stupita, non capendo sinceramente da dove le proveniva tutto quell’ entusiasmo. Ora che la guardavo con maggior attenzione, mi accorsi di quanto fosse gracile e minuta. Il velo rosa che le scendeva dal capo alla vita , era prezioso e sicuramente costoso quanto il mio vestito blu di Chanel. Non ebbi il tempo di chiedermi quali legami la bambina avesse con Rhadi, anche se ne avevo una mezza idea.

Al mio cospetto comparvero due figure maestose che mi osservavano con evidente curiosità. Una era una donna sulla quarantina e l’altro, suo marito, avrà avuto cinquant’anni. Avevano entrambi la pelle lievemente scura e la donna aveva due stupendi occhi verdi che mi fecero rimanere di sasso. La gioia e l’incredulità dei loro occhi non bastò per sedare la mia collera e la mia freddezza nei loro confronti. Ai miei occhi, tutti loro rappresentavano il mio nemico.

" Amira! Sei tornata..sei identica a Lina, tua madre e .. la mia migliore amica" sussurrò la donna con palese commozione.

" Mi chiamo Anna" dissi asciutta " E mia madre si chiama Catherine Richardson. La donna che voi avete denunciato al tribunale internazionale e che adesso soffrirà di crisi depressive."

La mia ostilità non li sorprese. Almeno non erano stupidi.

" Siamo consapevoli di quello che abbiamo fatto, signorina" intervenne una voce da dietro. Mi girai di scatto. Un vecchio dalla lunga barba bianca mi guardava acido. Aveva parlato con un inglese perfetto che tuttavia tradiva un forte accento arabo. " Non credo che tu possa capire il significato di una promessa. Noi abbiamo promesso ai tuoi veri genitori di riportarti nella tua patria e di farti adempiere i tuoi doveri coniugali nei confronti dell’erede del nostro casato, Rhadi Karim II". La glacialità del vecchio mi diede sui nervi. Avanzai a grandi passi, verso di lui, con aria minacciosa.

"Doveri coniugali? Cosa sta blaterando, signore? Scusi ma non comprendo.." mormorai tra i denti.

" Si da' il caso che stavo perfettamente bene a Londra insieme ai miei veri genitori, e dico, veri genitori, ovvero coloro che mi hanno cresciuta. Non potete trattenermi a lungo, non appena avrò compiuto diciotto anni io.." mi interruppi perché quel vecchio arrogante sogghignava.

" Cosa c’è di divertente?" chiesi irritata. " Niente, davvero. Hai un temperamento molto forte, ragazza mia. Ma dimentichi che non ti trovi più sul suolo inglese. Sei minorenne e legalmente fai parte di questa famiglia. Ti sarà difficile lasciare la Giordania anche da maggiorenne, credimi".

Lo guardai feroce. " Questo lo vedremo. Non sa con chi ha a che fare, signore" sibilai. " Non sono cresciuta per farmi mettere i piedi in testa dagli altri. Il mio futuro lo decido io." Mi girai e guardai gli altri che mi osservavano sbigottiti " Lo dico ora: considero tutto ciò solamente come un periodo temporaneo. Non ho intenzione di incontrare questo Rhadi, Dhaki o... o come diavolo si chiama!" tuonai. Sono sicura ancora oggi che i miei occhi neri scintillassero di rabbia e orgoglio.

Il vecchio mi guardò e sorrise ancora, arcigno. " Ne hai di fegato, ragazza. Comunque tanto per puntualizzare io sono il nonno del tuo fidanzato. Sono Hakim Karim. Questa bimba è la piccola Asiya, mia nipote, e questi sono mio figlio Assim e Jasmina." Guardai indifferente la coppia indicatami, che mi sorrise. Girai le spalle, presi il primo bagaglio che mi capitò tra le mani.

" Dov’è la mia stanza?" chiesi burbera. Mi resi conto di suonare molto maleducata, ma non me ne importava un bel niente. Chi glielo aveva detto a quelle persone di sconvolgere la mia vita tranquilla? Asiya mi sorrise, per nulla turbata " Vieni ti mostro la tua stanza. E’ La più bella di tutte" mi disse, prendendomi per mano. Lasciando l’atrio e tutte quelle persone, non potei fare a meno di chiedermi dove fosse il tanto nominato Rhadi Karim II. Non che desiderassi vederlo, no di certo. Solo che mi irritava a morte tutto quel ciarlare di questo mio ‘fidanzato’ quando poi il diretto interessato non c’era.

" Rhadi, non c’è. E’ uscito fuori con i suoi amici e tornerà tardi. Il sabato sera fa sempre tardi" mi disse Asiya, come se avesse intercettato i miei pensieri. E così lo sbarbatello faceva tardi con i suoi amici il sabato sera, eh? I giovani di tutto il mondo si assomigliavano almeno in questo. Le seguenti parole di Asiya mi lasciarono basita " Mio padre non vuole che esca con il porsche. Lo scorso mese ha rigato tla sua macchina nera sulla fiancata destra, e ora papà ha paura che possa combinare qualche altro guaio". Porche? Machcina nera? Ma quanto cavolo era ricca questa allegra famigliola araba? Quando finalmente arrivai nella mia camera, restai di stucco: era bellissima, una camera da principessa. Al centro troneggiava il letto a baldacchino, magnifico. Un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto, creando un effetto meraviglioso. Ai lati della stanza, vi erano armadi e specchiere fini ed eleganti. Asiya sorrise del mio stupore e mi lasciò alla mia privacy. Barcollai in avanti e sprofondai nel morbido letto, chiudendo gli occhi, stanca per le troppe emozioni. Avrei pensato al mattino, a questo Rhadi che da quel che avevo capito era un festaiolo di prima categoria.

Quella notte non dormii bene; il ronzio di un bisbigliare di sottofondo mi impediva di rilassarmi completamente. Alla fine, dopo continui bisbigli, sussurri e ronzii mi levai in piedi, sinceramente irritata. Aprii la porta di scatto, pronta a protestare verso la causa di tanto caos, ma quel che vidi mi bloccò; un giovane alto, dalla pelle color caramello e i capelli neri , litigava sommessamente con Asiya. Non capii il motivo del litigio, perché all’improvviso il cervello mi si annebbiò. Quel che mi fece letteralmente sciogliere le ginocchia furono due occhi verdi che mi osservarono curiosi. All’improvviso compresi la verità e arrossii dall’imbarazzo, impreparata a quell’incontro. Ero scarmigliata, spettinata e malvestita. Tutti i miei propositi di confronto andarono a farsi benedire… non avevo certo l’aria di qualcuno pronto a combattere. Non mossi un muscolo, quando lui mi venne vicino e sussurrò con voce calda " Ciao, sono Rhadi Karim."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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