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Autore: La Nuit du Chasseur    18/06/2014    0 recensioni
"... Dici che potremmo concederci il lusso di sentirci, e di tanto in tanto di vederci anche? Senza promesse, senza dare un nome a questa cosa, solamente non perdersi di vista, non dimenticarci l’uno dell’altra. Dici che possiamo?”.
“Dico che possiamo, bambina” le disse sulla bocca.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni successivi, Shannon si ripresentò sempre al locale, a volte portando anche Tomo. Si fermavano ad un tavolino all’angolo, prendevano da bere o qualcosa da mangiare e rimanevano lì a chiacchierare a lungo. Miriam voleva essere discreta e riservata, quindi li trattava come normali clienti, e loro sembravano apprezzare.
Erano sempre molto simpatici, la salutavano con sorrisi e ogni giorno si scambiavano almeno qualche battuta. Stavano entrando sempre più in confidenza, tanto che Miriam ormai era abituata alla loro presenza. Quello a cui non era abituata era la sensazione inspiegabile che ebbe quando, una settimana dopo, nel locale con i due ragazzi, entrò Jared.
Entrò per ultimo, dietro ad entrambi. Miriam li vide e sorrise, iniziando a preparare il caffè che erano soliti bere entrambi. Non lo notò subito, perché era coperto dagli amici e da qualche avventore del locale, lo notò quando alzò lo sguardo e i suoi occhi azzurri si piantarono nei suoi. Credette di avere un infarto in corso e sentì le gambe tremare: era emozione o altro?
“Ciao, posso servirti qualcosa?” disse solamente, il più formale, simpatica e naturale possibile.
“Si, vorrei un sandwich alle verdure. Carlos è famoso qui per quei sandwich” rispose lui, sorridendole. Era stato gentile ed educato, ma Miriam faticava a tornare sulla terra.
“Proverò a non deluderti, allora” riuscì a dire, sorridendogli. Pensò che non era andata tanto male, visto che poteva anche emettere un buffo suono e fare una figuraccia colossale.
Suo fratello lo chiamò al tavolo con un leggero fischio e Jared si schiodò dal bancone per raggiungere gli amici.
“Ma chi è quella, ragazzi?” disse a bassa voce non appena si sedette.
“Carlos è in vacanza, lei lo sostituisce. Almeno così mi ha detto l’altro giorno.”
“Ah, capito. E perché io non ne sapevo niente?”
“Perché sei un sociopatico, Leto e sei rimasto in hotel per giorni!” lo schernì Tomo.
“Molto simpatico, davvero molto simpatico” si difese Jared, sapendo però che in fin dei conti aveva ragione.
Si poggiò alla sedia, rimettendo i suoi occhiali da sole e contemplando il mare: adorava quel posto. Loro correvano lì non appena potevano permetterselo e questa volta, complice una vacanza di Vicky e qualche problema, erano riusciti a portarsi dietro anche Tomo. Erano molto amici, prima che colleghi e stare insieme a prescindere da impegni, interviste e quant’altro, era quello che gli piaceva più fare.
Jared era sovrappensiero quando Miriam arrivò con le loro ordinazioni e le urtò leggermente il braccio, spaventato dal suo arrivo. Miriam vacillò ma riuscì a poggiare il vassoio sul tavolo, senza gravi conseguenze: non appena l’aveva toccata, il suo braccio era andato a fuoco, ed ora che la guardava chiedendole scusa il tutto stava peggiorando. Era chiaro che quell’uomo le faceva un certo effetto: il tutto stava nel non sputtanarsi del tutto facendo la figura della ragazza innamorata dalla star.
Riprese il controllo: “Tranquillo, non è successo niente. Allora, siete qui per un concerto?”
“Oh no, siamo qui per riprenderci dai concerti. Siamo in vacanza” rispose Jared.
“Capisco. Vi porto subito dei tovagliolini di carta, ragazzi”. Cercava di essere naturale e spigliata e pensò che ci stava riuscendo bene, malgrado tutto. Mentre era nel retrobottega a prendere i tovaglioli si poggiò alla parete: voleva scappare per un mese e fare un’esperienza nuova, è vero. Ma da qui ad avere Jared Leto che le chiede scusa per averle intruppato il braccio, ce ne passava! Sorrise e respirò a fondo: Miriam, ti prego contieniti, si disse.
“Jared, qui chiama terra, puoi connetterti gentilmente con noi?”. Shannon lo stava prendendo in giro, perché era chiaro che quella situazione sarebbe finita come aveva pronosticato Tomo: Jared aveva tutte le carte per farle girare la testa e lui si sarebbe fissato su quella ragazza misteriosa. Dava già i primi segni: era rimasto a guardarla mentre andava via dal loro tavolo ed ora sembrava non ascoltare né suo fratello, né il suo amico.
“Si, ragazzi ci sono. Stavate dicendo?”
“Che la Cina ci invaderà presto, Jared” disse serio Tomo.
“La Cina? E come mai?”. Jared proprio non c’era.
“Si ciao Jay!” dissero all’unisono Tomo e Shannon, ridendo come matti.
Miriam tornò al tavolo con i loro tovaglioli e sorrise a tutti e tre, prima di dirigersi ad un altro tavolo che reclamava la sua attenzione.
Rimasero lì per tutta la mattina, ridendo e giocando a carte. Si divertivano come bambini e di tanto in tanto qualcuno andava a chiederle del caffè, o del succo di frutta. Era bello vederli insieme, pensò Miriam, sembrava che fossero persone totalmente al di sopra della loro popolarità, e infondevano una certa allegria in chi li guardava.
Verso sera Miriam era stanca e sperava solo di chiudere presto per andare a rilassarsi un po’ in spiaggia. Era lì ormai da una decina di giorni e si trovava bene, era felice. Aveva fatto amicizia con Iolana, che ogni tanto arrivava al locale per controllare che fosse tutto apposto, ma soprattutto con sua figlia Kiki, che aveva un paio di anni meno di lei e studiava in California. Era tornata a Honolulu per le vacanze e passava molto tempo con Miriam al locale, a volte aiutandola anche. Quella sera Kiki le aveva proposto una serata fra donne, per farsi due chiacchiere e Miriam aveva accettato volentieri: quella ragazza le piaceva moltissimo, era un’esplosione di solarità e quando parlava riusciva a farla sentire male dal ridere. 
Era in procinto di chiudere il locale, ormai deserto, quando sentì qualcuno bussare al vetro. Si girò di scatto e vide Jared appena fuori l’entrata, sui gradini di legno, che sorrideva appena e non si decideva ad entrare.
“Ciao, hai dimenticato qualcosa?” disse Miriam, reprimendo il diavoletto dentro di lei che le ricordava quanto quell’uomo fosse sexy.
“No, niente. Passavo di qua”, rispose Jared, guardandola. Era bella, molto bella, era fresca, sapeva di qualcosa di nuovo e lui l’aveva osservata per tutta quella mattina. Era stato curioso di chiederle qualcosa di più, qualcosa sulla sua vita, da dove veniva. Per quanto sarebbe rimasta. Ora che ci pensava, non sapeva neanche il suo nome.
“Puoi entrare, sto chiudendo, ma qualcosa da bere te la offro, se vuoi” rispose Miriam, sorridendo semplicemente. La semplicità che arrivava dritta in faccia a Jared, e che lo rendeva spaesato.
Lui entrò nel locale e andò a sedersi su uno sgabello, al bancone: “Un’aranciata mi andrebbe, in effetti” le disse, lanciandole uno sguardo enigmatico.
“Arriva subito”. Miriam volò al frigorifero, prendendo due aranciate, le aprì e le mise in due bicchieri ghiacciati, con una fettina di arancia fresca e una cannuccia.
“Ne prendo una anche io, oggi è stata una giornata lunghissima” le disse Miriam, poggiando i gomiti al banco, davanti a lui e prendendo a sorseggiare l’aranciata dalla cannuccia.
Jared la osservò e gli parve di capire che a lei piaceva la sua compagnia, così tentò di fare conversazione: “Non sei di qui, vero… ?”
“Miriam. No, sono francese, di Parigi per la precisione” rispose Miriam, che iniziava a sentirsi più a suo agio. Quell’uomo era di una bellezza imbarazzante, e aveva un modo di fare che tendeva a mettere in difficoltà la gente. Non sapeva se era davvero così o se era un modello che si era costruito con l’avanzare della sua immensa carriera. Nonostante ciò, Miriam sentiva che ora andava meglio, riusciva a controllarsi e a controllare lui, e stare lì, soli, con il tramonto hawaiano davanti a sorseggiare un’aranciata era un’esperienza bella, che lei voleva viversi.
Jared alla parola Parigi illuminò i suoi immensi occhi azzurri: non era un segreto per nessuno che lui amasse la Francia, ma che quella ragazza fosse francese non era per niente intuibile.
“Parigi, che bella città. E come mai sei finita qui?” chiese, sempre più curioso. Quello però era un tasto che Miriam non voleva ancora rivelare, perché la sua sfida aveva radici profonde e si vergognava un po’ di dirlo ad uno sconosciuto.
“Così, un mesetto di vacanza, miglioro l’inglese, mi godo un paradiso che avevo sempre sognato di vedere, faccio un’esperienza nuova” gli disse solamente.
“Capisco” le rispose, poi iniziò a guardare il mare, in silenzio e Miriam osservava l’intensità di quella situazione: davvero lei, ventisette anni e una crisi esistenziale in atto, si trovava in un paradiso naturale come pochi al mondo a sorseggiare aranciata con Jared Leto? Si sforzò di svegliarsi dal sogno, ma quello che ottenne fu che lui cominciò di nuovo a guardarla, non dicendole nulla, cosa che le mandò lo stomaco in subbuglio.
“E tu invece? In vacanza eh” disse per togliersi l’imbarazzo del silenzio di dosso.
“Si, ogni tanto”
“Venite spesso qui tu e i tuoi amici?”
“Ogni volta che possiamo, in realtà”. Le sue risposte erano sempre molto stringate, necessarie, ma Miriam pareva non farci caso. Quello a cui faceva caso erano i suoi pettorali dalla camicia aperta, i suoi occhi azzurro mare, il suo sorriso allarmante.
A salvarla dai suoi pensieri arrivò Kiki, come promesso puntualissima. Era vestita con un semplice vestito di raso verde smeraldo, pronta a passare la serata con la sua nuova amica.
“Ops, scusate… disturbo, per caso?”
“No, Kiki ti pare, entra pure. Stavo chiudendo e finivo di scambiare due chiacchiere con un nuovo amico. Kiki lui è Jared, Jared lei è Kiki”. I due si guardarono e poi si sorrisero salutandosi come vecchi amici.
“Per caso vi conoscete già…”
“Beh, Jared viene ad Honolulu da anni e viene quasi sempre dallo zio Carlos per i suoi sandwich. Diciamo che ci siamo già scontrati” rispose enigmatica Kiki.
Jared si limitò a scrollare le spalle e si alzò: “Ciao Miriam, grazie dell’aranciata. Ci vediamo” le disse e si avviò verso l’uscita. Passò accanto a Kiki e la salutò con lo sguardo. Uno sguardo che lei non ricambiò.
Miriam voleva vederci chiaro e come al solito andò al punto: “Quando e quante volte siete stati a letto insieme voi due?” disse, sistemando le ultime cose e ridendo.
“Ehi ma che dici?”
“Si va beh, raccontala ad un’altra eh! E’ palese”
“Ok, due anni fa… ma non siamo tecnicamente andati a letto insieme. Eravamo ad una festa sulla spiaggia, su di giri, lui ci ha provato e poi… beh poi si è addormentato. Tutto qui?”
“Addormentato?” scoppiò a ridere Miriam.
“Già, addormentato. Siamo andati dietro ad uno scoglio, poco lontano da qui ed io ero lì che cercavo di allontanare un’amica che avevamo incontrato. Quando sono riuscita a togliermela di torno, l’ho raggiunto e lui dormiva” Kiki sembrava ancora molto alterata.
 “Kiki, capita, aveva sicuramente bevuto. Comunque è un ragazzo simpatico. Ci ho scambiato due chiacchiere oggi e mi è sembrato molto gentile”
“Perché deve fare colpo. Vedrai… va beh, senti andiamo?”.
Miriam si preparò al volo e uscirono a mangiare qualcosa. Optarono per un sushi a portar via, che consumarono in spiaggia, chiacchierando come due vecchie amiche. Era impressionante quanto quei dieci giorni le avessero unite: non si conoscevano molto, ma insieme stavano benissimo e Miriam già pensava a quanto sarebbe stata triste nel lasciarla.
Quando tornò a casa, dopo qualche ora, si mise a letto e accese l’iPod. Casualmente le entrò nelle orecchie City of Angels e iniziò a pensare a Jared. Pensava a lui non come alla star entrata nel locale che gestiva, ma come all’uomo con cui aveva chiacchierato a fine serata davanti al tramonto. E poi pensò a quello che le aveva detto Kiki: davvero lui ci avrebbe provato con lei perché fondamentalmente ci provava con tutte? Era inquieta, non voleva complicarsi la vita, era andata lì per risolversela. Non voleva assolutamente finire in un casino sentimentale, non lì. Figuriamoci poi con uno del calibro di Jared. Non era proprio il caso, pensò.
Il giorno dopo Shannon entrò di buon ora nel locale, chiedendole dei sandwich a portar via: avrebbero fatto una gita e volevano del buon cibo per il pranzo al sacco. Mentre Miriam li preparava, iniziarono a scambiare qualche parola: “Allora, Miriam, Jared mi ha detto che sei francese. Quanto ti ha disturbato mio fratello ieri sera?”
“Disturbato? Ma no, figurati. Passava e gli ho solo offerto un’aranciata” rispose lei, quasi sulla difensiva.
“Il mio fratellino perde colpi, strano” concluse, alzandosi e prendendo il sacchetto preparato da Miriam. La salutò calorosamente e le disse che si sarebbero rivisti presto. Miriam lo guardò uscire pensando alla sua frase: forse si era fatta un film mentale troppo elaborato e Jared in realtà non guardava niente di particolare in lei. Ma si, era sicuramente così.
I giorni passarono velocemente e Miriam era già lì da più di due settimane. Aveva stretto un’amicizia strana con Shannon e Tomo, che andavano tutti i giorni a godersi la spiaggia davanti al chiosco, finendo per passare lì dentro gran parte delle loro giornate. Erano due ragazzi simpatici e alla mano, con uno strano istinto protettivo nei suoi confronti. Avevano chiacchierato abbastanza nei momenti di calma del locale, e lei aveva scoperto parecchie cose sul loro conto, cose che i rotocalchi non sapevano o inventavano, o ingigantivano. Shannon, specialmente era un ragazzo d’oro: insieme formavano un duo perfetto, si divertivano, scherzavano e talvolta parlavano di cose serie. Una sera, Miriam aveva raccontato a Shannon, rimasto ad aiutarla a chiudere il locale la verità sulla sua esperienza lì. Semplicemente avevano iniziato a chiacchierare di cose un po’ più serie e la ragazza aveva parlato senza neanche accorgersene.
“Sai, in realtà sono scappata da casa mia” gli disse, sistemando le sedie del locale. Shannon rimase perplesso e la guardò senza capire, ma non disse nulla.
“Non fare quella faccia, Shannon! Io sono un avvocato, lavoro in uno studio legale da circa un anno, ho una buona famiglia alle spalle, una mezza tresca con un ragazzo superficiale e tanti amici. E sono scappata da tutto quello” continuò Miriam. Le sembrava incredibile come riuscisse a dire quelle cose a Shannon: erano amici, è vero, ma non così amici da potersi confidare così. Eppure le riusciva così semplice che non riuscì a fermarsi, e il fatto che lui non le facesse domande, ma aspettasse solamente che lei continuasse a parlare, la indusse a credere che lui fosse davvero un buon amico.
“Ero stufa. Stufa di tutto, dei miei genitori sempre appesi ai Blackberry e mai a pronti guardarsi negli occhi. I miei genitori non si fanno una sana risata d’amore da secoli, però lavorano, oh se lavorano. Hanno due carriere divine, solo che hanno solamente quelle. Ho amici che fanno a gara a chi ha più diamanti o macchine più costose. E capisco che sembra che io stia sputando nel piatto dove ho mangiato fino ai miei ventisette anni, ma io non voglio essere così, un domani. Volevo farmi una vacanza, invece ho trovato l’annuncio del signor Carlos e l’ho colto al volo” riprese fiato, gli aveva detto proprio tutto. Aveva un paio di short e una cannottiera bianca, sopra un grembiule e delle infradito, e gli aveva raccontato di come a Parigi, chilometri e chilometri lontano da lì, lei avesse una appartamento lussuoso, abiti firmati e gioielli di famiglia. Si sentiva un po’ ridicola, ma aveva il cuore leggero. Shannon capì che lei non aveva bisogno di conforto, e per questo la stimò tantissimo.
“E’ una scelta coraggiosa, Miriam. I tuoi genitori, come l’hanno presa?”
“Non li sento da quando ho messo piede in quest’isola. Li ho avvertiti di tutto ma voglio davvero stare da sola per un mesetto, così tanto per capire come voglio davvero la mia vita. Sembro matta, vero?” lo guardò con un sorriso sghembo che lo fece ridere: quanta forza aveva dentro quella ragazza?
“Ma no che non sembri matta. Solo che forse questa vita ti andrà bene per questo mese, forse per il prossimo, ma scegli bene. Rischi di pentirti fra anni delle scelte fatte. Pensaci bene” gli disse, sinceramente lui. Poi si avvicinò e l’abbracciò: non era un abbraccio colmo d’amore, di passione, era un abbraccio d’amicizia. Miriam si lasciò stringere e pensò che se anche quel viaggio se fosse servito solamente a quello, già poteva dirsi soddisfatta. Aveva conosciuto due persone straordinarie, che nelle due settimane precedenti erano state come fratelli maggiori per lei, e sapeva già che tornare a Parigi sarebbe stato un trauma. E poi c’era Kiki, la dolce, vulcanica, pazzesca Kiki: come avrebbe fatto senza di lei ad affrontare il freddo inverno parigino? Decise di non pensarci in quel momento e di godersi solamente il calore di un amico che ti stringe davanti al mare.
Jared non si faceva vedere da giorni, dopo la loro semi chiacchierata serale era sparito, e Miriam moriva dalla voglia di sapere che fine avesse fatto, ma non osava chiedere né a Shannon né a Tomo. Quando il batterista sciolse l’abbraccio, Tomo arrivò pieno di provviste serali: aveva le carte, vari giochi di società e alcuni DVD nella borsa. Scaricò tutto sul tavolo ridendo: “A voi la scelta, ragazzi!” disse allegro. Sembrava che la tempesta che stava attraversando con Vicky fosse lontana, per quanto Shannon sapeva che ci stava parecchio male.
“Wow, Tomo, sicuro di avere ancora l’uso delle braccia?” lo prese in giro Miriam, vedendo tutta quella roba. Sperava che si aggiungesse anche Jared, ma dopo un paio d’ore, mentre giocavano nella veranda del locale, insieme anche a Kiki, era chiaro che il cantante non sarebbe venuto. Miriam si scoprì ad essere un po’ delusa, ma alla fine decise che era la cosa migliore: non poteva, pensò di nuovo incasinarsi in nessun modo.
La serata andò avanti per molto, a notte fonda Kiki annunciò che sarebbe andata via, e Tomo si alzò di scatto offrendosi di accompagnarla. Shannon lo guardò serio: aveva notato le battute che si erano lanciati tutta la sera l’amico e Kiki e non gli sembrava il caso che lui si buttasse in quel pasticcio. Il croato non sembrò degnarlo di uno sguardo e disse di nuovo a Kiki che l’avrebbe accompagnata a casa, nonostante non fosse poi così distante dal locale. Kiki accettò sorridendo e, dopo aver salutato, si incamminarono lentamente, passando dalla spiaggia.
“Dici che combineranno casini, Shannon?” disse Miriam, non appena i due si furono allontanati, guardandoli dalla veranda.
“Spero di no. Voglio bene a Vicky ed onestamente credo che i loro problemi siano da risolvere in altre maniere. Però…” disse e poi sorrise buttando giù la testa, gli occhi verso il pavimento. Miriam lo costrinse a parlare e lui, dopo un po’ aggiunse: “In questi anni, quando eravamo in tour, ed io e Jared ci trovavamo del divertimento… beh io ho sempre preso in giro Tomo che dopo i concerti andava in stanza e non c’era verso di farlo capitolare. Avresti potuto mettergli davanti Heidi Klum e niente, lui integerrimo, sempre. Ed ora che invece fa lo scavezzacollo con una ragazza per niente male, mi trovo qua a sperare che torni a casa da solo”. Miriam rise di gusto e iniziò a prenderlo in giro sul tipo di divertimenti suoi e di suo fratello. Suo fratello, a quel pensiero le arrivò una fitta diretta al cuore, ma non ci badò.
“A proposito, Shan… non vedo Jared da qualche giorno. Tutto ok?”
“Non ti innamorare, francesina. Jared è un tipo da lasciare perdere”
“Ma cosa vai a pensare! E’ che voi venite spesso e lui quasi mai, pensavo che stesse male, tutto qui” si difese Miriam, forse accalorandosi un po’ troppo e sentendosi scoperta.
“Va bene, io ti ho avvisata eh! Scappo, Miri… ci vediamo domani” le diede un veloce bacio sulla guancia e corse via, scavalcando la staccionata verso la spiaggia. Miriam chiuse tutto e si mise a leggere un buon libro, pensando che Shannon non solo non le aveva risposto, ma aveva capito più o meno tutto.
Dopo un’oretta, verso le tre, era quasi addormentata, quando sentì bussare al locale. Si spaventò un po’, ma si affacciò alla finestra per vedere: era Jared, sulla veranda in legno del locale che guardava dentro. Miriam sorrise e iniziò a scendere le scale.
“Ciao, passavi di qui?” gli disse sorridendo, mentre gli apriva la porta.
“Si, ti disturbo? Dormivi per caso?” le disse guardandola: era pazzesca. Aveva un paio di short rosa e una cannottierina dello stesso colore. Capelli sciolti e nessun filo di trucco. Eppure a Jared andò in pappa il cervello a guardarla così.
“No, tranquillo, stavo leggendo. Tomo e Shannon sono andati via poco fa… eravamo qui tutti, pensavo venissi” gli disse. Si pentì subito, ma sperò che quella frase non sembrasse quello che non avrebbe dovuto sembrare.
“Ero con Emma, eravamo impegnati” gli rispose lui. Miriam si sentì morire: perché se aveva Emma andava da lei alle tre del mattino? Stronzo!
“Senti, ti va di fare due passi?” le chiese senza mezzi termini.
“A quest’ora, Jared?”
“Beh il giorno lavori e comunque non c’è un orario stabilito per passeggiare un po’” le rispose. Miriam pensò che aveva ragione, ma che anche se non ne avesse avuto un briciolo, lei una passeggiata con Jared l’avrebbe fatta comunque.
“D’accordo. Dammi il tempo di vestirmi però”
“Sei perfetta così, dai andiamo” e la prese per mano, trascinandola fuori. Miriam a quella stretta sentì il cuore, il cervello, le viscere e la ragione andarsene per conto loro e lo seguì, tirandosi la porta dietro.
Passeggiarono sulla spiaggia, chiacchierando del più e del meno.
“Allora, Shannon mi ha detto che avete parlato molto” le disse ad un certo punto. Miriam si sentì morire: Shannon aveva svuotato il sacco.
“Si, tuo fratello è meraviglioso. Mi ci trovo molto bene!” rispose solamente lei.
“Ah ecco, non sei simpatica a dirmelo così in faccia, lo sai!?” le disse, guardandola e facendo finta di essere molto offeso. Camminava a piedi scalzi, le infradito lasciate al locale, le mani nelle tasche dei pantaloni e un’andatura lenta e rilassata. Era bellissimo, assolutamente perfetto.
“Perché, ti dispiacerebbe per caso?” lo stuzzicò lei, con voce più bassa, guardando l’oceano.
“Chissà, magari si” fu la risposta di Jared, pronto a giocare ma non a scoprire le sue carte.
Miriam colse la risposta senza alludere a nient’altro e cambiò discorso.
“Com’è essere una star, Jared?”
“Cosa intendi dire?”
“Beh, sei un attore formidabile, una rock star da sold out, dirigi film, sei un artista completo. Com’è fare la tua vita?”
“Faticoso, ma bello. Me lo sono scelto e sono fortunato. C’è un mucchio di gente là fuori che vive la vita a fare cose che fondamentalmente odia, io invece ho avuto il lusso di poter scegliere il mio destino, di poter costruire qualcosa. Non mi lamento, anzi sono grato a tutto” le rispose, sincero. Miriam si sentì colpita da quella risposta: forse aveva ragione lui e avrebbe dovuto smetterla di fare la bambina, tornare a casa e continuare la sua vita, che alla fine poi così schifosa non era. Pensò a quelle parole un po’ troppo, tanto che Jared le chiese se andava tutto bene.
“Si, scusa. Riflettevo sulle tue parole. Sono vere, genuine. Vorrei che tutti la pensassero così, che vedessero il buono e smettessero di lamentarsi”
“Se la gente smettesse di lamentarsi, il mondo sarebbe noioso” la corresse lui.
Si fermarono e si sedettero sulla spiaggia, di fronte al mare. L’aria era dolce, il mare cullava i loro silenzi e accoglieva le cose che si dicevano: in quella notte qualsiasi segreto sarebbe rimasto tale, sentito solo dall’oceano. Miriam si strinse nelle spalle, colpita da un leggero brivido di freddo. Jared si avvicinò e le mise la sua giacca sulle spalle, sorridendole con quell’espressione che mandava Miriam in estasi.
“Quando finirà questa tua avventura, cosa farai?”
“Tornerò a Parigi e riprenderò a vivere normalmente”
“E sei impaziente?”
“No, per niente. Rimarrei qui in eterno, mi piace. C’è una vita rilassata, zero problemi, zero casini, gente che cerca la libertà e ha sempre un sorriso. Lo sai che da quando sono qui non ho mai litigato con nessuno? Nessuno mi ha trattata male, detto una cosa brutta o fatto innervosire? E’ una cosa splendida!”
“Per questo veniamo spesso qui, tutti ti lasciano in pace e tu puoi passeggiare di notte sulla spiaggia con una bella ragazza francese senza che ti rompano. Comunque puoi rimanere per sempre, se vuoi”. Miriam gli sorrise e avrebbe voluto dirgli che voleva davvero che fosse così, ma così non era.
“Conoscete da tanto Carlos?”
“Da dieci anni. Siamo venuti qui per la prima dieci anni fa e ci siamo imbattuti in quell’uomo. Ci ha preso subito in simpatia e abbiamo iniziato a tornarci ogni volta che potevamo. Per Shannon è un mito, per me un uomo buono che ogni tanto mi da saggi consigli. In realtà quando non siamo qui non lo sentiamo, però forse questa è la forza del nostro rapporto”.
Miriam lo guardò ed ebbe un’improvvisa voglia di baciarlo, ma si trattenne: non era il caso, Jared non l’avrebbe corrisposta sicuramente e lei avrebbe rovinato tutto, persino il suo rapporto con Shannon e Tomo.
Erano le sette del mattino, avevano chiacchierato e passeggiato per più di quattro ore. Il locale avrebbe aperto di lì a poco e Miriam pensò che doveva davvero andare a dormire, almeno un’ora.
Jared la accompagnò fino al locale e la salutò gentilmente, aspettando che lei entrasse per andarsene via. Fece qualche passo continuando a guardarla, e Miriam rimase ferma dietro la vetrata: lui le sorrideva, camminando all’indietro e fissandola negli occhi. Miriam alzò una mano a salutarlo, e lui le mandò un bacio, girandosi e iniziando a correre verso il suo hotel. 
  
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