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Autore: Lulumiao    20/06/2014    5 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I lampi e i tuoni di ieri mi hanno ispirato questo capitolo, pubblicato a tre mesi di distanza dall’ultimo. Faccio dei passi avanti, l’ultima volta vi ho fatto aspettare per sette mesi XD
Il prossimo capitolo probabilmente sarà importante, ma chissà quando lo scriverò u.u Forse tra non molto, visto che sono in vacanza e ho tempo per scrivere :) Per ora godetevi questa storiella, che vede Iggy Koopa alle prese con il paranormale.
Spero che vi piaccia, buona lettura!
 
Personaggi: Iggy Koopa, Lemmy Koopa, Larry Koopa, Bowser, Kamek (menzionato), Wendy (menzionata), Goomboss (menzionato)
Generi: Comico, Mistero, Sovrannaturale, Suspence
Lunghezza: One shot (1369 parole)
Tipo di coppia: nessuno
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating verde
 
Notti di terrore
 
 
 
«Grazie papà, grazie!» esclamò Iggy, afferrando tra gli artigli un telescopio più pesante di lui, il suo amato telescopio professionale verde con cui amava esplorare il cielo notturno alla ricerca di nuovi astri.
Lo strumento gli era stato sottratto dal padre come punizione per aver incendiato la coda di Lemmy per dispetto durante il pranzo in onore di Goomboss, venuto nella Terra Oscura per ribadire l’alleanza tra lui e re Bowser. L’”incidente” aveva creato non poco imbarazzo tra i presenti, e Wendy aveva prontamente fatto la spia al padre su chi fosse il colpevole. A quel punto Bowser, sbuffando fumo dalle narici, aveva sequestrato ad Iggy proprio il telescopio, uno degli oggetti a cui il bowserotto teneva di più. Lacrime e urla non avevano impietosito il re dei koopa, che aveva chiuso il prezioso oggetto nello sgabuzzino più remoto del castello, chiedendo a Kamek di scagliarvi tutti gli incantesimi protettivi che conosceva, urlando «Lo riavrai quando avrai imparato a comportarti come si deve!».
Ora, evidentemente, secondo il giudizio di Bowser, Iggy aveva imparato a comportarsi come si deve e aveva riavuto lo strumento (dopo ben tre mesi!).
«Cerca di non combinare altri guai! O la prossima volta quel coso te lo butto nella lava!» urlò Bowser, mentre Iggy correva via senza ascoltarlo, felicissimo di aver riavuto indietro il suo tesoro.
 
Il più folle dei bowserotti si chiuse in camera sua sbattendo la porta.
«Oh, guarda come ti hanno ridotto, amore mio…» disse Iggy all’apparecchio color prato. Prese un panno e ne strofinò delicatamente tutta la superficie, facendo attenzione a non incrinare neanche il più piccolo pezzo. Terminata l’operazione, mise il macchinario accanto alla finestra aperta; presto si sarebbe fatto buio, e quale momento migliore per esplorare la volta celeste? Ma era anche ora di cena, perciò disse «A dopo, fiorellino. Vedrai, ci divertiremo…» e scese a mettere qualcosa sotto i denti.
 
Quando tornò in camera, pieno di pollo in salsa piccante, tutto era esattamente come lo aveva lasciato.
«Ah, sapevo che mi avresti aspettato qui! So che non puoi fare a meno di me!» esclamò estasiato. Prese le sue mappe stellari da un cassetto; non aveva ancora scoperto un pianeta o un asteroide, ma se ci fosse riuscito sicuramente lo avrebbe chiamato “Iggy the best” oppure “Wendy e Goomboss buuuh!”.
Avvicinò l’occhio alla lente, cominciando a mettere a fuoco. Ma ad un tratto accadde qualcosa di molto insolito: un oggetto molto grande attraversò il suo campo visivo. Il bowserotto si ritrasse, confuso. «Uhm… Forse era un meteorite… o una stella cadente… o un moscone… Sì, probabilmente era solo un grosso insetto…».
Si riavvicinò alla lente. Tutto normale, per il momento. Ah, quanto gli era mancata quella impagabile sensazione di poter toccare il cielo con un dito, di potersi perdere in quel mare di stelle… «Ah, io e te siamo proprio fatti per stare insieme! Io sono la mente e tu sei il braccio che mette in atto le meravigliose idee del mio cervello! Siamo una squadra infalli… Ahhh!» urlò. Il misterioro oggetto era tornato, e Iggy poteva finalmente distinguerne i contorni. Era un disco tridimensionale, pieno di lucine intermittenti, che fluttuava proprio al centro della visuale del telescopio. UN UFO!
 Il koopa compì un salto degno di un canguro e si tuffò tra le coperte del letto. Nonostante fosse molto dotato intellettualmente, non era un cuor di leone; tremava come una foglia per l’orribile visione e si chiedeva se non fosse stata solo un’allucinazione. Certamente in quel momento non aveva il coraggio di verificare, perciò si finse morto, così se gli extraterrestri fossero entrati nella sua stanza forse lo avrebbero lasciato in pace. Potrebbero usarmi per qualche terribile esperimento biologico… Potrebbero incrociarmi con un pesce gatto! Oppure potrebbero prendere pezzi del mio corpo e renderli dei sott’aceti… No, no, vi prego! Non sono buono da mangiare! Oppure potrebbero donarmi delle facoltà intellettive superiori… Ma è meglio non rischiare! Mi fingerò morto!, pensò con terrore.
Tuttavia, nessun evento strano si verificò, e quando tutti i rumori del castello cessarono e tutti furono andati a dormire, la calma regnò totale.
Forse mi sono sbagliato… Forse era solo un freesbee e io l’ho scambiato per un disco volante… La stanchezza a volte gioca brutti scherzi… Sì, dev’essere senz’altro così…, pensò. Finalmente riuscì a rilassarsi un po’ e si addormentò.
 
La mattina dopo si svegliò di colpo. Aveva sognato un mostro bavoso che lo ricopriva di acido corrosivo. Ma si accorse ben presto di essere tutto intatto, senza bestie allo stato embrionale che gli uscivano dal petto, luci da sala operatoria sulla testa o musica di theremin a portata di orecchio.
Si alzò lentamente dal letto, guardandosi intorno: sembrava tutto normale. Il telescopio era ancora al suo posto.
 Iggy uscì dalla stanza guardingo: probabilmente aveva solo avuto una visione dovuta allo stress. Scese a fare colazione.
«Ehi, Iggy, hai davvero una brutta cera» gli disse Larry appena lo vide.
«Ho dormito poco…» rispose Iggy.
Larry, vedendo il fratello decisamente triste, ebbe un’idea: «Hei, ti va di fare una scampagnata? Potrebbe essere il modo giusto per svegliarti!».
Iggy, desideroso di distrarsi, accettò con un sorriso. «Uhm, ok!».
 
La giornata passò tra giochi e risate. Tornato a casa, Iggy si trovò molto felice di aver passato una giornata con il fratello dai capelli azzurri. Il suo compagno di giochi preferito era Lemmy, a cui aveva incendiato la coda, ma Larry era sempre molto positivo ed era riuscito a distrarlo dai terribili eventi della sera precedente.
Esausto, il bowserotto inventore si chiuse in camera, gettandosi sul letto. Poi l’occhio gli finì sul telescopio; l’apparecchio sembrava invitarlo ad usarlo, con quel suo verde che tanto ricordava al koopa il colore del proprio guscio. Era nervoso, ma voleva anche scoprire se l’Ufo c’era anche quella sera.
Alla fine la curiosità vinse e si avvicinò alla finestra con passi misurati; avvicinò l’occhio alla lente per scoprire che… vedeva solo il cielo stellato. Esultò internamente, cominciando a ruotare il macchinario astronomico. Ma sì, era stata solo una visione momentan… BOM! Iggy fece appena in tempo a vedere il disco volante della sera precedente che si schiantava sulla lente del telescopio, poi l’urto lo spedì sul pavimento. Terrorizzato e dolorante, scattò in piedi, pronto a fronteggiare qualunque bestione, ma vide solamente…
un disco volante di plastica delle dimensioni di un pallone da rubgy attaccato a un filo che pendeva dall’alto oltre la finestra. Non sapendo cosa pensare, si avvicinò cautamente alla finestra... ma all’improvviso un viso allungato capovolto dagli occhi enormi spuntò dalla parte alta della finestra! Iggy urlò, l’essere urlò…
«N-non uccidermi, ti prego! S-sono ancora giovane!» gridò Iggy in preda al panico. Percependo che nessuno lo aveva ancora ucciso, dopo qualche secondo aprì gli occhi, realizzando che la testa spaventosa non apparteneva a un alieno, bensì… a suo fratello Lemmy.
«Ahahah! Ti ho spaventato, eh?» ridacchiò Lemmy, saltando nella stanza con in mano una lunghissima canna da pesca, alla cui estremità era attaccato il “disco volante”, pieno di lucine intermittenti.
Iggy rilassò i muscoli, ancora incredulo. Osservò meglio ciò che Lemmy teneva in mano. «Tu, tu… mi hai fatto credere che ci fosse un Ufo fuori dalla finestra della mia camera…?».
«Esatto. Dovevo vendicarmi di quando mi hai bruciato la coda, no? Mi sono arrampicato fuori da questa finestra mentre tu non c’eri per farti questo scherzetto. Mi sembra che tu ci sia cascato in pieno, no?» ridacchiò Lemmy.
Iggy ancora non poteva crederci. Ma soprattutto odiava mostrarsi così debole. «N-non è vero, ho solo sussultato un po’. E poi… noi due gli scherzi dovremmo farli insieme, non farceli a vicenda!».
«La mia coda potrebbe dirti la stessa cosa!» gridò Lemmy indispettito.
I due si guardarono in cagnesco per qualche secondo, ognuno rimuginando per i fatti suoi.
Poi, dopo un’occhiata di intesa, scoppiarono a ridere all’unisono.
«Ahahah, avevi una faccia quando hai visto l’Ufo…».
«Ahahah, e tu avevi una faccia quando hai spento la coda in una caraffa d’acqua…».
La tensione era decisamente passata. Quei due non avrebbero mai potuto litigare seriamente.
«Sai cosa ci vorrebbe adesso, Iggy? Un bello scherzo a Wendy!».
«Sì, sì! Andiamo da quella spiona!».
E insieme si avviarono fuori dalla stanza, mentre sulla lente del telescopio si rifletteva uno strano disco luccicante nel cielo.
 
 
 
  
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