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Autore: Black Chandelier    17/06/2014    2 recensioni
[Tratto dal 1° capitolo]
Il sole splendeva a Poway: l’estate era finalmente arrivata.
Le persone organizzavano grigliate, feste e andavano in vacanza, la scuola era terminata e per chi lavorava c’erano le ferie.
Preparare una valigia non era mai stato così facile per me, che di estivo non avevo niente se non una o due canottiere nere, per il resto il mio armadio era composto solo da magliette di gruppi musicali.
Non ero molto amante dell’estate, preferivo l’inverno, le cioccolate calde, la neve e il Natale.
I miei migliori amici, Mark e Tom, mi avevano costretta ad andare in vacanza con loro e, come rifiutare davanti a due ragazzi che ti ripetono in continuazione, facendo gli occhioni, “Dai, vieni con noi!” portandoti all’esaurimento nervoso?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oh, buon salve. 
Se ve lo state chiedendo no, non sono andata in vacanza né tantomeno in letargo, se qualcuno si degna ancora di leggere questa storia (cosa che non credo proprio, but who cares), sappia che ho avuto un mucchio di problemi  e non trovavo mai il tempo per scrivere, anzi, scrivevo ma avrò cambaito mille volte questo capitolo, non mi accontentavo mai.  
Quindi mi scuso e anzi, una bella notizia ve la do, ora che è finita la scuola ho tutto il tempo del mondo e ho già scritto il prossimo capitolo, più o meno, devo aggiungerci delle cose.
Vi giuro che mi dispiace avere abbandonato per questo lungo periodo la fic, al quale tengo molto, anche se non sembra.
Anyway, mi scuso per aver fatto molti "tagli" in questo capitolo, ma non sapevo davvero cosa scrivere! Si accettano consigli per il continuo della storia, obv!
Buona lettura! 



 

Did you know? I'm here to stay.



 

 

6) Giochi divertenti ma tragici. 

 

 
Il pomeriggio come di routine lo passammo in spiaggia, a giocare come dei bambini.

Mark aveva comprato dei palloncini e successivamente li avevamo riempiti d’acqua, per fare i classici gavettoni, con secchi compresi.

Inutile dire che le occhiatacce e le risate da parte di bambini e adulti le avevamo notate e sentite, ma era normale, d’altronde non tutti sapevano divertirsi.

In quel momento Mark ed io eravamo distesi sulla riva del mare, osservavo il cielo ripensando al suo abbraccio e alle sue parole.

Probabilmente non mi accorsi dell’enorme sorriso che si fece spazio sul mio viso, perché quando mi voltai notai che lui mi stava guardando con un sopracciglio alzato, segno che non stava capendo il motivo per cui sorridevo.

“Che c’è?” Gli chiesi curiosa, perdendomi per un momento nei suoi occhi azzurri.

“Nulla, come mai sorridevi?”

“Niente, pensavo a ciò che mi hai detto prima.” Feci un sorriso compiaciuto pensando a mia cugina.

“Ma non hai proprio intenzione di riallacciare i rapporti? Scusa per la domanda di merda.” Mark si grattò la testa timidamente, rendendosi conto della domanda che mi aveva fatto.

“No, Mark. Io non sono una che perdona facilmente e lo sai.  D’altronde quelle cose mi han fatto passare un periodo bruttissimo.” Sospirai mentre una

leggera brezza mi scompigliò i capelli.

Il mio migliore amico rimase in silenzio, annuendo appena.

Mi guardai intorno, notando che Josie era sparita da qualche parte, mentre Tom e Jennifer erano sotto l’ombrellone che chiacchieravano timidamente, lui era troppo strano per essere … Tom.

Non lo avevo mai visto così preso da una ragazza, solitamente preferiva passarci una notte assieme e poi non rivederle più, ma Jennifer aveva fatto proprio breccia nel suo cuore.

Non avevo avuto molti ragazzi nel corso della mia vita: tutti quelli che ci provavano con me o almeno, tentavano, erano decisamente troppo.

Spesso pensavano che io me la facessi con Tom, e molte ragazze me lo avevano detto chiaro e tondo e io rispondevo alzando un sopracciglio e spiegando loro che lui era soltanto il mio migliore amico.

La scuola non mi mancava, sinceramente.

Ogni giorno  qualche ragazza mi fermava per chiedermi informazioni e/o dicerie su Mark oppure su Tom, a volte ricevevo anche messaggi da numeri sconosciuti, e la maggior parte delle volte sembrava lo facessero apposta a chiedermelo quando ero di cattivo umore e, di conseguenza, rispondevo loro in modo sgarbato.

Lasciai Mark a riva da solo per tornare sotto l’ombrellone ad ascoltare della sana musica che non ascoltavo dal viaggio in furgone.

Quando mi stesi sentii intorno a me un silenzio assordante, con la coda dell’occhio vidi i due piccioncini che mi stavano fissando curiosi.

“Beh? Che c’è?” Chiesi loro in modo pacato e curioso allo stesso tempo.

“Niente, Mark sembra un ebete.” Tom lo indicò ridacchiando. “Avete litigato ancora?”

“No. Mi ha solamente chiesto se ho intenzione di riallacciare i rapporti con lei. Potete immaginare la risposta.”

Jennifer rimase in silenzio continuando ad osservarmi, mentre Tom annuì e disse: “Eh, ti credo. Comunque credo che Josie se la stia spassando alla grande.”

Guardai oltre di lui e vidi la ragazza che si stava baciando beatamente con un ragazzo dalla pelle scura e dai lineamenti messicani.

Mi venne una voglia matta di chiamare Mark ed indicargliela, ma non lo feci.

“Oh, bene, vedo che non si è persa niente.” Mormorai tristemente, distogliendo lo sguardo da loro. 

Odiavo vedere le persone che si prendevano gioco delle persone che amavo, era una cosa che non sopportavo e mi faceva molto innervosire, soprattutto se una di quelle persone era mia cugina.

Sbuffai rassegnata, presi il mio mp3 e infilai le cuffie nelle orecchie, pronta ad entrare nel mio mondo.

Rimasi ad osservare il mio migliore amico a distanza, la sua schiena sudata e leggermente abbronzata pareva risplendere in mezzo a tutta quella gente.

Mi venne voglia di correre da lui ed abbracciarlo e chiedergli scusa per tutte le mie sceneggiate da isterica, ma qualcosa mi bloccava.

La paura di disturbarlo.

 

**

 
“Ragazzi, stasera che facciamo?” 

Quando la voce di Tom mi giunse alle orecchie, stavo facendo zapping col telecomando mentre ero stesa sul letto, in cerca di qualche programma televisivo da guardare.

Avevamo deciso di rimanere un po’ in stanza, nessuno di noi aveva voglia di scendere per andare in spiaggia.

“Tutto tranne feste. Non voglio più vedere una festa. Nè pub o robe varie.” Dissi continuando a premere i tasti del telecomando.

“Sei una pigrona del cazzo, non hai mai voglia di far niente tu.” Affermò Mark ridendo, poi prese un cuscino e me lo lanciò addosso.

Lo afferrai al volo prima che potesse arrivarmi in faccia e lo guardai con espressione compiaciuta: “Allora, chi è la pigrona?”

“Non vantarti troppo!” Rispose lui facendo una smorfia e poco dopo ci accorgemmo di Tom che ci stava osservando muovendo la testa a destra e a sinistra come se fosse ad una partita di tennis.

Ridacchiai, poi mi venne in mente che in giro avevo sentito qualcuno parlare di un falò sulla spiaggia, che sarebbe stato fatto quella sera.

“Stasera in spiaggia dovrebbe esserci una festa, dicono che ci sia un falò.” Dissi ad entrambi mentre osservavo la TV che mostrava le immagini del TG serale.

“Ma non avevi detto che non volevi feste o cose varie?” Mi chiese Mark ridacchiando subito dopo.

“Sì, ma non ho voglia di marcire qui come un’ottantenne in pensione, quindi qualcosa dovremmo fare… che ne dite?” Ero sempre stata molto coerente, ma sinceramente non mi andava di passare la serata a guardare film romantici e deprimenti.

I ragazzi annuirono e iniziarono a cercare dei vestiti da indossare: sospirai e mi alzai anche io, pensando che quei due a volte eran peggio di due donne.

Mi feci spazio tra di loro che erano letteralmente appollaiati sull’armadio e li spinsi via ridendo per le loro facce turbate.

“Che c’è? Volete essere gentiluomini? Allora sciò, fatemi prendere un vestito.” Iniziai a frugare velocemente tra i vestiti, quando la mano di Tom mi fermò.

“Io ti direi quello nero senza spalline.” Mi voltai a guardarlo in modo strano, da quando aveva deciso di diventare uno stilista?

“Sì, decisamente.” Concordò Mark.

“Ma che cazzo?! Tom, sei diventato per caso uno stilista? Comunque okay, mi fido.” Lanciai di nuovo un’occhiata ai due e presi il vestito, correndo in bagno subito dopo per indossarlo abbinato probabilmente ad un paio di infradito nere.

Sarebbe stata una lunga serata.
 


**

 
“Che ne dite, facciamo il gioco della bottiglia?” Chiese divertito Tom, lanciando lontano la sua lattina di birra appena terminata. 

Io e gli altri ci guardammo un po’ spaesati, ma alla fine accettammo: ci voleva qualcosa che muovesse la serata.

“Bene.” Tom girò rapidamente la bottiglia, che si fermò puntando a Skye, che a sua volta arrossì, imbarazzata.

Girò di nuovo la bottiglia che si fermò verso Alex, un ragazzo delle parti di San Diego che si era unito a noi quella sera insieme ad altri due suoi amici, Frank e Robert.

Sembravano ragazzi a posto, simpatici e senza troppa puzza sotto al naso.

Skye e Alex si baciarono timidamente e velocemente, poi tornarono ai loro posti in silenzio con le guance arrossate.

Skye era la migliore amica di Jennifer e spesso la incrociavo a scuola, mi sembrava una ragazza abbastanza tranquilla ma i suoi sguardi non mi erano mai piaciuti.

La osservai, sembrava parecchio infastidita da quel bacio dato ad uno sconosciuto e mi venne voglia di dirle che era solamente un gioco, ma tacqui, non volevo rovinarle la serata.

Quando Tom rigirò la bottiglia un brivido mi percosse la schiena: avevo la sensazione che quella fottutissima bottiglia verde si sarebbe fermata proprio verso di me.

Non amavo molto quel gioco, non sapevo mai cosa, anzi chi mi aspettava, e conoscendo il mio migliore amico avrebbe inventato qualche cazzata.

“KAY! HA-HA!” L’urlo di Tom mi fece tornare alla realtà: volevo sprofondare.

“Uhm, okay…” mormorai.

Fu impossibile per me non notare lo sguardo complice che si lanciarono lui e Jennifer.

Avevo paura della persona che sarebbe uscita, insomma, non che baciare i miei amici mi piacesse così tanto!

Girò la bottiglia Jennifer, sembrava che sapesse già la mia sorte/vittima, il che mi fece molto preoccupare.

Mi agitai fissando la bottiglia girare: era così imbarazzante per me, sembravo una bambina durante il suo primo giorno di scuola.

Chiusi gli occhi quando la bottiglia iniziò a rallentare, tutti ridevano mentre a me pareva d’essere in un film horror.

“Mh, no, troppo esagerato.” Pensai tra me e me, infondo era solo un semplice bacio, nulla di più. Per fortuna, aggiungerei.

“MARK!”

Sbarrai gli occhi e fissai il mio migliore amico, sembrava tranquillo mentre io morivo dentro e non sapevo nemmeno il motivo.

Ebbi la tentazione di alzarmi ed andarmene, non volevo che i ragazzi che avevamo appena conosciuto si facessero una brutta impressione su di me.

Ma chi volevo prendere in giro, io non volevo baciare Mark.

Ero fottuta.

“Su, alzate i culi!” Urlò Tom, eccitato.

Mi alzai titubante e, dopo essermi tolta la sabbia di dosso, andai verso Mark, che sembrava sorridere in continuazione.

Per un momento mi parve di sentire la mia testa girare, ma forse era solamente agitazione da bacio.

“Sei sicuro di volerlo fare?” Gli chiesi sottovoce avvicinandomi al suo orecchio, ma purtroppo l’ennesimo urlo di Tom non gli diede il tempo di rispondermi.

“MUOVETEVI! Per punizione ci vorrà anche la lingua.”

Volevo scappare, fingere un dolore intestinale, qualsiasi cosa.

Mi voltai verso gli altri, di cui non ricordavo nemmeno il nome e con dispiacere notai che erano tutti d’accordo.

Merda merda merda merda.

Annuii lievemente con la testa, tenendo lo sguardo rivolto verso i miei piedi ricoperti di sabbia, improvvisamente divennero interessante.

Mark avvicinò il viso al mio e sorrise, con l’indice della mano destra mi alzò il viso per far si che io potessi guardarlo negli occhi.

Mi alzai sulle punte per far incontrare le nostre labbra e socchiusi gli occhi, sentendo le sue labbra incontrare le mie, era qualcosa di strano ma piacevole.

Schiusi le labbra quel poco che bastava per permettere alla sua lingua di incontrarsi con la mia e rabbrividii non appena lo fece: mentalmente mi ripetevo in continuazione che quei brividi non erano per niente normali e ancora mi chiedevo perché stavo beatamente ricambiando quel bacio che sembrava infinito.

Quando finalmente ci staccammo, mi voltai subito e tornai al mio posto, per impedire sia a Mark sia agli altri di veder le mie guance terribilmente arrossate.

Quando il mio cuore smise di battere all’impazzata e mi calmai, alzai lo sguardo e fu impossibile non notare lo sguardo rabbioso di Skye nei miei confronti.

Mi guardava di sottecchi e per un momento mi parve di sentire una valanga di insulti dalla sua bocca.

Scossi la testa e mi passai una mano sul viso, probabilmente l’effetto delle due birre bevute precedentemente mi stava facendo effetto.

Prima che Tom potesse rigirare quella maledetta bottiglia, decisi che dovevo parlare a Jennifer del bacio e di Skye.

“Hey Jen! Mi accompagni a prender da bere?” Le chiesi indicando il capanno di paglia che non distava molto dalla riva.

La ragazza annuì, così ci alzammo a vicenda e ci allontanammo dal gruppo: mi sentivo libera.

“Ti devo chiedere una cosa…” Guardai il mare e poi spostai lo sguardo verso di lei, che mi fece un cenno con la testa, sembrava aver già capito.

“Secondo te è normale che … beh, io abbia sentito dei brividi strani durante quel bacio? A parte l’enorme imbarazzo, ecco.” Tossicchiai ed abbassai di nuovo lo sguardo.

Sogghignò e la guardai infastidita, ero seria, sfortunatamente, e lei lo capì.

“E’ normale, non devi preoccuparti.” Disse tranquillamente, passandosi una mano tra i lunghi capelli castani.

“Normale?! E’ il mio migliore amico, cazzo!” Alzai la voce, disturbando una coppia che stava amoreggiando accanto al bar.

“Sarà stata l’agitazione Kay, non devi preoccuparti, okay?” Mi accarezzò la schiena per tranquillizzarmi.

Non sapevo bene cosa avesse in mente ma quelle parole non mi sembravano per niente sincere, sembrava quasi avesse paura di dirmi la verità.

Lasciai perdere e ripensai allo sguardo di ghiaccio che avevo notato in Skye, decisi di chiederlo a Jennifer per eventuali chiarimenti.

“La tua amica che mi guarda male non aiuta, però.” Ammisi alla fine, sentendo un groppo alla gola.

Avevo appena baciato il mio migliore amico e non sapevo bene perché in me si stava scatenando quel vortice di emozioni che mi rendeva ancor più nervosa di quanto potessi esserlo in quel momento.
Jennifer inoltre, la reputava una cosa normale, il che mi faceva innervosire.

Come poteva reputare normale provare delle emozioni quando il tuo migliore amico ti bacia, e non con un semplice bacio a stampo?

Probabilmente si accorse del mio turbamento, perché quando arrivammo al bar, prima che potessi aprire bocca per ordinare di nuovo due birre, mi chiese se era tutto okay.
Non le risposi e ordinai quelle maledettissime birre, ma lei mi impedì di andarmene da sola e mi afferrò per un braccio.

“Senti, okay, probabilmente non è normale.” Tirai un sospiro di sollievo, anche se la cosa in parte non mi sollevava affatto. “Ci sono passata anche io, quando ancora ero una teenager alle prime armi.”

Nel frattempo le passai la birra, continuando a camminare e ad ascoltare: “E’ successa la stessa cosa, più o meno, per un gioco venimmo costretti a baciarci davanti a tutti e non un bacio da due secondi.” Si guardò intorno, sembrava le facesse male parlare di quel fatto.

“Io da quel momento capii di provare qualcosa per lui. Glielo dissi e si arrabbiò a morte, dicendo che erano solo fantasie.”

Rimasi in silenzio, ma subito dopo un senso di angoscia si impadronì di me: non volevo finire come lei, non volevo fare quella fine.

Maledii mentalmente quel fottutissimo gioco da teenager impazziti ed abbracciai Jennifer quasi istintivamente.


 

   
 
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