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Autore: FairyCleo    19/06/2014    5 recensioni
"Lo aveva visto giocare con suo figlio, lo aveva sentito ridere con i suoi amici di sempre, ma nei suoi occhi aveva letto un dolore profondo e un senso di mancanza che solo lui sembrava in grado di comprendere. Per tutti gli altri non c’era niente di diverso o di strano in quella serata trascorsa alla Capsule Corporation. Gli amici di una vita avevano continuato a fare ciò che avevano sempre fatto senza capire, o peggio ancora fingendo di non capire che Trunks avrebbe voluto trovarsi altrove. E questo, non era un pensiero che stava toccando solo lui".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte XII
 
Avevano volato a lungo, rimanendo in silenzio, anche se Goku continuava a credere che quell’espediente servisse davvero a poco. Non esternare ad alta voce i propri pensieri era un conto, zittirli completamente era tutt’altra faccenda. Per la prima volta in vita sua, avrebbe voluto essere l’ebete senza cervello che tutti credevano. La sua guida aveva dimostrato di possedere poteri oltre l’immaginabile, poteri che avrebbero potuto metterlo in serio pericolo, poteri che non sapeva come combattere, come contrastare, come tentare di fermare. E il meglio, o forse il peggio, era che non aveva la più pallida idea di cos’altro potesse celare.
Alpha – così aveva detto di essere stato chiamato – era oltremodo inquietante. Nell’aspetto poteva anche somigliare tremendamente al suo amico Vegeta, ma nulla nel suo atteggiamento avrebbe anche solo potuto lontanamente ricordarglielo. Era mellifluo al punto di risultare stucchevole. Tutti quei suoi sguardi affranti, quel suo essere così accondiscendente, così desideroso di compiacerlo non facevano altro se non far innervosire il giovane saiyan e dargli una prova sempre più palese che no, quello non poteva di certo essere Vegeta.
Gli aveva detto che il principe dei saiyan lo aveva accolto con piacere, che gioiva per la sua presenza, e lo aveva detto come se ne fosse realmente convinto, come se ciò potesse davvero corrispondere alla realtà. Goku non avrebbe creduto a quella menzogna neppure se fosse uscita dalle labbra del suo amico, dalle vere labbra del suo vero amico. Vegeta, nonostante i cambiamenti che aveva subito, sarebbe rimasto l’ultimo principe saiyan fino alla fine dei tempi, e Goku era convinto che nessun principe saiyan avrebbe potuto accettare di essere messo con le spalle al muro da qualcuno. Già, ma chi era questo qualcuno?
Stava seguendo un essere, una creatura di cui non sapeva nulla, neppure il reale aspetto. E no, sapere che si chiamasse Alpha e che potesse leggere nel pensiero non poteva neanche lontanamente essere abbastanza.
Aveva trascorso un’infinità di tempo in compagnia di re Kaioh e degli altri simpatici e colti sovrani dei regni dell’Aldilà e da loro aveva appreso molto più di quanto mai avrebbe potuto credere sugli esseri che popolavano la galassia, ma non ricordava di aver mai sentito parlare di una creatura in grado di poter prendere possesso di un’altra modificandone l’aspetto e aumentandone i poteri, non ricordava di aver mai sentito parlare di un parassita del genere e non gli piaceva. Non gli piaceva per niente.
“Lo sai che mi fa male sentirti parlare così, non è vero, fratello?”.
Lo aveva fatto di nuovo. Cavolo se lo aveva fatto. Lui aveva ricominciato a far galoppare il cervello e quella… quella cosa aveva ricominciato a leggergli nel pensiero nonostante  glielo avesse esplicitamente negato. Se avesse potuto, lo avrebbe disintegrato lì sul momento, ma non poteva. Non poteva se non voleva uccidere Vegeta.
“Ti ho già detto di non farlo, di non entrare nella mia testa… Così come ti ho detto di non chiamarmi mai più fratello”.
Ed ecco che la rabbia che aveva tanto cercato di reprimere stava tornando. Diamine, come poteva permettere a quell’essere di fargli perdere il controllo in quello stato? Se Vegeta fosse stato lì avrebbe riso, dicendogli che il saiyan che era in lui finalmente stava venendo alla luce. Ma non poteva far sì che il suo “lato oscuro” venisse fuori, ammesso che una cosa del genere potesse avvenire. Non poteva permetterlo e basta.
“Non comprendo questi tuoi timori” – aveva proseguito Alpha, noncurante di quello che gli era stato appena detto – “Così come non comprendo il perché di questo tuo risentimento nei miei confronti”.
“Ah no?” – potendo, lo avrebbe preso a pugni, lo avrebbe usato come un sacco, riducendolo ad un colabrodo, ma non poteva. Non poteva e doveva stare calmo.
“Sei stato tu a seguirmi senza porre prima alcuna domanda. Non ho mai detto che non avrei risposto ai tuoi quesiti, che non mi sarei esposto. Ma tu non hai fatto niente per sapere qualcosa di me. Per questo non capisco il motivo dei tuoi timori”.
Non aveva risposto. Non avrebbe potuto neppure volendo, in effetti. Dire che era stato colpito e affondato sarebbe stato un banale eufemismo. Alpha aveva ragione, Goku lo sapeva, e questo non stava facendo altro se non accrescere maggiormente il suo nervosismo, la sua rabbia. Come faceva sempre a fare la figura del cretino non riusciva proprio a capirlo.
“Non essere così duro con te stesso” – gli aveva detto, mostrandogli così di aver di nuovo infranto la regola impostagli. Non riusciva proprio a non ficcanasare il naso ovunque, a quanto sembrava – “Presto capirai tante cose, te lo prometto”.
Così, alla fine, Goku si era arreso all’evidenza. Almeno, Alpha non lo aveva chiamato fratello.

 
*
 
Erano rientrati nella strana struttura da cui lui e Vegeta erano riusciti a fuggire. Non c’erano dubbi che si trattasse di una navicella, data la forma trapezoidale culminante con un’ampia cupola, ma continuava ancora a sembrare troppo grande per un solo passeggero. Dove fossero però nascosti tutti gli altri continuava a rimanere un autentico mistero.
Alpha gli aveva fatto strada, girandosi di tanto in tanto nella sua direzione, sorridendo benevolo e camminando all’indietro pur di poterlo osservare. Cosa frullasse nella sua, di testa, Goku non riusciva ad immaginarlo.
Il giovane saiyan si sentiva un po’ come un raro animale messo in mostra nel nuovo zoo appena inaugurato. Gli occhi rossi di Alpha erano penetranti, curiosi, ma era come se gli stessero impedendo di vedere cosa ci fosse dentro di lui. Forse, quello era il momento più adatto per porre quelle domande che continuavano ad assillarlo con tanta insistenza. Ma se era il momento giusto, perché allora non aveva la più pallida idea di dove poter iniziare?
“Che diamine sei tu, esattamente?” – aveva detto ad un certo punto, meravigliandosi di se stesso.
Alpha aveva sorriso, portando entrambe le mani dietro la schiena e incrociandole, quasi alle stregue di un bambino.
“Credevo che non me l’avresti più chiesto” – era stato il suo commento.
Goku non sopportava di vedere quel sorriso sul suo viso. Per quanto fosse diverso, quello continuava a rimanere il viso di Vegeta, e Vegeta non avrebbe mai sorriso in quel modo, neppure se fosse stato costretto.
“Io sono Alpha” – aveva proseguito, raggiante – “Te l’ho detto. E sono anche Vegeta”.
Confusione. L’unica cosa che continuava ad avere in testa era confusione. Che cavolo poteva voler dire che era Alpha e anche Vegeta? Che era nel suo corpo? Questo lo sapeva già di suo, ma il fatto che fosse anche Vegeta era più complicato. Questo poteva voler dire che il suo amico era lì e che era veramente contento di quell’intrusione? Ma no, non poteva essere. Era stato davvero in preda a dolori lancinanti mentre stavano cercando di esprimere il loro desiderio a Polunga, lui lo aveva visto. Aveva visto Vegeta lottare, lo aveva visto soffrire, ne era sicuro come mai prima di allora. Per questo, quelle di Alpha non potevano essere altro che menzogne.
“Continui ad essere severo”.
“E tu continui ad entrare nella mia testa” – aveva sbuffato sonoramente.
“Non posso proprio farne a meno…” – si era giustificato lui – “Mi viene naturale entrare in contatto con te. Fidati, presto lo capirai anche tu”.
“Capirò, vedrò… Non fai altro che dirmi queste cose da quando ci siamo visti, ma ancora non ho visto né capito nulla. E tu continui a non rispondermi”.
“Perché voglio mostrarti quello che è stato è che sarà! Io non voglio farti male, Kaharot, fratello mio. Voglio liberarti!”.
“Liberarmi?” – era matto. Era completamente matto.
“Seguimi e vedrai”.
 Lo aveva seguito. Ormai era tardi per tornare indietro. Ma non era certo che gli piacesse quello che gli aveva appena mostrato dietro la porta di cristallo. Anzi, non gli piaceva affatto.
“Urca…” - aveva esclamato, estasiato dalla vista di quello che aveva attorno – “Che diamine di posto è, questo?” – si era poi corretto, cercando di riassumere il contegno che richiedeva la situazione.
“Questo posto è casa”.
La stanza che Alpha aveva chiamato casa era un enorme, immenso laboratorio che si trovava proprio al di sotto della grande cupola trasparente. Le pareti erano completamente dipinte di un bianco così puro da risultare abbagliante, e ovunque, macchine di ogni genere stavano pulsando, emettendo i più svariati suoni.
Anche se non aveva mai capito niente di elettronica o di meccanica, Goku non aveva potuto non sentirsi tremendamente affascinato. Bulma sarebbe impazzita nel vedere tutti quei macchinari. Peccato solo che la sua intelligentissima amica non fosse lì ad avvertirlo, a metterlo in guardia su quello che presto sarebbe accaduto.
“Io sono nato qui” – aveva detto, accarezzando la superficie liscia e lucente di un’enorme capsula cilindrica vuota – “Esattamente qui, tanto, tanto tempo fa, quando Vegeta era solo un bambino”.
“Cosa?” – non era sicuro di aver capito bene. Cosa voleva dire che lui era nato in quel laboratorio?
“Hai ragione” – aveva detto lui, socchiudendo gli occhi – “Per te è difficile capire quanto ti sto rivelando. Ma devi sapere che lui ha sofferto solo all’inizio e per poco tempo, mentre io… Io… Era come se avessi un vuoto nel mio petto, ero incompleto, ferito, dilaniato… Mentre ora posso essere finalmente me stesso”.
“Te… Te stesso? Ma cosa… AH!”.
Goku non aveva neppure fatto in tempo a chiedere ulteriori spiegazioni che si era trovato sbattuto contro un freddo tavolo, scoprendosi imprigionato ai polsi, alle caviglie e al torace.
“CHE STAI FACENDO? LASCIAMI ANDARE!”.
Aveva provato ad agitarsi, ma era stato inutile: non era riuscito a distruggere quei legacci così opprimenti. Così, solo a quel punto aveva deciso di trasformarsi in super saiyan, facendo esplodere la propria aura.
Ma neanche allora era stato sufficiente, anzi: Goku si era sentito improvvisamente svuotato, come se qualcosa avesse risucchiato via tutta la sua energia. E non aveva del tutto torto, in quanto gli anelli metallici che serravano il suo torace e i suoi arti erano dei sensori capaci di assorbire l’energia vitale di chi sottostava a quella costrizione. Agitarsi non sarebbe servito a niente se non a permettere a quell’infernale marchingegno di velocizzare il suo compito. Ma Goku non era in grado di stare fermo e impassibile, neppure adesso che sapeva quanto pericoloso fosse il gioco a cui stava giocando.
“Tu! Maledetto! Non dovevo fidarmi di te!”.
“Perché continui a dire questo? Io voglio solo aiutarti proprio come ho aiutato Vegeta”.
“Aiutato? AIUTATO? Come puoi parlare ancora in questo modo? Come puoi mentirmi così spudoratamente? Prenderti gioco di me?”.
Alpha si era guardato bene dal rispondere, sfoderando di rimando uno sguardo fortemente addolorato.
“Io non capisco la ragione del vostro accanimento nei miei confronti. Anche Vegeta aveva reagito in questo modo, vedendomi…”.
“E ti stai anche chiedendo perché? Se Vegeta fosse stato quello di un tempo ti avrebbe disintegrato all’istante invece di lasciare che tu prendessi possesso del suo corpo in questo modo così disgustoso!”.
“Disgustoso? Oh no… Non c’è niente di disgustoso nel voler tornare a far parte del corpo da cui mi è stata data la vita. Mi offende molto quello che pensi”.
Il corpo da cui gli era stata data la vita. Alpha aveva proprio detto così, Goku ne era certo. Ma cosa caspita poteva voler dire una cosa così strana?
“Tu non mi permetti di spiegarti” – aveva incalzato di nuovo.
“Io non ti permetto di spigarti? IO? Ma ti stai sentendo, Alpha?” – mantenere la calma stava diventando ogni istante sempre più complicato. Come aveva fatto Vegeta a non pensare neppure di reagire? O lo aveva fatto ed era stato tutto inutile? Perché non gli aveva spiegato i suoi timori, perché non gli aveva raccontato quello che Alpha gli aveva fatto? Perché?
“Perché Vegeta aveva paura” – era stata la risposta data ai suoi pensieri.
Paura… Era davvero quello il sentimento provato da Vegeta in quegli attimi così difficili, o questo era quello che voleva fargli credere la creatura? Goku non poteva saperlo, e forse non lo avrebbe mai saputo. Non se gli avesse permesso di fare con lui quello che più gli piaceva senza dare al suo amico una possibilità di salvarsi.
“Aveva paura di te, Alpha?” – gli aveva domandato, cercando di prendere tempo. Era l’unica cosa che poteva fare mentre cercava di elaborare un piano per potersi tirare fuori da quella situazione.
La creatura si era girata nella sua direzione, guardandolo con un briciolo di rabbia.
“Lui non ricordava… Non poteva sapere… Non dopo quello che gli era stato fatto. Era normale che avesse paura, all’inizio… Soprattutto dopo che…”.
“Dopo che?”.
“Kaharot, fratello, ci sono cose che ancora non puoi capire… Ma lasciami fare quanto devo, e poi sarai finalmente in grado di comprendere”.
“Lasciarti fare? LASCIARTI FARE?” – una scarica di energia aveva attraversato la stanza, eludendo per un breve istante la sorveglianza delle costrizioni.
“Stai solo sprecando energia…”.
“Alpha, se stai cercando di farmi perdere la pazienza, sappi che ci stai riuscendo perfettamente. Così come stai riuscendo perfettamente a farmi diventare molto simile al Vegeta che avresti dovuto fronteggiare, il Vegeta che ha cercato di uccidermi per mettere a ferro e fuoco il mio pianeta. Ora, se non vuoi farmi arrabbiare sul serio, liberami immediatamente e dimmi che cosa ne  hai fatto del mio amico e di tutti i namecciani, e forse deciderò se risparmiarti la vita. Non sono un essere crudele, ma tu stai facendo del tuo meglio per farmi diventare tale”.
“Davvero?”.
Aveva risposto con un grugnito, aumentando ancora la propria aura. Le vene sulla fronte avevano cominciato a pulsare pericolosamente mentre la stanza ricominciava a tremare. Era al limite. La sola vista di Alpha lo stava mandando in bestia, e il ricordo del suo amico, di suo fratello in preda ad atroci sofferenze non stava facendo altro se non peggiorare la situazione. Presto sarebbe esploso, liberando la sua reale energia. Vegeta avrebbe capito, lo sapeva. Anzi, avrebbe accettato la morte come una liberazione. Avrebbe escogitato in seguito un modo per riportarlo indietro, a costo di viaggiare per tutta la galassia alla ricerca dei namecciani scomparsi, a costo di cercarli persino nell’Aldilà se dovessero essere passati a miglior vita.
“Liberami…” – aveva sussurrato – Liberami immediatamente”.
“Mi dispiace fratello, non posso”.
“Non chiamarmi fratello”.
“Kaharot…”.
“LIBERAMIIIIIII!”.
E, senza che potesse fare altrimenti, la sua energia era esplosa, inondando la stanza di luce dorata. Forse, avrebbe avuto l’opportunità di liberarsi se fossero stati solo lui ed Alpha. Forse, se qualcuno non lo avesse sorpreso alle spalle, avrebbe potuto risolvere la questione in un battito di ciglia.

 
Fine parte XII
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Ed ecco che è venuto fuori “l’inghippo”.
Goku, sei un cretino, lasciamelo dire. Chi sarà questo qualcuno, adesso? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Family, sono stressata. Questo tempo ha seccato – sto seriamente pensando di addobbare l’albero di Natale – ed io ne ho le scatole piene di vasi, vasetti, statue e templi. -.-‘
E HO FAME! U.U
Scherzi a parte, non so se la prossima settimana riesco ad aggiornare in tempi decenti, in caso contrario, vi prego di perdonarmi sin da ora, ok?
Ragazzi belli, ho fretta! Vi saluto, e mi raccomando, domani tutti davanti alla tv a tifare per la Nazionale. Più in là, staremo tutti davanti allo schermo del pc a tifare per i nostri saiyan!
Vi adoro!
Cleo

 
   
 
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