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Autore: Samidare    18/06/2014    1 recensioni
L'Artiglio Rosso è un fiore dalle mille proprietà: da esso si può perfino ricavare una potentissima pozione d'amore. Cosa succede, però, quando questa pozione viene assunta da un certo principe di Camelot? Un certo valletto sta per scoprirlo a sue spese.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Atto quinto


Wine of Love



ATTO QUINTO, del consiglio del drago.


« Siete già al punto che ti fermi a dormire nel suo letto? »
La voce fastidiosa di Morgana grattò contro il suo cervello, riportandolo alla realtà. Merlin socchiuse gli occhi lentamente, cercando di metterla a fuoco.
« Che ci fate voi due qua? » biascicò nel tentativo di porre la domanda, una volta notata la presenza di Gwen. « Avevamo sprangato la porta! »

Morgana ridacchiò. « Addirittura!? »

Merlin si stava risvegliando in modo graduale: odiava che il suo sonno venisse interrotto in modo brusco, poiché stentava a riprendersi dal torpore in simili occasioni. Sedette contro la testata del letto.

« Sì, » rispose con tono di sfida, « ma solamente per tenervi fuori, Morgana. »

Lei gli rivolse un sorriso intelligente e alzò le spalle.
« L'abbiamo trovata aperta. » spiegò, con aria innocente. Poi indico Gwen, dietro di sé, con il pollice. « Su, ora tiralo fuori. Non puoi tenere per te tutto il divertimento. »

« Divertimento!? » rispose automaticamente Merlin, seccato. Poi si soffermò a ragionare su due parole che gli erano sembrate strane: “tiralo fuori”.
Non avevano senso. Avrebbero avuto senso se Arthur non fosse stato proprio lì, accanto a loro. E Arthur era lì con loro, non è vero?

Spinto dall'ansia controllò velocemente ogni angolo della stanza con lo sguardo: del principe non v'era traccia. Questo spiegava come mai la porta non fosse più sprangata. Merlin si era addormentato, e...

Non voleva neanche accarezzare l'idea, figuriamoci accettarla come fatto compiuto: Arthur era scappato, libero di girare il castello, e quindi libero di privare lo sventurato mago della testa entro il giorno successivo.
Morgana non si lasciò sfuggire lo sguardo terrorizzato di Merlin.

« Perché tu lo sai, dov'è, non è vero? » chiese piano.

Lui la fissò e scosse lentamente la testa, ancora reticente ad ammettere la realtà, disperato. La donna restituì al mago uno sguardo preoccupato.
« Tranquillo, lo ritroveremo. Prima che faccia danni, intendo. » A quella frase seguì un'occhiata nella direzione di Gwen. « Dovremmo dividerci. » sentenziò.


Lo fecero. Morgana, avendo accesso ad ogni ala del palazzo in grazia al suo rango, si incaricò di controllare Uther ed evitare che qualsiasi notizia giungesse alle sue orecchie – certo né Merlin né Gwen godevano del privilegio di poter restare appiccicati al re l'intera giornata senza destare sospetti. Quell'incarico un po' le dispiacque, poiché significava restare lontana dall'azione e dalle cose divertenti, ma lo assunse lo stesso rendendosi conto della gravità della situazione.
La sua ancella si precipitò al mercato di Camelot: le due donne avevano convenuto che vi era un'alta probabilità che il principe fosse andato ad acquistare fiori o altri regali per Merlin: per quale altro motivo lasciare la stanza in cui si trovava il suo amato? Dal canto suo il giovane valletto aveva dapprima contestato l'impiego della forma “il suo amato” per riferirsi a lui, poi si era reso conto che lamentandosi di una simile cosa avrebbe perso tempo prezioso, fallito nella ricerca, e in breve si sarebbe ritrovato circondato da centinaia di persone che parlavano esattamente come Morgana e Gwen, perciò si incaricò di controllare le restanti ali del castello e incassò con dignità quelle parole che tanto ferivano la sua delicata sensibilità.


Due ore dopo Merlin aveva coperto la sua area e, messo di fronte al proprio insuccesso, aveva cominciato a controllare per una seconda volta tutti i luoghi a lui assegnati. Del principe, nessuna traccia – né erano giunte notizie da Gwen o Morgana. Per la verità il mago aveva dimenticato di controllare le stanze della servitù, volutamente; diciamo che le aveva accantonate perché che ragione poteva avere un principe di accedere a quelle aree? Proprio nessuna.
Aveva iniziato a considerare l'idea di spostare la ricerca proprio là, quando venne fulminato da una delle sue proverbiali brillanti idee.

Un osservatore esterno avrebbe potuto ricordargli che, guarda caso, era stata proprio una delle sue proverbiali brillanti idee a metterlo in quel pasticcio; ma in quel momento Merlin non era lucido, anzi, era accecato dall'angoscia e a dirla tutta anche dal senso di colpa.

« Il drago! » borbottò nel mezzo del corridoio, battendo un pugno sul palmo aperto e attirando l'attenzione di una servetta. Ignorò l'occhiataccia che lei gli riservò e si precipitò nei sotterranei.


Il drago in questione atterrò con pesantezza su un grosso macigno e si erse, maestoso e terribile, fissando il mago con i suoi enormi occhi gialli.

Poi cominciò a ridere.

« Oh, andiamo, non anche tu! » lo pregò Merlin.

Quello del drago non era un risolino, non era una risatina di convenienza, no. Stava sghignazzando senza ritegno, non riuscendo ad impedirsi di emettere piccoli sbuffi di fumo mentre cercava di controllarsi. Un paio di volte provò a farsi serio, ma si piegò nuovamente sotto l'impulso irrefrenabile delle risate.

« Una pozione d'amore! » commentò, infine. « Come ti è saltato in mente, giovane mago? »
L'altro fece del suo meglio per ignorare quel comportamento irrispettoso e domandò a bruciapelo « Conosci un antidoto? »

« Sì, » rispose il drago, che era ancora assalito da episodi di risa improvvise a tratti, « e per tua fortuna lo sta già preparando il tuo medico di corte. »

Il mago espirò sollievo liquido: l'Artiglio Rosso era un fiore nato dal soffio di un drago, perciò fino a quel momento aveva temuto che Gaius potesse non essere in grado di sciogliere l'incantesimo.

« Ho un'altra domanda. » annunciò il giovane. Kilgharrah lo incoraggiò a parlare con un sinistro suono gutturale. « Sai dirmi dove si trova Arthur in questo momento? »

Il lucertolone fece schioccare la lingua.

« Nelle sue stanza. Lo ha ritrovato la giovane Guinevere pochi minuti orsono. »

Gli occhi di Merlin si illuminarono. « Per fortuna! » esclamò, passandosi grato una mano sul collo.

« Fortuna, giovane mago? » domandò Kilgharrah. « No, destino. Nel tuo destino non è scritto di morire decapitato per una ragione simile. Il tuo destino è quello di guidare il principe Arthur quando sarà re di Albion. »

« Sì, ormai credo di aver, ehm, afferrato il concetto. » scherzò Merlin. Sputò un veloce ringraziamento al drago e si voltò per andare a ricongiungersi al principe ritrovato.

« Aspetta un momento, giovane mago. » la voce cupa di Kilgharrah risuonò attraverso i sotterranei. « Ho bisogno che tu prometta una cosa. »

« Che tipo di promessa? » domandò, sospettoso, Merlin.

Il drago d'un tratto si adombrò facendosi serio. « Devi promettermi che quando l'antidoto sarà completato, lo somministrerai immediatamente al principe Arthur. »
« Cosa!? » Merlin era esterrefatto. « E per quale ragione dovrei non volerlo fare, per la Dea? Glielo darei anche adesso. »

Kilgharrah continuò, ignorandolo.

« Il destino del principe è quello di diventare Grande Re, di guidare Albion. Il tuo, quello di consigliarlo... Non quello di distrarlo. Se Arthur continuerà ad amarti in questo modo, non sarà mai in grado di mettere al primo posto il suo regno e il suo popolo. Non potrà essere un buon re, se sarai tu a venire prima. »

Il giovane strabuzzò gli occhi, iniziava a percepire un vago senso di inquietudine.
« Prometti. » insistette la maestosa creatura.

« Ma certo, prometto. » disse Merlin con la fretta necessaria a chiarire che il contrario non aveva mai occupato i suoi pensieri, e il drago subito apparve sollevato. « Perché mai dovrei- Hai visto quanto è insopportabile in questo stato!! » aggiunse scandalizzato il giovane.

« Molto bene, giovane mago. » sorrise sornione Kilgharrah. « Ora va'. » *

Merlin osservò con la bocca semiaperta il drago che dispiegava le ali e se ne andava, ignorando il tentativo del mago di ribattere qualcosa, e lo lasciò lì imbambolato. Dovettero passare diversi minuti prima che questi si ricordasse che aveva un principe da salvare e si incamminasse alla volta delle sue stanze.

trallalà

trallalà

trallalà

* = non so cosa mi abbia trattenuta, nello scrivere “Ora va'”, dal fargli seguire un “e riempiiiilooo”. E poi un “Tu sei Robb, ma che splendida fanciulla.” È quindi mio dovere citare la grande opera **.


** = che è bbbbellissima e meravigliosa, tutti la conoscete benissimo, ma citarla all'infinito fa sempre bene, un po' come il trailer di don matteo ***.


*** = che è bbellissimo e meraviglioso pure lui. Okay, la smetto.

   
 
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