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Autore: Lutea Eos    18/06/2014    2 recensioni
“Al non ti odia perché ti chiami Malfoy. Ti odia perché sei tu.”
“Questo dovrebbe confortarmi? Non spiega nemmeno precisamente perché mi odi. L’ho sedotto e abbandonato?” La canzonò Scorpius, con poca ilarità nella voce.
Rose fece qualche passo in silenzio, fino alle prime abitazioni “Tu mi piacevi e tu mi facevi soffrire, quindi Al ti odia.” .” Scorpius si bloccò per qualche istante [...] “Per quanto tempo?” Chiese quello alla fine, tornando a seguirla. D’altronde, andavano nella stessa direzione. “Per quanto tempo?” Le chiese di nuovo, col tono che usava per fare le domande agli insegnanti.
“Sette anni” Terminò di confessare Rose
*
Rose Weasley, aspirante giornalista, si trasferisce in una sperduta cittadina babbana, lasciandosi alle spalle Hogwarts, da poco terminata, e con essa il ragazzo che le è sempre piaciuto, Scorpius Malfoy. Ma non ha tenuto conto di chi potrebbe essere il suo nuovo vicino di casa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La tela imperfetta'
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Caro Al,

purtroppo Malfoy abita nell’appartamento sotto il mio. Non so cosa pensare, forse sarebbe meglio per me dimenticarlo, ma d’altra parte non può essere un caso l’esserci ritrovati a miglia da Hogwarts, vero?

Rose

 

 

 

Rose, rassegnata ad attendere che Antares tornasse dalla cima del pino più alto che aveva trovato nella foresta, decise di impiegare il tempo che la separava dall’incontro pomeridiano con Tyra cominciando la lettura di un libro che aveva comprato quella mattina, “Come tirare fuori la magia dentro di te”.

Cominciò a sfogliare le prime pagine, dopo essersi accomodata sul morbido divano blu che divideva l’ambiente della cucina da quello della sala, e le venne spontaneo chiedersi perché mai lo scrittore fosse così attento ai rapporti interpersonali. La magia nasce da dentro, perché mai dovrebbe importare quello che vedono gli altri?

Dopo il primo capitolo aveva imparato che l’importante era essere consapevoli dei propri punti di forza, riconoscere quelli degli altri per poterne trarre spunto, porre dei limiti ai propri difetti. Insomma, aveva realizzato che si trattava di un libro sull’autostima.

Dalla finestra entrò Antares, che si andò a posare sullo schienale del sofà. “Togliti di lì, stai lasciando il segno delle unghie!” Gli fece notare Rose, allungandosi per afferrare il taccuino e cominciare ad annotare un primo spunto: -“Magia” può essere sinonimo di autostima. Magia = forza interiore = autostima?-

Ancora seduta, appellò dal tavolo da pranzo dietro il suo schienale la lettera per Al e fece per legarla alla zampa del pennuto, che aveva provveduto ad stringere ancor di più l’imbottitura del divano, quando questi fischiò e si alzò in volo per la stanza.

“Antares, lo so che è breve ma è una cosa importante” Lo richiamò Rose scoraggiata lasciandosi cadere tra i cuscini. Raccolta la motivazione necessaria per la discussione, si alzò e si posizionò al centro della stanza.

L’uccello si fermò planando sul tavolo e la fissò con i suoi occhi neri. Poi, senza preavviso, schizzò fuori dalla finestra rimasta aperta, mentre la ragazza non poteva far altro che contemplare una rossastra macchia indistinta sfrecciarle poco vicino il capo.

 “Torna qui!” Gli intimò sporgendosi fuori, mentre quello tracciava immaginari cerchi nell’aria. “Vieni a prendere questa lettera, forza!” Piagnucolò cercando di fissarlo negli occhi.

“Weasley, nemmeno il tuo pennuto ti ascolta.” Il commento arrivò chiaro da sotto.

“Malfoy, non ti preoccupare del rapporto con il mio gufo.” Rispose lei osservando la tuta nera che indossava, così in contrasto con la sua carnagione e i suoi capelli, riflettendo che forse il verde gli donava di più. Subito dopo si maledisse, pensando alla reazione di Al se lei avesse mostrato di preferire il verde a qualsiasi altro colore.

“Come posso non occuparmene se mi spacchi i timpani?”

“Allora tornatene in casa! O vuoi aiutarmi a riprenderlo?” Gli chiese indicando Antares che si era posato sullo steccato al confine con il bosco, non troppo distante da Scorpius.

“Una strega del tuo calibro che non è in grado di appellare un animale, nemmeno da fermo? Che vergogna…” Commentò l’altro fissandola.

Rose chiuse un attimo gli occhi pregando che la sua tattica funzionasse: per quanto avesse imparato a capire Antares, a volte decideva di disobbedire per il gusto di farlo.

“La lettera che devi portare non piacerà ad Al.”

A queste parole l’animale alzò la testa e riprese il volo, fino ad atterrare proprio sul davanzale accanto a Rose. Quella sospirò e lo accarezzò, sentendo la voce di Scorpius commentare “Nemmeno gli animali sopportano quel tuo cuginastro”, prima dei suoi passi che si allontanavano.

Rose legò con cura la piccola pergamena alla zampa del pennuto e lo prese nelle sue mani per poi fargli spiccare il volo.

*

Felix Flitt continuava a chiedersi perché mai Scorpius avesse deciso di trasferirsi in un paesino come quello: quattrocento abitanti, tutti Babbani e per lo più canuti, due tavole calde e tre negozi.

Alla fine della scuola, arrivato il momento di scegliere cosa fare nella vita, Scorpius si era dovuto confrontare con le idee di famiglia: antiquate e limitanti ma certo Flitt non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.

Dopo estenuanti discussioni, in seguito alle quali suo padre l’avrebbe relegato in casa, Draco, il padre di Scorpius, gli aveva concesso un anno per dimostrare che il suo talento era reale.

Scorpius non aveva mostrato il minimo entusiasmo ma si capiva dalla velocità con cui aveva cominciato a cercare un luogo in cui vivere che la soluzione lo aggradava parecchio. Spesso scompariva per alcuni giorni e tornava sbottando parole a mezza bocca o riempiendo la camera di fogli, finché sua madre non ordinava agli elfi di raccoglierli.

La svolta c’era stata quando Felix lo aveva invitato a passare da lui qualche giorno, dopo che si era trasferito a Caerphilly per giocare nella locale squadra di Quiddich: dopo una notte di festa Felix si era svegliato e aveva trovato un biglietto con cui l’amico lo informava che voleva esplorare i dintorni. Aveva pensato che non sarebbe potuto succedere nulla di grave.

Aveva cambiato idea sei ore dopo.

Quando Scorpius era tornato, ammettendo di aver trovato un posto che lo interessava, gli aveva chiesto di mostrarglielo, sicuro si trattasse di qualche maniero poco fuori città o uno spazioso appartamento, lontano da Babbani. Invece quello lo aveva materializzato in un prato sperduto, sopra un manipolo di case, proclamando che quel luogo aveva un potenziale.

“Sì, per far cambiare orientamento sessuale. Mancano solo gli unicorni, per renderlo il paradiso di tutte le bambine.” Aveva replicato lui.

Per dimostrare quanto contassero le sue parole, il giorno dopo Scorpius si era già informato sul castello che avevano intravisto dietro la collina: cadente e in rovina, necessitava di un intervento radicale che, a quanto pareva, il ragazzo non aveva tempo di attendere. La settimana seguente aveva già trasferito le sue cose in un appartamento, in un complesso residenziale, Babbano. Felix non si capacitava ancora di cosa lo ripudiasse di più.

Effettivamente il suo giardino si inoltrava nel bosco che poi risaliva fino a quel prato “ricco di potenziale”, ma non era un motivo bastante ad affittare alcunché, figurarsi poi in un villaggio non popolato da maghi.

Tuttavia, nonostante non condividesse per nulla la sua scelta di vita, andava abbastanza spesso a trovare Scorpius: osservare i suoi vicini e combinare loro piccoli scherzi magici lo faceva divertire come null’altro.

Soprattutto ora che era arrivata la Weasley, rifletté Felix divertito. Non aveva mai capito bene cosa legasse quella saccente Grifondoro e Scorpius ma di sicuro era un modo per spezzare la noiosa monotonia: l’amico, in sua presenza, poteva rivaleggiare addirittura con Salazar nei modi di fare.

Quando dunque vide l’amica della Weasley passare correndo appena oltre il vicolo in cui si era Materializzato, colse l’occasione.

“Ehi tu!” Le si avvicinò con un sorrisone “Sto andando anche io da Scorpius, ti accompagno, affrontiamo il cammino insieme!” Esclamò, dando alle sue parole una solennità epica.

La ragazza si girò con fiatone e lo squadrò. Non appena lo riconobbe saltò in avanti “Perfetto! Intanto volevo giusto parlarti di una cosa…

“Ho un certo tempismo.” Le fece notare Felix con un enorme sorriso affiancandola e riprendendo a camminare. Simulare una grande allegria funzionava sempre a fargli raggiungere gli obiettivi che si era preposto, come testimoniava il giorno precedente: aveva notato benissimo la confusione negli occhi della Weasley.

“Rose non conosce nessuno qui, quindi potrebbe farle piacere frequentare qualche viso già noto. Mi ha detto che eravate compagni di scuola e mi chiedevo se ti andasse una cena stasera.”

A queste parole il viso del ragazzo si tese in un sorriso deformante “Ma è proprio quello che stavo pensando, fantastico! Come ci capiamo!”

La sua interlocutrice sembrò sollevata “Bene, allora potreste vedervi al ristorante del paese per le otto, che ne dici?”

“Ottima idea, intanto chiamo anche Scorpius.”

“Chi?” Gli rispose la ragazza inarcando le sopracciglia.

“Il necessario per il nostro divertimento, ovviamente.” Si girò e le tese la mano “A stasera, allora!”

Dopo il saluto veloce corse verso il portone aprendolo con un colpo di bacchetta: aveva imparato presto ad avvicinarsi abbastanza da non essere notato.

*

Rose, decisa ad iniziare seriamente il suo lavoro, aveva convinto Tyra ad accompagnarla, quel pomeriggio, nel luogo di cui la ragazza le aveva parlato.

Dopo essersi incontrate sotto casa sua e dopo aver constatato che l’altra era particolarmente di buon umore, la strega l’aveva seguita lungo la strada principale del villaggio, osservando i piccoli negozi riaprire dopo la pausa pranzo e i garzoni e le commesse srotolare le tende per proteggersi dal pallido sole settembrino. Sulla sinistra le si era poi rivelata una piccola area verde, un prato con qualche albero in realtà, che aveva colpito la sua attenzione.

“Non avevo ancora notato questa parte della città. Avete preservato il verde nonostante vi siate immersi.” Fece notare a Tyra.

“In realtà sarebbe la piazza principale, su cui per un’antica norma non è possibile costruire. Così invece di pavimentarla tutta hanno deciso di attrezzarla in parte come area verde con panchine e giochi per bambini. Ma le assemblee estive e le feste si tengono ancora qui.”

Alcuni bambini attraversarono di corsa la strada schiamazzando, seguiti dai moniti delle madri, sedute invece tranquillamente a uno dei tavoli esterni di un bar. Giratisi per rispondere, finirono addosso a Rose e Tyra che trasalirono e cercarono di reggerli perché non cadessero. I due fecero loro brevi cenni, per poi tornare al loro inseguimento.

“È un ottimo posto per un pic-nic” Rifletté Rose “Sai, mio cugino ama molto pranzare all’aperto e impazzirebbe per un posto simile” Spiegò a Tyra osservando il tronco intrecciato di un grande castagno, dietro cui si era appena nascosto un bambino.

Si chiese se anche a Scorpius sarebbe piaciuto. Chissà se aveva già visitato la piazza.

Chissà da quanto tempo era lì, ragionò Rose, rimettendosi a seguire Tyra. Forse era arrivato subito dopo la fine della scuola, quell’estate. O forse, come lei, non da molto; ma la questione che più la incuriosiva era il perché. Perché proprio in quel villaggio, proprio in quell’appartamento? Eppure diceva di voler entrare al Ministero.

Ed era il suo vicino di casa. Forse il destino aveva voluto aiutarla, concedendole altro tempo: per sette anni erano stati in competizione, la loro era una gara a chi rispondeva meglio ai professori e a chi riusciva a padroneggiare un incantesimo nel minor tempo possibile, ma il loro rapporto umano era nullo. Da Scorpius riceveva solo provocazioni e apatia.

Tyra la riscosse dai suoi pensieri, cominciando a parlarle di un gruppo che le piaceva molto. Non riuscì a seguire coerentemente il filo del suo discorso, ma comprese che l’amica aveva chiesto al direttore del suo giornale di invitare la band per un’intervista, che ovviamente poi si sarebbe fatta affidare. “Però non so se accetteranno di venire. Questo posto è piccolo e il giornale ha una tiratura ridotta” Concluse sconsolata.

“Sono molto famosi?” Chiese Rose, sperando che Tyra non scoprisse che non aveva ascoltato un granché.

“Non sono di fama internazionale. Ma qui in Inghilterra hanno un buon seguito: suonano spesso nei pub, se ne hai la possibilità, valli ad ascoltare. Ne vale la pena.”

Rose, vergognandosi ad ammettere di non aver sentito il nome del gruppo dal momento che pensava a Scorpius, si limitò ad annuire e spostò la sua attenzione sul paesaggio intorno a loro.

Erano ormai sole in una strada acciottolata che saliva tra le colline dietro il villaggio. Una grande foresta di pini oscurava la visuale della parte superiore del colle, a cui il passaggio sembrava condurre; svoltato l’angolo, infatti, un maniero torreggiava, con le sue merlature grigie, rese nere dal tempo, che tanto contrastavano con i colori brillanti, illuminati dal sole.

Avvicinandosi, Rose si rese conto che la luce sembrava non aver presa su quelle pietre, che poggiavano le une sulle altre lasciando dei vuoti colmati da muschio e muffa.

“Qui!” Strillò Tyra allargando le braccia e girando in tondo.

Rose la guardò scettica. Sbatté le palpebre, fissò la casa e poi tornò ad osservare la ragazza, che ora saltellava con gli occhi chiusi canticchiando. Quando capì che non aveva intenzione di accompagnarla altrove vagò ancora un poco, chiedendosi cosa ci potesse trovare di magico in quel posto. Alberi, cespugli, un prato…

“Quindi entriamo?” Le chiese alla fine dopo essersi guardata bene intorno.

Tyra riaprì un occhio, in modo interrogativo “Dove?”

Rose le indicò l’abitazione con un cenno delle mani.

“Ma no! Perché dovremmo entrare?”

“Perché mi sembra l’unico posto diverso dal solito nel raggio di un miglio. Forza!”

Tyra la raggiunse e alzò lo sguardo scoraggiata. “Sarà una faticaccia” Constatò con un lamento.

 “La casa è sigillata, chi vuoi che viva qui?” Chiese Rose salendo gli scalini e forzando la porta. Osservare Al armeggiare con le serrature era servito, dopotutto.

“Forse un vecchio signore. L’ho visto una volta dietro quelle tende” Le indicò con un cenno del capo il drappeggio che si intravedeva da una finestra rotta lì vicino. Rose non diede troppo peso alla questione: Tyra doveva essere stata indotta ad immaginare una figura dalle leggende sulla casa.

La porta si aprì lentamente, sfregando contro il legno del pavimento: le assi si erano sollevate in alcuni punti, mentre in altri erano pericolosamente arcuate.

Le due ragazze procedettero a tentoni nel buio, cercando di evitare le parti marce, finché il locale non si aprì su una stanza decisamente più grande e un tempo accogliente. Lì le finestre erano molto più ampie e da qualcuna, nonostante la sporcizia e le travi, filtrava ancora qualche sporadico raggio di sole. L’ambiente aveva anche delle aperture verso il cortile centrale. Avanzarono piano, osservando gli antichi oggetti attorno a loro, i divani di legno intarsiato e i lumi ad olio scintillanti.

Nulla sembrava muoversi, tanto che Rose notò che solo il loro passaggio faceva turbinare la polvere nel raggio di luce. L’altro capo della stanza ne rimaneva come dissociato. Notò che anche Tyra stava osservando nella stessa direzione.

Sono… Tagliati, ad altezza d’uomo.” Commentò accostandosi alla parete.

“Cosa?” Rose si avvicinò e non ebbe bisogno di una risposta: ora i suoi occhi potevano intravedere grandi tele con un ampio squarcio che partiva nella parte bassa.

“Qui è successo qualcosa” Disse Tyra.

“Esploriamo” La coinvolse l’altra dirigendosi verso uno dei due capi della stanza, da dove si snodava un corridoio. Passata la prima porta, il cui legno sembrava non poter reggere nemmeno il minimo tocco, aprì la seconda.

La accolse quello che sembrava un antico salotto, con un camino, delle poltrone e una scrivania di mogano, in cui era inciso un bassorilievo con delle figure che, a causa dell’oscurità, non si riuscivano a distinguere.

Rose stava per lanciare un Lumos quando udì i passi di Tyra raggiungerla e si affrettò ad allontanare la mano dalla tasca della bacchetta. Cominciò a camminare per l’ambiente, notando sul tappeto una grande macchia scura. Si accucciò per esaminarla.

Tyra dedusse dal suo viso concentrato che doveva trattarsi di qualcosa di importante e sbirciò sopra la sua spalla, trasalendo. “È sangue!”

“Non ne sono sicura.” Le disse Rose sollevando lo sguardo: proprio rovesciata sulla scrivania c’era una boccetta di vetro pregiato. “Vedi?” Le chiese indicandola “Inchiostro, di uno scrivano sbadato.”

“E disordinato.” Completò Tyra facendole notare le pergamene sparse sulla scrivania e dietro essa. “Che materiale antico!” Esclamò prendendo un foglio e tastandolo.

Anche Rose cominciò a guardarsi intorno, avvicinandosi al camino, ai cui piedi giaceva ancora la cenere. Sembrava che la casa fosse stata devastata, forse i proprietari erano fuggiti e non erano più tornati.

Voltandosi spostò con il piede della cenere, che venne colpita da un raggio di luce e scintillò. I suoi riflessi richiamarono qualcosa alla mente di Rose che si affrettò a prenderne un po’ nel palmo per controllare. Aveva ragione, era polvere volante.

Dunque significava che lì avevano vissuto dei maghi. Perché se ne erano andati? Sarebbe bastato un semplice incantesimo per rimettere tutto a posto, almeno le piccole cose.

Improvvisamente le tornò in mente una frase che aveva letto su un libro a Hogwarts: “Le dimore delle famiglie Purosangue presentano spesso incantesimi difensivi potenti e incanti atti a colpire chiunque vi acceda senza permesso. La loro attivazione, anche nei casi in cui la magione fosse disabitata, ha portato alla morte nei secoli molti maghi”.

“Tyra. Abbiamo visto abbastanza, qui non c’è nulla di magico. Usciamo.” Le disse Rose.

La ragazza si guardò intorno ancora un attimo. “Questo posto mi incuriosisce. Però l’uscita di stasera è più importante e se non torniamo indietro adesso non riuscirò a prepararti a dovere.”

“Cosa?” Vacillò un attimo Rose “Quale uscita?”

“Oh, ma la tua! Con il tuo grande amore, Flitt!”

“Ma io non devo vedere Flitt stasera. Non lo devo vedere mai!” Sbottò Rose agitando le mani, totalmente dimentica del luogo in cui si trovavano.

“Lo sapevo che da sola non avresti mai combinato nulla, così ho organizzato tutto io. Lui mi ha detto che voleva proprio proportelo e ha accettato senza problemi. È un ragazzo così timido, pensa che non ha voluto rimanere solo con te!” Tyra congiunse le mani e il suo sguardo si perse sognante nel vuoto.

Rose invece era basita. “Quindi io stasera devo vedere Flitt?” Le chiese infine. Al suo deciso annuire continuò “Sei consapevole che a me non piace e che io non gli piaccio?”

“Non devi buttarti giù così, è ovvio che gli piaci.”

“No, Tyra, tu non hai capito. E, anche se fosse come dici tu, io non lo vorrei comunque.”

“Allora lo ammetti che ho ragione, vedi?” Le disse allegramente saltellando verso il corridoio.

“Non l’ho detto!” La inseguì Rose.

“Comunque stasera il tuo amore verrà fuori, non crucciarti. Sarà epico e se tutto va come spero dovrò trattenervi dal concludere subito, davanti a tutto il locale.”

Concludere… Cosa?”

“Concludere, baciarvi con trasporto, è ovvio! Come sei diventata rossa!” La canzonò, dopo aver aperto la porta principale e aver fatto entrare abbastanza luce per osservare bene l’amica.

“Tyra, cosa hai in mente?” Chiese Rose con un briciolo di apprensione. Forse era il momento di trovare una nuova esperta di leggende locali.

“Rendere finalmente palesi i vostri sentimenti! Sono sette anni che rimangono sopiti, aspettando dolorosamente il momento dei risveglio.”

“Ma cosa stai dicendo? Se ti ho detto che non ci siamo quasi mai parlati!”

“Quanto sono sopiti, dunque! Stasera sarà la loro liberazione! E io documenterò tutto!” Proclamò levando un pugno verso il cielo.

*

“Scusa ma la ragazza non dovrebbe arrivare in ritardo?” Chiese Rose sedendosi con rassegnazione al tavolo che l’amica aveva prenotato in uno dei pochi ristoranti del villaggio.

“Sì, ma in questo modo non ti riterrà una ragazza uguale alle altre. La mia è una strategia programmata.” Ribatté con aria saputa Tyra che al sospiro di Rose aggiunse: “Non sarò un incomodo ingombrante, sarò attenta ma non invadente. E so quando è il momento di lasciarvi soli, non ti preoccupare.”

“Mai! Perché mi dovresti lasciare sola con lui?”

“Certo che, se fai così, complichi il mio lavoro. Dovrò seguirvi finché il vostro amore non sarà sbocciato, poi mi farò da parte.”

Rose si mise le mani nei capelli, disperata. Purtroppo ricordava di aver già vissuto momenti simili, quando era Al a cercarle il fidanzato. Un trauma. E quello era suo cugino, che la conosceva meglio di ogni altro (al pari di Hugo) e che lei non aveva remore a insultare, o quasi. Avrebbe avuto la forza di far presente a Tyra che la stava infastidendo?

“Eccolo! Stai tranquilla, stai benissimo!” Le disse Tyra fraintendendo il suo gesto e togliendole le mani dal viso.

“Ciao Flitt.” Salutò lei con scarsa convinzione.

“Weasley!” Urlò quello sedendosi.

“Ma che sbadata, non abbiamo fatto le presentazioni! Io sono Tyra, tu come ti chiami?” Sorrise la mora facendo l’occhiolino a Rose, che cominciò a temere.

“Felix Flitt.”

“Felix dunque, ciao! Rose, perché non lo chiami anche tu per nome? Non suona bene?”

La riccia cominciò ad adocchiare l’uscita calcolando quanto tempo le sarebbe occorso per salvarsi. Tyra aveva mai accennato alle sue doti atletiche? Non le rimaneva che sperare fossero nulle.

“Dunque, cosa ti appassiona, cosa fai nella vita?” Proseguì implacabile l’altra.

“Gioco a Quiddich.”

Rose si riscosse in tempo per lanciare una malevola occhiata a Flitt. “Uno sport bellissimo che insegnano nella mia scuola” Spiegò sperando che la ragazza non facesse problemi.

“Uno sport particolare… Che conosci anche tu! Un segno del destino.” Proclamò, facendo quasi rimpiangere a Rose che non avesse chiesto ulteriori spiegazioni.

“Giochi quindi?” Chiese Rose per rompere il silenzio che si era creato e lo sguardo orripilato che aveva assunto Flitt, realizzando che quella ragazza non solo sembrava un’abitante dello sperduto paese babbano ma lo era veramente.

“Nei Caerphilly Catapults, qui vicino.” Le rispose voltandosi a fissare l’entrata.

“Rose ha appena finito di dire che voleva proprio assistere a una partita!” Tornò ad intromettersi Tyra.

“Cosa?” Boccheggiò l’interessata.

“Ma certo, oggi pomeriggio, non ricordi? Dimmi Felix, tu cosa pensi dell’amore?”

“Sopravvalutato” Rispose lapidario consultando un orologio da taschino “Se non arriva entro cinque minuti vado a chiamarlo” Mugolò tra sé e sé.

Purtroppo per Rose Tyra lo sentì “Arriverà, devi solo dargli tempo, è sicuramente più vicino di quanto ti aspetti!”

“No, l’amore arriva subito o non arriva mai. E qui non arriva mai” Chiarì Rose prendendo in mano il menù ed aprendolo. Mentre stava cercando di decidere quale zuppa prendere, avvertì un gioioso saluto da parte di Flitt e con orrore notò una sedia vuota proprio al loro tavolo. Pregando Merlino e ogni suo antenato conosciuto che Flitt avesse altri amici in quello sperduto villaggio, si rassegnò ad abbassare il menù.

Dannato sperduto villaggio.

“Hai organizzato una cena con la Weasley?” Lo gelò Malfoy senza nemmeno sedersi.

“Scorpius, che gaudio averti con noi! Accomodati qui, accanto a me” Fece Flitt modificando il tono annoiato che aveva tenuto precedentemente con un allegro timbro.

Il nuovo arrivato si strinse seccato nelle spalle e si lasciò cadere sulla sedia che gli veniva offerta.

“Stavamo spiegando alla sua amica che cos’è il Quiddich, pare non lo conosca” Lo informò subito Felix.

“E qual è il prossimo passo? Raccoglierai animali feriti?” Chiese a Rose strappandole dalle mani il menù.

Rose scelse di soprassedere “Tyra, lui è Malfoy. Malfoy, Tyra, la ragazza che deve aiutarmi per l’articolo di cui ti ho parlato.”

“Così interessante che ho già dimenticato l’argomento.”

“Non l’hai scordato: non te l’ho detto.” Gli fece notare bonariamente Rose.

“In effetti non ricordavo più se ti avevo cacciata o non ti avevo ascoltata. Ora ricordo, sei veramente utile Weasley!” La rimbeccò sarcasticamente.

Rose afferrò i bordi del tavolo e chiuse un momento gli occhi, sperando di riuscire ancora a salvare la situazione. In fondo Scorpius si era seduto e aveva tacitamente accettato di cenare con loro, con lei, prendendo quel menù. Era più di quanto avesse ottenuto in sette anni.

“Tu cosa fai nella vita?” Sentì Tyra chiedere.

“Vivo, tendenzialmente” Le rispose lapidario Malfoy, mentre Flitt scoppiava a ridere.

“E non hai passioni? Per esempio, il tuo amico Felix ci diceva che è molto appassionato di uno sport, il Quiddish…” Rose strabuzzò un attimo gli occhi ma non ebbe tempo di correggerla, perché quella proseguì imperterrita, rivolgendosi a Flitt “Non vorrei annoiarti, dato che conoscerai già i passatempi del tuo amico. Rose! Parla con Felix!” Comandò imperiosa.

“Di cosa?” Uscì spontaneo alla rossa.

“Ma di Quiddish, ne sei così appassionata!”

“Sì, talmente competente da tifare i Cannoni di Chudley e coinvolta da non essere stata scelta nemmeno per la squadra della sua Casa, presidiata da suo cugino. Devi aver fatto veramente pena se non è riuscito a farti entrare” Ovviamente Scorpius continuava a ricordare il suo provino del terzo anno, mentre Flitt non sapeva più se stava ridendo per la pronuncia della Babbana di fronte o per le espressioni della Weasley.

“Non volevo far parte della squadra, Malfoy.” Precisò la ragazza.

“Quindi ora ci si presenta ai provini per non essere scelti?” Finse di pensarci su “Strano… Felix, tu che dici?” L’amico annuì convinto. “Weasley, mi duole informarti che hai fatto proprio pena. No, scherzo, non mi duole affatto” Le sorrise.

“E invece parlando di musica, che cosa ti piace, Felix?” Chiese Tyra in un evidente tentativo di affossare il discorso di Malfoy. In pochi attimi le aveva reso perfettamente chiaro perché Rose fosse così triste quella mattina.

“Io preferisco l’arte disegnata. Meglio un buon quadro di troppa musica, non trovate?”

“Quindi puoi fare a meno di quelle canzoni martellanti?” Gli chiese Scorpius voltandosi verso di lui.

“No, quelle sono l’anima della festa”

Il ragazzo fece una smorfia rassegnata, prestando la sua attenzione alla cameriera che si era avvicinata per prendere le loro ordinazioni.

Tyra tirò un calcio a Rose sotto il tavolo. Possibile che quella ragazza fosse tanto cieca da non capire che fosse Felix l’uomo giusto per lei? Eppure continuava a fissare l’altro biondo e a discutere con lui, mentre l’amico se ne stava in silenzio, limitandosi a ridere. Anche se in effetti Felix sembrava divertirsi davvero, Tyra era assolutamente determinata a gettare le basi di quella che sarebbe stata una storia d’amore. Non pretendeva che quel Felix fosse davvero l’uomo con cui Rose avrebbe passato il resto della vita (anche se avrebbe continuato a farglielo credere, doveva spronarla in qualche modo) ma, sicuramente, a una prima occhiata, era già chiaro che era più adatto dell’amico.

Fisicamente i due ragazzi avevano tratti comuni, per quanto non si somigliassero molto nell’insieme: il biondo spento di Malfoy sembrava un diretto riflesso della sua carnagione esanime e il suo corpo minuto non poteva certo dare un’impressione di robustezza, mentre le spalle larghe di Felix, che lui muoveva così spesso, mostravano una certa solidità, appena mitigata dai suoi capelli sbarazzini, dove fili biondi e mori si rincorrevano. Tralasciando poi le considerazioni fisiche (in effetti Tyra doveva ammettere che il ragazzo che le piaceva aveva un fisico più vicino a quello di Malfoy), caratterialmente il primo pareva un eremita, sempre sgarbato. Non poteva dirlo con assoluta certezza avendolo visto in quel momento per la prima volta ma se Rose era così rassegnata a causa sua non poteva essere una buona persona. Mentre Felix si era dimostrato allegro e cordiale con loro: ripensando alle parole di Rose non le sembrò così strano che Malfoy avesse vietato all’amico di parlare con lei quando erano a scuola, poiché la considerava la sua rivale.

Fu riportata alla realtà da una piccola lite scoppiata, nemmeno a dirlo, tra Rose e Malfoy.

“Weasley, la musica non è scritta sui libri. Ergo, non sei in grado di capirla.”

“Il fatto che ascolti Celestina Warbeck qualche volta non mi rende un’incompetente!”

Questa volta anche Felix ebbe l’impressione che la cosa stesse per degenerare e cercò di riportare Scorpius alla realtà battendo un colpo di tosse. A quel punto il ragazzo realizzò di avere anche una Babbana seduta al tavolo e lasciò perdere. O meglio, lo avrebbe fatto se l’orgoglio ferito della Weasley non avesse deciso di reagire “Ogni volta che la sento la associo a momenti piacevoli. Mia nonna la ascolta sempre e la canta cucinando.” Spiegò pacata.

“Ora capisco molte cose…” Alluse Scorpius voltandosi verso Felix.

“Poiché stiamo cercando di intrattenere una conversazione civile potresti smettere di cercare ogni appiglio per sbeffeggiare Rose? Ti faccio notare che quello fuori posto sei tu.” Si intromise Tyra non riuscendo a sopportare oltre.

Scorpius sembrò vederla per la prima volta “Credimi, a vederla da un altro punto di vista è il contrario.”

La bionda rimase senza parole, non sapendo a che cosa alludeva il ragazzo; fu Rose a reagire non appena ebbe elaborato ciò che aveva sentito “Poiché è evidente che noi qui siamo fuori posto, preferiamo andarcene. Pensavo che la tua intelligenza fosse abbastanza capace da considerare errati pregiudizi che si sono dimostrati errati.”

Alzatasi, afferrò anche la borsa di Tyra, appesa alla sua sedia, e così costrinse l’amica a seguirla a passo di marcia all’esterno del locale.

“Scusa” Le disse con la voce rotta porgendole la tracolla “Volevi una bella serata e si è rovinato tutto”

“Non per colpa tua!” Inveì subito l’altra “Come sei riuscita a non picchiarlo per sette anni?”

Rose sorrise “Forse proprio perché tutta la mia famiglia lo voleva fare.”

“E non è mai successo? Nemmeno un graffietto?” Chiese Tyra con un tono speranzoso.

Rose scosse la testa con un sorriso scuro e si voltò, imboccando la strada verso casa. Tyra la seguì senza proferire parola. Riprese le sue facoltà quando giunsero nei pressi del portone “Se gli riverniciassimo la porta? Dici che Felix ce lo dice qual è il colore che odia di più?”

“Non credo”

“Nemmeno se lo corrompiamo? Di solito il cioccolato funziona. E i fiori, ma solo con le ragazze. Oppure potremmo… Suonare il campanello nel pieno della notte? È un classico che funziona sempre. E sai se ha un hobby particolare? Si può rovinare il suo equipaggiamento. Senti qui, ci travestiamo ed entriamo in casa sua con una scusa qualsiasi. Poi, sul momento, elaboriamo un piano. Mi sembra la cosa migliore, sì.” Si confermò da sola Tyra.

Rose, che nel frattempo aveva aperto la porta, la guardò con uno strano luccichio negli occhi “Sali?” Le chiese, aggiungendo “Per favore?”

Tyra accettò e in breve si ritrovò nell’ingresso dell’appartamento di Rose. “Lui chi è?” Chiese curiosa indicando il gufo che aveva fatto capolino dal corridoio.

“Antares. È il mio animale domestico, mi segue sempre.” Spiegò sommaria Rose facendolo poggiare sul suo braccio teso. Gli artigli quasi la ferirono “Porti la risposta per me?” Indovinò Rose, sapendo come quel gufo tollerasse particolarmente male Al e i suoi scherzi e il suo volume perennemente elevato. Ma non potè evitare di sentirsi rincuorata dalla celerità con cui il cugino aveva risposto.

Quello bubolò e volò a posarsi su una scatola di legno, poggiata poco distante, che la ragazza non aveva ancora notato. Capì che per qualche strano motivo doveva essere un dono di Al ma rimandò la sua apertura.

“Grazie per prima” Fece, invitando Tyra ad accomodarsi sull’ampio divano blu.

“Non sembravi intenzionata a rispondere e non si poteva lasciar correre”

Rose sospirò e l’altra le poggiò una mano aperta sul braccio “È stato così per sette anni?”

“No!” Rispose subito, per correggersi “Quasi. I primi due anni… Era una guerra per i voti e praticamente non ci parlavamo. Dal terzo sono cominciate le battute. Non nego che la responsabilità sia anche dalla nostra parte, era una situazione complicata.”

“Nostra?”

“Della mia famiglia. Devi sapere che la mia e la sua famiglia non sono mai andate… d’accordo, per usare un eufemismo. Si odiavano e in effetti buona parte di loro persevera. Le nuove generazioni non sono state indifferenti a questo clima.” Rose prese a cercare di spiumare il cuscino che aveva stretto al petto.

“Chi ha cominciato?” Cercò di fare ordine Tyra.

“Penso sia stato… Contemporaneo.” Buttò fuori Rose con un sospiro “Scorpius ha cominciato a essere più arrogante e sbruffone del solito, ma non con loro. I miei cugini però hanno deciso di doverlo rimettere in riga ed è cominciato il loro duello.”

“Quindi tu sei stata coinvolta di riflesso?” Tyra aveva un’immagine sempre più negativa di quello slavato che si accaniva così su qualcuno che non gli aveva mai fatto un torto diretto.

“Il fatto di essere stata la sua rivale in campo scolastico sin dal primo anno ha esasperato la situazione.”

Tyra si allungò stiracchiandosi. “E come hai fatto a innamorarti di questo… Squilibrato, se posso chiedere?”

Rose alzò gli occhi e la guardò, valutando cosa fare. Non conosceva Tyra da molto e di certo non avrebbe raccontato quella storia a chiunque. Ma ora era lì e l’aveva difesa poco prima, mostrando di essere pronta a esporsi per lei e anche a essere insultata (anche se la ragazza non aveva potuto capirlo fino in fondo, il messaggio di Scorpius doveva essere arrivato). Inoltre poco prima, nell’androne, le aveva ricordato Al e lei aveva un disperato bisogno di Al, ora.

“È una storia un po’ complicata” Cominciò prendendo tempo e riorganizzando i pensieri: forse un’idea di quello che era successo avrebbe potuto dargliela, parlare le faceva sempre bene. Cercò di raddrizzarsi incrociando le gambe sotto di sé “Devi sapere che i miei genitori, la mia famiglia in generale, è abbastanza nota nella scuola che frequentavo. Dunque, quando mi sono iscritta… Tutti volevano essere mie amici. Miei e di mio cugino, quello della mia stessa età: suo fratello ci era già passato l’anno prima. Solo che, con il tempo, hanno cominciato a deluderci coloro su cui avevamo fatto affidamento e mi sono rifugiata nell’affetto della mia famiglia. L’unico che non ha mai modificato il suo comportamento è stato Scorpius.” Rose si fermò un attimo e si alzò “Ti spiace se mi metto vicino ai fornelli?” Chiese indicando il piano poco dietro il divano “Quando sono nervosa cucino biscotti.”

Tyra fece un cenno del capo. Rose tirò fuori tutto l’occorrente e, quando ruppe il primo uovo, ricominciò il suo racconto con un sorriso amaro “Ricordo che al primo anno presi un brutto voto. Tutti si stupirono e cominciarono a consolarmi, ma vedevo le domande e le accuse che si nascondevano nei loro sguardi. Solo Scorpius mi trattò esattamente come prima: il giorno dopo il compito venne a sbattermi sul banco il suo voto “Eccezionale”, dicendo che avevo fatto bene ad arrendermi, perché non sarei mai riuscita a competere con lui” Il sorriso di Rose divenne più aperto “Ovviamente ottenne l’effetto contrario e nel compito successivo lo battei.”

Tyra sorrise, non mancando però di notare una cosa “Proprio il fatto di essere così sgarbato lo ha distinto dalla massa, quindi?”

“Non era sgarbato. Devi capire…” Rose mescolò con energia cercando le parole per descrivere ciò che aveva visto avvenire “Fino al secondo anno, lui era un po’ rigido, formale, magari pungente ma con pochi, ognuno ha dei nemici a scuola: anche la sua famiglia è nota e alcuni non lo accolsero a braccia aperte… E poi c’ero io, che gli contendevo il ruolo di studente più brillante del nostro anno.”

Tyra cercò di immaginare la situazione: a quanto pareva entrambi si erano trovati in un ambiente ostile.

“Il terzo anno è diventato più crudele, cinico. Era sempre attento a non abbassare la guardia e distaccato con qualunque interlocutore. Poteva anche troncare a metà un discorso decidendo di andarsene. Sono questi i comportamenti che hanno fatto scattare i miei cugini.”

Dev’essere andato storto qualcosa nella sua crescita” Analizzò Tyra adeguatamente. Forse poteva capire come un ragazzo più silenzioso e riservato avesse conquistato la reginetta della scuola (anche se l’aveva sempre considerato più la trama di un telefilm che la vita reale) “E poi come mai la reginetta della scuola è rimasta innamorata di lui?” Chiese con un sorriso sornione.

“Chi? Io?” Rose si girò con lo sbattitore ancora in mano, formando un arco di crema che ricadde sul pavimento e sulla sua maglia. Entrambe scoppiarono a ridere e la bionda si alzò per afferrare il rotolo che aveva poco distante e cominciare a pulire.

“Mi ci vedi? No, non ero affatto la reginetta! Proprio per quello che mi era successo cercavo di stare il più possibile per conto mio. Ho lasciato la celebrità ad altri membri di famiglia. È anche il motivo per cui non tenevo particolarmente a entrare nella squadra di Quiddich: avrebbe significato altri momenti in cui essere sulla bocca di tutti”.

Tyra si rialzò e gettò i panni assorbenti. Più la spiegazione di Rose andava avanti più le si sentiva vicina: capiva cosa voleva dire essere trattata diversamente dagli altri, essere posta su un altro livello, anche se non aveva potuto sperimentare quell’appoggio da parte della famiglia che l’amica tanto millantava. Lei non aveva avuto parenti vicini per età, che avrebbero potuto aiutarla. Però comprendeva anche che l’altra le stava tacendo qualcosa e aveva imparato a chiedere per essere ascoltata: “Dopo le delusioni di cui mi hai parlato, in sette anni non hai mai avuto paura che ti deludesse anche Malfoy?”

Rose, chinatasi per prendere la placca del forno, rimase con la mano sospesa sullo sportello “Credo di non essere mai stata delusa da lui proprio perché non ha mai cercato di appoggiarmi, non ha mai mostrato di essere dalla mia parte. Non ha mai avuto una doppia faccia: era scortese e lo era con tutti, con maschi e femmine. Una delle poche eccezioni è sempre stata Felix, anche se non si può dire che lo tratti dolcemente.” Concluse poggiando la teglia sul bancone.

“Cioè ti sei innamorata di lui perché era un cafone, ho capito.” Le sorrise condiscendente Tyra, rimarcando la sua precedente ipotesi.

“Deve esserci stato un motivo per il suo cambiamento” Notò Rose soprappensiero.

“Da frigido a cafone, certo, un motivo valido... Una botta in testa?”

L’altra, mentre cominciava a distribuire il suo impasto ad abbondanti cucchiaiate, si mise a ridere. In effetti Tyra le ricordava sempre di più Al.

“E il motivo per cui sopporti di tutto da lui?” La interruppe l’altra, curiosa.

Rose alzò le spalle “Ormai ci sono abituata.”

“Da qui a essere uno zerbino ce ne passa.”

Rose sospirò appoggiandosi al mobile per poter guardare in faccia la ragazza. Quante volte aveva già affrontato il discorso con Al? “Mi limito a non rispondere, per quanto possibile.” Concluse rapida, voltandosi subito.

Ora non era proprio il momento per sostenere di nuovo tutte le sue ragioni, che, se erano immancabilmente smontate da Al, avrebbero finito per essere sconfitte anche da Tyra, immaginava. A parte il fatto che quello era l’unico contatto che le venisse concesso da Scorpius, con quelle frasi ingiuriose aveva la certezza di quello che pensava il ragazzo. Non era poco, visto che tutti tendevano a riempirla di complimenti senza nemmeno guardarla. Lui era sincero. E non solo con lei, con tutti: vedere che anche con le altre ragazze non era da meno la faceva sentire un po’ meglio. Se una ragazza piangeva in bagno o vicino ai sotterranei non era difficile capire chi avesse scatenato la sua crisi.

Con lei era sicuramente particolarmente duro, ma in fondo era anche una delle poche ragazze con cui aveva mantenuto all’incirca gli stessi rapporti durante tutti e sette gli anni; lui veniva corteggiato dalle ragazze, che non solo resistevano ai suoi sberleffi ma addirittura lo blandivano. “La cosa ha del ridicolo” era il classico commento di James. E infatti immancabilmente gli si allontanavano tutte, chi prima chi dopo, a seconda dello spirito di sopportazione. Le Corvonero, “a conferma della loro intelligenza” sosteneva Al, erano di solito le prime a rinunciare.

Se non altro lei non si era mai messa ad adularlo. “Non davanti a lui, ma pensa a me. Potrei diventare gay se fossi influenzabile.” Precisava sempre Al a questo punto, beccandosi una gomitata.

“Domani pretendo di assaggiare quei biscotti” La risvegliò Tyra, indicandole il bancone.

Rose le fu grata per aver cambiato argomento e le assicurò che non glieli avrebbe fatti mancare.

*

Solo più tardi, mentre i biscotti ancora cuocevano ma Tyra si era già scusata per dover andare a casa, Rose potè aprire la lettera di Al, con relativo dono.

 

Cara Rose,

ti allego un pacco di Schiocche Schioccanti e vari petardi, nel caso decidessi finalmente di usarli (contro il tuo vicino). Qualcuno ti perseguita, non so come altro spiegarmi il fatto che dopo sette anni di forzata convivenza nello stesso castello vi troviate ancora sotto lo stesso tetto: sei sempre sicura che Ares non sia implicato in qualche magia oscura? Papà dice che i gufi non sono mai stati stregati ma farò qualche ricerca. Comunque, il tuo sa sicuramente leggere, visto che ha cominciato a beccarmi la mano.

Spero si degni di artigliare anche il biondino.

Esci, cugina, va’ a fare lunghe passeggiate e non pensare a quel depresso, qualunque cosa ti dica. Ti PROIBISCO di essere gentile con lui, ricordati cosa ti ha fatto. Per ogni problema, contattaci: il team “elimina il costipato” è ancora attivo.

Ciao,

il tuo cugino preferito (tiè, James!)

Al

 

 

Ebbene, eccomi tornata. Ammetto che il capitolo è un po’ lunghino ma non sapevo come dividerlo e dovevo spiegare i motivi di Rose (tutta questa psicologia non sono sicura faccia per me). Il prossimo vi lascerà respirare di più, almeno credo: sicuramente è più comico e meno pesante.

E non temete, in un paio di capitoli arriverà anche Al, sul suo cavallo bianco, a soccorrere la sua cuginetta. *Al lucida la scopa*

 

A presto!

   
 
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