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Autore: HeyFox    17/06/2014    3 recensioni
(Seguito di "Freckles", precendentemente intitolato "Here we go again")
Non l’avessi mai fatto.
I miei occhi incontrarono i suoi e cominciai a sentire un caldo strano, uno di quelli che ti fanno sudare freddo.
Erano rimasti uguali a quelli che avevo lasciato sei anni prima.
Erano caldi, sorridenti.
Ma questa volta erano spenti, con un non so che di triste in profondità, ben nascosto dal sorriso finto ma convincente che aveva dipinto sulle labbra.
Quel sorriso che, appena si rese conto di chi stava guardando, scomparve d’un tratto, lasciando posto a un’espressione tra lo stupore e la felicità.
In quel momento sentivo come se il mondo attorno a noi si fosse fermato, come se fossimo ritornati quei ragazzini che nell’ultima liceo non pensavano ad altro se non a divertirsi.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlos, James, Logan, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mess'
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-Quindi mi vuoi dire che un ex studente della nostra vecchia scuola ci vuole ritornare per dare una mano? – chiese April stupita.
Sospirai annuendo, mentre guardavo il mio hamburger e sentivo Rob gustarsi allegramente il suo cheeseburger e il milk-shake.
-Sì April, è la terza volta che te lo confermo. –
-È solo che mi sembra strano. Dev’essere davvero pazzo! –
disse prima di portarsi una forchetta d’insalata alle labbra.
Scrollai le spalle –Sinceramente non m’importa più di tanto del “perché” viene. M’importa di più di chi può essere. –
-Hai già un’idea? –
chiese.
Alzai le spalle –Secondo me è o Kowalsky o McTommas. –
-I due calciatori? –
annuii –Nah, secondo me no. Credo che sarà qualcuno che ha a che fare col football, considerato che tu sei il coach della squadra di football. –
Risi leggermente –Sì, certo, mi vorresti dire che tornerebbe o Tiger, o Schmidt o Henderson? – lei annuì facendomi ridere ancora più forte –Tu sei pazza! Al massimo verrebbe Michelin che adesso sta pure in ferie, ma non i giocatori. Anche perché adesso inizia il campionato e i ragazzi si devono, o almeno dovrebbero, allenare. –
-Secondo me viene Logan. –

Quasi mi strozzai con la mia coca cola –Sì, certo, come no… proprio Logan… Henderson. –
Il piccolo alla mia destra alzò la testa di scatto –Quel Logan Henderson, mamma? –
Sorrisi mettendogli una mano sui capelli –Non so, può darsi. Ma se è lui, poi te lo faccio conoscere. –
Incontrai lo sguardo assassino di April, ma non ci feci molto caso.
-Rob, vai da Max e scegli quello che vuoi, offre la casa. – gli disse la mia amica appena lui finì di mangiare.
Il piccolo andò saltellando al bancone mentre April si sporse sul tavolo –Perché diamine non glielo dici? – mormorò.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani che stavano giocando con una forchetta di plastica -È meglio così, credimi. Se non sa chi è farà meno domande. –
-Senza offesa, ma sei del tutto rincoglionita. Se glielo dici quando sarà più grande, se la prenderà con te e perderai tuo figlio. –

Sospirai e in quel momento tornò Roberto con u gran sorriso e un muffin enorme al cioccolato.
Guardai l’orologio e mi alzai –Dobbiamo andare Rob, i ragazzi hanno una partita questa sera e si devono riscaldare. Magari ti faccio fare qualche lancio. – dissi strizzandogli l’occhio –Saluta e ringrazia April. –
Lui sorrise e le lasciò un bacio sulla guancia, andando poi verso la porta d’uscita.
-Pensa a quello che ti ho detto Jennifer, davvero. – mormorò di nuovo.
Abbassai lo sguardo e mi avvicinai a Rob mettendogli la mano sulla spalla, per poi uscire.
-Mamma? – chiese Rob dal basso.
Lo guardai e sorrisi –Sì, piccolo? –
-Perché sei triste oggi? – domandò.
La perspicacia dei bambini. Comincio ad odiarla.
-Non sono triste Rob. –
-Va bene mamma, faccio finta di crederti. –
disse alzando gli occhi al cielo.
Risi e gli scompigliai i capelli –Muoviti e vai a prendere il pallone che facciamo qualche lancio finché non arrivano i ragazzi. –
Non se lo fece ripetere due volte e corse nel ripostiglio mentre io andavo a cambiarmi i pantaloni.
Quando uscii vidi Roberto che faceva dei lanci con Ed.
Sorrisi e mi avvicinai ai due.
Ed ricambiò il sorriso, lasciandomi un bacio prima di tirare il pallone al piccolo.
-Pronta per la partita? – chiese.
Alzai le spalle mentre rilanciavo la palla –Sì e no. Da quel che ho capito oggi, dovrebbe venire un aiutante dall’alta classe, un professionista. – dissi.
-Hai idea di chi possa essere? – chiese ancora il mio ragazzo, sorridente.
Ma prima che potessi aprire bocca, parlò Rob.
-Sai Ed, secondo zia April potrà essere Logan Henderson. LOGAN HENDERSON, capisci?! – esclamò entusiasta mentre lanciava la palla, incosciente di aver toccato un nervo scoperto della gelosia di Ed.
Infatti, il suo sorriso scomparve subito e si fece serio.
Lanciò la palla al piccolo mentre sentivo i ragazzi dagli spogliatoi –Rob, devo parlare un attimo con mamma. Di’ ai ragazzi di cominciare a riscaldarsi. – sorrise facendogli l’occhiolino, poi mi prese per un braccio e mi trascinò verso gli spogliatoi femminili, chiudendo la porta dietro di noi.
-Cosa significa questa storia? – chiese con una punta di rabbia.
Alzai le spalle –Niente. E non credo proprio che sarà Logan a venire. E, anche se fosse, cosa credi che farò, che gli salterò addosso e gli farò da lecca culo per mettermi insieme a lui? –
-Non mi sorprenderei se lo facessi sul serio. Infondo, l’hai ammesso anche tu stamattina, no? Lo ami ancora. –
disse con tono acido, accusatorio, guardandomi male.
Cazzo, deve aver ascoltato la conversazione mia e di Carlos.
Stavamo per litigare e non era proprio giornata.
-Senti Edward, non mi va di litigare. Calmati, vai a sederti sugli spalti e non fiatare che voglio fare bene il mio lavoro. –
Mi girai per uscire, ma lui mi afferrò violentemente il braccio e mi girò verso di lui.
Vidi la vena della tempia sinistra pulsargli e le sopracciglia contratte in una smorfia di rabbia.
-Tu non te ne vai finché non finiamo di parlare. – ruggì stringendomi ancora di più il braccio.
Era un lato sconosciuto di Edward, questo, e non mi piaceva affatto.
Cercai di liberarmi, ma più mi dimenavo e più lui mi avvicinava, arrabbiandosi ancora di più.
-Coach, ci serve il suo aiu… Coach, qualcosa che non va? – chiese Alex, un gran bravo quarterback, mentre restava sulla porta a guardare male Edward che, per quanto fosse alto, sarebbe stato facilmente steso dal ragazzo, considerata la sua mole.
Sentii subito la pressione sul braccio allentarsi.
Guardai Edward ancora arrabbiato, poi mi girai sorridendo verso Alex –Certo Alex, andiamo. – dissi mettendogli una mano attorno alla vita.
-Cosa c’è che non va? – chiesi.
-Davidson si è appena infortunato ma non vuole ne smettere di giocare e neppure andare in ospedale. –
Sospirai –E come mai? – chiesi mentre gli facevo cambiare strada per prendere la valigetta del pronto soccorso.
-Perché dice che vuole conoscere al primo allenamento il nuovo co-allenatore. – disse ridendo.
Scossi la testa –Ma perché voi ragazzi non state mai attenti? – mormorai,
Rise –Noi. –
-Noi? –
ripetei, confusa.
-Noi ragazzi, mica mi vuole dire che lei è vecchia! – esclamò.
Risi –Grazie.
 –  dissi mentre uscivamo dagli spogliatoi.
Feci un fischio col fischietto che avevo al collo e i ragazzi, che stavano dall’altra parte del campo, mi raggiunsero in tempo record, tempestandomi subito di domande.
Alzai le mani al petto, in segno di resa, ridendo.
-Ragazzi! Mi state rimbambendo, calmi! Prima di tutto, medichiamo Davidson, poi rispondo alle domande. Subito dopo, senza ribattere, farete quello che vi dirò. –
Loro annuirono e Davidson si fece avanti per farsi medicare una comune distorsione al polso.
-Dove è andato a finire Roberto? – chiesi mentre avvolgevo il polso con le bende, dopo averci spalmato della crema.
-Credo che stia alle panchine, coach. – disse White per poi girarsi e controllare –Sì, è lì. – affermò sorridendo.
Annuii fermando le bende con una spilletta, alzandomi poi da terra.
-Allora, cosa volete sapere? Uno alla volta e premetto che sono pure io all’oscuro di molte cose. – dissi rimettendo tutto nella valigetta.
-Chi sarà il nostro secondo allenatore? –
-Non so di preciso, ma un professionista, ex studente della nostra scuola. –
risposi pacatamente.
-Starà con noi per tutto l’anno o solo per il primo trimestre? –
-Non so ragazzi, forse per metà, forse per tutto. La notizia mi è arrivata questa mattina, molto sintetizzata tra l’altro, quindi non saprei. –
-Quindi non sa nemmeno come saranno i nostri allenamenti… -
-No ragazzi, ma sono sicura che saranno ancora più duri. –
-Più duri? Ma lei ci vuole morti? –
sentii dire da qualcuno.
Risi –No, vi voglio allenati. E adesso, venti giri di campo, veloci! – dissi dirigendomi verso Rob che era ancora seduto sulle panchine.
Gli sorrisi –Vuoi tornare a casa con Ed? – chiesi.
Lui ignorò la mia domanda –Perché avete litigato? –
-Litigato? Chi? –
chiesi.
-Non fare la finta tonta. Tu e Ed. –
Sbuffai –Da cosa lo hai dedotto? –
-Ed è seduto sugli spalti e sta stremando di rabbia. –
disse semplicemente, alzando le spalle e facendo un cenno col capo verso un Edward che mi fissava stritolando il cappello.
Sospirai –Osservatore provetto! – dissi scompigliandogli i capelli, facendolo ridere – Niente Rob, non ti preoccupare. Allora, vai con lui? –
-Dopo c’è la prima partita, vero? –
chiese.
Annuii –Sì, la prima. –
Si mise di nuovo a ridere –E allora devo per forza restare! Come pensate di vincere senza la vostra mascotte? –
Risi anch’io, stringendolo a me –Bravo piccolo! Allora vai da Ed e digli di tornare a casa, almeno per gli allenamenti, che io devo seguire i ragazzi. – dissi dandogli due pacche sulle spalle, incitandolo.
Partì a razzo e io mi avviai verso il centro del campo, afferrando un pallone da terra. Me lo rigirai tra le mani mentre seguivo con lo sguardo e un sorriso sulle labbra Rob che tornava a sedersi sulla panchina, riparato dal sole invernale grazie al piccolo tetto.
Feci fare ai ragazzi l’ultimo giro di campo poi fischiai due volte per fargli raggruppare.
Arrivarono in men che non si dica, senza nemmeno troppo fiatone. Cosa che mi fece sorridere.
-Vedo che il vostro fiato è migliorato moltissimo! Avete seguito il mio consiglio? – chiesi,
-Sì coach. E devo dirle che il Husky di mio zio mi ha letteralmente trascinato per un centinaio di metri, prima che mi rialzassi. – disse McKinley, facendoci ridere.
-Ma ti è servito a molto. E per festeggiare questo miglioramento… -
-Offre a tutti noi una cena al Plaza? –
chiese Alex, con finta aria speranzosa.
Risi –Avessi tanti soldi, ve la offrirei anche, ragazzo. No, intendevo mezz’ora di corsa sugli spalti, senza imbrogliare. Su! – dissi battendo le mani.
Sbuffarono ma andarono comunque ad allenarsi come li avevo detto.
Proseguimmo così per tutto il pomeriggio, fino a un’ora prima della partita, quando cominciarono ad arrivare i primi spettatori.
Andai a sedermi un attimo sulla panchina, accanto a Rob, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.
Inspirai profondamente e aspettai qualche secondo prima di ributtare fuori.
-Cosa c’è che non ve mamma? – mormorò Rob abbracciandomi di lato.
Sorrisi e gli posai un braccio attorno alle sue spalle –E’ la prima partita in questa scuola. Se i ragazzi non si sanno organizzare, significa che ho fallito il mio lavoro. – dissi guardandolo con un sorriso.
Lui scosse vigorosamente la testa –Credo che saranno fantastici, mamma! –
Risi –Grazie per l’ottimismo, figlio. – gli scompigliai i capelli, poi notai la squadra avversaria e il loro allenatore dirigersi verso di me, con sguardo smarrito.
Mi alzai sorridendo, già sapendo cosa stavano pensando.
-Buona sera. – li accolsi.
Mi sorrise anche l’allenatore, mentre i ragazzi rispondevano in coro al mio saluto.
-Buona sera, signora. Sa per caso dov’è il coach Brown? – chiese.
Annuii –Io in persona. Ragazzi, voi potete andare a cambiarvi negli spogliatoi, nell’ala sinistra, i nostri stanno già lì. –
I ragazzi ringraziarono e si diressero verso gli spogliatoi, mentre l’allenatore mi si avvicinò, imbarazzato, porgendomi la mano.
-Mi scusi, non volevo mancarle di rispetto. Sono Brandon Michailovic, l’allenatore della Public High School of New York. Piacere. –
Sorrisi di nuovo –Piacere mio, sono il coach Jennifer Brown. E non si preoccupi. –
-E’ il suo primo anno da insegnante? Mi ricordo che l’anno scorso c’era ancora Smith. –

Annuii –Esatto, primo anno. Ho preso il suo posto mentre lui ha accettato il ruolo di secondo allenatore di una squadra di seconda serie. –
-Sono sicuro che mi darà del filo da torcere. Se Smith le ha lasciato le redini della sua squadra, vuol dire per forza che è brava. –
disse sorridendo.
Con la coda dell’occhio vidi Rob che mi faceva segno di entrare negli spogliatoi per il discorso pre-partita.
-Beh, le auguro buona fortuna per la partita e la ringrazio per i complimenti. Adesso devo andare a controllare i ragazzi. – dissi stringendogli un’altra volta la mano.
Presi a percorrere la strada degli spogliatoi con Rob accanto a me e, appena arrivammo davanti alla stanza, bussai.
-Ragazzi, siete tutti vestiti? Sapete, non vorrei venire denunciata per molestie, eh! – quasi grido.
Sentii i ragazzi ridere e un “Avanti!” provenire dall’altra parte.
Entrai e sorrisi.
-Ma coach, la nostra mascotte? – chiese McKinley.
Sentii una risata provenire dietro di me e poi Rob che saltava davanti a me –Ci sono! Che cosa fareste senza di me? –
I ragazzi risero, ma li riportai all’ordine, andando al centro della stanza.
-Ragazzi, è la prima partita… - ma venni interrotta da un ragazzo.
-Coach, ci deve per forza fare il discorso pre-partita? –
Scossi la testa –Non ti preoccupare, mi ricordo quanto erano pallosi, quindi mi contengo. Voglio solo dirvi di dare il meglio di voi, di divertirvi e di non fare brutte figure. Anche se perdete, perdete con dignità, ok? – annuirono –Bene, venite qui. – dissi mettendo la mia mano davanti, con il palmo rivolto verso il basso. Quando tutte le mani furono sulla mia –Al mio tre. Uno… due… tre. –
-Blue Dogs! –
ci fu un urlo generale, poi gli applausi e la porta che si apriva.
-Su, su, su! – li incitai con delle pacche sulle spalle, mentre vedevo Alex afferrare al volo Rob per metterselo sulle spalle.
Li seguii lentamente, mentre sentivo la base della nostra entrata insieme alle grida degli spettatori risuonare per tutto il campo.
Sorrisi uscendo da un altro corridoio, quello vicino alla panchina, dove mi sedetti per godermi le presentazioni, con McWhite e Barkley che facevano i cronisti.
Mi venne da ridere mentre pensavo che qualche anno prima c’ero io al posto di quei ragazzi.
Feci scorrere il mio sguardo sugli spalti.
Incontrai lo sguardo di Ed che mi sorrise e mi salutò con la mano.
Ricambiai il gesto.
Si deve essere calmato, e molto anche.
Mi fece segno di dovermi parlare dopo e io annuii.
Proseguii con lo sguardo e mi si fermò il cuore. Il respiro si fece affannoso e le mani cominciarono a sudare.
Un Logan Henderson in camicia a quadri rossi e jeans neri si stava facendo largo per sedersi sugli spalti, tra un sorriso e una stretta di mano con i padri e i ragazzi della scuola che lo guardavano sognanti.
Non è lui.
Non poteva essere lui.
Non volevo che fosse lui.
Sentii qualcuno tirarmi la manica della maglia e mi riscossi un attimo dallo stato di rimbambimento in cui stavo.
-Mamma, stanno iniziando a giocare. Ma quello non è Henderson? – chiese.
--------------------------------
-Mamma? – mi sentii chiamare dal salotto.
-Sì? –
-Un giocatole ha il mio cognome! –
lo sentii esclamare ancora, troppo entusiasta.
Sorrisi e guardai la televisione dalla cucina, per vedere chi aveva provocato tanto entusiasmo a mio figlio.
Vidi la faccia di Logan inquadrata in primo piano dopo il suo primo strepitoso touch-down della stagione.
E, scherzo del destino, era la prima partita importante che giocava Logan ed era la prima partita che Rob aveva permesso di vedere.
Inutile dire che da quel momento Logan è diventato l’idolo di suo figlio.
--------------------------------
-Mamma? – chiese di nuovo Rob.
-Scusa. Cosa c’è? –
-Non è Logan Henderson, quello? –
chiese indicandolo con le sopracciglia, cosa che mi fece ridere.
-Sì, Rob, è lui. – dissi alzando di nuovo lo sguardo.
Non l’avessi mai fatto.
I miei occhi incontrarono i suoi e cominciai a sentire un caldo strano, uno di quelli che ti fanno sudare freddo.
Erano rimasti uguali a quelli che avevo lasciato sei anni prima.
Erano caldi, sorridenti.
Ma questa volta erano spenti, con un non so che di triste in profondità, ben nascosto dal sorriso finto ma convincente che aveva dipinto sulle labbra.
Quel sorriso che, appena si rese conto di chi stava guardando, scomparve d’un tratto, lasciando posto a un’espressione tra lo stupore e la felicità.
In quel momento sentivo come se il mondo attorno a noi si fosse fermato, come se fossimo ritornati quei ragazzini che nell’ultima liceo non pensavano ad altro se non a divertirsi.








Angolo autore
Buona sera! 

Allora, come va la vita?
Qui è un po' pesante, anche perchè non ho ancora finito la tesina.
Ma passiamo al dunque che ho poco tempo.
Che ve ne pare? Dite che sto correndo troppo e dovrei rallentare un po' le cose?
Comunque, qualunque cosa pensiate, spero che questo capitolo (come l'altro) vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per tutti i seguiti e i ricordati, oltre che alle recensioni. Siete fantastici, davvero!
Posso chiedervi un favore? Visto che lo stanno pubblicizzando tutti, potreste guardare questo? E' il video di Happy che abbiamo fatto io e la mia classe.
Se lo fate ve ne sarei veramente grata!
Grazie di tutto,
Wiky
   
 
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