Note dell'autrice:
Ci vediamo di sotto, dopo il cappy!
Buona lettura
Kisskiss 68Keira68
9_ L'amore è irrazionale
Il sole risplendeva
per le vie trafficate della piccola isola caraibica e Maggie ammirava
dalla
finestra della sua camera da letto il paesaggio di fronte a
sé. Quella mattina
si era svegliata presto, cercando di sbrigare tutte le consuete
commissioni in fretta
per poi avere il resto della giornata a disposizione. Ora erano quasi
le dieci,
e lei, con i gomiti appoggiati al davanzale, stava aspettando
l’arrivo del
figlio del capitano Teels, Terence.
Non sapeva esattamente
perché, ma l’idea che l’avrebbe visto da
lì a poco le procurava una strana
sensazione, un misto tra l’ansia e la felicità. Il
risultato è che aveva le
farfalle nello stomaco da quando si era svegliata e non era ancora
riuscita a
darsi una spiegazione degna di questo nome.
È in ritardo constatò sbuffando e
lisciandosi il bordo del vestito
blu mare che aveva indossato.
Con un altro sbuffo si
allontanò dalla finestra.
Ma quando arriva?
Dovrebbe già essere qui! Uffa, ah, così non va...
devo darmi una calmata.
Iniziò a gironzolare
in tondo per la stanza disperatamente in cerca di un qualsiasi cosa per
farla
distrarre. Alla fine decise di scendere sotto per vedere se sua madre
avesse
bisogno d’aiuto nelle faccende domestiche. Stare
lì a contare i secondi che
passavano non le avrebbe giovato alla salute, anzi, probabilmente
l’avrebbe
lentamente portata alla pazzia.
Uf, è assurdo che
mi comporti in questa maniera, perché poi? Quando
arriverà arriverà! Pensò mentre sbatteva in
malo modo la porta della sua
cameretta, prima di imboccare le scale.
Manco a dirlo, quando
era solo a metà della rampa, sentì la voce di sua
madre che la chiamava dal
piano di sotto, informandola che un ragazzo di nome Terence chiedeva di
lei.
Si bloccò per un
secondo e il suo cuore perse un battito.
Evviva! È arrivato!
Si affrettò a scendere
gli ultimi scalini e con un sorriso a trentadue denti si
preparò ad accogliere
Terence.
“Ciao!” lo
salutò con
più entusiasmo di quello che voleva far trasparire.
“Ciao” rispose
lui
abbassando il capo, in evidente imbarazzo.
“Bene, ehm, come stai?
Vuoi qualcosa? Hai fame o sete?” gli chiese gentilmente,
cercando di
comportarsi da padrona di casa.
“No, grazie, ho appena
fatto colazione sulla nave”. Sembrava a disagio e Maggie si
chiese perché.
“Sicuro che non vuoi
niente?” si intromise la madre della ragazza. Nel sentire la
voce della signora
Cross Terence sussultò e negò velocemente con la
testa. Maggie se ne accorse e
finalmente capì perché Terence era
così teso. Rise tra sé e sé, e
cercò di
toglierlo da quella situazione.
“Ok, allora usciamo?
Ti faccio fare un giro turistico dell’isola, ti
va?” scherzò. L’isola era
talmente piccola che sarebbe bastato girare in tondo su se stessi per
visitarla
tutta. “A proposito, ho preparato un pranzo al sacco, a te
non crea problemi
vero?” aggiunse titubante. Aveva pensato fosse che un pic nic
potesse essere
divertente, ma non sapeva se lui avrebbe preferito pranzare in un
ristorante.
“Ottimo, nessun
problema, andiamo?” acconsentì invece lui, con
fare sbrigativo, lanciando
un’occhiata nervosa alla madre della ragazza, che si limitava
a guardare
entrambi i ragazzi sorridendo affettuosa.
“Allora mamma, io e
Terence usciamo, torno stasera, va bene?” disse lei, felice
che la sua idea era
stata accolta positivamente.
“Va bene, ma mi
raccomando, se fate tardi fatti accompagnare a casa da lui,
ok?” la ammonì
premurosa la signora Cross, guardando il ragazzo.
“Non si preoccupi
signora, la riporto a casa io” rispose Terence, sempre
intento a fissarsi le
scarpe.
“Bene, prendo il
cestino con il pranzo” fece una piccola corsa in cucina, e
afferrò veloce il
paniere con i panini e le borracce. Una volta tornata di là
esclamò “ciao
mamma!” e aprì la porta, invitando Terence a
seguirla. Lui salutò la signora Cross
e imboccò l’uscio di casa.
Quando furono fuori
sulla strada, il giovane tirò un sospiro di sollievo.
Maggie a quel punto
non riuscì a trattenere un risolino.
“Che
c’è?” le chiese
lui leggermente irritato.
“Scusami, ma sei
buffo. Perché eri in agitazione prima? Mia madre non ha mai
mangiato nessuno!”
lo prese in giro.
Terence diventò rosso
per la vergogna. “Grazie
dell’informazione” le rispose sarcastico.
“Non ero in
agitazione era che…mi sentivo sotto esame, mi ha squadrato
tutto il tempo.” Si
difese.
“Scusala, fa sempre
così con qualcuno che non conosce. Non dimenticare che ti ha
affidato la sua
bambina per tutto il giorno, doveva quanto meno assicurarsi che eri una
persona
apposto, no?”
“Si, immagino di
si.”
Acconsentì.
“Bene, allora dove
vuoi andare?” Gli chiese Maggie cambiando argomento, con un
dolce sorriso sulle
labbra. “Come bene saprai Telia ha delle ottime viste
panoramiche, degli
stupendi luoghi di ristoro e bellissimi monumenti, quale vuoi visitare
per
primo?” scherzò, facendo una mezza piroetta su se
stessa e allargando le
braccia come per illustrare una piazza famosa.
Terence rise a sua
volta. “Non saprei, la guida sei tu, hai carta
bianca” le ammiccò.
“Va bene” Lei
ci pensò
un attimo, poi decise: “direi di lasciarci il molo per ultimo
e di andare al
centro dell’isola, dove poi possiamo prendere la direzione
per la spiaggia e
cercare un posto all’ombra, così se ci viene fame
possiamo mangiare lì, ti va?”
Il ragazzo annuì con
il capo, e i due giovani si avviarono per la piccola stradina.
“Allora, dove ci
eravamo interrotti ieri?”
“Mi avevi chiesto
perché non mi avevi mai visto prima, se non mi
sbaglio”
“Giusto, e tu mi avevi
risposto che era perché solitamente accompagni tuo padre
solo nei viaggi verso
le grandi città.” Terence annuì e la
ragazza proseguì “Quindi ti piace
viaggiare?”
“Non proprio, mi ci
è
voluto un bel po’ per abituarmi alla vita del marinaio. Non
è facile come
sembra, è molto dura.”
“Non ho mai pensato
fosse semplice, però ne varrà la pena no?
Conoscere gente, visitare posti nuovi
e sconosciuti, deve essere bello” osservò,
ricordando tutti i motivi per cui
Angela aveva sempre giustificato la propria voglia di lasciare
l’isola.
“Bhè…si,
ma è molto
soggettiva la cosa, dipende da cosa vuoi nella vita” rispose
Terence, restando
sul vago, improvvisamente a disagio. Maggie lo fissò di
sottecchi a
quest’ultima particolare risposta, ma qualcosa nel tono del
ragazzo le suggerì
di approfondire la questione in un secondo momento. Comunque l’improvviso
sbalzò di umore, da allegro a
pensieroso non le piaceva, così si affrettò a
cambiare argomento.
Passeggiarono tutta la
mattina, parlando del più e del meno, approfondendo la loro
conoscenza e il
loro rapporto. Gli fece vedere tutti i piccoli negozietti
dell’isola, l’unico
monumento che governava la piazza centrale, una bella e grande fontana
e
infine, sulla strada per andare al molo, la casa e la locanda dove fino
a poco
tempo fa abitava la loro amica. tutti e due i luoghi sembravano
abbandonati da
molto tempo. Le vetrate della birreria erano rotte, come le finestre
dell’abitazione
al piano di sopra, la porta scardinata e si poteva vedere chiaramente
che
dentro il caos regnava sovrano. I tavoli erano rotti o rovesciati, come
le
sedie, e cossi di bottiglie si intravedevano ovunque.
“Quindi Angela viveva
qui.” Esclamò sgomento.
“Si, ma quando sia lei
che sua madre erano qua sia la casa che la locanda erano in condizioni
migliori. Era un posto del tutto rispettabile e il pub era molto bello
e sempre
affollato. Ora è rimasto solo Johnatan e la
proprietà è decaduta” Maggie non
poté
impedirsi una smorfia amara pensando a quel nome.
“Johnatan? Chi
è
Johnatan?” le chiese lui curioso.
“ è il
patrigno di
Angela. Una delle persone più odiose che io abbia mai
conosciuto. Lui ed Angie
si sopportavano a malapena, quando Annalisa è morta e lei
voleva andarsene,
Johnatan non era d’accordo. I due hanno litigato molto
animatamente, sono
addirittura arrivati alle armi, ma Angie ovviamente non si è
lasciata
intimidire e con un movimento solo della spada lo ha disarmato,
puntandogli
l’arma alla gola. Dopodichè se ne andata
salutandolo in malo modo, con la
promessa che non sarebbe mai e poi mia tornata da lui.”
Terence non faticò a
credere al racconto di Maggie, dato che ricordava fin troppo bene la
prima e
unica volta che lui stesso aveva incrociato la spada con Angela, anche
se per
gioco, e si era ritrovato anche lui con la lama sotto il mento.
“Come mai tra quei due
non correva buon sangue?” si informò.
“Il matrimonio tra lui
e la madre di Angela è stato solo di convenienza. Annalisa
lavorava nella
locanda di Johnatan, e aveva bisogno di soldi, mentre a Johnatan
occorreva
qualcuno che badasse alla casa, così si sposarono circa
sette anni fa. Ma lui
non è mai stato un marito dolce né un bravo
padre. Ha sempre rinfacciato a
tutte e due che se avevano un tetto sopra la testa e un piatto caldo a
tutti i
pasti era merito suo. È un tipo avaro e antipatico. La
povera Annalisa era una
santa se riusciva a sopportarlo! Pensa che quando morì il
primo pensiero di lui
è stato che ora doveva trovarsi un’altra persona
che l’aiutasse alla locanda, e
proprio per non dover pagare uno stipendio a nessuno voleva che Angela
rimanesse con lui ad aiutarlo!” l’indignazione
nella voce di Maggie era
palpabile.
Terence sentì un moto
di rabbia verso
quello sconosciuto. Si
chiese se fosse possibile provare tanto odio verso una persona che
nemmeno
conosceva.
“E ora che è
rimasto
solo cosa fa?” domandò, cercando di tenere a bada
l’ira.
“Il giorno dopo che
Angela se ne era andata si comportava come se niente fosse successo.
Non ha
tenuto il lutto per la moglie nemmeno per un giorno, scatenando
l’indignazione
generale. Solitamente la locanda era presa da assalto qui a Telia,
essendo
l’unica di tutta l’isola, ma quel di’ e i
due successivi non si era presentato
nessuno, - non c’è persona in tutta
l’isola che non lo odia per il suo
comportamento verso Annalisa ed Angela- e così si accorse
che era rimasto
letteralmente solo. Il quarto giorno ha iniziato a bere e si
è ubriacato. Ha
sfasciato mezzo locale, per tutta l’isola abbiamo sentito il
rumore dei vetri
che andavano in frantumi e le sedie che venivano lanciate contro le
pareti. Gli
uomini si sono precipitati a vedere cosa stava succedendo. Una volta
che hanno
compreso l’accaduto hanno cercato di fermarlo, e sono
riusciti a farlo stendere
sul suo letto, al piano di sopra. Credo siano più o meno
cinque giorni che è
perennemente ubriaco, ed è riuscito a trasformare la bella
casa di Angie nel
luogo desolato e abbandonato che vedi.” Spiegò con
voce amara.
“Capisco” disse
solamente lui, guardando torvo la casa, come se gli avesse fatto un
torto
personale.
Maggie cercò di
alleggerire la tensione che si stava formando. A lei meno di tutti
piaceva
quella storia, ma aveva già sprecato abbastanza imprecazioni
contro Johnatan e
ora non voleva più pensarci.
“Proseguiamo? Non so
te ma io comincio ad avere fame” chiosò.
Lui sembrò riscuotersi
dai suoi cupi pensieri e sorrise alla ragazza. “Si,
anch’io comincio a sentire
il bisogno di pranzare, dove ci mettiamo?”
“Ho in mente un posto
perfetto” gli fece l’occhiolino.
“Seguimi!” e così dicendo lo prese per
mano,
evitando però di guardarlo negli occhi. A quel piccolo gesto
i cuori di
entrambi i ragazzi iniziò ad accelerare, senza che nessuno
dei due sapesse
fornire una spiegazione logica.
Maggie portò Terence
sulla spiaggia della piccola isola, in un punto lontano dalla riva e
con molte
palme che creavano un piacevole riparo dal caldo soffocante.
“Eccoci qui! Ti
piace?” gli chiese lei, guardando il luogo entusiasta.
“è molto bello
e…appartato”
La ragazza divenne
rossa a quell’affermazione. Effettivamente le palme creavano
un piccola oasi
che li separava dal resto della spiaggia, isolandoli del tutto.
“Non ci avevo fatto
caso, ho pensato che qui c’era l’ombra e che era
l’ideale per pranzare riparati
dal sole” balbettò abbassando la testa.
Terence si diede
mentalmente dello stupido. “No, non intendevo quello, il
posto è stupendo,
volevo dire che era tranquillo, non mi piaceva l’idea di
dover pranzare sotto
gli occhi dei passanti!” cercò di giustificarsi
maldestramente. Con la sua
goffa spiegazione il ragazzo riuscì a far ridere Maggie,
togliendo così
entrambi dall’imbarazzo.
“Vogliamo cominciare?
La fame aumenta!” così dicendo Maggie
poggiò il paniere per terra e ne estrasse
una coperta rossa, abbastanza grande da permettere ai ragazzi di
stendersi
sopra comodamente. Dopodichè tirò fuori due
borracce con l’acqua, del pane e
della carne. (scusate per
la poca fantasia ma non
ho la minima idea di cosa preparavano per un pranzo al sacco nel
sedicesimo
secolo!XD!! Nd autrice)
Iniziarono a pranzare,
continuando chiacchierare
animatamente.
“E così sei
caduto in
acqua?” gli chiese lei incredula.
“Si! È stato
orribile,
tutta la ciurma mi stava guardando e stava ridendo, io invece volevo
affogare
dalla vergogna. Ma che ne sapevo io che proprio lì
c’era un cima! È colpa di
chi l’ha lasciata là se sono inciampato e poi
caduto!”
Maggie era piegata in
due dalle risate. “Ahaha, non so cosa darei per poter vedere
la scena”
“Lasciamo perdere per
favore, è meglio”. Maggie pian pianino smise di
ridere e incrociò lo sguardo di
Terence. Aveva cambiato espressione, improvvisamente si era fatto molto
teso e
la fissava con insistenza. Si sentì improvvisamente in
imbarazzo, ma non riuscì
a distogliere lo sguardo. Era come prigioniera di quegli occhi verdi.
“Aspetta, hai qualcosa
vicino alla bocca” le disse.
Ad un tratto il
ragazzo le si avvicinò allungando una mano verso il suo
viso. Lei rimase
immobile,con il cuore che iniziava ad andare in ipperventilazione. Cosa
stava
facendo?
Le passò un mano
vicino al labbro superiore, con una lieve carezza. Si
avvicinò ancora, le era
sempre più accanto. Maggie rimase immobile, non riusciva a
muoversi era come
incantata. Sentiva solo il ritmo del suo cuore accelerare sempre di
più e il
tocco morbido della mano di Terence che tracciava linee immaginarie sul
suo
viso. Perché non si spostava? Avrebbe dovuto allontanarlo,
lo sapeva bene. In
fin dei conti era uno sconosciuto, incontrato solamente ieri. Come mai
si stava
prendendo tutta questa confidenza? E perché lei non faceva
nulla per impedirlo?
I loro volti erano
ormai molto vicini, troppo vicini. Il profumo di lui iniziò
a inebriarla e a
farle perdere ogni parvenza di lucidità. Sembrava senza
più volontà, guidata
completamente da lui. Senza sapere bene dove aveva trovato la forza e
il
coraggio di muoversi, decise di protendere una mano verso il viso di
Terence
anche lei, facendosi comandare dal nuovo e forte impulso di toccarlo a
sua
volta.
Ma poi a metà strada
si bloccò e si alzò in piedi di scatto.
Appoggiò la schiena ad una palma e si
mise una mano sul cuore, nel vano tentativo di cercare di regolare i
propri
battiti cardiaci.
Cosa stavo per
fare? Oddio, no, non è possibile…
Anche il ragazzo si
era alzato e ora fissava Maggie con espressione afflitta.
“Scusami, io…non
volevo, non so cosa mi è preso” tentò
di giustificarsi ma lei lo fermò.
“Non ti preoccupare,
non ti devi scusare.” Tentò di sorridergli, ancora
con il fiato corto.
Si incappa in certe
situazioni solo quando il desiderio è comune.
“Vorrei tornare a
casa. Non ti dispiace vero?”
“No, tranquilla. Vuoi
che ti accompagno?” tentò speranzoso. Temeva di
aver rovinato la loro amicizia
appena iniziata con un gesto troppo avventato.
“Mi farebbe
piacere”
rispose invece lei, con sommo sollievo di Terence. Stava riacquistato
il
controllo delle sue facoltà mentali.
Si avviarono
silenziosi verso la via per la casa di Maggie. Entrambi in completo
imbarazzo,
non avevano idea di cosa dire per sbloccare la situazione. La strada
per il
ritorno all’abitazione di lei parve lunghissima, ma alla fine
si ritrovarono
dinanzi alle famigliari mura rosa.
“Eccoci qua”
esordì
Maggie, pensando ad una bella maniera per salutarlo.
“Già”
rispose lui,
guardando a terra, ancora abbattuto.
Non voglio
salutarlo definitivamente. Io voglio rivederlo! Urlò una vocina nella
menta della ragazza.
Ma sarebbe stato
opportuna rivederlo? Se la situazione si fosse ripetuta, lei avrebbe
trovato la
forza per opporsi nuovamente?
Guardò nuovamente il
viso del ragazzo. Era veramente triste, probabilmente pensava che la
giovane
non avrebbe più voluto vederlo e attribuiva la colpa di
ciò a sé. Non poteva
dirgli addio lasciandolo in quel modo. Decise che non le importava cosa
sarebbe
successo se i fatti di quel pomeriggio si fossero ripetuti.
“Ehm, ascolta, domani
pomeriggio pensi che sia possibile vederci di nuovo? Devo ancora farti
vedere
il molo” provò.
Terence sgranò gli
occhi. La parola sopreso sarebbe stata un eufemismo. Poi si riprese e
riuscì ad
articolare una frase.
“Certo! A me va
benissimo, per che ora vengo?” rispose entusiasta, come un
bambino che riceve
un regalo inaspettato.
Lei sorrise della sua
foga, felice che la tensione si stava alleviando. “Verso le
quattro del
pomeriggio andrebbe bene? Prima ho alcune faccende da
sbrigare”
“Sicuro, allora ci
vediamo alle quattro”
“Perfetto”
Poi Terence le diede
un leggero bacio sulla guancia, prima di sorriderle imbarazzato e
avviarsi
velocemente verso il porto, lasciando una Maggie leggermente spiazzata
dall’ultimo gesto, ma assolutamente contenta.
*
Il giorno seguente,
Maggie era seduta sulla sedia a dondolo del tinello, con un vivace
vestito
color pesca con le maniche corte a sbuffo. Si ritrovava nella stessa
situazione
della mattina precedente, in ansia mentre aspettava quello strano
ragazzo che
in meno di due giorni le aveva stravolto la sua piccola e tranquilla
vita.
Aveva dormito poco
quella notte, tormentata da mille pensieri. Cercava di dare una
spiegazione
logica al perché provava certe situazioni quando era in
compagnia di Terence.
Aveva le farfalle nello stomaco tutte le volte che gli era accanto e
quando lo
guardava negli occhi….quei bellissimi occhi verdi.
Senza volerlo la sua
mente tornò a vagare sui fatti del pomeriggio precedente.
Non era successo
niente, lo sapeva bene, si erano appena sfiorati. Ma era anche successo
tutto.
Era il nulla che cambiava ogni cosa. Quando l’aveva sfiorata,
tra le
palpitazioni che erano arrivate a mille, aveva sentito la pelle andare
a fuoco
sotto la mano di lui. E il desiderio che non si fermasse, che si
facesse più
vicino, che proseguisse, si era impadronito di lei come mai prima
d’ora. E non
l’aveva ancora lasciata. Desiderava essere abbracciata da
lui, voleva la sua
compagnia, agognava di perdersi nuovamente in quegli occhi profondi e
dolci.
Cosa le stava accadendo? Non si era mai sentita così strana.
Eppure era una
sensazione stupenda. Era euforica all’idea di rivederlo,
felice come non era
mai stata.
Si alzò dalla sedia a
dondolo e fece un piccolo giro su se stessa. I vari tentativi di darsi
una
calmata non erano serviti a nulla. Non riusciva a stare ferma, sembrava
sui
carboni ardenti.
Non erano passati
neanche cinque minuti che qualcuno bussò alla porta. Maggie
i voltò di scatto
verso l’entrata di casa. Aspettava solo una persona. Non
poteva che essere lui.
Per un attimo temette che il cuore potesse saltarle via dal petto tanto
batteva
forte. Si precipitò ad aprire il portone e lui era
lì, che le sorrideva
gentile, leggermente rosso in volto. In imbarazzo come sempre.
“Ciao” la
salutò,
incapace di guardarla negli occhi.
“Ciao!”
Stettero un attimo
sull’uscio senza dire nulla, non sapendo cosa fare,
finché a salvarli dal
disagio arrivò la signora Cross, che salutò
cordiale Terence.
“Vi siete divertiti
ieri? Maggie quando è arrivata a casa pareva al settimo
cielo, era tutta
agitata all’idea di uscire anche oggi. Parola mia non ho mai
visto mia figlia
così allegra.”
“Mamma!”. La
voce
della ragazza salì di alcune ottave mentre si rivolgeva a
quest’ultima tutta
rossa in volto.
La signora Cross rise
sotto i baffi. “Bene, oggi dovete andare a vedere il molo
giusto? Divertiti
anche oggi allora, e comportatevi bene, mi raccomando”
ammonì tutti e due,
anche se sorrideva.
Maggie non le aveva
raccontato i particolari del pomeriggio appena passato, ma a quel che
pareva
alle madri non sfugge nulla. Sembrava saperla più lunga sia
di Maggie che di
Terence.
“Meglio
che ci avviamo, la strada per il molo
è lunga, ciao mamma”
“Arrivederci
signora”
La giovane si affrettò
ad uscire di casa, prima che sua madre dicesse qualcos’altro
di imbarazzante.
Già stava per sprofondare dal rossore, meglio evitare di
peggiorare le cose.
Lanciò una rapida occhiata a Terence al suo fianco e
notò con sollievo che lui
era nella sua stessa situazione. Le guance stavano raggiungendo una
sfumatura
purpurea.
Una volta lasciata
l’abitazione, ricadde il silenzio. Maggie iniziò a
mille modi diversi per poter
intraprendere una qualsiasi discussione. Tornarono le farfalle nello
stomaco.
Quando ormai la situazione si fece insopportabile, disperata, se ne
uscì con un
commento sulla nave di Teels, lodandola e chiedendo come il padre del
ragazzo
ne era entrato in possesso. Terence accettò con gioia il
tentativo di iniziare
un dialogo degno di questo nome, e si lanciò nel racconto di
come il suo
bisnonno era riuscito a comperare l’imbarcazione.
Ciò bastò a rompere il
ghiaccio e chiacchierarono per tutta il tragitto.
Il molo era poco
distante dal porto e si inoltrava per circa trecento metri nel mare.
Fortunatamente
il caldo, passata l’ora di punta, era diminuito e poterono
percorrere il breve percorso
senza i bollenti raggi del sole addosso.
Una volta arrivati in
punta erano quasi le sei, e il sole stava iniziando a tramontare.
Maggie si
sedette sul bordo, lasciando dondolare le gambe, Terence invece rimase
in piedi
ad ammirare il bellissimo panorama.
“L’isola
sarà anche
piccola ma ha una vista mozzafiato” esordì.
“Concordo”
rispose
lei, sorridendo e guardandolo. Non aveva ancora dimenticato
l’argomento
interrotto il giorno prima e decise che era giunto il momento per
riportarlo a
galla.
“Terence, posso
chiederti una cosa?” iniziò cauta.
“è tutta la
giornata
che mi ‘chiedi cose’, non credo che una in
più o in meno faccia differenza”
Lei ignorò la battuta.
“Mi domandavo il significato di una tua risposta ad uno dei
miei primi
quesiti”. La stava prendendo larga.
“Ovvero?”
“Quella frase, quando
ti ho chiesto se valeva la pena vivere per mare per poter visitare
posti nuovi,
ehm, ‘dipende da cosa vuoi nella vita’, cosa
significa?”
Lui la fissò
intensamente per un secondo, poi tornò a fissare
l’orizzonte.
Infine con un sospiro
si apprestò a rispondere. “è semplice,
per alcuni la smania di avventura è
irresistibile e farebbero di tutto pur di provare
l’adrenalina che scorre nelle
vene quando sei di fronte ad una nuova situazione. Mentre per altri la
voglia
di vedere posti sconosciuti è irrefrenabile. Questi due
motivi, per certa
gente, giustificano il sacrificio di dover vivere per mare. Per altre
persone
invece questo non basta. Alcuni si accontentano di cose più
semplici, una casa
e una famiglia per esempio. E sono felici senza gironzolare in giro in
cerca di
chissà che cosa, per soddisfare una sete, a mio parere, mal
sana e pericolosa.”
Maggie lo fissò rapita
un attimo. Quello che aveva appena detto il ragazzo combaciava
perfettamente
con la sua linea di pensiero. “E tu appartieni
all’ultimo gruppo di persone,
giusto?” domandò, anche se sapeva già
la risposta, mentre si alzava e gli si
metteva davanti.
Terence riportò lo
sguardo sul volto di lei e…ne rimase folgorato. Ormai il
sole stava tramontando
e controluce Maggie era molto più che bella.
I capelli castano
scuro ricadevano morbidi sulle sue spalle, incorniciandole il volto
dolce e
leggermente arrossato per il caldo o forse per la situazione, chi lo
sa. Gli
occhi azzurri brillavano come zaffiri nella penombra che si era
disegnata sul
suo viso dai lineamenti dolci e perfetti, a causa della luce alle sue
spalle.
Il vestito rosa le calzava a pennello, evidenziando le forme morbide e
generose
della giovane, nonostante avesse una corporatura al quanto esile.
Intanto Maggie aveva
ripreso a parlare, interpretando il silenzio di Terence come una
risposta
affermativa alla sua domanda.
“…anch’io
la penso
come te. Il sogno più grande di Angela è sempre
stato quello di viaggiare in
cerca di avventure, mentre il mio è da sempre quello di fare
da madre in una
grande famiglia. Con una bella casa a cui badare e un bravo marito da
amare…”
ma ormai Terence non la ascoltava più. Stava fissando le
labbra della giovane,
che vibravano delicatamente con un movimento quasi ipnotico. Quelle
labbra morbide…quella
bocca delicata a forma di cuore… D’un tratto un
impulso insopprimibile si
impadronì del ragazzo. Non gli era mai successo prima ma
sentì il bisogno di
stringere quella dolce e, all’apparenza, fragile ragazza.
Quella giovane tanto
gentile e spensierata, che aveva conosciuto da poco ma che in poco
tempo gli aveva
fatto provare più emozioni di quante
ne avesse vissuto finora. Non riuscì più a
resistere e con un scatto si
avvicinò a Maggie, cingendole l’esile vita con un
braccio e la baciò con dolcezza
e delicatezza, come se temesse che si potesse rompere sotto il suo
tocco.
Maggie, dal canto suo,
non riuscì a capire cosa stesse succedendo, era accaduto
tutto troppo
velocemente. Un attimo prima stava parlando e un secondo dopo si era
ritrovata
tra le braccia del suo interlocutore e lo stava baciando. Un momento,
lo stava
baciando? Si, stava ricambiando, ed era felice, come se non avesse
desiderato
altro da quando lo aveva conosciuto, solo poco tempo fa, il giorno
prima!
Eppure non era da lei fare una cosa tanto avventata. Non aveva mai
baciato un
ragazzo in diciassette anni di vita e ora lo stava facendo con un che
conosceva
da meno di quarantott’ore! Ma in quel momento non le
importava. Avrebbe fatto i
conti dopo con la razionalità, decise che per ora
l’unica cosa giusta da fare
era godersi il momento. Dopotutto non era quello che in fondo voleva?
Non era
quello che avrebbe desiderato fare già da ieri?
Perché opporsi?
Così facendosi guidare
dall’istinto, gli cinse il collo con entrambe le braccia,
attirandolo di più a
sé, mentre lui la teneva salda per la vita con un braccio e
le accarezzava la
schiena con movimenti circolari con l’altra. Il bacio era
dolce e delicato,
entrambi stavano assaporando il momento e non volevano accelerare il
ritmo,
come se volessero esplorarsi a vicenda, con calma.
Il sole era
tramontato, e le stelle stavano facendo capolino
all’orizzonte, uniche
spettatrici indiscrete di questo scambio d’amore.
Dopo un tempo che ai
due ragazzi parve infinito, si allontanarono l’un
dall’altro, ma senza perdersi
di vista. Si guardarono negli occhi, perdendosi l’uno
nell’altro. Cercando di
trasmettersi tutto quello che provavano con un solo, dolce, intenso
sguardo.
Zaffiro dentro
smeraldo.
Dall’espressione beata
e felice che si poteva leggere sul volto di tutti e due, si poteva
capire che
né Maggie né Terence erano dispiaciuti per
ciò che era accaduto.
Alla fine il ragazzo
si sentì in dovere di dire qualcosa, come se volesse
suggellare quel momento
con delle parole.
“Maggie…”
iniziò, ma
lei non lo fece finire, poggiandogli un dito sulle labbra.
“Dimmi solo se provi
quello che penso di provare io” lo interruppe.
Lui la fissò
intensamente e le prese la mano tra le sue, baciandola “Se
quello che provi tu
è …è
…più… d’una amicizia allora
si, è quello che provo anch’io”
balbettò.
“Amore?”
suggerì la
ragazza. Sembrava più lei padrona della situazione che lui.
“si… credo di
si…amore”
pareva stesse assaporando il dolce suono di quella semplice parola, che
racchiudeva un significato così importante.
Sorrisero entrambi,
complici e felici. Si abbracciarono ancora una volta, soli nella notte.
Scese il silenzio, ma
non era imbarazzante, era il silenzio che cade tra due amanti, quando
le parole
diventano inutili perché l’altro sa già
cosa vuoi dire. Un silenzio intriso si
parole non dette ma sapute, di complicità e di amore.
Era un piccolo
paradiso fatto solo per loro, un eden personale dove il confine tra
cielo e
terra si perdeva all’orizzonte, aumentando
l’impressione che quell’istante
potesse durare in eterno, alimentato solo dall’amore appena
nato tra due
persone che appena conosciutesi, hanno trovato subito
nell’altra la propria
anima gemella.
Una oasi protetta, piena d’amore, fatto solo per Maggie e Terence.
Ciao a ttt!!
Qst cappy nn era prevvisto, l'idea è venuta da sola, spero xò ke vi sia piaciuto! è la prima volta ke parlo di un bacio o di due persone innamorate, non so se sn stata brava a descrivere la scena, è stata una specie di prova x me, x favore, ditemi se vi è piaciuto^^!!!
Ora passo ai ringraziamenti x ki ha commentato:-) :
sesshy94: grazie infinite x il tuo entusiasmo e x i complimenti *me commossa*!!!!! Avevi ragione, alla fine Terence e Maggie si piacciono^^! Spero ke anke qst cappy ti sia piaciuto, nn vedo l'ora di leggere il tuo commento^^!! Kisskiss e tvttttb 68Keira68
Sinfony: grazie tantissimo anke a te ke hai letto ttt la storia d'un colpo, glasieeeeeee^^!!!!!!!! Di Lizzy e famiglia parlerò presto, prometto :-), e avranno una buona parte tutta loro^^!!! Spero commenterai anke qst cappy e ke ti sia piaciuto:-) kisskiss 68Keira68