Fanfic su artisti musicali > Westlife
Segui la storia  |       
Autore: Matilde di Shabran    18/06/2014    1 recensioni
Un altro seguito di Tonight - L'incontro.
"Tonight, you're gonna know how much I miss you
And I miss you so"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cari lettori. Sono desolata per avervi fatto attendere così tanto, ma ora tutto è sistemato e, salvo ulteriori problemi, la pubblicazione riprenderà con la solita cadenza (ogni mercoledì).
Vi ringrazio infinitamente per la pazienza! 

***********

ITALIA

 

Appena arrivata a casa, non aveva perso tempo a mettere in atto il suo piano per rendersi irreperibile. Per prima cosa era corsa dal suo gestore per cambiare il suo numero di cellulare. Poi aveva fatto cambiare anche il numero del telefono fisso e l'aveva fatto togliere dall'elenco. Infine aveva disattivato tutti i suoi indirizzi email. Era praticamente irraggiungibile. Si sarebbe dovuto presentare a casa sua per potersi mettere in contatto con lei.

Aveva anche cercato di fare in modo di eliminare qualsiasi cosa glielo facesse tornare in mente. Se si fosse dimenticata non solo di averlo conosciuto, ma anche della sua effettiva esistenza, pensava, forse sarebbe tornata più velocemente alla sua vita di una volta e piano piano il dolore sarebbe passato. Per fare questo aveva fatto sparire tutto quello che le ricordasse i Westlife. Cd, dvd poster e, per non sbagliare, anche qualsiasi cosa avesse a che fare con l'Irlanda.

 

Il piano sembrava perfetto e sulla carta il risultato le pareva facile da ottenere, ma non lo era affatto. Non bastava nascondere qualche oggetto per cancellare i suoi ricordi. Anche nei momenti più improbabili un parola, un'azione, una situazione la riportavano indietro e la facevano sprofondare nello sconforto. Di certo non poteva impedire alle persone che incontrava per strada di indossare delle maglie con la scritta “Dublin”, o far chiudere tutti gli irish pub dei dintorni (anche se cercava accuratamente di evitare di passarci davanti), o chiedere alle agenzie di non organizzare più viaggi in Irlanda. Ormai le dava sui nervi anche vedere quell'isola stampata sulla cartina dell'Europa, e perfino il colore verde iniziava a disturbarla. Per fortuna le radio italiane non trasmettevano mai le loro canzoni. Mai si sarebbe sognata di gioire del fatto che i lads non avessero mai avuto successo in Italia...

 

Ogni tanto le pareva di stare bene. La mattina, appena sveglia, in quei brevi istanti prima di alzarsi dal letto, le sembrava che tutto fosse stato solo un sogno: non era mai stata in Irlanda, Viky non esisteva, Nicky Byrne era solo il ragazzo biondo di un poster... In quei momenti si sentiva leggera, serena, con tutta la vita davanti e la possibilità di prendere la strada che preferiva per il suo futuro. Poi si alzava. Accendeva la luce. Guardava la parete della sua stanza a vedeva che i suoi vecchi poster non c'erano più. Dal muro era sparito quel viso sorridente. Non c'erano più quegli occhi azzurri che le sembrava la seguissero nella stanza. Si ricordava perché non c'erano più. E il buio la inghiottiva di nuovo. Sentiva l'angoscia serrarle la gola. Le sembrava che le mancasse il fiato. Tutto quello che era successo nei mesi precedenti le ripiombava addosso con la violenza di una valanga.

Non era stato un sogno. Era stata in Irlanda. Viky esisteva. Nicky Byrne non era solo il ragazzo biondo di un poster. Istintivamente si portava la mano sulla pancia. No. Decisamente non era solo un poster. Ancora sconforto. Ancora paura. E questo solo nei primi cinque minuti della giornata, di prima mattina. E succedeva ogni mattina. E tutto senza neanche essere uscita dalla sua stanza e aver incontrato anima viva.

E il suo personale inferno non si fermava lì. Come se i suoi ricordi non la torturassero abbastanza, ci si mettevano anche le persone attorno a lei a straziarla. Tutte quelle domande. Nessuno voleva accontentarsi del suo sbrigativo “non ci amavamo più” come ragione della loro separazione. Nessuno comprendeva il motivo di quel ritorno anticipato dall'Irlanda. Tutti facevano domande, insistevano, volevano scavare più a fondo nei suoi sentimenti per capire cosa realmente l'aveva spinta a comportarsi così. Alcuni erano più insistenti e decisamente poco delicati, altri ci avevano provato per qualche tempo, per poi lasciar perdere presi dalle proprie vite. Le sue amiche più care avevano compreso che di certo sotto c'era qualcosa, ma fin da subito si erano accordate sul lasciarla in pace, preferendo attendere che fosse lei a farsi avanti e spiegare le sue ragioni quando si fosse sentita per farlo. Ma anche se cercavano il più possibile di essere discrete e piene di tatto, Francesca si sentiva comunque i loro occhi costantemente addosso. Tutto questo la feriva. Ogni sguardo, ogni domanda era come una pugnalata e fendente dopo fendente lei era sempre più vicina al crollo.

 

LONDRA

 

“Non c'è verso di trovarla. È sparita!”

Nicky era fuori di sé. Dopo la partenza di Francesca aveva deciso di sforzarsi di lasciare passare qualche giorno affinché le cose si assestassero, poi aveva iniziato a cercarla. Aveva provato con qualche innocuo sms, ma gli erano tornati indietro. Aveva provato a telefonarle, ma ogni volta partiva il messaggio registrato che annunciava che il numero chiamato era inesistente. Allora aveva tentato col telefono di casa, sperando che non le rispondesse la madre, che, sapeva, non spiccicava una parola d'inglese. Anche qui un buco nell'acqua: numero inesistente. L'ultima speranza era l'email, ma anche qui niente risposta. Era incredibile! Aveva reso impraticabili tutti i mezzi di comunicazione a loro disposizione.

In tutto questo Shane era spesso colto dall'insano desiderio di annegarsi nel lavandino...

“E adesso cosa faccio? Sono dieci giorni che la cerco. Domani partiamo per il tour in Asia e io non ho ancora trovato un modo per mettermi in contatto con lei!”

“Potresti fare in modo che le tv italiane mandino in onda un tuo messaggio. Guarderà la tv, prima o poi...”

“Posso farlo?” lo interruppe agitato.

“Nicky, scherzavo!” lo riprese.

Il biondo sbuffò.

“Ho capito che sei in crisi, ma credevo fossi così disperato!”

“Tu non capisci! Mi ha lasciato per un imprecisato motivo, evitando accuratamente di spiegarmelo. Adesso è tornata in Italia, ha fatto in modo di essere irraggiungibile e da domani sarò dall'altra parte del mondo per settimane! E io sono qui a cercare una soluzione il più velocemente possibile perché non ho nessuna intenzione di lasciare che finisca così. Qualsiasi cosa sia successa, voglio saperlo. La rivoglio nella mia vita. Sto impazzendo in questi limbo! E non guardarmi così” lo ammonì, dato che l'amico lo stava osservando con l'accondiscendenza che si riserva ai matti “perché se Gill sparisse in questo modo, tu faresti lo stesso.”

“Questo è vero. Ma quella sparata della tv era assurda!”

“Fosse una strada praticabile, la seguirei di corsa”

“Caro il mio Nicky, tu sei proprio cotto!”

“Grazie mille, oracolo di Sligo... Servivi tu a dirmelo...”

Scese il silenzio. Shane ora era imbarazzato. Nicky aveva bisogno di aiuto e lui non aveva saputo far altro che prenderlo in giro. Gli faceva pena. Si vedeva che stava soffrendo. Le occhiaie scure denunciavano una certa carenza di sonno, dovuta non solo al troppo lavoro, e in generale appariva spento. Gli mancava la sua scintilla.

Se almeno gli fosse venuta in mente una buona idea... Con quella si sarebbe fatto perdonare per la mancanza di tatto... D'altra parte loro erano buoni amici e lui era sempre stato disponibile ad aiutarlo quando ne aveva avuto bisogno. Adesso era il suo momento di rendersi utile. E poi si era affezionato a Francesca. Aveva visto la loro storia nascere e gli era sembrata fin da subito la persona giusta per Nicky. Era timida, ma aveva un bel caratterino e sapeva quello che voleva. Inoltre era una persona molto gentile e brillante. E poi lei e Gill si intendevano a meraviglia e...

“Ci sono!” scatto in piedi, schioccando le dita.

L'altro lo osservava speranzoso.

“Tu sai dove abita?”

“Sì. Più meno...” la delusione era chiara nella sua voce “Ma domani partiamo e non torneremo in Europa fino a metà dicembre! E poi non so se sia il caso di piombarle a casa così...”

“Chi ti ha detto che ci devi andare tu...”

 

ITALIA

 

Qualche settimana dal ritorno a casa...

 

“E questa cos'è?” disse aprendo la cassetta della posta e trovandoci una lettera indirizzata a lei. Ormai le uniche lettere che arrivavano a casa sua erano bollette o estratti conto dalla banca, ma non c'era nessun timbro o logo stampato. C'era il suo nome e l'indirizzo era incompleto. Mancavano via e numero civico. Si chiedeva se fosse per lei. Il suo cognome era piuttosto comune e nella sua cittadina erano almeno una decina quelle che avevano anche il suo stesso nome di battesimo. Con così pochi dati il postino doveva averla portata a caso: poteva essere per chiunque.

Entrata in casa depose le chiavi sul mobile dell'ingresso, si tolse il cappotto e lo ripose nel guardaroba assieme alla borsetta. Poi entrò in cucina, si riempì un bicchiere di succo d'arancia e iniziò a passare in rassegna la posta. Aperte bollette e pubblicità varie le rimase la lettera. Era titubante nell'aprirla. E se non fosse stata per lei? Non c'era, però, modo per saperlo senza leggerla, quindi alla fine si decise e strappò la busta.

Non appena iniziò a scorrere le prime righe, senza neanche aver prestato attenzione al significato del testo, ma riconoscendo la grafia, il bicchiere le scivolò dalla mano, andando a frantumarsi sul pavimento.

“Non è possibile...” istantaneamente gli occhi le si riempirono di lacrime. Il panico la assalì. Sudava freddo. Sbatté la lettera sul tavolo e iniziò a camminare freneticamente avanti e indietro per la cucina. “Sa dove abito! Imbecille! Sa dove abito... E adesso? Verrà qui? Cosa faccio? Cosa faccio???”

Il suono del campanello la colse talmente di sorpresa che fece un salto dalla paura. Riguadagnata un minimo di razionalità si accostò alla finestra per vedere chi fosse.

“Astrid” pensò, mentre si avviava verso la porta d'ingresso e premeva il pulsante che apriva il cancello. “Proprio la persona di cui ho bisogno”.

Sentendo le forze venirle meno tornò in cucina e si lasciò cadere su una sedia.

“Posso entrare?” chiese Astrid facendo capolino dalla porta d'ingresso.

“Sono in cucina” gracchiò a fatica, nonostante si fosse schiarita la voce.

“JesusMariaKyrie!” attaccò Astrid, vedendo l'amica con gli occhi rossi dal pianto e le mani tremanti e il bicchiere in pezzi sul pavimento. “Dalla tua faccia presumo che sia successo un cataclisma!” Provò, come da sua abitudine, a sdrammatizzare. Di solito funzionava, e il depresso di turno, almeno per un momento, inghiottiva le lacrime e sorrideva. Questa volta, però, aveva avuto scarso successo. L'amica continuava a singhiozzare e sembrava che neanche avesse prestato ascolto alle sue parole. “Fra” la richiamò, poggiandole una mano sulla spalla.

Lei alzò lo sguardo e la fissò smarrita.

“Credo di poter immaginare chi sia la causa del cataclisma... Ma cosa è successo di preciso?”

Francesca indicò la lettera.

Astrid squadrò il foglio, prima di afferrarlo “Forse non ho capito un tubo ed è solo una bolletta esorbitante...” pensò.

Esaminò quello che aveva tra le mani. Un foglio bianco. A4. Semplice. Banale, se vogliamo. Era scritto a mano “Niente bolletta, quindi...” con inchiostro blu. Le righe piuttosto ordinate e solo leggermente inclinate verso destra. La grafia non bellissima ma facilmente decifrabile.

My beloved Francesca...” iniziò a leggere ad alta voce. “ORCOPORCO! Allora l'avevo imbroccata al primo colpo! … Sgaio il mulo [=sveglio il ragazzo], però! Non sarebbe venuto in mente a tutti di mandare una lettera. Non se ne vedono più di queste cose... È chic!”

Francesca la guardò con un'espressione degna del miglior cane da guardia infuriato con un intruso.

“Scusa... Dicevo... Mia amata Francesca, ho cercato di contattarti in tutti i modi, ma sembra che le reti di comunicazioni telefoniche o informatiche tra l'Italia e l'Irlanda siano diventate inservibili. Immagino che spedirti qualcosa a casa, anche se si tratta solo di un pezzo di carta, ti possa sembrare come un'invasione dei tuoi spazi. Se è così mi dispiace molto, ma questo è l'unico sistema che ho trovato per mettermi in contatto con te, al momento.”

“Devi proprio leggerla tutta?”

“Il poveretto si è impegnato, ammettilo! Almeno sentiamo cos'ha da dire... Il modo in cui tu te ne sei andata mi ha molto colpito. E ferito... Come ti ho già detto quel giorno a casa mia, non riesco a credere a quello che mi hai detto. Sono assolutamente sicuro del fatto che il tuo gesto sia stato motivato. Motivato da qualcosa che non hai voluto dirmi. Ti giuro che, se sapessi di cosa si tratta, farei qualsiasi cosa per risolvere il problema. Ti chiedo solo di avere fiducia in me ed aprirmi il tuo cuore. Cercami quando vuoi, non farti problemi. Il tempo per te lo troverò sempre: tu vieni prima di tutto. Sempre tuo. Nicky”.

Terminata la lettura, sulla cucina scese il silenzio.

Astrid guardava Francesca. Francesca guardava le scarpe di Astrid.

Stanca dell'ostinato silenzio dell'amica, Astrid prese la parola “Allora?”

“Allora, cosa?” rispose. La voce lasciava trasparire più collera che tristezza.

“Non hai niente da dire?”

“Cosa dovrei dire?”

“Beh. Lui mi è parso abbastanza chiaro. Sei tu quella che ha fatto qualcosa di incomprensibile.”

“C'è poco da comprendere. Non funzionava. L'ho lasciato. Punto.”

“A me non sembrava che non funzionasse...”

“Astrid, tu non puoi capire” sbotto, alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza “tu non c'eri!”

“Hai ragione. Non c'ero. Ma lui sì. E anche lui non ha capito! Sostiene che ci sia qualcosa che non gli hai detto... a questo punto credo che abbia ragione. Me lo vuoi dire, o dobbiamo tirare a indovinare? Ma se lui che c'era non l'ha capito, io, che non c'ero, ho ancora meno possibilità di farcela, e onestamente non voglio restare nel dubbio. Per favore, dimmi cos'è successo così la facciamo finita con queste bugie e iniziamo a ragionarci.”

“Perché deve per forza essere successo qualcosa? Cos'è questa fissazione?! Non posso aver cambiato idea da sola!?”

“Non così di colpo! Non è da te! Tu non cambi idea perché una mosca ti è passata davanti al naso! Non è il ragazzo per te? Possibile, ma non l'hai capito in qualche ora dopo mesi che vi frequentavate! Non ti piace il tipo di vita che conduce? Lo sapevi benissimo anche prima. Se ti andava bene ad agosto, ti sarebbe dovuto andar bene anche ad ottobre. Non mi risulta che abbia cambiato lavoro nel frattempo. Hai paura della relazione a distanza? Mi pare che abbiano inventato i telefoni e perfino gli aerei, e sembra che ce ne siano anche alcuni piuttosto economici. Puoi andare all'università la mattina ed essere a Londra o Dublino per cena. E comunque anche questo lo sapevi prima. Altrimenti potevi tagliare la testa al toro e restare là! Quindi sì, per me è successo qualcosa!”

“Non è successo un bel niente, invece! Semplicemente ho capito di aver commesso un errore.”

“Però sei sicura che l'errore non sia, in effetti, l'averlo lasciato?”

La domanda la mandò talmente il collera che sbatté entrambi i pugni sul tavolo. “Astrid, in che lingua te lo devo dire?! Ero infatuata. Questo è certo. Si può dire che fossi cotta. Ma quello era il sogno di una fan. La realtà è diversa.”

“Ma non è detto che lo debba essere necessariamente in peggio... e poi si vede che per te è una ferita aperta. Altrimenti non avresti fatto di tutto per renderti irraggiungibile e non daresti i numeri per una lettera! Se veramente lui non ti interessasse, adesso saresti scocciata, non in lacrime! Lo vuoi allontanare, Dio solo sa per quale motivo, però ti manca. È evidente. Hai preso una decisione, e adesso soffri per le conseguenze. E quindi io mi domando, era davvero la decisione giusta? Non avresti sofferto di meno, se non l'avessi lasciato?”

“Ma io non lo amo!”

“È questo che gli hai detto? È questa la cosa a cui non crede?”

“Sì...”

“Beh. Siamo in due! Non è questo il problema, altrimenti non ti comporteresti così. Non sei serena! Se davvero non l'amassi per te lasciarlo sarebbe dovuto essere quasi indolore. Cioè. Magari ti sarebbe dispiaciuto per lui, ma tu saresti stata serena. Invece non è così! E lui ti cerca... quindi lui ti ama...”

“Forse” la interruppe.

“Questa non la capisco... se non ti amasse, perché dovrebbe rompersi tanto per cercarti?”

Francesca si mordeva nervosamente il labbro e taceva.

“Non rispondi? Certo! Perché sai che è una cavolata!”

Stizzita Francesca prese la lettera. La strappò e si diresse verso il salotto.

“Cosa fai?” domandò Astrid correndole dietro.

Le rispose con i fatti. La gettò nel caminetto, dove il fuoco era acceso.

Astrid scosse il capo: “Sei impossibile!”

“Lo so!” le sorrise prendendola a braccetto “Tu sei uguale! Per questo andiamo d'accordo!”

“Francesca, non la passi liscia. Per oggi lasciamo perdere, ma bisogna chiarire la faccenda. Se non con lui, almeno con me”.

“Sì, Astrid...”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Westlife / Vai alla pagina dell'autore: Matilde di Shabran