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Autore: _Francesco_    18/06/2014    2 recensioni
"Un semplice incontro può stravolgere un'intera esistenza."
*
{9.989 A.C}
[...]Undici anni. Undici anni sono passati dall'inizio dell'interminabile guerra tra Atlantide e Mu.
Una guerra infinita,che porterà alla distruzione completa una mentre la gloria eterna attenderà l'altra.
Entrambe le parti sono distrutte,migliaia di persone morte,adesso rimane solo un modo per concludere la guerra: Due fra i più potenti eroi si scontreranno in un duello mortale. Uno solo sopravviverà,gloria eterna porterà al suo popolo,l'altro rimarrà sconfitto,schiavo perenne del nemico.

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Julian Hackett , semplice ed innocente ragazzino, ignaro dei suoi maestosi poteri. Scoprirà la sua vera natura, cambiando caratterialmente e fisicamente, diverrà un imperioso Ranger. Nascituro e combattente di Atlantide, metterà come posta la sua intera vita pur di difendere la sua patria.
Cyrus Hardey , orgoglioso, sgarbato ed autorevole, fiero della sua strabiliante forza fisica. Principe ereditario al trono di Hyades: capitale del potentissimo esercito di Mu, si allenerà fin dalla nascita per divenire il più grande Aviatore della storia del pianeta, irrompendo nelle vite dei cittadini di Atlantide come se fossero schiavi.
*
STORIA IN RIELABORAZIONE
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 7

Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.
(Mark Twain)
 
La cena fu brevissima e compresa di pochissime parole. Lucinda non accennò nemmeno un minimo discorso sulle sue visioni, né tantomeno parlò delle visioni alle quali aveva sottoposto i due ragazzi. Emise solo qualche semplice parola, ma sempre relativa alla cena e non ad un qualcosa che fosse potuto essere descritto come “argomento serio”.
Julian ed Arianna invece, si scambiarono qualche battuta, ma non iniziarono mai un discorso serio durante tutta la cena. Tutte frasi futili gettate al vento.
Dopo la cena, Lucinda si congedò, dicendo che se ne andava a letto dopo una giornata estremamente considerata lunga e faticosa. Lasciò ai due ragazzi il compito di sparecchiare e di pulire i piatti sulla quale avevano mangiato, i due nonostante non avessero più paura di loro nonna, non si permisero di controbattere.
Julian ed Arianna fecero ciò che gli era stato detto da Lucinda, dopo di che andarono in camera loro a cercare di prendere sonno, nonostante fosse ancora piuttosto presto.
Arrivati in camera, si cambiarono e si misero a letto, entrambi erano molto stanchi e non avevano la minima voglia di starsene svegli a parlare, soprattutto dopo le ultime scoperte su Lucinda che li aveva lasciati senza parole.
Arianna tentò più volte di interagire con Julian, ma lui non era dell’umore adatto per parlare, aveva ancora la testa nelle visioni di Lucinda. Ripensò a come sua madre l’avesse educata per renderla pronta alla guerra, una guerra che però non è mai arrivata, una guerra che forse era imminente. Ripensò a come Asia avesse dato la sua vita per salvarla, compiendo il più eroico dei gesti. Tutto questo, mischiato a ciò che era successo nella giornata, decise che gli bastò, adesso voleva dormire per schiarirsi le idee, e pensare a che cosa sarebbe successo nei giorni successivi.
Decise che avrebbe vissuto alla giornata, senza (almeno per il momento) porsi un obiettivo serio. Stabilì che sarebbe stato il fato ad occuparsi di lui.
In mezzo ai pensieri più vaghi, decise di salutare Arianna e di addormentarsi una volta per tutte.
- Buonanotte Arianna. – disse senza aggiungere altro.
- Buonanotte, a domani. – rispose lei, anche Arianna adesso aveva perso la voglia di starsene a parlare, il sonno aveva preso il sopravvento.
Nel giro di pochi minuti entrambi si addormentarono.
*
Nei giorni successivi Julian affinò ancora di più il suo rapporto con Arianna: il loro rapporto si evolse al punto che ben presto diventarono come un fratello e una sorella, se non qualcosa di più. Julian aveva sviluppato un istinto protettivo molto elevato nei confronti di Arianna, adesso non riusciva a distanziarsi da lei per più di una decina di metri, doveva averla sempre a vista d’occhio altrimenti si sentiva insicuro e sempre sotto la preoccupazione che potesse succedergli qualcosa, e la stessa cosa successe ad Arianna. Arianna non aveva mai avuto una persona con la quale condividere tutto quello che gli succedeva alla giornata, seppure aveva vissuto quasi da sempre con sua nonna Lucinda, non l’aveva mai considerata più di tanto e tutto quello che le succedeva lo teneva dentro di sé, contrariamente a Julian che ne parlava con la madre. Julian che invece notò ben presto che stava cambiando anche il suo carattere: Iniziò a smettere di leggere romanzi con la quale passava il suo tempo nella vecchia città, favorendo invece la lettura di manuali magici, con la quale affinava sempre più i suoi poteri incantati, che crescevano a dismisura.
Del ragazzo innocente e immaturo che era partito da Tyre tempo fa, ne stava rimanendo sempre meno. Ben presto il prodigioso ragazzo divenne fiero di sé e si iniziò a far nome nei paesi vicini, nonostante non fosse ancora mai uscito dalle recinzioni della casa di Lucinda. Lucinda sapeva benissimo quali erano i rischi che Julian avrebbe corso al di fuori delle mura protettive: Il ragazzo avrebbe attirato l’attenzione di tutti, e tutti avrebbero provato ad ucciderlo per prendersi i suoi portentosi poteri. Tuttavia qualcosa del vecchio Julian era rimasta: il cuore buono e generoso. Infatti, Julian ancora non aveva fatto del male a nessuno. Tutti i suoi incantesimi iniziavano e finivano nel giardino di Lucinda, usati attualmente a vuoto.
I due ragazzi passarono i giorni seguenti nel giardino della loro casa, dove Lucinda gli insegnava le varie tecniche di combattimento, rendendoli sempre più potenti. Tuttavia ancora non li riteneva pronti ad entrare nella vicina Foresta Nera, nonostante fosse stato sicuramente uno dei primi posti nella quale voleva portarli, sapeva che lì avrebbero fatto conoscenza con la natura, e che là dentro sicuramente qualcosa sarebbe cambiato.
L’inverno ormai era imminente, i giorni caldi e lunghi stavano terminando sempre più in modo decrescente. Tra poco più di una decina di giorni sarebbe iniziato il corso scolastico che sarebbe durato per tutto l’inverno, e Lucinda voleva che per quel giorno i due ragazzi fossero preparati ad affrontare qualsiasi nemico gli si presentasse davanti. Salax era spesso meta di assassini anonimi, in quanto molto vicina alla costa. Voleva che i due riuscissero a sconfiggere chiunque si intromettesse nei loro affari. Per questo li aveva addestrati a combattere in coppia, facendo si che uno difendesse l’altro come se stesso. Sarebbero bastati un altro po’ di giorni per renderli praticamente invulnerabili a qualsiasi attacco.
Tutto però, stava diventando particolarmente monotono e ordinario. Ogni giorno stessa storia: Allenamento fisico la mattina e allenamento psichico il pomeriggio. Era vero che in quei mesi Julian aveva affinato i suoi poteri in modo inattendibile, ma adesso tutte le giornate si stavano rendendo troppo uguali, tra un giorno e l’altro non vi era la minima differenza, tutto uguale.
Erano passati ormai ben quattro mesi da quando Julian era arrivato a Salax, e dei suoi genitori non si era vista nemmeno l’ombra. Che lo avessero abbandonato?
O forse più semplicemente non volevano vedere Lucinda, forse gli causava problemi, o pensavano che lei fosse quello che non era veramente, in ogni caso lui non li vedeva da mesi, eppure non gli mancavano.. con Arianna e Lucinda, Julian si era rifatto una nuova famiglia, forse addirittura migliore della precedente.
*
Tutti i giorni erano stati incredibilmente monotoni, fino al giorno corrente. Quello era il giorno in cui Lucinda decise finalmente di portare fuori dalle mura protettive i due ragazzi.
Aveva deciso che quel giorno sarebbero andati a far visitare a Julian tutti i luoghi della provincia di Salax, per dargli un idea di dove si sarebbe trovato tra una decina di giorni. Anche per Arianna questa era la prima volta che visitava alcuni luoghi del posto, erano poche le volte che Lucinda decideva di far uscire i due ragazzi da casa.
Le paure per la quali lo faceva erano molteplici, e i due sapevano benissimo a cosa si riferiva. Lei ci era passata sopra, e non voleva assolutamente che i suoi nipoti corressero il rischio che ha corso sua madre. Ma di certo non potevano vivere tutta la loro esistenza in trenta metri quadri di casa. Non c’è vita senza rischi.
Così aveva deciso.
 
Julian quella mattina se ne stava in camera a dormire, mentre Arianna era già sveglia da un po’, che si stava preparando per uscire. Julian sapeva che quella mattina sarebbero partiti, ma non aveva intenzione di alzarsi presto per prepararsi, aveva preferito tardare la sera precedente ultimando i preparativi.
Si era preparato lo zaino da portare, mettendoci dentro il cibo ed una maglia nell’eventuale caso facesse troppo freddo, visto che ormai l’inverno era alle porte. Forse aveva tardato troppo la sera precedente, ma all’idea di dover uscire per la prima volta dalla nuova casa, non riusciva a stare nella pelle, e quella sera non gli prese per niente sonno. Aveva cercato di distogliere il pensiero, ma solamente quando aveva avuto talmente sonno da dover dormire obbligatoriamente, ci riuscì.
E mentre Julian era immerso nel mondo dei sogni, arrivò Lucinda a svegliarlo, dicendogli che dovevano partire entro poco. Il ragazzo si svegliò velocemente ed in pochi minuti era pronto per il viaggio.
Quella mattina il sole non splendeva come faceva di solito, quella mattina il tempo era piuttosto nuvoloso e il sole non intendeva mostrarsi.
Lucinda fece congiungere Arianna e Julian appena fuori dalla porta d’ingresso della casa, proprio all’inizio della strada con quattordici sassolini tutti perfettamente uguali.
Non appena vide che i due erano fermi immobili che aspettavano la sua parola, si decise finalmente a parlare.
- Molto bene, ragazzi miei, oggi è il giorno che ho deciso per portarvi finalmente ad esplorare la città di Salax e di mostrarvi, seppur solamente dall’esterno, la famigerata Foresta Nera.-
I due ragazzi erano entusiasti, anche se non sapevano con precisione dove li avrebbe condotti la misteriosa donna. Tuttavia, nessuno dei due chiese a Lucinda da dove fossero partiti o dove li avrebbe condotti, fu proprio lei a parlare per prima.
- Ho deciso che ci avvieremo in primis al Castello dove vive attualmente il Conte che è in carica adesso, colui che amministra e governa la regione di Salax, anche se ovviamente rispetta le decisioni del Re e non può permettersi di controbatterle; non so se avete capito di chi sto parlando, in ogni caso si tratta del Conte Alex Auros. Alle persone normali non è permesso avvicinarsi più di tanto al Castello, ma noi abbiamo qua tra noi un eccezione..- disse guardando Julian ed esprimendo un lieve sorriso sulla bocca.
- E mi raccomando, chiunque vi attaccasse, o chiunque vi provasse ad allontanare da me, attaccatelo. Attaccatelo fino ad ucciderlo. Non abbiate timore, là fuori non si scherza; Salax è una provincia tutt’altro che sicura, non dimenticatevi che qua vicino nelle Pianure Anonime, vivono i celebri Anonymus: un enorme setta di Assassini che recluta continuamente persone, specialmente bambini o ragazzi con un enorme potenziale, quindi fate attenzione. Li riconoscerete molto bene tra la gente, si vestano interamente di bianco e quasi tutti portano occhiali da sole neri oscurati. Sono estremamente potenti con la magia psicologica e mentale,per questo se affronterete uno di loro potrete ritrovarvi in un posto dei vostri peggiori incubi. –
Julian era esterrefatto da questa scoperta piena di intrighi.
Esistevano veramente le famigerate Sette Assassine di cui si parlava? Voleva saperne assolutamente di più, non poteva restare all’ignoto di qualcosa che avrebbe potuto ucciderlo.
- Lucinda spiegami di più ti prego. Voglio sapere tutto di loro, mi hai incuriosito profondamente. –
Lucinda parve abbastanza contenta della domanda di Julian e non esitò ad iniziare a raccontare la storia degli Anonymus.
- Gli Anonymus sono la setta di assassini più famosa di tutto il pianeta. Si sono formati circa trecento anni fa, dopo la fine della Grande Guerra. Inizialmente erano solamente un branco di ribelli che non era d’accordo a suddividere le undici Pietre Lucenti in giro per il pianeta. –
Julian dovette per forza interrompere il discorso di Lucinda, in quanto non aveva mai sentito parlare di queste undici Pietre Lucenti di cui aveva appena parlato lei.
- Scusa se ti interrompo, ma che cosa sono queste Pietre Lucenti? –
- Te ne parlerò più tardi, figliolo, ora lasciami finire, ti dirò una cosa per volta. – Rispose lei, con una risposta che non voleva controbattiti.
- Insomma questo iniziale branco di ribelli erano comandati da Oscar Jackson, il più potente Ranger mai esistito sulla faccia della terra. Leggende narrano che Oscar da solo abbia distrutto interi eserciti, solamente con la sua straordinaria forza della magia mentale riusciva ad accecare ogni singola persona, per poi ucciderla con facilità. Nessuno riusciva a tenergli testa, nessuno è mai stato di combatterlo, nessuno tranne una sola persona: Darius. (dopo aver pronunciato questo nome Lucinda fece una breve pausa, come in segno di sottomissione proprio verso colui che è riuscito a sconfiggere Oscar Jackson) Non voglio aggiungere altro su questo argomento.- Disse, poi si prese una piccola pausa e ricominciò a parlare.
- La forza degli Anonymus diventò sempre più grande, tanto da far paura ad interi continenti. Adesso hanno conquistato tutte le coste dell’est ed alcune provincia del nostro continente, ma da moltissimo tempo siamo in continua guerra con loro per la supremazia territoriale. Più volte hanno tentato di conquistare la nostra capitale: Lexon, senza però mai riuscirci definitivamente, almeno per adesso. Se loro riusciranno a conquistarci, ci schiavizzeranno tutti e non avremo più nemmeno una minima libertà. A me non è dato sapere molto su di loro, tutto ciò che so io adesso è che la loro principale guida è un certo Sam, che però non esce mai dai confini della provincia di Hyades, la loro capitale. In ogni caso io continuo ad essere convinta che Darius con il suo esercito faccia parte di loro.
Ma girano voci che stanno aspettando che nasca un Ranger, per catturarlo e compiere una delle più grandi magie, una magia che costa l’intera vita del Ranger: La Resurrezione.
Per questo dobbiamo tenerti al sicuro, Julian. Tra loro ci sono moltissimi Cercatori, che come ti vedrebbero, capirebbero cosa sei, e una volta che ti hanno individuato dubito seriamente che ti lasceranno indisturbato per anche un solo secondo.. Ragazzo quelli non sono semplici persone, quelli sono perfidi, sono assassini insaziabili, se riusciranno a catturarti, e di conseguenza a far resuscitare Oscar, la pace nel mondo sarebbe in un grave pericolo. –
Quindi loro cercano me, anche se non sanno chi sono..strana come cosa. Il ragazzo era abbastanza stupito da come Lucinda gli aveva appena raccontato questa storia. In poche parole se gli Anonymus venivano a sapere chi era.. lo avrebbero catturato ed ucciso, per resuscitare Oscar Jackson. Era proprio vero che in giro per il continente c’erano tantissimi pericoli, dalla Foresta Nera agli Anonymus.. e ancora non aveva scoperto niente sull’esterno della regione. Quali pericoli si sarebbero celati all’interno di Salax? Una domanda la cui risposta si sarebbe data solamente in un modo: esplorando. Però tutto questo stranamente non gli faceva per niente paura, anzi, gli dava un motivo in più per vivere. Niente e nessuno avrebbe potuto fargli paura, era questo il momento dove voleva dimostrare a sé stesso che era cambiato, voleva dimostrarsi che non era più il ragazzino timoroso e modesto, adesso stava diventando un vero e proprio uomo. Proprio per questo si decise a non avere paura dell’esterno, e rispose con autorevolezza al lungo discorso di Lucinda.
- Chiunque ci sia là fuori, io sono pronto ad affrontarlo. Mi sono allenato duramente per ben quattro mesi, non ho intenzione di tirarmi indietro davanti a nessuno. –
Inaspettatamente dal ragazzo, e forse anche da Lucinda stessa, prese la parola Arianna, con un discorso che fece riflettere profondamente Julian.
- Ne sei sicuro, Julian? Era esattamente questo ciò che temevo, non crederti forte, perché all’esterno potresti trovare persone che si sono allenate tutta la vita, e non solo quattro futili mesi, proprio aspettando che nascesti tu per catturarti. Io capisco che tu abbia enormi potenzialità di apprensione, basti vedere che in soli quattro mesi sei diventato praticamente forte quanto me che mi alleno da una vita.. Ma là non ci sono solamente ragazzi come noi o streghe come Lucinda, là fuori ci sono forzuti spadaccini e abili assassini, oltre ovviamente ai maghi e le streghe. Non potrai mai sapere con chi potresti, con chi potremmo direi, avere a che fare. –
Arianna pareva principalmente preoccupata per Julian, più che per se stessa, dava l’idea di una che avrebbe dato la sua vita per proteggere il ragazzo se ce ne fosse stato bisogno, e forse era proprio così. Nonostante questo, non si volle intromettere nella decisione da prendere, se Julian avesse deciso di tirarsi indietro, lei senza farsi problemi sarebbe tornata all’interno della sua stanza, anche se aveva speso metà mattinata a prepararsi.
Ma Julian non la pensava così, il discorso di Arianna l’aveva fatto leggermente riflettere, ma non avrebbe mai potuto fargli cambiare idea. A questo punto era sicuro di se stesso, voleva esplorare quello che gli era stato raccontato da ormai troppo tempo.
- Non ho paura di chi ci possa affrontare. Non mi interessa chi c’è là fuori. Abbiamo deciso che saremmo andati e adesso andiamo, costi quel che costi. –
Lucinda parve compiaciuta della decisone presa da Julian, era estremamente felice che fosse diventato così autorevole da poter addirittura prendere una decisione abbastanza importante come questa. Arianna invece era leggermente dispiaciuta, più che dispiaciuta temeva che sarebbe potuto succedere qualcosa alla sua amata famiglia, e non se lo sarebbe mai perdonato.
- Io sono con te, figlio mio. Qualunque nemico si presenti davanti a te, giuro su me stessa che lo affronterò con tutte le forze che gli dei mi hanno concesso. –
Disse Lucinda, fiera di se stessa e fiera di quella che ormai poteva essere considerata la sua famiglia.
- La stessa cosa vale per me. – rispose anche Arianna, senza però aggiungere altro, e con molta meno determinazione di Lucinda, le si leggeva negli occhi che temeva qualcosa, un qualcosa che a Julian era ancora sconosciuto.
Nonostante tutto, Julian era più che orgoglioso delle sue compagne di viaggio, ed era pronto a tutto, se loro erano al suo fianco.
Finiti i discorsi di preparazione, Lucinda decise di muoversi per andare ad esplorare la provincia di Salax.
Utilizzò la solita magia per far aprire il muro, che aveva compiuto il giorno che Julian era arrivato, solo che adesso il ragazzo la vedeva in modo totalmente diverso e riuscì a percepire le parole utilizzate da Lucinda durante l’incantesimo.
Compiuta la magia, il murò si aprì spostandosi esattamente come la volta precedente.
Dopo che il muro si fu aperto, fecero qualche passo in avanti, dopo di che si fermarono di fronte ad un punto di osservazione dalla quale si poteva vedere quasi tutta la città di Salax. Julian potette vedere veramente per la prima volta il panorama esterno. Il ragazzo capì solamente adesso che fino ad adesso aveva vissuto totalmente isolati dal centro abitato di Salax, il quale distava qualche miglio dalla sua abitazione.
Eppure quando sono arrivato non ci ho fatto caso che eravamo saliti così tanto.. non riesco a capire..
Il centro abitato della città era piuttosto affascinante da vedere, si potevano notare i tetti delle case, tra le quali spiccavano una decina di grattacieli. Ma non vi era niente di spettacolare, le case dovevano essere non più di duecento, e tra esse vi erano anche numerose fabbriche dove probabilmente si producevano armature o armi. Pareva una cittadina nella norma, e forse era così.
Ben presto però si accorse che tutto quello che poteva notare da quel punto di osservazione era solamente il centro abitato di Salax. La vera città, compresa di Castello del Conte e del Palazzo della Giustizia, si doveva estendere da un’altra parte.
Oppure tutto ciò che aveva studiato e sentito dire sulla città dove viveva adesso erano solamente notizie false, ma non ci fece più di tanto affidamento, optò più per la prima opzione. Ma per essere sicuro domandò a Lucinda, che sicuramente avrebbe potuto dargli una risposta.
Si voltò per chiamarla, e si accorse che era rimasta leggermente indietro, a parlare di qualcosa con Arianna, forse erano rimaste indietro apposta per non farsi sentire da lui.. Tuttavia il ragazzo non si preoccupò del fatto e non aspettò a rompere al più presto la loro conversazione, chiamando Lucinda.
- Lucinda! – disse il ragazzo gridando leggermente, affinché lei potesse sentirlo meglio e andare a sentire che cosa volesse dirle.
Non appena sentì la voce di Julian, Lucinda voltò velocemente la testa e lo guardò, poi rispose.
- Dimmi ragazzo mio. – ribadì concludendo immediatamente la conversazione privata con Arianna.
- Quella che posso vedere da qua è tutta Salax? –
- No, figliolo. Questa è solo una parte di Salax. Oggi ci avvieremo a piedi e visiteremo proprio questa parte. Questa parte è detta Centro Lavorativo, in quanto qua vivono solamente fabbricanti di armi e di armature, contadini ed operai. Mentre nei grattacieli che come puoi vedere spiccano in cielo, vivono i loro datori di lavoro, e i vari amministratori del posto. – Rispose Lucinda, che nel frattempo si era avvicinata sempre più al ragazzo, fino a giungergli accanto.
Dopo di che allungò il dito destro e gli mostrò alcuni dei posti più importanti.
- Quella che vedi laggiù, in lontananza a est, poco prima che si estenda il verde, è la caserma nella quale si addestrano i guerrieri del posto. Ogni punto del nostro continente ha una caserma, tutti i ragazzi devono obbligatoriamente prestare servizio militare per almeno sei mesi, dopo di che puoi scegliere se continuare l’addestramento, divenendo magari in futuro anche qualcosa di più importante, come Sergente o addirittura Condottiero. – Non appena ebbe concluso la spiegazione della prima parte, passò velocemente alla seconda, spostando il dito verso il centro.
- Mentre laggiù in lontananza, proprio dove vedi quella striscia blu là in fondo, si estende il mare, o più precisamente l’Oceano Centrale, nonché rotta principale di Darius.. Purtroppo tutte le coste della nostra provincia, ovvero le Coste Azzurre, sono in mano principalmente agli Anonymus, che non accennano minimamente a retrocedere, anzi, ci stanno circondando, e il cerchio si stringe sempre di più..–
Concluse, e come ogni volta che parlava di Darius e degli Anonymus, abbassò la testa e calò in un silenzio che significava sempre, sempre e comunque sottomissione.
Fu Arianna a rompere il silenzio, Julian non seppe dire se parlò solo per tirar su il morale a Lucinda, o perché voleva proprio sapere quello che stava chiedendo.
- Quanto ci metteremo ad arrivare al Centro Industriale di Salax, nonna? –
- Credo che se ci incamminiamo adesso per il primo pomeriggio dovremmo essere arrivati, quando saremo là ci recheremo da Joele, un mio grande amico, un amico con la quale ho combattuto e vinto molte guerre. Joele ci sta aspettando al Passo Verde, che si trova molto vicino a parecchi dei posti che ho intenzione di mostrarvi. –Rispose Lucinda. Lucinda non ci aveva mai parlato di questo Joele, né stamattina, né mai.  Sarà attendibile? Julian si stava iniziando a preoccupare, quando si trattava di porre fiducia a qualcuno, non era dell’opinione che la si poteva dare al primo che passa, ma se era amico di Lucinda e con lei aveva combattuto molte guerre, forse poteva stare tranquillo, ma solo forse.
Si iniziò a fare vari pensieri su chi potesse essere questo Joele, ma fu riportato immediatamente alla realtà dalla risposta secca di Arianna che affermava ciò che era stato detto da Lucinda, apparentemente Arianna non aveva pensato su chi potesse essere quest’uomo e se forse poteva fargli del male, rispose del tutto spensierata.
- D’accordo. –
Lucinda sorrise, poi iniziò a parlare nuovamente.
- Molto bene, adesso muoviamoci, altrimenti non arriveremo nemmeno per cena. –
Non appena finì la frase, senza lasciare possibilità di risposta ai due, si mise in cammino iniziando a scendere la discesa che si presentava a nord est da loro, una discesa non molto ripida che si distendeva per due/tre chilometri. Julian riconobbe quella strada: Era la solita che aveva fatto quando era arrivato con i suoi genitori.
La via era isolata, i tre non incontrarono nessuna persona che fosse su quella strada. Evidentemente se Lucinda aveva scelto di vivere in una casa fuori da tutto e da tutti, un motivo ci deve essere stato, e lui voleva scoprirlo. Decise che avrebbe cercato di scoprirlo da solo, non voleva domandare troppe cose a Lucinda.
Finita la discesa, si imbatterono in una tempestosa pioggia pomeridiana.
Nessuno di loro aveva idea di fermarsi a ripararsi da qualche parte, non volevano perdere tempo prezioso, volevano camminare fino alla destinazione.
Il viaggio verso Salax fu strettamente silenzioso. I tre erano immersi in pensieri vari, e nessuno di loro aveva la minima voglia di far conversazione.
camminarono per ore e ore, tante che Julian non ad un certo punto non si sentì più le gambe, e pensò che non aveva mai camminato tutto questo tempo in tutta la sua, seppur ancora breve, vita.
Era già pomeriggio inoltrato, ma la pioggia non accennava a diminuire. I tre erano bagnati da testa a piedi, ma non si fermarono mai, volevano e dovevano arrivare a Salax, e dopo delle ore infinite di viaggio, ci arrivarono.
Il centro industriale di Salax da vicino era molto diverso: le case erano strettamente vicine l’un l’altra e non vi era un minimo spazio d’erba, tutto era colorato di grigio, o comunque con toni grigi, in modo altamente depressivo. Le case erano fatte tutte unicamente in mattoni grigi, mattoni probabilmente unici nella regione.
Ogni casa era uguale a quella antecedente, non vi era una minima differenza tra esse, tutte paurosamente uguali.
Il ragazzo si fermò meglio ad osservare come erano poste in modo strano le abitazioni nel paese, e notò moltissime stranezze in esse:
Tra le case costruite in modo depressivo, spiccavano i nove grattacieli del posto, che al contrario erano lucenti. I grattacieli erano collocati in modo coordinato e preciso, ma anche molto strano e perplesso: Sul lato est spiccavano tre grattacieli, con altezza precisamente costante, e posti in modo regolare ogni quindici case, case che erano invece disposte in ordine sparso e discontinuo tra loro, ma in ogni spazio tra grattacieli, al lato est, ne erano sempre e comunque quindici. Di conseguenza sul lato ovest c’erano trenta case e tre grattacieli.
Un grattacielo ogni dieci abitazioni.. può significare qualcosa?
Esattamente accanto all’ultimo grattacielo, posto a nord est dal ragazzo, (il lato più lontano da Julian) vi erano dodici case, poste invece in modo ordinato: due abitazioni, poste di fronte, con due metri di distanza tra loro. Dopo le dodici case, vi era un altro grattacielo. Successivamente al grattacielo vi erano altre dodici case (sempre poste in modo costante) e infine un altro grattacielo posto a nord ovest, che segnava l’inizio di un’altra serie di grattacieli, esattamente uguale a quella che era a est, identica. Infine a sud, nella parte più vicina al ragazzo, vi erano altre ventiquattro case, poste in modo identico a quello a nord. Il tutto andava a formare un rettangolo regolare e ben delineato. Al centro di questo rettangolo, c’era un ultimo grattacielo, più alto di tutti. Questo era circondato da altre numerose case, tanto numerose da non poter definire il numero. Tutto ciò che era fuori dal rettangolo, non faceva parte del centro industriale di Salax. L’esterno era composto da uno strato di terra, ovviamente non lavorata.
Deve essere il centro del posto o roba del genere..
Il ragazzo rimase sconvolto dalla vista, non avrebbe mai creduto che una città potesse essere costruita in modo così perfetto e timoroso. Ma non ebbe molto tempo per riflettere, fu Lucinda a parlare subito.
- Ottimo, questo, come avrete notato, è il centro industriale di Salax. Come vedete, le case sono poste in modo molto strano, ma c’è un motivo a tutto questo, e presto lo scoprirete. Come potete vedere c’è un grattacielo che spicca tra gli altri, quello centrale: Il famoso grattacielo di controllo Alpha. In questi lavorano, ed alcuni di essi addirittura vivono, coloro che hanno portato avanti gli studi e sono riusciti a guadagnarsi un posto all’interno del grattacielo Alpha della città industriale. Qua si compiono i vari ruoli amministrativi, tali coordinatore delle armi e armature, addestratore, istruttore, maestro e sergente.
Tutto questo è di proprietà del supervisore del centro industriale, inviato e scelto direttamente da Re Peter IV, il governatore del nostro continente, sto parlando del Sig.Jeremy Hopkins, che si occupa di governare il centro industriale, di fare in modo che dal posto nascano giovani promesse in campo di battaglia, e di respingere gli attacchi dagli Anonymus, anche se fino ad adesso non si sta rivelando impeccabile sull’ultimo dovere.. – finì di parlare, ovviamente, dopo aver parlato degli Anonymus, non riuscì più a trovare le parole, e si zittì. I due ragazzi erano stupefatti dal racconto appena pronunciato da Lucinda, gli aveva spiegato in poche parole come funzionava la vita nel centro industriale di Salax: I più ricchi governavano, comandavano le fabbriche, o comunque si imponevano sugli altri, mentre i poveri lavoravano da quando il sole sorgeva a quando tramontava, e avendo apparentemente pochissimi guadagni.
- Ma se noi frequenteremo qua il centro di addestramento invernale.. dove andremo a vivere? – A Julian era saltata in mente adesso questa perplessità. La casa distava parecchi chilometri di distanza dal centro, e sicuramente non avrebbero potuti percorrerli ogni giorno, o almeno non a piedi.
- Presto lo saprai, Julian. – Rispose Lucinda in modo misterioso.
Arianna invece, non poneva mai la minima domanda, e parlava il minimo indispensabile, come se non paresse interessata.
- Molto bene, figlioli, entriamo. Vi condurrò da Joele, lui ci accompagnerà al Centro Politico e Amministrativo di Salax, dove si trova la vera e propria città. – Esclamò Lucinda, apparentemente più soddisfatta di rivedere Joele, che di visitare la città.
Varcarono il confine, dopo di che giunsero all’interno del centro industriale della città di Salax. La città dall’interno era straordinariamente paurosa. Tutto era unicamente dipinto in grigio. Nessun tono di allegria, non c’era niente che non esprimesse rabbia, delusione, rammarico e depressione. Julian non riusciva a capire come era possibile che la gente riuscisse a vivere interamente la propria vita in quel posto.
 In città regnava il silenzio più totale, un silenzio interrotto solamente dal rumore delle fabbriche che producevano materiale.
Le strade, tutte deserte. Nessuna carrozza viaggiava per le vie del posto, nessuna persona camminava per strada, niente.
Se non vi erano quei rumori assordanti provenienti dalle fabbriche, e quel pessimo e nauseante odore proveniente anch’esso, ovviamente, dalle fabbriche, Julian avrebbe potuto dire che la città fosse stata abbandonata da tempo.
Sarà sicuramente difficile trovare Joele in mezzo a tutta questa gente.. Ironizzò Julian tra sé e sé, ma ben presto capì che il sarcasmo era l’ultima cosa da pensare in questa situazione.
Io non ci vengo al corso di addestramento qua. No. No che non ci vengo. Improvvisamente si fece serio e si disse che non avrebbe mai accettato di frequentare la scuola in quel posto depresso e cupo, mai.
Camminarono qualche metro, ma il panorama non cambiava mai: Alloggi grigi e strade grigie, niente di nuovo, niente di strano.
Arianna si decise finalmente a parlare, forse un po’ sorpresa dal posto, che magari si aspettava diverso.
- Che allegria eh, Lucinda? –
Julian capì di non essere il solo a pensare il tutto, evidentemente Arianna la pensava al suo stesso modo.
- L’ultima volta che ci venni non era tutto così...grigio. Ma forse me ne sono rimasta troppo chiusa nella mia abitazione.. e forse ho fatto bene. Tutto può essere diventato così monotono e depresso solamente in un modo: Anonymus. – Disse, concludendo la frase con quel nome che ormai era entrato nel cervello di Julian.
Che prima la città fosse veramente stata allegra e gioiosa? Gli Anonymus la controllano?
Svoltato il primo angolo, ed arrivati al lato est del rettangolo abitativo, intravidero un unica persona in strada, appagata ad una carrozza trainata da due cavalli neri, Poteva essere solamente una persona: L’ormai famigerato Joele.
A Lucinda venne il sorriso sulle labbra, improvvisamente era diventata allegra.
Allungò il passo, e in meno di pochi secondi, raggiunse Joele, lasciando indietro i due ragazzi, che invece allentarono il passo per scambiarsi due rapide parole.
- Pensi che possiamo fidarci veramente di questo Joele? – bisbigliò rapidamente Julian alla sua compagna, che non perse tempo per rispondere.
- Non saprei, ma non penso che abbiamo molta scelta. In fondo dobbiamo farlo per forza, o forse preferisci fuggire in mano al fato in una città sconosciuta e con gli Anonymus che si aggirano per le vie? – Rispose Arianna, con una risposta tale da non lasciar scelta a Julian, che annuì solamente, proseguendo il cammino verso Lucinda.
- Ragazzi, su, sbrigatevi, che ci fate là addietro? – Era senza dubbio la voce di Lucinda, che aveva senza ombra di dubbio cambiato espressione, parlava come se fosse in un epoca antecedente, che Joele gli facesse quell’effetto?
I due accelerarono e raggiunsero Lucinda e Joele.
Questo famigerato Joele era incredibilmente identico, almeno nel fisico, a come se lo immaginavano i due ragazzi dalle descrizioni di Lucinda: Alto e robusto quanto forte e muscoloso, dava l’idea di un guerriero deciso e determinato, senza temere niente e nessuno. Portava una barba decisamente più lunga del normale, che gli copriva gran parte del viso, come il mento e le mascelle, coperte totalmente da quella barba nera che incuteva timore. Infine aveva dei capelli corti, senza una pettinatura particolare.
Era vestito con un paio di pantaloni blu e con una maglia nera come la pece, senza nemmeno un accenno ad un colore diverso dal nero.
- Questo è Joele, il ragazzo di cui vi ho parlato prima. – disse Lucinda, presentando in seguito i due ragazzi all’uomo, che invece doveva avere una quarantina d’anni.
Joele si voltò inizialmente verso Arianna, e gli tese la mano destra in segno di conoscenza.
- E’ piacere conoscerti, Arianna. Spero che avrai ereditato tutte le capacità magiche di Lucinda, diventeresti una guerriera prodigiosa.. – iniziò Joele, come se conoscesse Lucinda da molto tempo, e forse era proprio così. Tuttavia, Arianna smentì subito tutto ciò che gli era stato appena complimentato dall’uomo.
- Non credo di essere all’altezza di nonna.. C’è qualcun altro qua che ha delle grandi capacità. – rispose, apparentemente innervosita e in preda all’emozione, era diventata rossa in viso.
Joele parve un secondo sconvolto, ma si riprese sul momento e guardò Julian, rimanendo stupefatto.
- Oh, non posso crederci, tu sei Julian Hackett il pro nipote di Lucius? – domandò Joele, non porgendogli la mano, ma effettivamente colpito dal ragazzo che aveva davanti.
- Temo proprio di si. – concluse il ragazzo, che non voleva darsi delle arie, e preferì avere un comportamento ben ordinato e calmo, anche perché non voleva far troppa amicizia con Joele, non gli imprimeva tanta fiducia.
- Non hai la minima idea di quale potenza aveva tra le mani tuo nonno, figliolo. Era in controllo di ben nove delle undici Pietre Lucenti, con la presa delle ultime due avrebbe potuto fare praticamente quello che voleva, lui con il suo esercito imbattibile di Wyland. – esclamò Joele, alla quale adesso brillavano gli occhi.
Ma Julian non sapeva né chi fosse veramente questo ormai popolare Lucius, né che cosa fossero queste Pietre Lucenti di cui tutti gli parlavano, era determinato a scoprirlo, ma non voleva saperlo da Joele., non era la persona adatta.
- Non mi interessa sapere che cosa ha fatto Lucius, io voglio vivere per quello che sono. Non sono né un assassino, né uno che pensa solo al potere, io sono Julian Hackett. – ribadì Julian, dando così un’idea, seppur vaga, di sé stesso non solo a Joele, ma anche ad Arianna e Lucinda, che ancora, dopo soli quattro mesi,  non lo conoscevano perfettamente.
L’uomo parve sbalordito da ciò che era stato appena detto da Julian.
- Determinato il ragazzo. Mi piace. – concluse Joele, che esteriormente pareva attratto dall’incredibile energia interna del ragazzo, e dal coraggio interiore dimostrato, non avendo paura neppure di una persona che aveva combattuto guerre per anni.
Julian sorrise, ma non rispose.
Finalmente riprese parola Lucinda, che si decise a partire verso il Centro Politico e Amministrativo di Salax.
- Ottimo, vedo con piacere che vi siete conosciuti. Adesso è il momento di andarcene, non è sicuro starsene qua, esposti agli Anonymus.
- D’accordo, Lucinda. Partiremo sul momento, salite pure in carrozza. I miei Flaren e Selun saranno fieri di condurvi in città. – rispose Joele, evidentemente soddisfatto di accompagnarli.
Due nomi strani per dei cavalli..
Così, sorprendentemente, tutti e quattro salirono all’ interno della carrozza, senza lasciare nessuno a trainare i due cavalli.
L’interno della carrozza era incantevole, vista la piccolezza della carrozza. Dipinto con un blu chiaro, e provvisto di due piccoli divanetti, dove potevano sedersi non più di quattro persone, esattamente quanti erano loro.
Da una parte si sedettero Joele e Lucinda, mentre dall’altra Julian ed Arianna.
- Chi traina i cavalli se siamo tutti qua? – domandò Arianna, anticipando Julian, che voleva domandare la stessa identica cosa.
- Nessuno, mia cara. Flaren e Selun sanno molto bene che cosa devono fare e dove devono andare. Entrambi sono capaci di riconoscere ogni singola strada, a patto che l’abbiano percorsa almeno una volta, e, dato il fatto che hanno percorso più di cento volte il percorso dalla città industriale a quella vera e propria, credo proprio che sappiano dove debbono condurci. – Disse Joele, con un po’ di entusiasmo e di appagamento.
Incredibile.. come fanno due semplici cavalli a riconoscere una strada da percorrere? Julian, invece era molto perplesso e non riusciva proprio a capire come facessero a riconoscere la strada, era una cosa strana, strana quanto unica.
Arianna si ammutolì, tanto da non credere a ciò che era stato appena detto da Joele.
- E come fanno a sapere dove dobbiamo andare? – Domandò questa volta Julian, molto colpito da questa cosa alquanto unica.
Joele, invece, rispose con tranquillità, come se fosse un’abitudine viaggiare su due cavalli che ti conducano in un posto senza neanche sapere la strada.
- Ovvio, loro lo sanno. Mi leggano dentro la testa. –
Ovvio no? Quando mai un cavallo non ti legge nel pensiero?Avrei dovuto pensarci prima.  Julian era allibito quanto confuso, non sapeva se quell’uomo lo stava prendendo in giro o se faceva sul serio. Perché tutto questo pareva fin troppo. Tuttavia decise che avrebbe lasciato perdere, non voleva sapere nient’altro. In fondo, ogni volta che tentava di scoprire qualcosa, finiva per capirci ancora meno di quando lo aveva domandato.
I due cavalli partirono, senza nemmeno un minimo cenno da parte del loro conducente Joele.
Passarono pochi minuti, dopo di che il silenzio nella piccola carrozza di viaggio cadde, interrotto dalla voce lugubre e tenebrosa di Joele.
- Se tutto va bene e non ci sono intoppi, tra una mezz’ora dovremmo essere a destinazione. –
[…] e non ci sono intoppi…Che cosa significa? Che genere di pericoli possiamo incontrare durante il viaggio? Julian voleva domandarlo a Joele, ma nuovamente, qualcuno lo chiese prima di lui.
- Perché se non ci sono intoppi? Che cosa potremmo incontrare durante il tragitto? –
Arianna era, evidentemente, più preoccupata e impaurita di lui, e questo in un certo senso, gli dava più sicurezza. Era strano, ma vero. Se non era l’unico ad avere paura, Julian si sentiva più sicuro, perché questo gli dimostrava che il pericolo era vero, concreto e presente.
- La domanda non è che cosa, Arianna. La vera domanda è chi. – rispose Joele, che adesso aveva assunto un’aria più seria,ma soprattutto insicura.
C’era una sola risposta a quella domanda, ed era scontata: Anonymus.
Ovviamente, questa risposta era entrata fin da subito nella testa di Lucinda, che iniziò a preoccuparsi sul serio, guardando sempre dalla finestra.
Per qualche secondo calò un silenzio tombale, un silenzio di paura. Il solo pensiero di dover incontrare quei famigerati Assassini, incuteva una paura enorme a tutti quanti.
Nessuno, in seguito, ebbe il coraggio di parlare per primo.
Dopo lunghi e interminabili minuti di silenzio assoluto, fu Lucinda a parlare, tirando fuori tutto il suo coraggio, e tralasciando il pensiero negativo sugli Anonymus.
- Joele, posso chiederti una cosa? – domandò la donna, con molto rispetto verso il ricevente, era incredibile il rispetto che Lucinda portava verso Joele, incredibile quanto unico.
- Certamente, dimmi tutto. – replicò Joele.
Era incredibile come i due parlassero in modo talmente simile, da pensare che fossero cresciuti insieme, che si conoscessero praticamente da sempre.
- Il centro industriale di Salax è cambiato quasi totalmente dall’ultima volta che vi sono entrata, sebbene sia stata numerosi anni fa, io ricordo benissimo che la città non aveva tutti questi toni così monotoni e prevedibili, io ricordo un incantevole senso di allegria, di gioia e di spensieratezza. Ricordo molteplici campi agricoli coltivati da contadini con passione, mentre adesso vedo solamente costanti case grigie, sulle quali ogni tanto spiccano grattacieli, anch’essi ugualmente grigi. Un tempo le allegre coppiette camminavano per strada, i bambini giocavano a nascondino nei parchi, e prodigiosi guerrieri si allenavano nel centro di addestramento, mentre adesso, pare che tutti lavorino in fabbrica, che i bambini non esistano, e che nessuno abbia più tempo libero per dedicarsi all’amore e allo svago. Insomma dai, questa non può essere considerata vita. Lavorare ogni ora del giorno è schiavitù, non avere tempo libero per dedicarsi a se stesso è schiavitù. Ma dove siamo arrivati? Questa non è la Salax che ricordavo.. questa non è una città, è un cimitero. –
In effetti ciò che aveva appena detto Lucinda non faceva una piega. La città vista in questo modo non poteva esser considerata città. Evidentemente qualcosa era successo in questi ultimi anni. Joele si prese due minuti di tempo per pensare, e poi rispose.
- Vedi, Lucinda, come ben saprai, un tempo questo posto era la sede per eccellenza degli studi e dell’addestramento di tutto il nostro continente. Ma con l’arrivo degli Anonymus nelle vicinanze, le cose sono iniziate a cambiare, inizialmente in modo lento, ma in seguito molto velocemente: Gli omicidi sono aumentati a dismisura e il tasso di criminalità a Salax è divenuto altissimo. Ben presto alcuni di loro sono entrati addirittura nel nucleo del centro industriale di Salax, cercando di impossessarsi del Grattacielo Alpha, fortunatamente non riuscendoci. In compenso, con il susseguirsi del tempo, hanno iniziato a compiere attacchi organizzati verso la nostra città, che inizialmente si è saputa difendere, ma con il mancato appoggio delle truppe del vero centro di Salax, la sconfitta divenne imminente nel giro di qualche mese.
Si sono impossessati dei campi agricoli, di tutti i parchi pubblici, e di molti grattacieli e case del posto, in poco tempo sono stati capaci di abbattere i parchi, facendo sorgere al loro posto altre case, e di asfaltare i campi agricoli, facendoli diventare strade sul quale percorrere. Hanno iniziato a dipingere le case e tutto il resto dei luoghi pubblici del posto, e ben presto, agli allegri colori dell’arcobaleno di cui erano dipinte le case, si è conseguito un triste, monotono e depresso grigio.
Ma non finisce qui, perché a loro non basta mai. Hanno continuato ad attaccarci, distruggendo tutti i centri di addestramento presenti, iniziando così, a dominare la nostra città con la forza, con la violenza, con l’omicidio. Il conte Jeremy Hopkins, fu giustiziato per aver tentato di ribellarsi al loro governatore, uno dei tanti funzionari del loro Re Supremo Devid Wayne. Jeremy lo sfidò in un duello, un duello nella quale il vincitore avrebbe dominato imperterrito nel Centro Industriale di Salax. Jeremy era sicuro di vincere, orgoglioso delle sue enormi capacità fisiche e magiche, ma non aveva fatto i conti con l’estremità della potenza della magia nera di Devid. I due si sfidarono, entrambi convinti di essere nettamente superiori all’altro. Ma Devid si dimostrò incredibilmente potente, troppo potente per il disgraziato governatore di Salax, e, aiutandosi anche con la sua potentissima abilità magica, riuscì ad uccidere Jeremy, che cadde ai suoi piedi, così come tutto il nostro posto, le nostre abitazioni, i nostri parchi, i nostri campi agricoli, i nostri grattacieli, cadde esattamente come tutto il popolo del Centro Industriale di Salax. Da allora nella popolazione vige un sistema estremo di lavoro e, in alcuni casi, persino di schiavitù. Un branco di Anonymus, controlla che le persone lavorino nelle varie fabbriche, prendendosi poi tutto il loro lavoro, in cambio solamente del cibo. Siamo stati ridotti a questo, a dover lavorare per non morire di fame.
Voi non avete la minima idea di che cosa sto rischiando io adesso, ad accompagnarvi a Salax. E’ severamente proibito andarsene dalla città senza il permesso di uno dei loro capi, ma io ho deciso così, voglio rischiare. Se riuscirò ad arrivare alla vera città di Salax, in quel caso non tornerò più indietro. –
Joele aveva parlato per minuti e minuti, ma nessuno dei tre era riuscito a distogliere la mente da quel discorso incredibilmente attraente e importante. Da quel discorso avevano capito che gli Anonymus stavano arrivando, e che ben presto avrebbero tentato di invadere tutto il regno, compresa la loro abitazione.
Non ci riusciranno. Io non posso permetterglielo. Darò la mia stessa vita affinché questo non succeda.
Julian, dopo la strabiliante spiegazione di Joele, era ancora più turbato, solo nel sentire il nome degli Anonymus.
Che cosa faccio se li incontriamo adesso? Sono abbastanza forte per sconfiggerli?
E se non lo sono? Se mi prendano e mi uccidano? No..No. Non può succedere, devo essere più forte, io non sono come loro.
In preda ai pensieri più vaghi, Arianna lo riportò alla realtà.
- Per quale motivo gli Anonymus sono giunti a Salax? Non penso che sia in una posizione così tanto favorevole da invaderla prima di Lexon, dove si trova la nostra Pietra Lucente..
Joele non ci pensò un attimo prima di rispondere, come se la risposta fosse scontata, come se fosse ovvio.
- Ormai in tutta Salax, dal confine con la Foresta Nera, alle Grandi Barriere, passando per le Coste Azzurre e la Pianura Verde, gira voce che sia in vita un nuovo Ranger.
Tuttavia, loro non sanno chi sia veramente questo nuovo Ranger in circolazione, ma penso che sicuramente se lo aspettano come una persona adulta e di enormi capacità magiche, o almeno non di certo come un innocente ragazzino ancora in fase di sviluppo. Quindi per ora, sei al sicuro Julian. Tra di loro si aggirano molti Cercatori, ma pochi di loro riescano veramente a riconoscere chi tra le persone che hanno davanti sia il Ranger. Per cui, sta tranquillo che se dovessimo imbatterci con loro, io e Lucinda ti copriremo. Meglio che prendano noi che tu. Tu devi crescere e diventare forte. Devi liberarci da loro. –
Loro sacrificherebbero l’intera vita per me? O forse l’ha detto solamente per darmi sicurezza.. in ogni caso no, io non sono un ragazzino debole e innocente. Io sono Julian Hackett e voglio dimostrare il mio valore, se mi imbatterò con loro, voglio difendermi da solo.
Julian aveva sviluppato una notevole autostima e forza interiore, e questo forse era un bene, a meno che non fosse cresciuta a dismisura rendendolo così antipatico e odiato da tutti, mentre un pizzico di autostima è necessaria per non svantaggiarsi sempre subito quando si presenta un pericolo di fronte a lui.
- Io non ho bisogno del vostro aiuto, so combattere da solo. – rispose Julian, convinto di sé.
Tuttavia Joele non fece altro che mettersi a ridere, seppure fosse l’unico a ridere tra i quattro, mentre Lucinda e Arianna se ne stavano impalate a guardarlo, e Julian si stava innervosendo; non sopportava che qualcuno ridesse di lui in quel modo.
- Ragazzo ma chi ti credi di essere? Chi pensi che siano quelli, animali da giardino? Come puoi pensare solamente di uccidere qualcuno di loro senza nemmeno un’arma da battaglia? Questo non è un gioco, Julian. Se ti colpiscano, muori. – Ribatté lui, convinto dell’affermazione che aveva detto in precedenza.
- Datemi un’arma, allora. – Julian stava diventando sovrabbondantemente antipatico, si dava troppo delle arie, credeva di essere la persona più forte di tutte a combattere, di essere il migliore. Pensava di poter sconfiggere gli Anonymus come se fossero semplici animali, ma si sbagliava, e come se si sbagliava.
- Adesso stai cominciando ad esagerare, Julian. Io ti dico di rimanerne fuori se ci sono pericoli e tu vuoi per forza morire? Andiamo piantala. Se ti dico che anche se tenti solamente di combattere qualcuno di loro ti uccidano, perche non devi fidarti? Lascia combattere noi, che siamo più grandi e forti di voi due. Lo facciamo solamente per salvarvi la vita. – Joele stava solamente cercando di salvare la vita al povero ragazzo che voleva andare a morire.
Loro non sono più grandi e forti di me. Io non sono più debole di Joele, loro non riusciranno ad impedirmi di combattere. Julian non la pensava allo stesso modo, credeva di essere imbattibile solo perché aveva dei poteri che erano unici al mondo, ma doveva capire che ci sono persone che si allenano da decenni, e che sono superiormente forti di lui, che possano ucciderlo in un batter d’occhio.
- Tu non sei più forte di me, idiota. – disse Julian, che stavolta aveva decisamente esagerato. Non avrebbe dovuto offendere Joele, non avrebbe dovuto lanciargli una sfida. Ma lui era convinto di se stesso, era convinto di riuscire a batterlo. Credeva di essere magicamente invincibile, di essere indistruttibile.
Joele fece un sorrisino sulle labbra, i suoi occhi adesso si fecero aggressivi, potenti.
Ma non sembrava ancora del tutto convinto di sfidare Julian, non voleva ucciderlo.
- Selun, Flaren fermatevi, adesso! – gridò talmente forte l’uomo, da spaventare tutti. I due cavalli si bloccarono istantaneamente, bloccando il loro viaggio verso Salax.
- Julian, ma che cosa fai.. – Disse nel frattempo Lucinda, molto preoccupata per il ragazzo, che sfidava una persona molto più grande di lui.
Julian non rispose, non voleva aprire una discussione, ma soprattutto voleva concentrarsi sul duello che avrebbe dovuto vincere.
- Adesso basta, piccolo ed esaltato Ranger. Mi hai annoiato fin troppo, nessuno si è mai permesso di sfidarmi, nessuno si permetterebbe mai di sfidare in questo modo deprecabile il guerriero con più uccisioni nella storia di Lexon, diretto servitore del Re Peter IV, e cavaliere per eccellenza nella Battaglia Del Mare. Tu, ignobile fanatico stronzetto, oggi vedrai che cosa significa combattere, lo vedrai per l’ultima volta nella tua vita. –
Idiota, tu non riuscirai a sconfiggermi, non riuscirai a farmi paura elencandomi le tue battaglia vinte, le battaglie si vincano con l’esercito, i duelli da soli. Vedremo chi resterà in piedi.
- Joele, ma che fai, non vorrai veramente ucciderlo, andiamo è solamente un ragazzino.. – esclamò Lucinda, preoccupata di ciò che stava per accadere.
- Tu stanne fuori Lucinda! Il ragazzo deve capire che il mondo non ruota attorno a lui. –
- Joele.. ti prego. –
- So quello che faccio, Lucy. – concluse Joele lanciandogli un sorrisetto che fece innervosire ancora di più Julian.
Dall’altra parte, Julian discuteva con Arianna del duello.
- Julian, lui ti ucciderà, non hai speranze di ucciderlo. –
- Questo lo vedremo. Ti prometto che tornerò qua da te. –
Arianna non rispose, non ne ebbe il tempo.
Joele aprì la portiera con un calcio e saltò fuori facendo un duplice salto mortale in aria.
Pensi di farmi paura?
- Esci fuori, ragazzino. – disse poi Joele, in tono aggressivo, da invogliarlo a venire fuori, a portarlo fuori per ucciderlo.
Julian uscì dalla portiera e si preparò al duello. Non appena uscì lui, saltarono fuori anche Lucinda e Arianna.
Fuori si estendeva un enorme prato verde, non c’era niente costruito, nessuna costruzione, nessun edificio, niente.
Era la Pianura Verde, il luogo per eccellenza degli Anonymus, era qua che sarebbero stati esposti al rischio. Ma se fossero arrivati li avrebbero visti, per chilometri non c’era niente che impedisse la visione della splendida pianura.
Il tempo era ancora grigiastro, ma aveva smesso di piovere.
 
Joele giunse dai suoi cavalli, li accarezzò e pronunciò qualcosa nell’orecchio di uno dei due. Poi dallo stesso prese dal fodero un’imperiosa spada. Una spada che Julian fino ad adesso non aveva notato, non aveva visto il fodero che conteneva la spada.
Joele prese con cura la sua spada, un’arma che aveva generato migliaia e migliaia di morti: Una prodigiosa spada, interamente fabbricata di Cristallo Nero, un materiale rarissimo, che si trova solamente nelle Caverne Buie delle Rovine Desertiche.
Luoghi raggiungibili solo nelle leggende.
Che lui ci fosse arrivato?
Ma non era finita, perché esattamente accanto alla custodia della spada c’era una piccola fiala, una fiala contenente Tetradotossina, o più comunemente noto come veleno di pesci palla, il veleno più letale al mondo. Un solo tocco, e sarebbe stata l’ultima cosa che avresti toccato nella tua vita.
Joele ne fece gocciolare precisamente cinque gocce, su un fazzoletto apposito, fazzoletto che poi spalmò esattamente sulla punta della spada. Se Julian avesse toccato la spada, sarebbe morto sul colpo.
- Joele non c’era bisogno del veleno! Stai combattendo contro un ragazzino! Così lo ucciderai... – Gridò Lucinda timorosa di ciò che stava accadendo.
- E’ quello che si merita. Nessuno può sfidare Joele Sowx in duello! Tu morirai oggi, Julian. – gridò ancora più forte Joele, che adesso era pronto per la sfida.
Lucinda non era d’accordo, e lo ripeté più volte, non voleva che i due si combattessero, ma soprattutto la saggia donna sapeva che se si fossero affrontati ci sarebbe stato un unico e scontato vincitore: Joele. E non voleva che Julian morisse, almeno non oggi. Ma purtroppo non fu lei a decidere, loro due avevano deciso in un’altra maniera.
Julian che invece era ignaro della potenza che avesse la Tetradotossina, ma soprattutto applicata sulla spada di uno dei più potenti guerrieri dei cinque continenti.
Era sicuro che l’avrebbe sconfitto solamente con qualche magia di livello più elevato, qualche magia che sfruttava la psicologia mentale del lanciatore.
Joele si tolse la giacca nera che portava, e rimase con una semplice maglietta, anch’essa nera. Julian potette notare i suoi potenti ed allenati muscoli dei bracci, un suo bicipite corrispondeva a circa tre volte quello di Julian, fisicamente era decisamente più potente del giovane Julian, Julian che però poteva contare sulla sua elevata capacità magica.
Joele si mosse, adesso era esattamente di fronte a Julian, distante solo una decina di metri.
Julian era concentrato sul nemico, concentrato a batterlo.
Non staccava gli occhi da Joele per nemmeno un secondo, e la stessa cosa valeva per Joele. Lucinda ed Arianna invece, se ne stavano appoggiate alla carrozza, sperando entrambe che qualcosa gli facesse cambiare idea sul fatto di uccidersi l’un l’altro.
- Attaccami. – provocò Julian, impassibile nella posizione sulla quale si era piazzato prima del duello.
- Non vorrei ucciderti subito, prima i più giovani. –
Julian non ci stette, non voleva farsi umiliare.
Lo uccido. Lo uccido.
Decise di riflettere velocemente sul da farsi, decise di attaccare.
Tese le mani di fronte a lui, in attesa di compiere qualche magia.
Devo concentrarmi. Pensare al nemico. Pensa, Julian, pensa. Come ha detto Lucinda, “ concentrati sul nemico e scoprine il punto debole, è li che dovrai colpirlo. Più sarai rapido nel farlo, più probabilità avrai di vincere.”
Qual è il suo punto debole? Forza fisica, robusto, strategicamente concentrato.. c’è solo un modo per colpirlo: Velocità.
Decise che lo avrebbe attaccato dal lato destro, muovendosi di scatto, senza avvicinarsi troppo per non essere a portata di spada.
Velocità. Velocità.
Si mosse prima verso sinistra, tentando di confonderlo, ma non riuscendoci. Joele se ne stava impassibile, non si muoveva di un millimetro.
Poco prima che fosse di fronte a lui, fece uno scatto rapidissimo, spostandosi totalmente dalla parte opposta. Tese il palmo destro verso di lui e praticò la magia più prodigiosa che aveva appreso fino al momento corrente.
Fuoco.
Un piccolo braciere gli si formò nel palmo, scottandolo.
Poi tentò di colpirlo lanciando il braciere verso di lui.
Aveva fatto male i conti.
Non si può sconfiggere un nemico solamente con la magia.
Joele incrociò la spada di cristallo in modo da proteggerlo, il fuoco si schiantò sulla spada, senza provocargli il minimo danno.
- Tutto qua quello che sai fare? Ridicolo. – Rise Joele, che se la spassava, come se stesse combattendo contro un bambino innocente, e forse era così.
- Ti sei esercitato abbastanza per uccidere animali indifesi, pensi veramente di riuscire ad uccidere me? Non ti colpisco per rispetto verso Lucinda, altrimenti ti avrei ucciso. –
Chi si crede di essere questo? Non è ancora finita. Al diavolo la magia.
Decise di puntare sul fisico, ignorando di essere particolarmente svantaggiato su quel campo.
Se devo morire, voglio farlo a modo mio.
Joele nel frattempo rinfoderò la spada a terra e si voltò, pensando che anche Julian avesse abbandonato il duello.
Julian invece fece il gesto più spregevole dei gesti, lo colpì di spalle.
Non mi interessa la cortesia, io voglio ucciderlo.
Gli sferrò un potente calcio nella schiena.
Joele rimase impassibile, il ragazzo non seppe stabilire se gli aveva provocato dolore o meno, in quanto lui rimase impassibile per un paio di secondi, poi parlò.
- Vigliacco.- bofonchiò, adesso aveva superato ogni limite di esasperazione.
Joele si voltò rapidamente, e prima ancora che Julian potesse accorgersene, gli sferrò un maestoso montante sinistro, colpendolo in pieno viso.
Julian cadde a terra.
- Non ti uccido, ma una bella lezione ti sta bene. La prossima volta ci penserai prima di sfidare qualcuno, bambino! – concluse, poi si voltò ed andò a riportare la spada al cavallo.
Julian era ridotto in condizioni deprecabili.
Il naso gli perdeva una quantità indefinita di sangue, tanto da pensare di esserselo rotto. Per di più non riusciva ad alzarsi, era costretto a terra.
Non riusciva a pensare a niente, tutto ciò che sapeva era che voleva riposare.
Ma fu in quell’esatto momento che accadde.
 
Erano arrivati. Lucinda era sicura che fossero arrivati.
Tre uomini, vestiti interamente in bianco lucente, con una giacca lunga e monotona.
Giacca sulla quale terminava un cappuccio, che copriva interamente i capelli e parte del viso, lasciandolo scoperto solo dagli occhi fino al collo.
Entrambi gli uomini avevano dei pantaloni bianchi che non si distinguevano dalla giacca.
- Aiuto! – gridò fortissimo Arianna.
Uno di loro l’aveva presa in ostaggio, e adesso la teneva ferma, puntandogli un coltello sulla gola, se si fosse mossa, l’avrebbe uccisa.
Gli altri due invece si fecero avanti, ponendosi verso Lucinda, uno accanto all’altro.
Lucinda era appoggiata ancora alla carrozza, e, mentre Julian era a terra, Joele aveva appena rinfoderato la spada, e si era appena voltato, vedendo l’orribile spettacolo.
Tuttavia, nessuno dei due decise di colpirli, ma quello alla destra di Lucinda parlò.
Aveva una voce cupa e altezzosa, una voce che non emetteva richiami, ciò che diceva era quello, quello e basta.
- Chi tra voi è il Ranger? So per certo che sia tra voi, l’ho avvertito. –
Un cercatore, ottimo, stiamo per morire. Pensò tra sé e sé Lucinda.
Nel frattempo Joele si mosse, anche lui verso Lucinda, e mentre arrivava da lei, si fermò da Julian.
 - Sta giù e non alzarti, o ti uccideranno. –
Julian obbedì, anche perché non aveva alcuna intenzione di alzarsi per morire.
Joele accorse da Lucinda, parlandogli nell’orecchio, così che i tre assassini non potessero sentire.
- Possiamo batterli.-
Però, i tre erano letteralmente più furbi di loro due.
- Se vi muovete anche solo di un passo, lui la ucciderà.- emise sempre il solito, riferendosi alla sventurata Arianna costretta immobile con un coltello puntato alla gola.
Lucinda e Joele stettero fermi e impassibili, ma senza rispondere alla domanda.
- Vi do cinque secondi per rispondere, altrimenti.. – disse l’assassino, con un aria altezzosa.
- Uno.
Due.
Tre. –
Basta, devo dirglielo, mi sacrificherò.
- Io. Io sono il Ranger. – pronunciò Lucinda.
- Ottimo. Avanza verso di me. –
Lucinda si mosse, lanciando un occhiata a Joele, e fu li che tentarono l’impresa.
 
Un getto di energia colpì l’uomo che teneva Arianna, liberandola.
Arianna fuggì più lontano possibile da loro, per salvarsi la vita.
- Fatevi sotto! – Gridò Lucinda.
- Sapete cosa fare. Uccidete l’uomo e catturate la donna, lei ci servirà. – pronunciò colui che aveva sempre parlato agli altri due. Mentre l’uomo che era stato appena gettato a terra da Lucinda si era rialzato.
Partì il duello.
Tre contro due.
Una serie indecifrabile di colpi. Ma Joele era disarmato, e dovette colpire solo a pugni, mentre gli Anonymus erano armati di spade e pugnali, che ripetutamente colpirono l’uomo.
Il duello durò una decina di secondi, quando all’improvviso, Joele cadde a terra definitivamente, ferito brutalmente. Era difficile stabilire se fosse stato in grado di rialzarsi.
Una serie di colpi fatali lo avevano reso vulnerabile da più lati, e gli Anonymus non se lo lasciarono sfuggire. Lo uccisero senza la minima pietà, con cattiveria, con odio.
L’altro catturò Lucinda, e la tenne stretta a sé, per non farsela sfuggire, successivamente gli legò mani e piedi e la gettò a terra, incapace di muoversi.
- Edismund, Finisci il ragazzino per terra, poi prendiamoci i cavalli ed andiamocene.- gridò il primo, che apparentemente doveva essere il capo tra i tre.
L’assassino si mosse verso Julian, e gli sfoderò un poderoso calcio dritto in faccia.
Julian perse i sensi.
Adesso non vedeva più niente, temette realmente di essere morto.
Non riusciva a vedere niente, solo un intangibile nero tenebroso e offuscato, una fosca oscurità totale ed un confusionario buio cupo, che rappresentava senza ombra di dubbio un ineccepibile presagio di morte
  
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