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Autore: Armstrong_44    18/06/2014    7 recensioni
Prima fanfiction sulle TMNT.
Leo è sempre stato un ragazzo popolare nella sua scuola, circondato da amici che, come lui, facevano parte della squadra di football.
Per mantenere alta la sua reputazione, gli altri spesso gli proibiscono di farsi vedere con persone non veramente importanti o ultimi della piramide sociale.
Peccato, però, che in seguito ad una serie di coincidenze, problemi familiari e voleri del destino, nella sua vita entrano a far parte dei personaggi singolari: il giovane nerd di cui aveva sempre ignorato l'esistenza, il ragazzo non del tutto maturo e bambino nel carattere e ultimo, ma non meno importante, il vicino di casa sgarbato e prepotente ma che, in fondo, tanto cattivo non è.
Human AU.
Pubblicata su DeviantART in inglese, ispirata da 'the science project'.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti :D
Sono tornata :) Sono davvero felice di vedere che questa storia a quanto pare non è così brutta come pensavo ma sono ancora più felice a vedere che ci sono un sacco di persone disposte a lasciare un commento per farmi sapere che cosa ne pensano ^-^ Perciò, grazie mille recensitori (anche se non sono scura si dica come parola O.o)
Ringrazio chiunque abbia messo questa storia tra preferite/seguite/da ricordare ma anche chi ha semplicemente letto e continua a seguire la lettura <3!
Un ringraziamento speciale rivolto a LisaBelle_99 ; Serytia ; piwy ; Leader96 e I LOVE RAPH per aver recensito!
Un abbraccio,
spero vi piaccia il capitolo!
 

Capitolo 3

Non trovai un modo per asciugare il letto e quindi usai ogni scusa per evitare che qualcuno entrasse in camera mia. Dissi che dovevo studiare, che avrei dormito un po' e che non volevo essere disturbato. Scesi in cucina venti minuti prima della cena per evitare che venissero a chiamarmi e poi, subito dopo, mentii dicendo che sarei andato a letto perché il giorno dopo sarebbe stato faticoso e avrei dovuto riposarmi. Beh, alla fine nessuno entrò in camera mia. La notte la passai avvolto in una coperta calda per terra e puntai la sveglia mezz'ora prima, così avrei potuto rimettere tutto a posto. Mi alzai mal volentieri e misi via la coperta. Con mia sorpresa, il letto era ancora umido. Lo rifeci, poi vi misi sopra una coperta di lana. In questo modo, anche toccandolo, nessuno si sarebbe dovuto accorgere che c'era qualcosa di sbagliato. Mi vestii con una maglietta a mezze maniche blu e dei jeans scuri. Poi, pensando che avrei passato la giornata fuori casa, misi i vestiti di Raph in fondo ai miei nell'armadio, lontani da ogni possibile scherzo di Drake.
Mi pettinai, lavai viso e denti. Non feci una colazione abbondante, bevetti solo un bicchiere di succo d'arancia.
Poi tornai in camera e mi misi le scarpe.
Infine, salutai mio padre e Giulia, uscii di casa e mi recai alla fermata dove Raph stava già spettando l'autobus.
C'era un gran silenzio tra di noi e io lo ruppi involontariamente con una serie di starnuti. Accidenti a Drake.
"Mi dispiace" mormorò lui.
"Cosa?" lo guardai sorpreso, voltandomi di scatto verso di lui. Okay, ora iniziavano le cose strane. Raph era conosciuto per essere una testa calda, un ragazzo impulsivo, prepotente, arrogante... direi che vi siete fatti un'idea.
"Sì, sai... Per tuo fratello, mi dispiace per te"
Dentro di me sorrisi appena, ma esteriormenti apparivo totalmente stupito "Beh, suppongo non si possa scegliere la famiglia" fu tutto ciò che seppi dire.
Ghignò un po' "No, suppongo di no" disse.
Arrivò l'autobus e l'autista, che ormai ci conosceva, ci salutò.
Era una donna riccia e dai capelli color carota, un po' grassa e che usava sempre troppo rossetto rosso. Portava enormi orecchini a forma di cerchio e un cappellino blu.
Presi posto vicino al finestrino e, con mia grande sorpresa, Raph si sedette accanto a me. Non dissi niente, tanto sapevo che nessuno della squadra di Football prendeva l'autobus e quindi non sarebbe stato un problema.
Man mano che i ragazzi salivano, e il mezzo di trasporto si riempiva, tra noi si era creato nuovamente un gran silenzio.
"Perché hai chiesto aiuto a me?" domandò Raph all'improvviso.
"Non lo so" risposi alla stessa domanda che io stesso mi ero posto.
Arrivati a scuola, ci separammo senza nemmeno dirci niente.
Camminai verso gli armadietti e, quando presi ciò che mi serviva lasciando ciò che invece non sarebbe stato per niente utile per le prime due ore, mi diressi verso la classe di chimica.
Non sapevo ancora con precisione chi era nelle mie classi, ma notai che Michelangelo era in questa. Per la settimana successiva, mi era stata assegnata una relazione in base all'esperimento eseguito in mattinata da fare, indovinate con chi? Mikey. Stranamente, me lo aspettavo. I soliti scherzi del destino. Quando raccolsi le mie cose, il biondino mi si avvicinò chiedendomi quando sarei stato libero per fare la relazione. Ci pensai un po' su, rendendomi conto che mercoledì, il mio tipico giorno libero, sarebbe stato oltre la data di scadenza. Decidemmo quindi di fare il venerdì, ovvero il giorno dopo: io avrei saltato la lezione di chitarra, e mio padre sarebbe stato d'accordo perché era a causa dei compiti.
"Se ti va, puoi venire tu da me! Abito vicino a Donatello, che è un genio in queste cose e potrebbe anche aiutarci" mi informò, sorridendo. La cosa che mi lasciava più stupito di lui era il fatto che sorrideva praticamente sempre.
Mi passò un pezzo di carta con su scritto il suo indirizzo.
"Certo, vengo verso le quattro?" domandai, fissando l'inchiostro nero sul foglietto.
Annuì euforicamente e, dopo avermi salutato, se ne andò. Fissai il punto in cui era scomparso perplesso. Poi scrollai le spalle infilai nella tasca della mia giacca il biglietto. Presto, alla porta della classe apparirono i miei compagni della squadra di football. Li guardai sconcertato, non capendo cosa ci facessero tutti lì. Il mio migliore amico, Robin, si fece spazio, mi venne in contro esultante ed esclamò, euforico:
"Siamo in finale!!"
Tre parole. Tre semplici parole che mi fecere dimenticare di tutto quello che era successo in questi tre giorni. Di Donnie, Mikey, Raph e persino di Drake.
Iniziai a saltare per la classe assieme agli altri, fino a quando loro non mi sollevarono e portarono in giro per i corridoi sulle spalle, acclamando il mio nome. Se avessimo vinto la finale, ci sarebbero state buone probabilità che alcuni di noi, specialmente io in quanto capitano, ottenessero borse di studio. Saremmo andati ai nazionali. In televisione. Avremmo avuto la possibilità di essere scelti da alcune squadre famose. Certo, erano ancora sogni, ma ci stavamo avvicinando pian piano e non mi ero mai sentito così felice negli ultimi tempi. Nemmeno quando Mikey e Donnie mi avevano salutato. Nemmeno avevo capito che non mi odiavano. Nemmeno quando avevo capito che neanche Raph mi odiava. In quel momento, mi importava solo vincere quella partita.
Dopo mi diressi con Robin ad educazione fisica. L'insegnante era assente. Sembrava che dall'emozione di scoprire che eravamo in finale si fosse preso un giorno libero. Nessuno osò immaginare come avrebbe speso il tempo. Quindi avevamo un'ora buca. Assieme a me e a Robin, notai che anche Raph aveva ginnastica a quell'ora. Altra cosa di cui pensai non essermi mai reso conto. Ad ogni modo, io e il mio migliore amico passammo il tempo a scherzare prendendoci in giro e immaginando cosa sarebbe successo se avessimo vinto. E lì, assieme a tutta quell'euforia, mi resi conto anche di provare un po' di malinconia, sapendo ciò che NON sarebbe successo: non sarei diventato amico degli altri ragazzi più sfigati di me. Sebbene, lo ammetto, ci sperassi.
  
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