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Autore: Dany9998    19/06/2014    3 recensioni
"Amare vuol dire restare anche quando la vita ti urla di correre"
Alex e Justin sono due migliori amici, sono cresciuti insieme e hanno condiviso tutto, ormai sono come due fratelli. Entrambi hanno un sogno: Alex sogna di diventare una grande stilista, mentre Justin un cantante famoso. Si sostengono e si aiutano a vicenda nella realizzazione di questi sogni. La strada sarà piena di imprevisti e sorprese. Ma loro riusciranno a superarle assieme. E piano piano quel sentimento di amicizia diventerà sempre più forte, finché diventerà amore. E nonostante tutto e tutti saranno contro di loro, loro resteranno uniti, perché amare vuol dire restare. Dimostreranno di essere inseparabili.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-UNBREAKABLE

-Capitolo 7


In circa mezz'ora arrivai all'aeroporto di Los Angeles. Presi le valigie dal taxi e scesi. Entrai nell'aeroporto e andai a fare il check-in, mi controllarono i documenti e andai a prendere l'aereo, stavolta assicurandomi che fosse quello giusto. Salii nell'aereo per andare a casa. Appena l'aereo parti misi le cuffie nelle orecchie e sparii da questo mondo anche solo per quelle poche ore di viaggio. Dopo circa otto ore l'aereo atterrò,era già sera tardi. Presi l'autobus per Stratford. Tutto il viaggio di ritorno a casa non feci altro che pensare a Justin. A quanto lo amavo ma per lui io ero solo...solo Alex.
Verso le dieci di sera arrivai finalmente a Stratford, scesi dall'autobus e mi incamminai verso casa mia. Arrivai davanti alla porta di casa e il cuore mi si strinse. Non sapevo come avrebbero reagito i miei, forse mi avrebbero buttata fuori casa immediatamente o forse mi avrebbero perdonato. Non lo sapevo, ma dovevo giocarmi anche l'ultima carta. Loro erano gli unici che mi erano rimasti. Tirai fuori le chiavi ed aprii la porta. Mia mamma, avendo sentito il rumore della porta, usci in corridoio vedendomi. Rimase immobile non credendo che fossi io.
'Alex?' sussurrò incredula
'Mamma' dissi lasciando le valigie e andandole velocemente incontro abbracciandola -'Mamma scusami, non dovevo farlo, ho sbagliato. Mi sei mancata mamma!' mia mamma mi strinse a se dandomi sicurezza. Mi staccai da lei e lei mi guardo.
'Alex dai vieni in salotto, cosi parliamo un po'' disse con lo sguardo che era un misto tra felicità e tristezza
Entrai in salotto dove vidi mio padre e Luke seduti sul divano. Mio padre mi notò, aveva l'espressione delusa ma allo stesso tempo sorpresa.
'Chi sei?' disse freddo
'Come chi sono papa!? Sono Alex, tua figlia!'
'Io non ho una figlia' disse lui senza neanche guardarmi,a quelle parole mi si spezzò il cuore
'Bob...' intervenne mia madre
'No, io non ho più una figlia. Ora esci da casa mia!' disse urlando

'Papà...' dissi quasi scoppiando a piangere

'Prendi le tue cose e sparisci. Non voglio più vederti' mi disse poi si alzò ed uscì di casa

Rimasi immobile, incredula e ferita. Mia madre mi fece sedere e mi portò un bicchiere d'acqua.

'Tesoro, ora è meglio se prendi le tue cose e vai' mi disse

'Mamma...anche tu...' dissi con le lacrime agli occhi

'Alex vai, e meglio per tutti' disse abbassando lo sguardo

'Non ci posso credere, mi mandate via di casa. I miei genitori mi buttano fuori, a me, la loro unica figlia' dissi e quasi mi mancava il respiro

'Alex non ti cacciamo via noi. Te hai scelto di andare quasi due settimane fa. Ci hai lasciati così, senza pensare a come noi avremmo reagito, non ti importava niente. A noi, la nostra unica figlia, vi ha abbandonati' disse lei quasi scoppiando a piangere 'Ora esci, per favore Alex, non complicare le cose.' continuò lei indicandomi la porta.

'Va bene, se è questo che volete me ne vado'

Presi le valigie che avevo appena posato e mi incamminai verso la porta d'ingresso. Mi sentivo morire. Stavo lasciando la casa dove ero cresciuta, la mia casa. Poco dopo uscii e dietro di me mia madre sbatté la porta. In quel momento scoppiai a piangere. Ero ferita nemmeno a casa mia potevo trovare conforto. E ora? Cosa avrei fatto? Dove sarei andata?

 

*JUSTIN*
Era partita ed io ero ancora davanti all'hotel sperando che ritornasse, ma lei non lo avrebbe fatto. Entrai dentro pensando alle sue parole. Lei aveva detto di amarmi. Lei mi amava, ma io non me ne ero mai accorto. Aveva ragione, la fama mi aveva accecato. Avevo ferito l'unica persona che ancora a me ci teneva. Avevo ferito Alex e questo faceva male pure a me. Troppo male. Mi sentivo una voragine nel petto. Un dolore immenso che non sapevo come affrontare. Dovevo aggiustare le cose! Sarei partito immediatamente e sarei andato a riprenderla. Ma se partivo, dovevo lasciare tutto. Musica, fama e sopratutto..Jessica. Avevo sperato per troppo tempo nel realizzare i miei sogni e ora dovevo mollare tutto. No non potevo, avrei risolto le cose riprendendomi Alex e mantenendo anche la fama. Andai a cercare Jessica e scoprii che era in camera sua. Salii e bussai alla porta. Non esitai a entrare il secondo dopo.
'Aw tesoro' disse tutta contenta di vedermi
'Jessica dobbiamo parlare!' dissi serio
'Si dimmi' disse sorridendo
'Ehm...mi hanno chiamato urgentemente da casa e devo tornare a Stratford per un periodo' le mentii
'E qualcosa di grave?' chiese preoccupata
'No, tranquilla. Non e niente di cui preoccuparsi' dissi rassicurandola
'Quanto sarai via?'
'Un mese circa' dissi anche se penso che il periodo si sarebbe prolungato
'Va bene, quando parti?' mi chiese lei
'Adesso' risposi. Volevo andare da Alex il prima possibile
'Adesso?' chiese stupita
'Si, ora!'

'Ma Justin dovevi rimanere almeno stanotte. Saremo stati un po' da soli...solo noi due' disse infilando le mani sotto la mia maglia

'Jessica no, devo per forza andare' risposi togliendo le sua mani
'Ok, come vuoi' disse lei infastidita 'Per quanto riguarda il duetto ormai lo abbiamo finito di registrare quindi uscirà tra qualche giorno, poco prima dell'album.'

'Ah perfetto' dissi contento

'Quando torni voglio però che facciamo qualche live e intervista assieme.' mi disse seria

'Certo lo faremo appena torno' dissi

'Ok, allora...buon viaggio.' disse e poco dopo cercò di baciarmi ma mi spostai
'Grazie' dissi facendo un sorriso finto
'Ti amo' disse quasi delusa
'Anch'io' mentii
Uscii dalla sua stanza e andai nella mia per preparare le valigie. Buttai tutto lì dentro alla rinfusa e poi molto velocemente le presi ed uscii dall'hotel. Presi un taxi e mi diressi verso l'aeroporto. Strano vero ero il ragazzo di Jessica e dovevo prendere il taxi. No, ricomincio di nuovo. Sta cosa con la fama mi è salita alla testa. Arrivai in aeroporto e presi il primo aereo per Stradfort, pagai una fortuna il biglietto ma ne valeva la pena. Dopo più di dieci ore tra aereo e autobus arrivai a Stradfort. Erano le nove di mattina. Passai davanti all'Avon Theatre e mi ricordai dei momenti passati lì con Alex. Erano tanti, bellissimi. Mi aveva sempre sostenuto nel mio sogno. Era sempre lì su quei gradini con me. Lei c'era sempre.Anche quella volta che avevamo deciso di scappare. Sopratutto quella volta.

****
'Scappiamo' disse guardando nel vuoto.
'Cosa?' dissi sorpreso. Alexandra e una ragazza brava ed educata. E una ragazza che ascolta i suoi genitori e che obbedisce a tutti. Sentire da lei l'idea di scappare mi sorprese.
'Mi hai sentito bene.' mi disse ' Non voglio tornare, andiamo via!' mi disse voltandosi verso di me
'Vuoi che scappiamo?' dissi .' Allora scappiamo, ma non andiamo ad Atlanta'
'Come non ad Atlanta?' mi guardò sgranando gli occhi.
'Atlanta e troppo vicina, se scoprirebbero che siamo scappati ci verrebbero a prendere subito e saremo nei guai! Dobbiamo andare fuori dal Canada!' dissi abbastanza serio da metterla a disagio
'Fuori dal Canada? Mi guardo perplessa. La stavo mettendo alla prova, volevo vedere quanto avrebbe resistito.
'Si, ci stai o no?' dissi fissandola negli occhi. Lei mi guardava indecisa, distolse lo sguardo e restammo in silenzio per qualche minuto. Le poggiai una mano sulla spalla e lei sussultò.
'Allora?' le chiesi
'Ci sto' spalancai gli occhi stupito dalla sua risposta. La brava ragazza sarebbe scappata con me. Lei era unica e la nostra amicizia avrebbe vinto.
*****

Lei era scappata con me per starmi vicino, ma io la avevo trascurata. Lei si fidava e io la avevo delusa. Non potevo perdere la mia migliore amica, l'unica che mi era vicino. Dovevo farmi perdonare. Arrivai davanti a casa di Alex e bussai alla porta. Si sentirono dei passi e poco dopo la porta si aprì. Vidi sua mamma e non esitai a chiedere di Alex.

'Alex chi?' disse lei quasi piangendo

'Come Alex chi? Sua figlia?' dissi confuso

'Io non ho una figlia Justin, ora vai via' disse e poco dopo provò a chiudere la porta ma la fermai

'Aspetti...come lei non ha una figlia?! E stata lei a dirle di dirmi questo? Non vuole proprio vedermi?' dissi non credendola

'No Justin, lei non è qui' disse sua madre seria

'Non sono più loro figlia' sentii una voce dietro di me e quando mi voltai vidi Alex, con le valigie in mano e il viso stanco dalle lacrime.

'Come?' dissi scioccato

'Andate via entrambi. Ora!' urlò sua mamma

'Mamma no.' ribatté Alex 'Io non vado da nessuna parte. Siete i miei genitori e questo non cambierà. Ho sbagliato-' disse guardandomi delusa '-ma mi farò perdonare. Per favore mamma, ho bisogno di voi' disse lei con un filo di voce

'Che succede?' vidi arrivare nervoso Ben, il padre di Alex
'Papà...' cercò di dire Alex

'Ancora tu? Cosa non capisci? Devi sparire!' urlò lui

'Papà è inutile che fai il duro. Lo so che infondo vorresti abbracciarmi, che speravi che tornassi. Ho sbagliato, ma sbagliare è umano. Tu mi devi perdonare e capire, alla fine sono la tua unica figlia. Non ti fa nemmeno un po' male perdermi? Non ti dispiace per niente?' disse lei

'Alex....entra che discutiamo dentro' disse suo padre

'Alex..' mi affrettai a dire

'Justin sparisci per favore. Hai già complicato troppo le cose' disse lei guardandomi stanca

'Alex ti prego dobbiamo discutere' insistetti

'No, questa volta io non voglio ascoltarti' disse lei

'Aspetta. Ascoltami.' dissi prendendola per una mano

'Cosa dovrei ascoltare? Come mi menti ancora?' disse lei

'Hai ragione ad essere incazzata. Hai tutte le ragioni per dirmi che sono stronzo, bugiardo, falso e tutto quello che vuoi. Ma ti prego ascoltami.' dissi guardandola negli occhi

'Perche mi hai fatto tutto questo?' disse lei con lo sguardo deluso

'Non era mia intenzione. Non volevo andasse così ma mi sono fatto prendere dall'entusiasmo. Finalmente realizzavo quello che sogno da una vita. Non importavano più i modi. Finalmente ce l'avrei fatta. Ma in questo modo mi sono dimenticato che esistono cose più importanti che ho trascurato. Tipo te. Ma ora sono qui e voglio farmi perdonare' le dissi

'E Jessica?' chiese lei

'L'ho lasciata' le mentii, non potevo dirle che ci stavo ancora insieme

'L'hai lasciata? Quindi hai rinunciato?' disse lei incredula

'Si ho rinunciato a lei, alla musica, al mio sogno per venire da te. Perché te sei una delle persone più importanti della mia vita' dissi

'Justin io a te ci tengo troppo. Sono scappata con te non pensando alle conseguenze. Fidandomi ciecamente. Pensando che comunque sarebbe andata a finire questa avventura tu mi saresti stato accanto. Ma mi hai deluso...' disse abbassando lo sguardo

'E sono qui. L'avventura è finita ma io sono qui accanto a te' le dissi 'Mi perdoni?'

'Justin. Entrambi abbiamo sbagliato in un modo o l'altro. Ma penso che tutti abbiano il diritto ad una seconda possibilità' disse guardando prima me e poi i suoi genitori 'Ti perdono' mi disse e poi mi abbraccio forte e io ricambiai 'Ora tocca me farmi perdonare. Ci vediamo più tardi?' disse

'Va bene, intanto vado anch'io dai miei. Stasera al solito posto' dissi

'Ok allora ci vediamo davanti all'Avon Theatre stasera' mi disse e poco dopo entrò in casa con i suoi genitori.

 

Aspettai che Alex chiudesse la porta poi presi le mie valigie e andai verso casa. Era più di due settimane che non sentivo la mia famiglia, né mio padre, né mia madre e nemmeno Jazzy. Mi mancava un casino la mia sorella. Jazmine era una parte di me, mia sorella, il mio tutto. Dopo circa venti minuti arrivai a casa. Tirai fuori le chiavi e provai ad aprire la porta facendo meno rumore possibile, ma evidentemente non ci riuscii. Appena aprii la porta vidi Jazmine uscire dalla cucina.
'Papà, sei...' appena mi vide si blocco 'Justinnn' mi corse incontro e mi salto tra le braccia. Lasciai cadere le valigie e la abbracciai forte. Dopo qualche secondo si staccò da me e mi fece segno di entrare. Entrai e salii di fretta in camera mia. Aprii la porta e al posto di vedere la mia vecchia stanza vidi solo quattro muri bianchi. Il letto, l'armadio, la scrivania, i miei poster, i cd, il computer, tutte le mie cose erano state tolte. Jazmine salì e mi mise una mano sulla spalla.
'Cosa e successo alla mia stanza?' sbottai
'Bhe...Justin....' Jazmine evitava il mio sguardo
'Ti ho chiesto cosa e successo!' ripetei abbastanza nervoso, poi feci un respiro profondo e cercai di calmarmi. Non volevo urlarle contro
'Justin, papà ha detto di togliere tutto' disse lei
'Perché?' chiesi
'Perché per lui tu non esisti più' spiegò Jazmine
'Cosa?' Io non esisto più per lui?' dissi incredulo
'Si, da quando te ne sei andato ha proibito a me e chiunque altro di parlare di te. Ha detto che lui non ha più un figlio' mi disse Jazmine
'E io adesso dove vado?' chiesi passandomi le mani tra i capelli
'Potresti andare da Alex' mi suggeri Jazmine
'Da Alex?' agrottai la fronte
'Si, siete molto amici e lei ha una stanza in più se non sbaglio'
'Si, hai ragione. Solo che anche lei ha qualche problema in famiglia. Le parlerò poi, ma prima dovrò parlare con mio padre' le dissi furioso 'Non ho intenzione di accettare tutto questo senza dire niente'
'Si lo so Justin, ma prima devi calmarti.' disse Jazmine
'A proposito, mamma dov'è?' chiesi non vedendola in giro per casa.
'Justin, nostra mamma...' Jazmine scoppiò a piangere
'Cosa e successo?' dissi iniziando a preoccuparmi
Justin, mamma...' piangeva, le lacrime le invasero il viso e dopo qualche secondo disse 'Justin, mamma si è suicidata' a quel punto scoppiò a piangere ancora più forte.
Al sentire delle sue parole il mondo mi crollò addosso. Mia mamma, Pattie Malette.....era morta!
Non riuscivo a credere a quelle parole. Mi girai verso Jazmine la quale era attaccata al muro e piangeva
'Jazzy' le dissi 'Come e successo tutto questo? Come ha potuto suicidarsi?'
'Quando sei partito abbandonandoci, papà e andato su tutte le furie. Lui era deluso, nervoso e se ti vedeva ti avrebbe ucciso. Da quel giorno ha iniziato a passare le notti bevendo, anche più d prima, e ogni volta litigava con mamma e spesso la picchiava, più forte di prima'
'La picchiava?' la interruppi, avevo il cuore spezzato
'Si, mamma sentiva molto la tua mancanza, e anch'io. Tu eri l'unico che ci proteggeva. Abbiamo sperato ogni giorno che saresti tornato. Che saresti entrato da quella porta. Ma tu non lo hai fatto. I giorni passavano, la situazione peggiorava e tu non tornavi. Tu ci hai dimenticato.' Faticavo a trattenere le lacrime.
'Pattie era stanca di tutto. Quando ti ha visto in televisione insieme a quella cantante aveva capito che tu non saresti tornato. A quel punto non aveva più ragione per vivere. Tu eri la sua vita. Ha lasciato un biglietto di addio ed è andata sul ponte sopra il fiumo Drewin. Da lì si è buttata ed e affogata. Abbiamo provato a salvarla ma quando siamo arrivati lì era già troppo tardi. Pattie era morta!'
Rimasi scioccato, ero stato via due settimane e tutto era cambiato: la mia città, la mia casa, la mia famiglia. Mia mamma era morta per colpa mia. Scesi le scale di fretta con Jazmine dietro
'Dove vai?' mi chiese
'Me ne vado, non faccio altro che deludere tutti quelli che amo'
Misi la maniglia sulla porta e appena la aprii vidi mio padre con le chiavi in mano. Probabilmente voleva entrare.
'Jazmine che ci fa lui qui?' urlò
'Papà..' cercò di spiegare Jazmine
'Non lo voglio vedere, voglio che sparisca dalla mia casa, voglio che sparisca da questa città e da questo mondo!' mi urlò in faccia
'Cosi come ha fatto la mamma?!' lo provocai 'Farai sparire anche me allo stesso modo?'
A quel punto senza accorgermene ricevetti un pugno da mio padre che mi fece fare due passi indietro. Lo presi per il collo e lo guardai dritto negli occhi.
'Prova ancora a mettermi le mani addosso che te la faccio pagare cara.' lo minacciai
'Sono tuo padre..'
'No no no, io non sono tuo figlio e tu non sei mio padre. Capito!'
Lo lasciai e me ne andai lasciando Jazmine scioccata e mio padre furioso. Salii nella mia macchina che avevo lasciato in garage prima di partire e poco dopo andai via. Dopo poco mi ricordai che dovevo incontrare Alex. Mentre guidavo le parole di Jazmine mi risuonavano in mente. Io gli avevo abbandonati, mia mamma era morta per colpa mia! Tutta colpa mia! Mentre pensavo a quello che e successo le lacrime invadevano i miei occhi. Accelerai e guidai ad altissima velocità e in dieci minuti arrivai all'Avon Theatre. Lì Alex era seduta sugli scalini tremando dal freddo poiché era ormai notte fonda. Mi avvicinai a lei e le avvolsi intorno la mia giacca.
'Perché hai fatto tardi?' mi chiese
'Sono stato a casa...e non mi hanno accolto proprio bene' dissi

'Che hai fatto al labbro? Mi chiese e notai che il pugno ricevuto mi aveva fatto sanguinare il labbro inferiore

'Piccola discussione con mio padre' spiegai 'Te hai risolto con i tuoi?' chiesi

'Si abbiamo discusso e mi hanno perdonato, per fortuna ' mi disse lei

'Alex ho brutte notizie' dissi guardandola negli occhi
'Cioè?' mi chiese aggrottando la fronte
'Pattie e morta'

   
 
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