Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Arturia    18/06/2014    0 recensioni
Braccata da un oscuro passato, perseguitata da ricordi dai contorni sbiaditi, una nuova guerriera fa la sua comparsa. Tra incontri, prove e allenamenti avrà inizio la sua battaglia, che la legherà ad un giovane principe, un allegro mago e una coraggiosa Fanalis
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Primo capitolo

 


Il vento soffiava debolmente sulle immense distese dorate, sollevando di tanto in tanto leggiadri granelli di sabbia.
Il sole d'altro canto batteva con ardore sulle teste degli abitanti di Balbadd, intenti a cercar sollievo presso i bacini d'acqua a loro disposizione.                                                                          
Voci squillanti riempivano l'aria; la cittadina era in fermento, presto sarebbe giunta una delegazione straniera e i preparativi erano già iniziati.                                              
La vita era semplice, il paese accogliente, casette bianche si susseguivano una dietro l'altra e stradine tortuose si avviluppavano sinuosamente.                                                                                               
Un giovane ragazzo biondo si dirigeva con passo spedito verso il pozzo nella piazza principale per riempire una grande caraffa.                              
Il ragazzo, affannato dall'insopportabile caldo, si sedette sotto una palma dalla folta chioma, al riparo dai penetranti raggi del sole.                        
Occhi d’ambra iniziarono a vagare scrutando l'ambiente circostante.                                                                          
Era tempo del mercato estivo, la piazza era gremita di bancarelle colme di tessuti pregiati, tappeti, tende colorare: rosse, gialle, blu. Odore intenso di spezie si diffondeva per l'intera città. Ad un tratto un familiare profumo di pane appena sfornato gli riempì le narici, dandogli un senso di benessere.
Distese le braccia sospirando sommessamente.                    
Poco più in là sentì il vociare concitato di tre piccoli bambini, un sorriso sincero si dipinse sul suo viso, anche lui un tempo aveva avuto modo di sperimentare la tipica spensieratezza dei bambini.                                         
Cullato dalla rassicurante frenesia generale chiuse gli occhi, mentre frammenti di ricordi iniziarono ad assumere contorni sempre più distinti fino ad apparire quasi tangibili.


<< Dieci! >> esclamò un piccolo bambino dalla folta chioma scura.

<< Vengo a cercarvi! >> avvertì con un ghigno.

Con fare attento iniziò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi compagni di gioco. Controllò ovunque ma dei due nessuna traccia, sembravano essersi volatilizzati.
Stava per arrendersi quando con la coda dell'occhio avvertì un movimento sospetto.
Immediatamente, qualche metro più in là, scorse una piccola bambina mora emergere da una delle due botti accostate al muro scrostato del loro vicino di casa; si accorse ben presto che l'altra botte era rovesciata al suolo, alzando di poco lo sguardo individuò un piccolo ragazzino biondo correre a perdifiato verso la piccola casa alla centro del quartiere.


<< Alibaba! >> chiamò il più grande partendo all'inseguimento.  

<< Kassim! Prova a prendermi se ci riesci! >> esclamò il biondino.

Corsero per qualche metro finché il biondino toccò con il palmo della mano una delle travi in legno della casa che fungeva da base.

<< Tana libera tutti! >> esclamò rivolgendo un sorriso vittorioso al moro che, ancora piegato sulle ginocchia per lo sforzo, cercava di riprendere fiato.

<< Per questa volta ti ho lasciato vincere. >> commentò Kassim.

Alibaba gli fece la linguaccia, dispettoso come sempre. << Non sai perdere!>>

I due stavano per iniziare a discutere ma la lite fu immediatamente sedata dalla voce di una donna che li chiamava dall'interno di una piccola abitazione.

<< Bambini! È ora di cena. >> avvisò.

I piccoli monelli velocemente entrarono in casa. Subito si misero a tavola, non avevano molto ma erano comunque felici di condividere insieme attimi di gioia e di dolore, proprio come una vera famiglia.                                 
Alibaba e Kassim divorarono con foga la loro ciotola di zuppa.


<< Ancora, per favore! >> esclamarono all'unisono per poi guardarsi stupiti e scoppiare in una fragorosa risata.

La piccola Mariam invece quasi crollava dal sonno. La donna accorgendosi degli sbadigli prolungati della piccola incitò i ragazzini ad andare a dormire.

<< Forza, filate a letto. >> esclamò sorridendo, per poi prendere Mariam in braccio e adagiarla sulla branda alle proprie spalle.

Kassim ed Alibaba si sistemarono ai lati della bambina, avvolgendola in un tenero abbraccio. La donna intenerita sorrise, dopodiché si diresse verso l'ingresso.

<< La mamma torna presto. >> disse, scostando la tenda logora che divideva la casa dalle strade del quartiere povero di Balbadd.

<< E il bacio della buona notte? >> domandò Alibaba mettendosi seduto.

La donna sorrise dolcemente dirigendosi verso il piccolo. Gli scostò la sottile frangia dorata, posandogli un tenero bacio sulla fronte.

Ogni sera si salutavano così, era diventato una sorta di rito che lasciava sempre un po’ di inquietudine nel cuore di Alibaba. Vedere la propria madre allontanarsi ogni notte, nel buio lo rendeva nervoso. Avrebbe voluto restare con lei, sempre, per proteggerla. Ma lui era ancora piccolo, presto però sarebbe cresciuto e allora avrebbe dimostrato a tutti di che pasta fosse fatto.

<< Non preoccuparti tesoro >> Continuò lei, in risposta all'espressione corrucciata del figlioletto.

<< Non voglio che tu vada via. >> commentò il piccoletto stringendosi a lei, beandosi del profumo inconfondibile della sua pelle.

Non l’avrebbe mai dimenticato, mai.

<< Quando ti sveglierai sarò qui accanto a te, è una promessa. >> assicurò la donna carezzandogli i capelli.



La scena iniziò a sfumare. Il ragazzo aprì gli occhi con uno scatto improvviso tanto che cadde dalla botte alla quale era appoggiato.

<< Era solo un sogno. >> sussurrò piano, quasi timoroso di spezzare l’incanto.

L’espressione rassegnata dipinta sul volto, si lasciò andare ad una sonora risata liberatoria.

<< Che sciocco che sono. >> si portò una mano alla fronte imperlata di sudore gelido.

Ormai era buio. Alzò gli occhi al cielo scuro, senza stelle, deciso a non lasciare che i sentimenti prendessero il sopravvento, ma tutto gli era sembrato così dannatamente reale. Kassim, Mariam, sua madre. L'aveva sentito, il suo caldo abbraccio, la voce cristallina che gli ripeteva -Ti voglio bene-. Lei era lì. Maledizione! Da quanto tempo non pensava più alla sua casa, alla sua famiglia? Tutto era rimasto indelebile nella sua memoria, ogni minimo dettaglio: la tavola un po' di sbieco, le sedie vecchie ed ammuffite.                                                                                                          
Si portò una mano al viso. Solo allora si rese conto delle calde lacrime che solcavano il suo volto. Si era lasciato trascinare da stupidi ricordi. Ma non sarebbe più accaduto.
Si asciugò in fretta le guance con la manica sinistra della casacca e si allontanò di corsa.
                      
                      

***


Il sole era prossimo al crepuscolo, mille tonalità di rosa tenue tingevano il cielo mentre una piacevole brezza soffiava sulla città.                                                                                                                           
Le parve di udire una voce lontana chiamarla. Si voltò, i lunghi capelli ondeggiarono.
Le sue labbra si piegarono in un sorriso malinconico, era solo il vento.                                                                    
Il riverbero della luce ormai soffusa si riversava nelle strade quasi deserte. Era possibile scorgere solo le figure dei mercanti che, spossati dal duro lavoro diurno, erano intenti a sistemare la merce invenduta.

Si trovava in quel curioso paesino solo da poco tempo ma stranamente le piaceva. Forse si trattava semplicemente della vicinanza del mare, era veramente uno spettacolo: la luce morente del giorno si rifrangeva in molteplici sfumature argentee e rossastre sulla superficie, liscia e fragile come il cristallo.                                                          
D’un tratto una folata di vento le scosse i capelli castani portando con sé un pungente odore di spezie, si sistemò meglio il mantello scuro sulle spalle, cominciava a far freddo.                                                 
Sollevò lo sguardo, le prime stelle erano già comparse nel cielo.                                
Stanca desiderò ardentemente essere nella locanda in cui pochi giorni prima aveva affittato una stanza ad un prezzo ragionevole per le sue tasche. Non era esattamente un palazzo ma la padrona di casa era una donna gentile, sui cinquanta, di bell'aspetto e l’aveva subito trattata con premura.                                                     
Svoltò l’angolo e seguitò a camminare lungo la via cosparsa di sassolini bianchi e rossastri.
L’insegna della locanda si vedeva già da lontano quando fu catturata da un suono singolare.                             
Si lasciò guidare dalla melodia finché giunse di fronte ad un elegante edificio.
Mille fregi ricoprivano l'intera facciata, ampie finestre velate da tende di seta si aprivano sulla strada. Grida di festa provenivano dall'interno insieme a risa sguaiate. Sollevò gli occhi al cielo, in che posto era mai capitata?                                       
Bussò per domandare informazioni. Quando la porta bianca si spalancò fu immediatamente avvolta dei profumi più disparati mescolati ad un penetrante odore di incenso. Ne uscì un ometto basso con cappello decorato da piume fiammeggianti rosse e blu che sorridendole le afferrò le mani trascinandola dentro, convinto di essersi appena accaparrato una nuova cliente.

Una volta entrata iniziò a guardarsi intorno, raffinati tappeti ricamati d’oro e d’argento ricoprivano il pavimento impedendo di identificarne la costituzione, le mura erano ricoperte da una carta da parati elegante e dai colori intensi, in netto contrasto con i tendaggi bianchi. Sparsi per la spaziosa stanza vi erano comodi triclini, cuscini di velluto dai colori sgargianti, poltrone e tavolini in vetro.                                                    
Giovani uomini erano comodamente distesi su soffici sofà imbottiti, intenti a ricevere i sorrisi e le attenzioni di bellissime fanciulle dai veli quasi trasparenti che, ricoperte di gioielli preziosi, danzavano leggiadramente.

La sua attenzione fu ben presto catturata da un giovane dai capelli biondi che proprio in quel momento aveva fatto il suo ingresso dalla porta principale. Aveva lo sguardo tronfio e felice di chi finalmente è arrivato nel proprio paradiso personale. Da quanto poté constatare doveva avere circa la sua stessa età.                    
Ridendo forte si avvicinò al padrone.

<< Stasera voglio il meglio! La ragazza migliore! >> esclamò.

La castana infastidita da quella che aveva mentalmente definito “una patetica scenetta” si stava dirigendo verso il biondo, quando un ragazzo la bloccò.        
Il suo sguardo si posò su di un bel viso, illuminato da due occhi scuri e da un sorriso accattivante, incorniciato da capelli lisci e neri come la pece. Le posò una mano sulla spalla rivolgendole uno sguardo malizioso.

<< Non ti ho mai vista da queste parti.>> commentò facendosi più vicino. << Posso fare qualcosa per te?>> le chiese con voce suadente.

<< Veramente... >> iniziò la ragazza fissando lo sguardo oltre le spalle del giovane.

<< Si? >> chiese rendendo il tono della propria voce ancora più carezzevole.

<< Niente. >> si affrettò a rispondere roteando gli occhi, impaziente di allontanarsi.

<< Sei forse timida? >> chiese lui avvicinando pericolosamente le labbra a quelle della ragazza.<< Non c'è niente di cui preoccuparsi. >> affermò.

<< Infatti non sono io quella che dovrebbe preoccuparsi. >> rispose lei scoccandogli uno sguardo tutt'altro che rassicurante.

<< E adesso scusami ma ho altro da fare. >> si scostò lasciando il giovane bloccato sul posto con gli occhi sgranati. Si era giocato una probabile cliente.

Leggermente irritata si diresse verso un divanetto rosso, continuando a chiedersi come fosse finita in un luogo del genere. Appoggiò svogliatamente il gomito al bracciolo del divano per poi far aderire la guancia al pugno chiuso.
Lasciandosi scappare un sospiro, abbassò lo sguardo puntandolo sul tavolino in legno di fronte a sé, su di esso erano sparsi vari piatti d'argento ricolmi di frutta dall'aspetto decisamente delizioso.
Date le circostanze e la fame da lupi, allungò la mano afferrando un chicco d'uva e proprio in quel momento qualcuno che doveva aver avuto la sua stessa idea le sfiorò la mano. Entrambi si voltarono e i loro sguardi si incrociarono. Immediatamente riconobbe il ragazzo biondo di poco prima.

<< Oh, scusami. >> si scusò lui leggermente imbarazzato.

<< Non preoccuparti, c'è abbastanza uva per entrambi. >> affermò rivolgendogli uno sguardo tagliente che lo fece trasalire. 

Il biondino quasi infastidito dalla risposta si voltò subito, arrossendo e continuò a sgranocchiare uva e noci tostate contenute in un panciuto vaso decorato.

<< Ma che strana ragazza chissà dove… >> borbottò, lanciandole di tanto in tanto qualche occhiata di soppiatto, ma lei sembrava indifferente, tutta indaffarata com'era a guardarsi intorno e a piluccare un chicco d’uva o di melagrana da questo o da quel vassoio.
Alibaba s’interruppe all'improvviso, ben presto la sua attenzione fu catturata da due giovani fanciulle che silenziosamente si erano avvicinate loro. Il giovane, affascinato dalle movenze sensuali delle due, si lasciò trascinare verso un altro divano posto in un luogo più appartato.                                                 

D’un tratto un vero e proprio colosso fece la sua entrata dalle porte laterali, spigolosa,  naso aquilino, occhietti porcini, avvolta da un’infinità di veli rosa, le braccia tintinnavano di bracciali e gioielli variopinti. La donna proseguì ancheggiando. Si accostò al viso del biondino che tutto contento dopo aver udito dei passi dietro di sé, aveva chiuso gli occhi e si era proteso in avanti, pronto a scoccare un bacio alla sua bella ospite.                                    

Fu in quell'istante che accadde.                                         

Aprì un occhio, poi l’altro e ciò che vide lo pietrificò. Sentì tutti i muscoli contrarsi dolorosamente, la voce ridotta ad un sibilo.                                           
Pensando che quello fosse un segno di assenso, la donna prese a stritolarlo fra le braccia, incurante dei tentativi di fuga del ragazzo che si dimenava come un matto.                             
I suoi occhi inviavano una muta richiesta di aiuto alla giovane ancora seduta poco più in là, che era scoppiata in una sonora risata. Lei sogghignando decise che quella era la punizione giusta per tipi come lui, e rivolgendogli un ultimo sguardo divertito si alzò e uscì dal locale incurante di ciò che accadeva nell'angolo più remoto della sala.   
           

 
                                   
                               ***                                             


Una giovane dai lunghi capelli castani girovagava per le vie della cittadella, era ormai sorta la luna.
Ancora divertita dallo spettacolino cui aveva assistito, camminava in silenzio, diretta finalmente alla locanda.

<< Che giornata! >> sospirò dopo aver salito le scale scricchiolanti, gettandosi sul letto.

Distese le braccia intorpidite e si addormentò quasi subito, nell'inconscia speranza che i suoi incubi smettessero di tormentarla almeno per quella notte.

Intanto un’altra figura si muoveva fra i vicoli stretti traballando di tanto in tanto, appoggiandosi ai muri sbrecciati delle abitazioni, gli abiti erano stropicciati e il viso stravolto. Tutto tremante barcollò fino a cadere in un angolo ben nascosto di una piccola stradicciola.                           
Alibaba era riuscito per miracolo a sfuggire alle attenzioni della bella danzatrice e si era ritrovato come al solito al verde, senza un tetto sulla testa. Si coprì meglio che poté con il mantello logoro ed erano passati solo pochi minuti che già sonnecchiava beato, immerso in dolci sogni.

 
 




 
          Brama ed esita la tua anima.              
Senza indugi, dimmi cos’è che cerchi nei sogni.
C
osì debole, così labile è il futuro davanti a te... 
n
on resta che correre. – Magia, Kalafina.







Note delle autrici:

Arturia: Salve a tutti! E dopo quasi un mese di assenza causa scuola, eccoci con il primo capitolo! Che le danze abbiano inizio! La nostra protagonista ha avuto modo di incontrare Alibaba nel suo ambiente naturale, facendosi davvero una bella idea di lui. Avrà mai modo di ricredersi? Lo scopriremo nei prossimi capitoli. Fateci sapere cosa ne pensate, le recensioni sono sempre gradite.

Windancer: Eccoci qua con questo nuovo capitolo. Prosegue il nostro viaggio insieme ai protagonisti di questa storia che continua a prendere forma di giorno in giorno. Sono molto soddisfatta di come è venuto fuori e anche della piega che stanno prendendo le vicende. E’ per me un grandissimo traguardo e sono felice di condividerlo con voi. Spero che i personaggi risultino credibili, non è mai semplice gestirne diversi con caratteri contrastanti ma è proprio questo il bello di scrivere una storia. In questo capitoletto inizia la vera e propria avventura dei nostri eroi ma non vi anticipo nulla.

Adesso vi lasciamo e a presto!


 
  
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