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Autore: LokiSoldier    18/06/2014    4 recensioni
E se Sherlock e John non fossero due uomini adulti e vaccinati ma due giovani studenti liceali? Come sarebbe la loro vita? Come sarebbe stato il loro incontro e il loro rapporto se si fossero conosciuti all'età di diciassette anni?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'ispirazione sembra essere tornata, e probabilmente devo ammettere è merito dei vostri commenti e del vostro incoraggiamento *-* Stamattina avevo una gran voglia di aggiornare e perciò mi son dedicata alla stesura del nuovo capitolo. u.u Scrivendo scrivendo è uscita fuori una cosa che nemmeno io mi aspettavo e devo dire che spero di evolvere bene la situazione da ora in poi. Spero che la sorpresa di questo capitolo possa piacervi e con ciò vi auguro buona lettura <3

Come sempre però, prima di iniziare, voglio ringraziare iamgratchen, B l u e, Alice_InWonderland, sofaa, Rossy_chris e Fannie Fiffi per i loro commenti alla mia fiction, nonchè Hamlet_, Miharu9 e ItalianBaka per averla messa fra le ricordate, iamgratchen, kikkaisasherlocked, music_lou, amy holmes_JW, JennBlack, klonoa75, sofaa, Rossy_chris e UuLinda per averla messa fra le preferite e NTonks, AsfodeloSpirito17662, g21, Alice_InWonderland, cascata_di_luce, klonoa75, mushroom_killer, chiampo11,crazyclever_aveatquevale, MayDes, EffeFagio, Greta_02, ari89, blue drop, music_lou, stella13, Arwen Woodbane, Sonia_0911, adlerlock, voldemarta, Mitica Rosa_pessima94 e Toru85 per averla messa fra le seguite ^^


 
Il secondo giorno senza John è ancora più noioso del primo. Senza accorgermene mi ero abituato alla sua presenza accanto a me in classe. Le lezioni così tediosamente pesanti erano diventate un po’ più leggere grazie alle battute che potevo scambiare con lui di nascosto. Oggi mi sento terribilmente annoiato e non ho nemmeno stimoli per distrarmi dalla stridula voce dell’insegnante. Sospiro. La pausa pranzo sta per iniziare e almeno avrò del tempo per stare da solo per conto mio. Ieri mi sono sforzato di accontentare John invitando Molly Hooper a stare con me in quell’ora di tempo, ma lei ha rifiutato, perciò non vedo perché oggi dovrei provare a fare qualcosa del genere. Il fatto di rimanere da solo un po’ mi solleva. Ho bisogno di ritrovare la serenità che mi caratterizza nell’assenza di menti inferiori nei dintorni. Nonostante sia palese il fatto che non sto ascoltando una parola di quel che la professoressa sta dicendo, non osa dirmi alcun ché. Proprio questa mattina, infatti, ho fatto un enorme favore alla scuola smascherando il segretario dell’istituto come la causa della sparizione di una certa somma di denaro dai fondi scolastici. Non mi capacito ancora di come nessuno si fosse reso conto della cosa. Per me è stato lampante. Qualche settimana fa si è assentato per sette giorni da scuola dicendo di essere malato ma, quando è tornato, aveva chiari segni di abbronzatura sul viso malamente nascosti da del trucco chiaro, in più evidenti porzioni di pelle stavano venendo via sul naso e sulle guance. Era stato al sole e non aveva nemmeno avuto cura di proteggersi il viso con della crema solare e questo indica negligenza e poca cura di sé. Ha continuato a mentire al suo ritorno raccontando di quanto fosse stato male e questo indica che è una persona incurante e propensa a raccontare menzogne. Inoltre la prova più schiacciante era la sua nuova macchina. Una macchina che non usava per venire a lavoro non potendo giustificare una spesa simile col suo misero stipendio, ma che avevo scoperto per caso durante una mia passeggiata serale. Stavo facendo una camminata per ingannare il tempo quando notai il segretario invitare nella sua nuova fiammante macchina dalla vernice metallizzata una donna particolarmente attraente. Non sapevo se era il caso di andare a dire tutto alla direzione oppure no. Dopotutto non è che me ne importasse granché di quel che stava facendo quel furfante, anche perché c’era da dire che ormai da tempo stavano andando avanti delle indagini per smascherare il fatidico ladro perciò perché avrei dovuto intervenire io quando potevano fare il loro lavoro gli altri? Tuttavia stamattina mi era giunta voce che sarebbe stato l’ultimo giorno del segretario perché si era dimesso e la cosa mi elettrizzò per un istante. Per qualche ora sarei riuscito a sfuggire a questa pressante noia. Ottimo! Così sono andato spedito in presidenza raccontando tutto quel che avevo scoperto al Preside che rimase semplicemente scioccato dalla mia deduzione. Quel che è accaduto dopo potete immaginarlo, non ho voglia di spiegarlo. Ho già a che fare con troppi stupidi. Ad ogni modo, tornando a noi, in pochissimo tempo è girata la voce della mia prodezza per tutta la scuola e adesso tutti mi fissano di nascosto con un misto di approvazione e fastidio. Onestamente la cosa non mi tange e ignoro qualunque occhiata.
 
Finalmente, la campanella mette fine a questo tormento.
 
- Era ora – borbotto mentre infilo i libri in cartella e mi abbandono contro lo schienale della sedia osservando un punto imprecisato dell’aula dinnanzi a me. La professoressa se ne va e un brusio concitato si solleva nella classe mentre le occhiate al mio indirizzo si fanno più insistenti. Seccato mi volto a fissarli con il mio solito sguardo gelido e distaccato: odio essere fissato. La mia espressione deve palesare i miei pensieri perché tutti distolgono lo sguardo da me e si avviano verso la mensa. A volte potrei quasi pensare che sono meno stupidi di quanto creda. Ma poi mi arrendo alla realtà dei fatti, cioè che nemmeno se avessero dieci anni più di me potrebbero avvicinarsi a me per intelligenza e capacità di ragionamento.
 
Sono quasi pronto a rilassarmi nella solitudine della mia ora quotidiana, quando noto Molly Hooper avvicinarsi con il suo contenitore per il pranzo e sorridermi timidamente. Trema meno del solito ed è meno rossa in viso di quanto ricordi. Inarco un sopracciglio per la sorpresa senza emettere un solo suono. Lei snuda appena i denti in un sorriso imbarazzato e mi guarda titubante.
- Ehi Sherlock. Ehm… ti dispiace se pranzo con te, oggi?
Sono sorpreso. È la prima volta che la vedo parlarmi senza tremare troppo e noto dalle sue iridi poco dilatate e dal colorito delle sue orecchie bordeaux che dev’essere stato davvero difficile per lei fare una cosa del genere. Forse è meno fifona di quel che pensassi. Solo ieri ha avuto l’inaspettata forza di rifiutare il mio invito con una certa determinazione, e oggi addirittura mi ha rivolto la parola senza boccheggiare. A quanto pare tiene davvero molto alla mia presenza. La cosa mi è semplicemente incomprensibile.
- Come preferisci. – mi limito a dire volgendo lo sguardo verso la finestra e lei annuendo appena appoggia il contenitore di plastica trasparente sul banco di John sedendosi al suo posto, accanto a me. Rimaniamo in silenzio per un po’ mentre sento un odore di cioccolata e pastella calda pervadere la classe.
- Hai sentito John oggi? Io gli ho scritto ma non ha risposto – dice d’un tratto voltandosi verso di me. Lentamente ruoto il mio capo fino a incontrare con gli occhi la sua figura innocente e delicata. Si morde le labbra e percepisco la sua difficoltà con estrema chiarezza.
- In effetti, no. Non lo sento da ieri sera. Probabilmente starà ancora dormendo. Scommetto che gli hai detto di quello che è successo stamattina e il fatto che non mi abbia ancora scritto mi fa supporre che ancora non abbia letto il tuo messaggio. – dico prendendomi una pausa. – Glielo hai raccontato, no? -  aggiungo puntando gli occhi nei suoi. Arrossisce vistosamente e inizia a boccheggiare, imbarazzata.
- Ah… io… non dovevo?
- In realtà non m’importa.
- Oh… v-va bene allora.
Deglutisce e per me il discorso finisce qui. No, proprio non riesco a tollerare la sua presenza. E’ troppo sottomessa, troppo timida. E la cosa che più mi irrita è che sono certo che in realtà sia ben più forte di quanto non dia a vedere. Mi sembra che le piaccia fare la vittima indifesa perché è la via più facile da seguire rispetto al difendere i propri pensieri e la propria dignità. John può dire e pensare ciò che vuole, io ho fatto uno sforzo ma proprio non ce la faccio. È già tanto che riesca a sopportare la sua di compagnia, non può chiedermi più di questo. Rimaniamo in silenzio e lei mangia i suoi biscotti al cioccolato fatti in casa senza più alzare lo sguardo verso di me. D’un tratto vedo le sue labbra schiudersi come se volesse dire qualcosa ma, d’improvviso, una voce ci sorprende.
- Sto cercando Sherlock Holmes.
Entrambi ci voltiamo verso la porta dove una ragazza decisamente attraente ci fissa con uno sguardo sicuro e un sorriso pericoloso. La studio alla ricerca di qualche particolare che possa darmi delle informazioni su di lei ma, contro ogni aspettativa, non riesco a capire nulla di questa ragazza. Indossa comodi leggins neri e stivali di pelle aderenti alle gambe, una lunga maglia dalle maniche larghe e vaporose con una scollatura a barca che lascia nude le spalle lisce, color rosso cremisi. Alla vita una fine catenina d’oro funge da cinta stringendo quei fianchi morbidi e dolcemente coperti dalla stoffa color porpora. I capelli corvini sono lasciati liberi lungo la schiena, ondulati, scuri, mentre le labbra sono di un rosso non molto acceso ma invitante. Il suo sguardo è magnetico, determinato e probabilmente pericoloso. Non ho idea di chi sia ma quegli occhi mi mettono in campana. Oltretutto ha un non so che di familiare e la cosa mi irrita perché non riesco a capire come mai ho questa sensazione. L’ho già vista, ma dove?
- E se a lui non importasse? -  domando fermo, sostenendo il suo sguardo senza la minima paura. Lei sorride come compiaciuta e si avvicina ancheggiando verso di noi con la stessa sicurezza che mostra un predatore prima di attaccare. Per qualche motivo ho la sensazione di avere sulla fronte un mirino luminescente. Giunge dinnanzi al mio banco e ignora totalmente Molly che, al mio fianco, la guarda intimorita, probabilmente sentendosi inferiore a lei. E non ha alcun torto a sentirsi così, comunque. Non c’è paragone per bellezza, sicurezza e determinazione fra le due. Probabilmente è una di quelle constatazioni che John mi avrebbe proibito di fare ad alta voce. Ma poi: perché devo stare a preoccuparmi di quello che John approverebbe o meno in un momento come questo? Ad ogni modo la sconosciuta poggia i palmi sul mio banco, chinandosi appena verso di me. È come se non esistesse altro oltre noi e io non so quanto possa essere un bene questa situazione.
- Gli farei cambiare idea. – e suona come una sfida la sua. Come una provocazione, un guanto lanciato pronto per essere raccolto. Ed io non sono tipo da ignorare una cosa simile con semplicità. È come se lei lo sapesse e la cosa mi mette a disagio. Mi sento strano. Non riesco a decifrare nulla guardandola. Non vedo indizi che mi facciano capire che tipo di famiglia abbia, se abbia animali o qualche strana passione. Sorrido con fare quasi di scherno, unendo le mani sul banco, intrecciandole fra loro.
- Rossetto e sguardi ammiccanti non funzionano con me…
- Irene.
- Irene.
Lei sorride snudando dei denti perfettamente bianchi e dritti e tornando in posizione eretta con una mano poggiata sulla superficie lignea del mio banco e l’altra posta sul suo fianco. Il suo sguardo è quasi magnetico.
- Non sai nemmeno perché ti sto cercando.
Ha ragione. Non lo so e una parte di me mi dice di non scoprirlo. Qualunque cosa questa creatura abbia da offrire è pericolosa e dovrei starne alla larga. La curiosità però è forte e non so cosa fare. Soppeso le possibilità che ho. Posso cacciarla e evitarla e non scoprire mai cosa voglia oppure permetterle di dirmi cosa vuole da me e in caso non mi interessi tornare all’opzione A. In ogni caso potrei tirarmi indietro quando più preferisco, eppure ho come l’impressione che una volta accettato di sentire quel che ha da dire non potrò scappare. Per un istante temo che forse quel limite cui non voglio nemmeno avvicinarmi l’ho già passato.
- Non mi interessa saperlo. – decido infine guardandola negli occhi. Lei accentua il suo sorriso compiaciuto e facendo qualche passo aggira il banco fino a giungere al mio fianco. Io la seguo con gli occhi senza voltare la testa e lei si abbassa fino a portare il viso accanto al mio.
- Bugiardo.
E sento il suo respiro nell’orecchio giungere fino al cervello e riverberarsi dentro il mio corpo. Il suo sussurro si ripercuote nella mia testa e scatena un uragano nella mia mente. So che ha ragione, sto combattendo contro me stesso per capire cosa lei possa volere da me. Perché è ovvio che lei sia diversa. È evidente che non è una sprovveduta, una sciocca pettegola come possono esserlo le mie compagne di classe. Lei è pericolosa e io sto terribilmente cercando un rimedio a questa incontenibile e pressante noia. Nascondo il mio subbuglio interiore dietro la mia maschera di glaciale sicurezza e continuo a osservarla con la coda dell’occhio. È troppo vicina, la cosa mi innervosisce, ma non posso nemmeno allontanarmi, intrappolato fra lei e una sempre più imbarazzata e tesa Molly. Non osa neppure guardarci, i suoi occhi sono puntati sul fondo del suo contenitore per biscotti ormai vuoto. Avverto nell’aria la tensione del suo corpo, l’indecisione fra l’allontanarsi e il restare. Onestamente sto provando la stessa identica cosa.
Passano i secondi e mi sembra che il tempo in realtà sia fermo mentre lei continua a fissarmi con i suoi occhi intensi e luminosi. C’è una qualche ombra che mi mette in guardia nel suo sguardo, ma non basta a evitarmi di capitolare. – Cosa vuoi? – domando alla fine con una voce fredda e quasi meccanica. Non c’è cenno di tentennamento o paura nel mio tono, non c’è indecisione né dubbio. Sono abituato a tenere per me le mie riflessioni e le mie inflessioni, esternamente devo sempre mantenermi serio e deciso. È così che mi difendo. È così che riesco a tenermi al sicuro.
La sua mano si alza e si avvicina alla mia t-shirt. Seguo con gli occhi i movimenti di quelle dita che alla fine si avvicinano al mio viso lasciando che un pezzo di carta sfiori la mia pelle. Io distolgo il viso infastidito da quel contatto. Non sono tipo da giochi di seduzione, specialmente contro qualcuno che sa evidentemente cosa sta facendo. Il pericolo è sempre più vicino e questa ragazza emana odore di guai almeno quanto emana feromoni.
- Lasciarti il mio numero. – dice semplicemente lasciando scivolare il bigliettino sul mio petto, alzandosi di colpo con un sorriso trionfante sulle labbra. Il suo obiettivo non è decisamente questo. Non è il tipo da limitarsi a lasciare il suo numero così. Non è questo che voleva da me. Vuole la mia attenzione e ora l’ha avuta. Perché in qualche modo adesso so che mi sta cercando per qualche motivo apparentemente serio e sa che non riuscirei a ignorare la cosa. – A presto, Sherlock Holmes. – dice con una espressione sicura, prima di voltarsi e andar via così com’è arrivata, lasciandomi alle prese con me stesso. Con i miei dubbi, le mie curiosità, le mie supposizioni. Prendo il biglietto e osservo il suo numero scritto a cifre tonde e chiare sulla carta. Una calligrafia ordinata, elegante, evidentemente femminile. Rimango a fissarlo in silenzio come se potessi scovare qualche indizio da quel foglio e intanto cerco di scovare nella mia memoria il suo viso. L’ho già visto prima di oggi. Ma quando? Non riesco davvero a ignorare la pressante sensazione di averla già vista e la cosa rischia di farmi impazzire. Proprio in quel momento sento il telefono vibrare e per un solo folle istante penso che sia lei.
 
 
 
Ore 12.58 a.m.
Per una volta forse il tuo metterti in mostra è servito a qualcosa di buono.
Ma non montarti la testa. :p
Buongiorno!
 
 
Fisso le parole di John stringendo il telefono nel mio palmo. Oh John, non sai quanto ti stai sbagliando.
 
Eeeee TA -DAAAAN!
Ebbene sì miei cari signori e signore, sono riuscita ad includere
anche Irene! Non so quanto la cosa uscirà bene perchè non ho bene definito in mente
il suo percorso in questa storia, ma in fondo si sa: ogni grande amore ha bisogno di qualche ostacolo, no?
Ho già in mente i prossimi due/tre capitoli quindi penso di poter aggiornare rapidamente nei prossimi giorni
e di non farvi aspettare troppo *-*
Come sempre, se vi è piaciuto o avete qualche critica, lasciate un commento!
xxx
  
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