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Autore: kiara_star    20/06/2014    2 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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cap29
L' ultima lacrima



XXIX.





«Tutto bene?»
Linn si voltò verso il viso gentile di Bruce e annuì.
«Vuoi un bicchiere d'acqua?» Alla sua seconda domanda invece scosse la testa.
«Sto bene, Bruce. Grazie.»
Bruce Banner aveva un animo sensibile e generoso, impossibile credere alla creatura che serbava nella sua anima.
Tony stava parlando con il principe. Lo stava più che altro deridendo per la sua condizione di prigioniero, ma il principe non aveva mostrato nessun effettiva sorpresa per quelle parole.
Il suo cuore aveva tremato quando Jane lo aveva schiaffeggiato. Sapeva che aveva ragione, che la terrestre aveva tutte le motivazioni più comprensibili per provare del rancore verso di lui, eppure le fece male vedere quel momento. Quando poi Clint lo aveva preso a pugni, aveva voltato il capo, convinta che presto ne sarebbero seguiti altri, che sarebbe tornato a sanguinare inerme come quel pomeriggio nel parco. Ma anche adesso Steve era intervenuto a fermare la mano del compagno. Non lo aveva fatto per il principe Loki, ovviamente, e forse neanche per lei, ma le piacque pensare che invece fosse proprio così.
E ora Steve era con Lady Sif, la quale aveva chiesto che lui la seguisse fino ad Asgard.
Perché? Cosa stava realmente accadendo nel suo regno? E dov'era Lady Sigyn?
A quella domanda solo una persona poteva rispondere, ma quella domanda non poteva essere lei a porgerla.
«Hai notato, vero, che ogni tua brillante idea di conquista termina con te in catene e con noi che ne gioiamo?» chiese ironico Tony.
«Chissà, la prossima volta potrebbe terminare con te in una fossa...» aggiunse Clint con sguardo torvo. «Sarebbe un bel cambiamento per tutti.»
Il principe sorrise, con la guancia arrossata e il sangue rappreso che aveva smesso di scorrere dal suo zigomo ferito.
«Ce l'hai ancora con me per averti usato come servo, Barton? O perché ho eliminato qualche tuo amico?... Non ricordo neanche quanti sono stati... Avevano poi dei visi così anonimi.»
Stavolta fu Natasha a bloccare ogni azione di Clint, mentre sul volto del principe nessun sorriso era sfumato.
Linn aveva visto tante volte quel sorriso, tante volte l'aveva resa triste.
«Vai ad aggiornare Fury,» disse poi Natasha accanto al compagno, il quale seguì controvoglia il suo comando, sebbene fosse chiaro era solo un modo per tenerlo lontano dal loro nemico.
Clint abbandonò la stanza con un cellulare attaccato all'orecchio, e Linn guardò oltre la vetrata Steve e Lady Sif parlare. Nessuno poteva udire cosa stessero dicendo, ma il viso di Steve era serio e preoccupato, i suoi occhi di cielo erano bui.
Un sospiro avrebbe voluto abbandonare le sue labbra, ma lo trattenne nel petto con ogni altra inquietudine.
Tony aveva tirato con poca gentilezza il principe verso il bancone dove sostavano i liquori e ne aveva assicurato le catene ad un perno al muro. Soffriva nel vederlo così, così umiliato e ferito, di certo più nel cuore che nel corpo.
I terrestri si stavano prendendo la loro rivincita, la loro vendetta forse, e seppure ne avessero ragione, non c'era reale comprensione per il modo con cui lo stavano trattando.
«Mi perdonerai se stavolta non te lo offro...» mormorò Tony versando dell'alcol in un bicchiere.
«Me ne farò una ragione, Stark» rispose a tono il principe tenendo ben salda la sua espressione. Ma sul fondo dei suoi occhi c'era solo tanta sofferenza. Linn la vedeva, la sentiva, ed era forse certa di conoscerne la causa.
«Linn?» Bruce la chiamò sottovoce quando lei si allontanò verso il lavello d'acciaio, apriva l'acqua e bagnava una piccola pezza dal colore paglierino.
La strizzò con cura e raggiunse il bancone.
La sua signora avrebbe voluto così.
Tony non disse nulla, né Bruce o Natasha.
Neanche il principe disse nulla mentre gliela passava gentilmente sulla guancia arrossata, a lavare via quelle macchie di sangue. La guardava soltanto, senza sorrisi bugiardi o sguardi ingannevoli.
«Sta bene...» le disse poi quando la pezza era ormai sporca e il suo viso privo di sangue.
Linn sentì gli occhi bruciare e annuì, con un sorriso grato.
Stava bene, la sua signora stava bene. Non aveva bisogno di udire altro.
Il principe non le sospirò un grazie né altre parole. Eppure Linn le udì tutte nel suo piccolo sorriso, stavolta sincero come pochi.
«Tesoro, vai accanto a Natasha,» la invitò Tony poggiando il bicchiere vuoto sul bancone. «Il capitano sta per tornare e se ti trova vicino a lui non basterà una pezza umida per rimetterlo in sesto.»
Linn si voltò verso il balcone mentre Lady Sif lo varcava, e fece pochi passi lontano dal principe per raggiungere il fianco di Natasha.
Steve vide comunque lo straccio fra le sue mani, vide il volto pulito di Loki ma, a differenza di ciò che aveva predetto Tony, non disse nulla né fece nulla. Non le dedicò neanche uno sguardo di richiamo. Capiva, Steve, perché era un uomo dal cuore buono.
«Allora?» chiese Natasha verso il suo capitano.
Lady Sif intanto era andata a recuperare le catene di Loki e le aveva assicurate in un pugno. Anche la guerriera notò la guancia lavata ma non mostrò interesse nell'indagare.
«Seguirò Sif fino ad Asgard. Voi tenete gli occhi aperti.»
Un brivido attraversò la schiena di Linn quando Steve fece quell'annuncio.
«Ehi, ehi, Rogers, andiamo con calma!» sbottò Tony con espressione confusa. «Che cavolo dovresti andare a fare su Asgard?»
«Stark, ho deciso di andare. So quello che faccio e vi chiedo di fidarvi di me. Ok?»
«No, non è ok, Steve» affermò ancora Tony. «Noi non saremmo neanche dovuti entrare in tutta questa storia, e adesso dovremmo lasciarti andare su un dannato pianeta lontano anni luce senza sapere neanche perché?!»
Steve sospirò e la guardò e Linn non sapeva come rispondere a quello sguardo. Perché lei di Steve si fidava e sapeva che anche il resto della sua squadra lo faceva, ma una densa preoccupazione non faceva che galoppare forte nel suo petto.
«Non c'è tempo. Dobbiamo andare adesso» comandò poi Lady Sif con aria decisa.
«Aspetta, una spiegazione è necessaria,» disse con tono pacato Natasha cercando gli occhi del capitano. «Nessuno oserà fermarti, Steve, se è quello che hai deciso ma se-»
«Certo che verrai fermato, capitano.» Nella stanza proruppe prima la voce e poi la presenza di Fury, e Linn non riuscì a reprimere un brivido di paura nello scorgere la sagoma dell'uomo.



*



Tony sospirò, per una volta felice di sapere Nick dalla sua parte. Non perse tempo a chiedersi quando e come era arrivato, conoscendolo era capace di essersi fatto tutti i cunicoli sotterranei di NY per giungere nella sua Tower.
«Signore, non c'è tempo per spiegare,» disse Steve con sicurezza, ma Nick non se ne curò. Li raggiunse e puntò il suo occhio in quelli del capitano, non prima di aver donato uno sguardo tagliente a Loki.
«Barton mi ha informato di quanto accaduto ed è chiaro che non ti darò la libertà di lasciare la Terra per andartene a fare una scampagnata per le lande asgardiane, a costo di rimetterti sotto zero.»
«Ma signore-»
«Non senza un'assicurazione.» Lo interruppe ancora Nick.
Steve aggrottò la fronte non capendo forse cosa volesse dire, ma Tony era più che certo di aver afferrato perfettamente il concetto.
Nick, vecchio volpone.
«Asgard vi ha dato il suo supporto. Thor ha lottato per Midgard un numero considerevole di volte. La vostra collaborazione dovrebbe essere solo un atto di gratitudine,» sentenziò la mora e Nick le rispose con un sorriso sarcastico.
«Sì, Thor ci ha tolto da qualche problema, è vero, ma ce ne ha anche creati parecchi, per cui, scusaci se non stiamo facendo i salti di gioia per questa situazione.»
Sif non parve gradire per nulla l'ironia di Nick.
«Il capitano Rogers ha deciso di venire, non serve altro» affermò ancora la donna.
«Il capitano Rogers non ha alcun diritto di decidere nulla. Qui si parla della sicurezza della Terra. Sono io che do gli ordini, sono io che decido chi va e chi rimane, sono io che se voglio posso farti chiudere in una cella assieme al tuo compare asgardiano.»
«Prova pure a mettere in atto la tua minaccia, terrestre, e vedremo quanto vicino giungerai a realizzarla»
«Ok, adesso calmiamoci.»
Tony decise di intervenire per evitare che quella lì cavasse con un indice anche l'altro occhio di Fury. Sembrava avere tutta l'aria di esserne capace.
«Nick ha ragione, se volete la nostra collaborazione e quella del capitano sarà il caso che ci dimostriate una, come possiamo dire, fiducia.»
Le sue parole furono seguite da un silenzio generale prima che Nick, dopo uno sguardo di intesa, indicasse Loki alla sua destra.
«Voglio lui» asserì infine il direttore.
Sif no, non sembrava per nulla d'accordo.



*



Quei terrestri erano saccenti e arroganti. Stavano solo complicando una situazione già di per sé complessa.
Odino le aveva ordinato di portare Steve Rogers su Asgard, e Steve Rogers aveva tutta l'intenzione di seguirla, eppure adesso ci si mettevano di mezzo i suoi compagni a creare altri problemi.
«Loki è un prigioniero di Asgard. Deve scontare i suoi crimini contro Asgard e contro la corona, non esiste possibilità che resti qui su Midgard.»
«Non moriamo dalla voglia di averlo fra i piedi, credimi, ma se volete il capitano questa è la condizione,» disse ancora l'uomo giunto per ultimo, con l'aria di chi conosceva i propri mezzi e la propria posizione di potere. «Sarà in nostra custodia per tutto il tempo in cui Rogers resterà su Asgard e quando tornerà qui, tutto intero, e quando anche Thor tornerà in sé, a quel punto ve lo potete riprendere. Questo è l'unico accordo che sono disposto ad accettare.»
Nessuno osò controbattere, perfino il capitano Rogers restò silente alle parole dell'uomo. Era lui il loro comandante e sembravano essere tutti intenzionati a seguire i suoi comandi. Sif pensò che in verità tutti condividessero la proposta del comandante. Aveva detto che Midgard era in debito con Asgard, eppure sapeva che molte delle tristi vicissitudini che aveva subito quel regno erano state causate da Loki, e in qualche modo riconducibili proprio ad Asgard.
La diffidenza era lecita, la prudenza pure, e sebbene sapesse che i terrestri si sarebbero assicurati che Loki non facesse del male a nessuno, anche per via della sua incapacità offensiva, non poteva accettare quell'accordo. Non ne aveva il diritto né la facoltà, ma altresì non aveva altra scelta.
«Capitano Rogers,» si rivolse direttamente a lui. «Sono queste le condizioni necessarie per la tua collaborazione?» chiese con tono risoluto.
Negli occhi chiari di Steve non lesse incertezza.
«Asgard non corre rischi con Loki in nostra custodia e i miei compagni sarebbero più tranquilli sapendolo sotto la loro sorveglianza. Perciò sì, sono questi gli accordi.»
Sif scrutò il suo viso, poi quello del comandante e infine quello di Loki, che era stato in silenzio quasi non fosse lui il prezzo per quella collaborazione.
«Così sia» affermò infine Sif, decisa a prendersi le sue responsabilità davanti a Odino per quella scelta.
Riportare indietro Thor era di primaria importanza, toglierlo dalle grinfie dell'Incantatrice e mettere fine una volta per tutte ai suoi intrighi e a quelli di Styrkárr era fondamentale, e la guerriera era disposta anche a subire la punizione del suo re per aver scelto di fare di testa propria.
«Immagino che la mia opinione sia superflua...» mormorò solo a quel punto Loki.
Nessuno gli rispose. Sif guardò le catene nella sua mano e poi le porse all'uomo a capo di quella compagnia di difensori.
L'uomo le prese e annuì in accordo. Lei ricambiò quel gesto di consenso.
Stava facendo la cosa giusta.



*



«In caso di necessità, Sam vi darà una mano» affermò Steve mentre legava saldamente lo scudo al braccio.
Natasha disse qualcosa, Clint anche, perfino Stark disse qualcosa, ma Linn non disse nulla. Guardava solo il suo volto e provava paura nel saperlo andare via.
Cosa avrebbe fatto su Midgard a quel punto? Aveva ancora senso restare lì senza di lui, con il cuore in pena e le lacrime a scendere nella sua anima in ogni momento?
Si portò una mano al petto ma il battito non rallentava.
Bruce stava ascoltando i suoi compagni, mentre Lady Sif parlava con il direttore Fury, forse porgendo qualche raccomandazione, forse raffinando i dettagli di quell'accordo.
E il principe era lì, legato, solo, e la guardava.
Nessuno sembrò neanche badare a lei che gli si avvicinava, nessuno a parte Steve che smise di dire qualsiasi cosa stesse dicendo, ma Linn non riuscì a fermare i suoi passi.
«Mi dispiace...» disse con un sospiro, quasi fosse colpa sua, quasi fosse lei il motivo che lo aveva condotto in quella condizione.
Il principe a quel punto sorrise.
«Dovresti tornare a casa, Linn. Ormai è tempo.» Quelle parole furono un vento che minacciò il suo equilibrio.
Aveva ragione: era tempo di lasciare Midgard, era tempo di smettere di vivere in quel limbo, era tempo di tornare alla sua vera vita.
Una lacrima scivolò via dai suoi occhi.
«Mi prenderò cura di lei, se me lo concederete» mormorò con voce rotta dall'emozione.
«So che lo farai...» disse il principe porgendole un cenno del capo.
Avrebbe voluto sfiorare il suo volto, sfiorare quel piccolo sorriso, sfiorare il suo dolore, ma non poteva.
«Linn?»
Guardò il viso di Steve che l'aveva affiancata, ascoltò la sua muta domanda e rispose con un sorriso, asciugandosi la guancia con una mano.
Sì, Steve, sono sicura: voglio tornare a casa.



*



Non era facile vederla così vicino a Loki, non era mai facile scorgere così chiaramente l'affetto che provava per lui.
Steve poteva solo rispettare quell'affetto, rispettare i sentimenti benevoli che Linn riversava verso di lui, anche se non poteva accettarli. Ma Linn meritava il suo rispetto.
Per questo non disse nulla mentre la guardava piangere di fronte a lui, così come non aveva detto nulla quando aveva notato che aveva terso la sua guancia con un canovaccio umido.
Steve tacque, perché il silenzio era prezioso e Linn meritava ciò che di più caro aveva da offrirle.
Giunsero quindi sulla pista di atterraggio in cima alla Tower.
«Andrà tutto bene,» rassicurò i suoi compagni mentre Sif invocava Heimdall e il cielo prendeva a essere coperto di gonfie nubi grigie.
«Riporta qui il culo, Rogers. Siamo intesi?»
Sorrise verso Tony e annuì.
«Non ti liberi facilmente di me, Stark» disse quando iniziò a soffiare un forte vento.
«E portaci un souvenir, capitano» scherzò Natasha e al suo fianco Clint sorrise.
«Non credo ne avrò il tempo...» mormorò scorgendo saette di luce squarciare le nubi.
Nick lo guardò soltanto e in quello sguardo c'era tutto il mondo di un soldato e, sebbene avesse spesso delle divergenze con il direttore, Steve sapeva che ogni sua azione era volta al solo fine di proteggere la Terra.
Guardò poi Loki, accanto al direttore, con i polsi in manette e i capelli smossi dalle raffiche.
Nessun sorriso su quel viso, quasi gli sembrò di leggere solo tristezza nei suoi occhi.
«Grazie per la vostra ospitalità.» Udì poi Linn rivolgersi ai suoi compagni. «Sono stata onorata di poter condividere questi giorni con voi, nobili guerrieri di Midgard.»
«Mi mancheranno i tuoi cocktail, piccola Linn» Tony le strizzò un occhio e riuscì a fermare quella che era una lacrima che stava per cadere dalle sue ciglia.
Linn sorrise e prese la sua mano. La strinse forte, e sebbene fosse il momento meno adatto, Steve fu felice di quella dimostrazione di affetto... di amore.
«Non mi verrà la nausea, vero?» le chiese riferendosi al viaggio.
Linn rise e scosse la testa. «Dura un attimo.»
«Bene» sorrise a sua volta stringendo le dita nelle sue e quelle dell'altra mano attorno al cuoio dello scudo.
Un enorme fascio di luce li colpì in pieno e poi fu solo altra accecante luce.





ஐஐஐ





Riaprì gli occhi e l'oro dell'osservatorio le coprì la vista. La mano ancora legata in quella di Steve.
Si voltò a guardare il suo viso e lo scoprì ad osservare naturalmente stordito ciò che lo circondava.
«Mio Re.» Lady Sif abbassò il capo e si colpì il petto con un pugno. Solo a quel punto Linn scorse il viso di Odino e quello della regina Frigga accanto al guardiano.
Lasciò andare all'istante la mano di Steve per congiungerle entrambe sul ventre. Si inchinò con reverenza tenendo lo sguardo al pavimento.
«Miei sovrani.» Li salutò, incapace di sollevare gli occhi. Non voleva incrociare quelli del Padre degli Dèi, vi avrebbe letto solo un richiamo e un'accusa. Non aveva cuore di reggere nessuno dei due.
«Oh, cara Linn.»
Ma sentì la voce della sua regina chiamarla con dolcezza e sollevò il viso per guardare il suo, gentile e bello, e quasi ogni timore si sciolse.
«Questo è Steve Rogers, mio Re.» Udì Lady Sif fare la doverosa presentazione, prima di piegare un ginocchio e toccare con esso terra. «I terrestri hanno richiesto la temporanea custodia di Loki per permettergli di seguirmi. Mi prendo ogni responsabilità per questa scelta, Padre degli Dèi.»
«Se ho inviato te, Lady Sif, è perché confido nella saggezza del tuo giudizio,» disse il re con voce dura. Linn non osava guardare il suo volto. «La collaborazione di Loki è giunta ormai al termine. Sarà utile su Midgard tanto quanto lo sarebbe stato qui. Non crucciarti quindi per la tua decisione, hai solo agito per il bene di Asgard. Come sempre.»
«Grazie per la vostra fiducia, mio Re.»
La guerriera si sollevò da terra con devozione porgendo poi alla regina un piccolo tomo che aveva raccolto dalla sacca al suo fianco. Linn osservò come l'espressione della sovrana si rabbuiò mentre lo raccoglieva.
«Che l'ancella venga condotta nelle sue stanze,» comandò poi il Grande Padre e Linn fu costretta a incrociare il suo sguardo freddo. Chinò il capo e lasciò che Lady Sif l'affiancasse.
Si voltò a guardare Steve un'ultima volta prima di seguirla silente, verso il ponte di cristallo.



*



Quando Steve vide Linn allontanarsi non seppe tenere a freno la lingua.
«Dove la state portando?» chiese osservando una lunga strada luminosa nascere da un arco di quella struttura tondeggiante.
«Solo dove potrà trovare ristoro e riposo, terrestre» si sentì rispondere dalla donna che lo fronteggiava. «Non temere per lei.»
Era la madre di Thor. Sul suo viso trovò tante sfumature che ricordavano quelle del suo compagno, molte di più quelle che ricordavano Sigyn. Gli occhi avevano lo stesso colore, il sorriso era altrettanto gentile, i suoi capelli di identica tonalità.
Al suo fianco, un uomo dai bianchi capelli, con una placca d'oro a coprirne un occhio. Quella che sembrava una lancia tenuta stretta nella mano e tutta l'aria di giudicarlo dalla testa ai piedi.
Doveva essere Odino, e adesso Steve capiva perché perfino Thor ne avesse tanto timore. Quell'unico occhio sembrava avere la forza di leggere la sua anima, di scrutarla e infrangerla, di carpire pensieri ed emozioni.
Leggere delusione nel suo sguardo doveva essere un'esperienza spaventosa.
C'era anche un terzo uomo, con un'armatura di un accecante oro e lo sguardo color ambra caldo. Non aveva detto nulla, aveva solo tenuto quello sguardo fisso dinanzi a sé.
Colui che tutto vede, lo chiamava Thor. Heimdall, era questo il suo nome.
«Seguimi, terrestre» gli ordinò Odino dandogli le spalle.
«Ho un nome» sottolineò a quel punto Steve senza fare un passo, e Odino arrestò i suoi e tornò a voltarsi. «Steve Rogers» aggiunse irritato da quel continuò chiamarlo in maniera così fastidiosa. Non era neanche l'appellativo “terrestre” quanto il tono di sufficienza che lo accompagnava. Era incredibile come nell'atteggiamento di Odino, Steve trovasse più affinità con Loki che con Thor.
«Steve Rogers...» pronunziò quindi il Re con voce roca. «Seguimi adesso.»
Steve guardò il volto della madre di Thor cercando involontariamente forse un motivo per seguire quell'uomo superbo.
La donna sembrò ascoltare quel pensiero e lo invitò con un cenno della testa, e solo a quel punto Steve seguì Odino.



*



«Heimdall?» chiamò la regina quando furono ormai soli. «Riesci a vederlo?»
«Sì, mia regina» rispose il guardiano. «È al sicuro con i terrestri.»
Frigga sospirò e strinse fra le mani quel grimorio antico. Era sottile eppure sembrava pesare quanto tutto quel dolore che Loki e Thor si erano portati dietro in quei secoli.
Ne sfiorò la copertina marrone e consumata, e percepì l'energia che lo impregnava.
«Pensi che il terrestre riuscirà nel suo compito?» chiese ancora verso l'alleato, anch'egli al corrente dell'importanza che aveva quell'uomo al fine di riportare da loro il suo bambino.
Heimdall respirò a fondo tenendo le mani ferme sulla sua spada.
«Ho visto Steven Rogers nascere e crescere, mia regina. Ho visto il suo valore quanto esso superava perfino il suo corpo. Ho visto le lacrime versate per i suoi alleati persi nel corso delle guerre, ho visto le notti in cui è rimasto sveglio a ricordarli e quelle in cui ha dormito cullato solo da incubi di sangue. Ho visto Steven Rogers prima e dopo essere diventato una leggenda per Midgard e un buon compagno per il nostro principe, e non credo che in tutti e Nove i Regni esista uomo più adatto a portare a compimento questo incarico.»
Frigga si sentì rincuorata dalle parole del Guardiano e ricordò il viso di Thor che le parlava di Steve Rogers, di questo soldato coraggioso e nobile che aveva conquistato l'ammirazione di suo figlio come forse nessuno prima.
I suoi occhi azzurri le ricordavano quelli di Thor, perfino la sua irruenza pareva rispecchiare quella di Thor. Capiva perché ci fosse un profondo legame a unirli, capiva perché quell'amicizia fosse così importante per lui.
«Grazie, Heimdall» disse infine e quest'ultimo le donò un inchino del capo. «Veglia sul mio ragazzo.»
«Sarà fatto, mia Regina.»
Lasciò l'osservatorio per raggiungere il palazzo, per porgere il grimorio a Freyja e sperare che quell'incubo giungesse presto a una fine.



*



Aveva visto il Bifrost aprirsi una seconda volta, aveva visto il vorticare arrestarsi e ogni fulgore spegnersi. Sigyn aveva osservato dalla sua balconata quel luogo d'oro nell'attesa di scorgere nuovamente il viso di Loki, e al suo fianco quello di Steve.
Voleva parlargli, voleva che sapesse quanto male le faceva essere stata costretta a mentirgli, a mentire a tutti loro, voleva che sapesse quanta fiducia invece serbava per lui. Voleva chiedergli ancora perdono, voleva udire dalla sua voce che quel perdono sarebbe un giorno giunto.
Strinse forte la presa sul davanzale mentre scoprì il viso di Sif varcare per primo il ponte. Un passo dietro di lei, Linn camminava a capo chino, con le mani incrociate davanti e abiti terrestri ad avvolgere il suo corpo minuto.
Anche Linn era tornata ad Asgard, anche la sua piccola e dolce Linn e nessuno forse meritava la sua gratitudine quanto quella giovane ancella. Mai aveva sperimentato tanta lealtà, mai avrebbe creduto di essere degna di una tale fedeltà.
Le due donne raggiunsero poi uno stallone legato ad un argine del ponte e Sif aiutò Linn a salirne sulla groppa. Montò a sua volta l'animale tenendo le redini prima di galoppare con ritmo sostenuto verso il palazzo. Sigyn ne seguì la cavalcata finché non scorse altri due visi abbandonare l'osservatorio.
Quello di suo padre e quello di... Steve.
Steve era ad Asgard, nella sua amata Asgard. Quel compagno di armi tanto simile eppure così diverso. Al suo braccio l'immancabile scudo, sebbene non fosse vestito con la sua armatura cerulea, ma con quei vestiti con cui spesso lo accompagnava per le strade di New York, per raccontargli di quando non c'erano tutte quelle macchine né altre invenzioni strane, per ascoltare Steve narrargli del suo passato e delle sue vittorie, più spesso delle sue sconfitte nei vicoli di quelle strade caotiche eppure per molti invisibili.
Amava passeggiare con Steve, amava ascoltarlo, amava la sua compagnia.
Si chiese se sarebbe stato ancora così, se avrebbe potuto guardare i suoi occhi senza leggere disapprovazione o, peggio, disgusto.
Non riuscì a mentirsi: sapeva che nulla sarebbe più stato come un tempo.
Non sapeva se suo padre stesse parlando, se Steve stesse rispondendo. Non sapeva se vi erano domande, se quelle domande li riguardavano, se riguardavano Loki.
Serrò ancora la presa sul freddo marmo del davanzale mentre Odino saliva in sella a Sleipnir.
Steve montò invece uno stallone bianco. Steve amava cavalcare, era stato Thor a insegnarglielo, a insegnargli come si cavalca uno stallone da guerra.
Era stato bello fare a gara, testare anche lì la loro forza e la loro intesa.
Devi venire su Asgard, voglio mostrarti i campi più verdi che esistano e le colline d'oro, dove hai la sensazione di cavalcare le nuvole, tanto alto il cielo le bacia.” Diceva con aria felice.
Mi piacerebbe”, rispondeva Steve con un sorriso.
Adesso Steve era Asgard, ma non avrebbero cavalcato nell'oro, né lottato all'arena in cui era cresciuto, né bevuto fino a prosciugare un'intera botte d'idromele e scoprire se Steve avrebbe resistito anche al suo vino preferito. Non avrebbe potuto presentargli i suoi amici più cari e narrare con loro mille avventure.
Steve era ad Asgard per tentare di salvarla, per salvare ogni regno messo in pericolo da Styrkárr e Amora... per tentare di salvare Thor.
Quando poi fu il viso di sua madre a percorrere il lungo ponte, Sigyn avvertì una morsa all'addome.
Era sola.
Dov'era?
...
Dov'era Loki?





ஐஐஐ





Era stato condotto in una cella, l'ennesima. Ormai non era neanche più ironica la cosa.
La massiccia porta si chiuse con uno sbuffo metallico. Due pareti erano di mura bianche, mentre altre due, quella frontale e la sinistra, di spesso vetro.
Loki si guardò attorno, annoiato, e poi guardò i suoi polsi che erano rimasti incatenati.
«Queste potevate toglierle, o Sif ha dimenticato di darvi le chiavi?» chiese con beffa guardando Stark dall'altra parte della parete.
Fury aveva deciso che restasse alla Tower, sotto il controllo dei Vendicatori. Non era una minaccia reale, era solo una spina nel culo. Così aveva detto e poi lo aveva guardato con aria minacciosa.
Loki aveva solo sorriso.
In fondo Fury era sempre divertente a modo suo.
«Ti riferisci a queste?» chiese retorico Stark facendo saltare nella mano una pesante chiave di metallo. «Sai, sto per andare al cesso e qualcosa mi dice che mi cadranno distrattamente nella tazza...» Un riso di scherno mentre le faceva saltare un'ultima volta nel palmo. «Sono così sbadato a volte.»
Loki si avvicinò al vetro e ne percorse con lo sguardo i bordi prima di abbassarlo in quello del terrestre.
«Non siete molto originali, voi terrestri» mormorò con un sospiro. «Quante volte volete che evada dalle vostre ridicole prigioni?!» chiese poi con arroganza e Stark continuò a sorridere.
«Oh, stavolta abbiamo deciso di prendere delle precauzioni.»
«E quali sarebbero? Porrete un drago sputa fuoco alla mia sorveglianza?»
«Non male come idea! Ma troppo antiquata...» Stark si allontanò poi di qualche passo e solo a quel punto Loki iniziò a sentire uno strano odore invadere la cella, un odore dolciastro e stordente. «Io preferisco le tecniche più all'avanguardia.»
La voce del terrestre divenne sempre più lontana. L'ultima cosa che Loki vide fu ancora il suo sorriso mentre cadeva a terra privo di sensi.





ஐஐஐ





Quel posto sembrava uscito fuori da un film ambientato nel medioevo. Mentre percorreva lunghi corridoi con altissime mura e colonne, Steve si chiese se davvero fosse reale tutto ciò che vedeva.
Odino lo aveva condotto in quel palazzo dopo aver varcato delle cancellate di spesso metallo laccato d'oro, e qualcosa nella sua testa gli diceva che fossero interamente oro.
Adesso capiva perché la chiamavano la città dorata: tutto sembrava fatto d'oro, perfino le mura.
Aveva incrociato anche qualche abitante con abiti simili a quelli che indossava Linn la prima volta che l'aveva incontrata, sola e silenziosa, con un tappeto di fredda neve a circondarla.
Linn, la sua Linn... chissà dov'era.
La madre di Thor gli aveva detto di non temere per lei, in fondo Asgard era la sua casa e nessuno le avrebbe fatto del male.
Odino non aveva detto nulla, Steve aveva deciso di porgere le sue domande solo una volta che il loro camminare si fosse arrestato.
Avvenne di lì a poco, quando una porta di legno intarsiato fu aperta da due guardie cosicché potessero passare.
Venne poi chiusa alle loro spalle e Odino, finalmente, si voltò a guardarlo.
Non disse però una parola, continuò a scrutarlo in silenzio con il suo intimidatorio occhio azzurro.
Steve iniziava a sentirsi a disagio.
«Allora? Adesso posso sapere perché sono qui?» chiese quindi tenendo lo sguardo fisso nel suo.
«Cosa ti è stato detto da Lady Sif?» lo interrogò a sua volta Odino.
Steve raccolse un respiro esasperato.
«So che avete trovato un modo per fermare Styrkárr e Amora ma che vi serve il mio aiuto» rispose e poi chiese: «In che cosa dovrei aiutarvi?»
«La pazienza non è fra le tue virtù, vedo.» Odino raggiunse un tavolo della stanza dove sostava una brocca con quello che doveva essere vino. Ne versò un po' in un calice ovviamente d'oro e ne bevve un sorso. «So che mio figlio vi ha arrecato un'ingente ammontare di problemi e me ne scuso a nome suo.»
«Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine» ammise. «Quando Loki -»
«Non parlavo di Loki.» Lo interruppe Odino mentre poggiava il calice sul tavolo. Le sue dita lo strinsero forte e Steve non si sarebbe sorpreso se il bicchiere si fosse accartocciato nel suo palmo. «Thor avrebbe dovuto essere una luce per Midgard, non un'ombra oscura.» Odino fissava il velluto della stoffa che copriva il legno del tavolo eppure pareva guardare oltre.
C'era molta delusione nella sua voce e allo stesso tempo una certa colpa, come se si sentisse responsabile per ciò che stava accadendo.
«Thor è sempre stato un buon amico, e nessuno sulla Terra gli dà colpa degli eventi che sono accaduti» affermò con sincerità eppure quando Odino sollevò lo sguardo gli parve di scorgere una certa diffidenza.
«È una vittima anche lui. E voglio aiutarlo a tornare quello di un tempo.» Non aveva dimenticato lo sguardo glaciale che aveva visto in quegli occhi, non aveva dimenticato la rabbia e la crudeltà con cui aveva colpito prima quei poveri uomini e poi suoi stessi compagni nel Nevada. Se c'era un colpevole quello era Amora, era Styrkárr, perfino Loki, ma non Thor.
«Thor non tornerà più quello di un tempo» sentenziò a quel punto Odino. «Non dopo che la sua vergogna ha coperto la sua casa e i suoi fedeli alleati.»
Capì che si stava riferendo all'altro aspetto della faccenda, quello che Steve aveva cercato di allontanare dai suoi pensieri e dal suo animo. Odino non doveva esserci riuscito, di certo per lui quella ferita era doppiamente profonda.
«Credo che queste siano questioni che riguardino soltanto lui. Io voglio solo che tutta questa storia arrivi alla fine. Solo questo.»
Alle sue parole Odino sorrise e poi rise debolmente mentre scuoteva il capo con i capelli argentei.
«Steve Rogers, sai cos'è un incesto?» A quella domanda non osò rispondere. Sapeva che Odino non voleva che lo facesse. Sentì comunque il viso accaldarsi ma il re non parve farci caso, forse non gli importava. «Asgard ha leggi molto severe e ciò che mio figlio ha commesso è un reato grave, un reato punibile con la vita.»
Deglutì serrando la presa sul suo scudo, sebbene pendesse stancamente dal suo braccio.
Fino a quel momento non si era chiesto dove fosse lei, pensando che l'imbarazzo e il senso di colpa l'avessero portata a celarsi alla sua vista, ma dopo ciò che aveva detto Odino, Steve iniziò a pensare che qualcosa di orribile le fosse accaduto.
Possibile che Odino avesse messo a morte il suo stesso figlio, sebbene al momento chiuso nel corpo di una donna, solo perché aveva condiviso un peccato con suo fratello?
Nemmeno per Steve era qualcosa che si poteva perdonare né tantomeno accettare, ma la vita... prendere addirittura la vita di qualcuno solo perché amava chi non avrebbe dovuto.
Era follia. Era pura follia!
«Dov'è Sigyn?» chiese quindi allarmato guardandosi confusamente attorno, quasi fosse possibile avere risposte da quella stanza illuminata da decine di candelabri.
«Sigyn...» sospirò Odino come fosse in solitudine. Poi riempì ancora il calice. «Vive, quella donna vive ancora se è questo ciò che sta agitando i tuoi pensieri.»
Si sentì in qualche modo rassicurato, eppure nulla nella voce di Odino avrebbe dovuto farlo. C'era astio, rabbia, forse odio. Nel modo in cui aveva pronunziato quel nome, nel modo con cui l'aveva definita “quella donna” non c'era niente che sembrava lasciar intendere che la clemenza fosse dovuta a una scelta.
«Ci sarà un rito, un rito attraverso il quale il legame con cui Styrkárr governa Mjolnir sarà infranto.» Odino cambiò completamente argomento e atteggiamento e lo guardò rigido. «Per metterlo in atto quindi sarà necessario attendere che faccia lui la prima mossa, che quindi si presenti di persona qui ad Asgard, il che accadrà a breve dal momento che attaccarci è il primo dei suoi desideri.»
Cercò di assorbire ogni informazione.
«E io che dovrei fare?» domandò soltanto quando Odino cessò di parlare.
«Solamente recuperare Mjolnir nell'attimo esatto in cui quel Vanr ne perderà il possesso.»
Aggrottò la fronte schiudendo le labbra.
«È impossibile. Solo Thor può sollevare quel martello.»
Che diamine stava farneticando Odino? Era un dato di fatto che nessuno a parte Thor potesse avere accesso a quell'arma; perfino Sigyn, che di Thor ne era il cuore, non era riuscita a sollevarlo.
«Ciò che dici non è corretto» appuntò il re. «Mjolnir è nato per servire chiunque fosse degno della sua difesa. Nulla afferma che quindi esso sia limitato a Thor.»
In quel momento gli tornarono in mente le parole di Thor, di Sigyn, alla Tower di Tony.
Mjolnir è legato allo spirito di chi lo impugna e lo spirito esula dalla natura del corpo. Uomo, donna, non ha importanza. Retaggio e razza non contano. Ciò che conta è essere degni della sua difesa.”
Quindi anche un umano potrebbe sollevarlo se fosse degno?
Esattamente.”
Nei suoi ricordi rivide il sorriso sicuro di Sigyn, quello di Thor, e sentì la sua voce rassicurante.
«Ma io...» Aveva ancora dei profondi dubbi. «Non ho mai neanche impugnato quel martello. Non c'è sicurezza che possa riuscirci.»
«No, non ve n'è, ma non abbiamo altra scelta che tentare.»
Steve sospirò.
«E se vi sbagliaste? Se arrivati a quel punto non riuscissi a sollevarlo? Qual è il piano B?»
Odino proruppe in una debole risata che sembrava inopportunamente divertita.
«Non c'è un piano di riserva, ragazzo. Se dovessimo fallire ci sarebbe solo la guerra, e si protrarrà finché non giungerà alla fine, finché non ci sarà un vincitore, e sarà nostro dovere far sì che sia Asgard a trionfare. Qualunque sia il prezzo da pagare.»
Steve sentì un brivido solcare la sua pelle, sentì improvvisamente freddo sotto lo sguardo di Odino, si sentì nudo senza la sua armatura a stelle e strisce.
Riuscì solo a stringere più forte il suo scudo.



*



Frigga guardò Freyja sfogliare e studiare con attenzione le pagine del grimorio.
«È un incantesimo impegnativo» disse poi la sovrana Vanr e Frigga seppe dare il giusto significato a quelle parole.
«Ce la farò, Freyja. Non temere.»
Freyja chiuse poi il libro e lo poggiò sulle sue ginocchia; seduta davanti a lei, Frigga sorrise.
«Non mi permetterei di mettere in dubbio le tue doti di seiðkona, Frigga, ma la mancanza di regolare pratica può aver influito sulla tua capacità di governarne il potere che ti scorre nelle vene.»
La regina di Asgard allungò quindi la mano e la poggiò sul dorso pallido di quella di Freyja.
«La tua preoccupazione non può che riempirmi di calore, Freyja, perché trapela la tua sincera amicizia, ma se non ritenessi di poterlo fare non avrei neanche osato farmi avanti,» sospirò. «Parliamo di mio figlio, e della sua stessa vita. Chiamami egoista, ma per me è mille volte più importante di ogni altra motivazione di guerra, e non rischierei mai un fallimento per stupida presunzione.»
Freyja rispose al suo sorriso e le coprì a sua volta il dorso con l'altra mano.
«La tua determinazione acquieta i miei timori, Frigga, e credimi quando dico che sebbene non sia io stessa una madre, comprendo i tuoi sentimenti verso i tuoi figli. E ammiro la tua tenacia.»
Frigga fu grata della comprensione di Freyja, perché solo ella poteva in realtà comprendere, solo Freyja poteva capire cosa si provava a vivere un sentimento come quello che legava Thor e Loki.
«Quando giungerà il momento, sarai una madre meravigliosa, Freyja. Lo dico con sincero affetto.»
La regina Vanr sembrò rabbuiarsi eppure sorrise delle sue parole.
«Non accadrà mai,» disse poi e Frigga strinse più forte la sua mano percependo il suo dolore. «L'unico figlio che avrei voluto portare in grembo era quello di Freyr, e Styrkárr mi ha tolto per sempre questa possibilità quando lo ha ucciso nel più vile dei modi.» Una lacrima lasciò gli occhi bruni di Freyja e ruppe la sua maschera di algido distacco. «Anche io combatto per egoismo, Frigga, per vendicare il mio amato fratello e la felicità che ci fu portata via da quel traditore.»
«Avrai la tua vendetta,» affermò Frigga mentre accompagnava le sue lacrime con le proprie. «Le Norne mi siano testimoni, avrai la tua vendetta.»



*



Tornare ad Asgard era stato strano, per tutto ciò che aveva visto, per tutto ciò che aveva ascoltato e perfino per tutto ciò che aveva subito, soprattutto, per tutto ciò che aveva vissuto.
Linn sentiva di essere una persona diversa da quando aveva lasciato il suo regno e aveva incontrato i terrestri e Steve, il suo capitano.
Come si sarebbero evolute adesso le cose era un'incognita che la spaventava.
Sif l'aveva condotta nelle sale della servitù e l'aveva lasciata per raggiungere i campi dove l'esercito si stava organizzando. Erano state poi le altre ancelle a dirle i dettagli e a chiederle di Midgard e dei Midgardiani, a chiederle del capitano Rogers, che si diceva fosse giunto su Asgard. Le chiesero del principe Thor e della sua assenza. Mentì e disse che stava bene, mentì come le era stato ordinato da Lady Sif, in modo che nessuna voce sulla reale condizione del principe venisse alla luce. Linn comprese che la guerriera ignorava la completezza della situazione, ignorava della reale identità che vestiva la sua signora.
Non stava a lei dire nulla.
Tacque e disse ciò che le era concesso dire.
«È bello come dicono?»
«Ed è forte e coraggioso, vero?»
«Dove alloggia? Possiamo vederlo?»
Si sentiva stordire da quelle domande, si sentiva stordire e opprimere da quella curiosità, o forse era solo gelosia. Ma era stata lei stessa vittima del fascino del capitano Rogers, prima dai racconti e poi dalla sua stessa conoscenza. Perché provare fastidio per lo stesso spasmodico interesse che aveva vissuto lei?
Perché adesso Steve non era più il leggendario guerriero di Midgard, era altro... era suo.
Oh, quanto si sentiva sciocca a pensarlo.
Si scusò con le altre ragazze per l'impossibilità di rispondere alle loro domande e fu lieta che presto la curiosità lasciasse il passo all'indifferenza.
Poggiò con cura gli abiti che aveva indossato fino a quel momento, quelli che Pepper le aveva gentilmente donato, e indossò la sua veste da ancella, con il suo color senape e le stringhe di raso che la chiudevano sul fianco.
Indossò i sandali e i bracciali color ametista con cui si identificavano le ancelle della regina Frigga.
Acconciò i capelli come amava la sua sovrana, con ordinate trecce raccolte sulla nuca, e lavò il viso e le mani con acqua profumata, così che la regina potesse essere appagata dalla sua compagnia.
Erano riti quotidiani, riti che aveva eseguito centinaia e centinaia di volte, eppure in quel momento assunsero un altro sapore.
Quando sollevò il viso e scrutò l'immagine della ragazza riflessa allo specchio, Linn sapeva che non era più quell'ancella.
Era un pensiero triste, eppure si ritrovò a sorridere.



*



Era uscita in cerca di sua madre, in cerca di una risposta alla sua domanda.
Non era riuscita a trovare Frigga, né nelle sue stanze né nelle sale del palazzo. Era notte e avrebbe potuto cercarla nei giardini, contravvenire agli ordini di suo padre e uscire fuori, sotto lo sguardo di Asgard. Ma seppure avesse avuto meno giudizio, era più che certa che Frigga non era lì.
Forse era proprio con Odino, forse era con Freyja... Forse era con Steve.
I suoi passi divennero meno lesti finché non si arrestarono nel bel mezzo di un corridoio.
Cosa stava pensando in quel momento Steve? Cosa aveva deciso?
Lo conosceva abbastanza da sapere che avrebbe fatto tutto il possibile per donare il suo contributo, che avrebbe sacrificato perfino la sua vita, e sperava solo non si arrivasse mai a quell'evenienza. Non lo avrebbe permesso.
Strinse i pugni, sentendosi così debole da farle rabbia. Cosa mai avrebbe potuto fare in quelle condizioni per proteggerlo? Nulla. Aveva ragione suo padre: era solo un problema.
Poi sentì dei deboli passi raggiungerla. Forse una delle guardie giunte a recuperarla dacché aveva abbandonato la stanza, ma quando si voltò incontrò un volto amico, un volto gentile: il volto di Linn.



*



Stava cercando Steve, perché sapeva che Odino lo aveva condotto nella Sala del Consiglio. Lo aveva udito dire da una delle guardie che passeggiavano per i corridoi. In poco la notizia dell'arrivo di Steve aveva viaggiato per tutto il palazzo, forse era anche giunta nelle periferie più lontane del regno.
Ciò che si ignorava era il motivo per cui il soldato di Midgard fosse lì.
Anche Linn lo ignorava e aveva bisogno di vedere il suo viso, di sentire il suo calore e ascoltare la sua voce che la rassicurava, che le diceva che tutto sarebbe andato bene.
Aveva bisogno del suo capitano, adesso che era nel suo regno eppure sembrava così lontano.
Nessuno avrebbe dovuto attraversare quei corridoi a quell'ora della notte, ed era certa che in breve sarebbe riuscita a trovarlo.
Quando voltò l'angolo si sorprese quindi di scorgere una chioma bionda, sottili trecce fra i capelli e lunghe gambe fasciate di pelle nera.
Nonostante fosse di spalle, non poté non riconoscerla.
Aveva chiesto di lei alle ancelle, ma nessuna era stata capace di dirle dove fosse né come stesse. C'erano voci confuse, voci di dubbia verità. Nessuna di esse era riuscita a tranquillizzarla davvero.
Ma era lì, davanti a lei, e questo era un buon motivo per sorridere.
Le si avvicinò con piccoli passi finché non furono uditi, e Linn vide la sua signora voltarsi e guardarla.
«Lady Sigyn...» la salutò gentilmente e vide i suoi begli occhi azzurri allargarsi.
Lady Sigyn la raggiunse con ampie e veloci falcate e quando le fu di fronte, Linn poté vedere tutta l'inquietudine che le avvolgeva il cuore.
«Dov'è?» Si sentì chiedere mentre le poggiava con forza entrambe le mani sulle spalle nude e quasi la scosse. «Dov'è Loki?»
Quella reazione la colpì come un pugno. Era orribile vedere tanta paura sul suo viso.
Le poggiò un palmo su una mano e sorrise.
«Il principe è su Midgard. Sta bene.»
L'espressione sul suo volto parve distendersi ma c'era ancora del timore nei suoi occhi.
«Perché è lì?» Le chiese senza lasciare andare le sue spalle.
«È la condizione chiesta dai terrestri per permettere a Steve di giungere su Asgard» spiegò e capì che Lady Sigyn aveva bisogno di altri dettagli.
Le raccontò quindi di ciò che era accaduto nella torre di Tony, di ciò che il direttore Fury aveva chiesto a Lady Sif, e di come Lady Sif aveva accettato.
Le tacque quello che era accaduto fra il principe e Lady Jane, le tacque del pugno del compagno Clint e degli sberleffi di Tony.
Non era necessario sapesse.
«Quindi Loki resterà sulla Terra finché Styrkárr non verrà sconfitto, finché io...» sospirò poi la sua signora, quasi fosse più una riflessione a voce alta. Linn avrebbe voluto chiedere a sua volta cosa stava accadendo, avrebbe voluto chiederle qual era il compito che Steve doveva svolgere per aiutare le sorti del suo regno, ma non disse nulla quando vide il profondo abisso in cui erano annegati i pensieri di Lady Sigyn.
«Mia signora?» La chiamò soltanto quando lasciò andare le sue spalle. La vide poi sfiorarsi le labbra con le dita e guardare un punto invisibile del pavimento. «Mia signora?»
Lady Sigyn non sollevò lo sguardo.



*



Lo aveva perso.
Se ne rese conto solo in quel momento mentre Linn la chiamava e le toccava una spalla, Sigyn si rese conto di averlo perso per sempre.
Loki sarebbe rimasto sulla Terra per la durata di quella guerra, finché tutto non fosse giunto alla fine, finché Thor non fosse tornato e Sigyn non fosse andata via per sempre.
Era ciò che gli aveva chiesto di fare: lasciarla andare, dimenticare tutto e salvare il loro regno.
E non avrebbe mai dovuto farlo.
Perché? Perché era stata ancora una volta una codarda? Perché aveva avuto ancora una volta così dannatamente paura?
Cosa importava adesso, ormai nulla contava.
Loki era lontano, sarebbe stato sempre più lontano.
Si passò ancora le dita sulle labbra, provando a ricordare le sue, il loro calore e la loro incertezza.
Era tutto ciò che sarebbe rimasto di quel sentimento?
Un bacio rubato?
Non ci sarebbe stato un vero addio? Una confessione? Un'ammissione di colpa? Neanche una scontata e sciocca richiesta di perdono?
Nulla, niente, non una parola sarebbe stata detta.
Che ironia per una storia come la loro, dove miriadi di parole si erano spese, parole di veleno e di ghiaccio, parole di miele e velluto. Parole sprecate... troppe, e ne sarebbero bastate solo due.
E adesso neanche una poteva più essere pronunziata.











***












NdA.
Questa è letteralmente la seconda parte del cap precedente. Come avrete notato, era indecente pubblicarlo integro >///<
Volevo lasciare un piccolo appunto su Freyja e Freyr, nel caso la scena fra la Dea e Frigga vi avesse confuso: ebbene sì, i nostri fratelli Vanir avevano un legame sentimentale ma, soprattutto, un legame pubblico. Questo è il motivo per cui Frigga pensa che Freyja possa comprendere meglio di altri ciò che sta provando Thor, e per cui Odino, al tempo, disse che Asgard non era come Vanaheim. [cap. 26]
La storia verrà comunque approfondita, o meglio, chiarita nei futuri capitoli insieme agli altri piccoli e grandi misteri ancora sparsi in giro ^^
Per altre domande sono sempre qui. Sto cercando di impegnarmi per non lasciare buchi o incertezze per strada.
Grazie a tutti e appuntamento alla prossima!
Kiss kiss Chiara
  
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