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Autore: Fantfree    18/06/2014    1 recensioni
In mezzo ad una radura c'è un campo sterminato di rose bellissime. Nessuno sa però che sotto ai grandi petali ci sono quattro città riunite sotto un'unica corona. Whiterose è la principessa e Flow, il suo amato, l'erede al trono. Ma qualcosa sta per sconvolgere questo equilibrio così perfetto: delle creature gigantesche minacciano la sicurezza del regno e, Whiterose, dopo un tragico accadimento, rimpicciolisce con la sua magia uno di essi, mentre gli altri scappano. Si accorgerà che quello che ha davanti non è un mostro, bensì un giovane umano, sprovvisto di ali e dalle idee un po' strane...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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<< Guarda la grossa creatura, ora non è più così forte! >> Disse qualcuno.

Il poveretto, continuava a ripetere: << Cavolo, cavolo e adesso? >> Un po' mi sentivo in colpa per lui: che cosa gli avevo fatto?

<< Calma, calma. >> Gli dissi cercando di avvicinarmi e di farmi vedere senza paura.

All'improvviso, il grosso “mostro” si voltò verso di me, verso di noi e per la prima volta vidi i suoi bellissimi occhi azzurri. Lo sconosciuto, tirò un grido d'orrore nel vederci e si accasciò a terra coprendosi la testa con le mani. Insomma, era paralizzato dalla paura.

<< Calma, va tutto bene. >> Forse.

<< Non fatemi del male! Chiunque voi siate! Io voglio solo tornare a casa! Non danneggerò più questo posto! Lo prometto! E lo dirò agli altri! >> La strana creatura tremava. Il suo volto era bellissimo. E simile a quello della mia gente. Si guardò inorridito le mani e se le allontanò all'istante. In preda al panico, non fece altro che tremare. Ma che cosa potevo fare? E poi nessuno di noi sapeva se la strana creatura stesse realmente fingendo. Non potevamo lasciarlo andare, assolutamente no. E poi non avevo la minima idea di come fare.

Mi avvicinai a lui e gli domandai: << Dimmi che cosa sei e come ti chiami. >>

<< Un mostro! >> Urlò qualcuno dal popolo.

<< I-io sono u-un umano. >> Rispose lui con la voce tremolante. << E mi chiamo Drake. >>

Un umano? Sì, ne avevo sentito parlare qualche volta. Erano creature molto misteriose che portavano solo distruzione al loro passaggio. Non si sapeva da dove venissero, né dove andassero e nemmeno si sapeva il motivo per cui fossero venuti nel nostro regno.

<< Da dove vieni? >> Gli domandai. << Il tuo regno non è in questo mondo, vero? >>

<< Se per questo mondo intendi questo campo fiorito, >> rispose << no affatto. >> Abbassò lo sguardo. << I-io vengo da un posto abbastanza lontano e stavo facendo una gita con i miei amici. >>

Che gli umani appartenessero alle terre inesplorate già si sapeva. Ma volevo conoscere di più del suo mondo. << Tu non hai risposto alla mia domanda, vile devastatore! Ti ho chiesto da dove vieni. Non ti ho chiesto di dirmi delle cose che già si sapevano! >>

L'umano alzò lo sguardo e mi fissò coi suoi occhi blu pieni di terrore. << V-vengo da una città, Toronto. >>

Lo osservai abbastanza confusa: anche loro hanno delle città? Possibile? Dovevano essere delle città molto, molto grandi, allora! << Ascoltami bene, Drake. >> Gli dissi. Tutto il mio popolosi aspettava qualcosa da me. Ma cosa potevo fare? Noi non siamo creature combattive! Abbiamo molta paura. Ma dovevo farmi forza, farmi forza per il mio amato Flow che adesso non c'era più. << Non ti lasceremo andare. Né ora né mai. >>

<< Ma io devo tornare a casa! Ho una famiglia, una ragazza, degli amici! >>

Le sue suppliche non potevano scalfirmi: lui era un umano che aveva invaso la nostra terra e non mi importava di lasciarlo andare. << Le tue suppliche, Drake, non mi scalfiscono affatto. >>

Il ragazzo, verde com'era, si alzò in piedi e si avvicinò a me. Ma ciò che feci non fu altro che indietreggiare. Era alto e magro. Indossava degli strani vestiti poco decorati, anzi, per niente, con delle strane scritte. Quello era un mostro con la faccia di uno del mio popolo. Non aveva né ali né la nostra raffinatezza. Ed era verde e luminoso, molto luminoso.

<< Ti prego, chiunque tu sia! >>

<< Non lo farò, ho detto. >> Osservai il mio popolo: era ammutolito, ci stava ascoltando, parola per parola. << E comunque il mio nome è Whiterose. >>

<< Ti prego! >> Adesso stava correndo verso di me. Si stava avvicinando troppo! Che cosa dovevo fare? Che cosa potevo fare? La psicocinesi! Giusto! Avrei sfruttato i poteri della mia mente per fermare la sua corsa. << No, ho detto! >> Gridai facendolo levitare in aria. << Basta! >>

<< Se non mi liberi, loro torneranno a cercarmi! >>

<< Non lo faranno! Avranno già imparato la lezione. >>

Una voce mi sorprese alle spalle: << Whiterose! Stai bene? >>

<< Padre! >> Gridai.

<< Chi è costui? Chi è questo essere senza ali e verde? >>

<< A dire il vero io non sarei verde. >> Rispose. << E molto, molto più grande. >>

<< Modera il linguaggio, orribile creatura! >> Gridò lui.

<< Un umano, padre. Uno di quelli che ha devastato il nostro regno. Ed ha ucciso il principe Flow, il mio amato! >> Mi avvicino verso di lui e lo guardo con rabbia. << Come avete potuto! Devi pagare! >>

<< Io per tutti loro? È assurdo! >> Mi disse sospeso lì dov'era.

<< Non possiamo liberarti. Racconteresti tutto agli altri ed allora sarebbe la fine. >>

<< Prometto di non farlo se mi lasciate andare. >> Rispose lui con una certa inquietudine.

<< No. >> Disse mio padre. << Basta così. Ciò che avete fatto è intollerabile! >>

<< Ma io potrei dire loro di non venire più! Lasciatemi andare! >>

Mio padre mi guardò con una certa preoccupazione. No che non doveva lasciarlo andare! Sarebbe stato troppo pericoloso! E poi, aveva ucciso Flow. No, impossibile. Doveva essere tenuto sotto stretta sorveglianza, in un luogo buio, ma vivo. Così avrebbe sofferto ancora di più e meditato sui suoi errori.

<< Guardie! >> Gridò mio padre. << Portatelo in prigione! Non possiamo permetterci di liberarlo! >>

<< Cosa? No! >> Gridò lui in preda alla disperazione. << Non potete farmi questo, io non sono come loro! >>

Lo osservai venir portato via sempre a mezz'aria, controllato dalle menti dei soldati, quei soldati a cui Flow aveva dedicato tanto tempo per addestrarli. Il mio Flow!

C'era qualcosa però, qualcosa in quegli occhi così verdi, così belli che mi aveva conquistato. Forse solo un luccichio, comunque non potevo lasciarmi andare alle emozioni con un mostro. Non ora.

<< Dove starà, padre? >> Gli domando.

<< In una prigione buia. Tanto, con la sua luce verde, illuminerà tutta la cella. >>

<< Ma se è vero che dice di non essere né verde né luminoso, perchè adesso lo è? >>

Mio padre mi guardò con un certo interesse: << Dimmi, White. Sei stata tu a rimpicciolire quell'umano? >>

<< Sì, padre. >> Questo è vero, ma non sapevo assolutamente come avevo fatto. E nemmeno come riportarlo alle sue dimensioni originali. Dovevo indagare. Sì, ma come? E soprattutto, dove dovevo andare?

 

  
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