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Autore: SaraRocker    20/06/2014    5 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, il trio dei miracoli tornerà ad Hogwarts. Sembra improvvisamente giunto il tempo per potere finalmente sguazzare nella pace creatasi, ma Hermione non ci riesce. C'è qualcosa che la segue, una luce misteriosa, una persona che le manca come l'aria.
Estratto cap.3
"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Love Until We Bleed

 
Capitolo 2.













 

Salve a tutti fan della Fremione *^*
 Che dire? Vi ringrazio per le recensioni del primo capitolo, e spero di riceverne altrettante con questo ^_^ Siete fantastici e... Fremioneeee all the waaaay *voce da fantasma*

Ok, ora smetto di delirare giusto, solo che è stata una giornata impegnativa ahah. Ho passato il mio tempo a scrivere e a pensare alla fine di una mia altra long, quindiiii capitemi :')

Voglio ringraziare la mia beta adorata 0Giorgia0, perchè senza di lei a quest'ora non avrei ancora pubblicato niente ^^''. Ci metto trentordici anni a decidere se pubblicare o meno una fanfiction... E... Non so che altro dire :')

Vi lascio alla lettura! Fatemi sapere che ne pensate! Un bacioooo!

















"Mezzosangue Granger, se non te ne fossi accorta, hai interrotto un momento molto importante."
La voce di Malfoy, come sempre ironica e tagliente, le giunse alle orecchie sin troppo sfacciata e provocatoria. Probabilmente, se solo Hermione non si fosse sentita tanto in dovere di essergli grata, a quell'ora lo avrebbe già schiantato. Lo osservò qualche istante, imponendosi di mantenere la calma, ma soprattutto di non estrarre la bacchetta che, fremente, si nascondeva sotto la mantella della divisa. Aveva richiamato a sé l'attenzione del biondo serpeverde proprio mentre si stava scambiando effusioni tutt'altro che caste con quella sorta di carlino che era Pansy-Sono-L'oca-Migliore-Del-Mondo Parkinson. Si trovavano nel cortile del castello, ed avevano appena finito di pranzare.
"Sono certa che potrai sbavare addosso alla Parkinson più tardi, magari quando sarete in privato." rispose piccata la riccia, esibendo un sorriso falsamente gentile, e continuando a guardare il volto di Malfoy. Quest'ultimo, lasciandosi sfuggire una risata colma di vanto e presunzione, si passò la lingua sulle labbra.
"Non dirmi, sangue sporco, che sei gelosa?" le domandò acido, assotigliando lo sguardo malignamente.
"Malfoy, non farmi vomitare, per favore." si affrettò a difendersi lei, scuotendo la testa ed alzando gli occhi al cielo. Con lui non si poteva fare neppure un discorso vagamente serio.
"Volevo solo ringraziarti per il libro. Mi è stato d'aiuto."
"Davvero? Niente più attacchi da pazza quindi?" domandò lui soddisfatto "Almeno questa notte potrò fare una ronda relativamente tranquilla -la tua presenza mi irrita sempre-."
La grifondoro si morse il labbro inferiore, decisa a portare a termine il proprio discorso. Era ovvio che non si fosse presentata d'innanzi a Malfoy, interrompendolo mentre si dava daffare con l'appiccicosissima Parkinson, solo ed esclusivamente per rivolgergli un sin troppo cordiale 'grazie'. Lei doveva chiedergli un favore.
"A questo proposito, mi chiedevo se magari ci potremmo dividere questa notte." mormorò quindi Hermione, torturandosi con impazienza le labbra, mordendole come una bambinetta. Il ragazzo corrugò la fronte, prima di sorridere malizioso.
"Oh... Hai un appuntamento focoso, eh?" le ammiccò contro "Se vuoi un mio consiglio, la Stanza delle Necessità è sicuramente il luogo più sicuro, ma farlo nell'aula di pozioni ha un che di eccitante."
La Granger sussultò, per poi deglutire a vuoto. Sgranò gli occhi, mentre le sue guance prendevano un accesissimo colorito porpora. Serrò le proprie mani in due pugni tesi, questa volta realmente a rischio di schiantare il giovane rampollo Malfoy, per poi tossire un paio di volte, la gola fattasi improvvisamente secca.
"F-Furetto, ma che diavolo stai dicendo??" lo accusò quindi, guardandolo stravolta.
"Avanti, non essere timida! Se Weasleiuccio ha trovato il coraggio per farsi avanti, posso perfettamente capire la ragione per cui sei venuta proprio da me per chiedere consiglio." fece orgoglioso il serpeverde, passandosi una mano tra i crini biondi e lucidi "Infondo, sono il più ambito dell'istituto."
Hermione lo squadrò annoiata di fronte quell'infinito vanto, per poi sospirare arrendevole "Certo, Malfoy. Credici." prese poi un nuovo respiro, decisa a spiegarli più nel dettaglio la situazione. Tutto pur di evitare altri discorsi del genere 'io sono il ragazzo migliore del mondo e mi porto a letto tutte pappappero'.
"Comunque, si tratta della luce. Ho una teoria, e devo essere sola per poterla avvicinare."
L'espressione del ragazzo si fece d'improvviso delusa. Sperava davvero che la Granger si fosse tolta dalla testa quelle assurde idee su fatine o luci, o qualsiasi altra cosa fossero. Gli sembrava di avere a che fare con un'altra Lovegood. Ma infondo, dividersi i compiti, significava faticare molto meno.
"Benissimo, Granger. Allora ci divideremo i piani." asserì infine Malfoy, facendola sorridere vittoriosa.
"Perfetto. Io prendo gli ultimi."




Non appena la notte giunse, Hermione e Draco si divisero. Inutile dire che, più lontani restavano, meglio entrambi si sentivano, e che perciò la proposta della Granger era risultata persino vantaggiosa agli occhi grigio tempesta del giovane Malfoy.

Non appena il suo giro di perlustrazione finì -non poteva permettersi di tralasciare i propri doveri-, la grinfondoro si diresse a perdifiato in direzione della torre di astronomia. Sperava che lì nessuno l'avrebbe raggiunta, neppure un folle scapestrato dell'ultimo anno. Sapeva che Draco si sarebbe tenuto a debita distanza da lei -considerandola ancora temporaneamente impazzita-, e che i suoi amici erano tutti nel loro dormitorio. I Grifondoro avevano organizzato un torneo di Scacchi dei Maghi, quell'odioso gioco che lei detestava, e questo li avrebbe probabilmente tenuti occupati sino all'alba. I Corvonero erano sin troppo ligi alle regole per evadere dal dormitorio in piena notte, i Tassorosso non la preoccupavano, ed i Serpeverde erano solitamente intenti a deliziarsi in completamente differenti modi.
Percorreva le lunghe scalinate a passo svelto, tenendo sotto braccio il voluminoso tomo proveniente dal maniero Malfoy. Non le interessava del freddo che le penetrava tagliente nelle ossa, completamente concentrata sul proprio obbiettivo. 
Non appena giunse sulla cima della torre, prese un profondo respiro, il tutto nel tentativo di riprendere un po' del fiato che, nella sua disperata corsa, aveva perso. Si strinse maggiormente attorno il mantello dai toni scuri, per poi sedersi a terra, poggiando la propria schiena contro una delle pareti in pietra fredda. Lasciò il grosso libro sul pavimento, ne carezzò la superficie in cuoio e chiuse gli occhi. Se quella luce non voleva che lei la seguisse, quest'ultima non l'avrebbe fatto. Avrebbe atteso anche ore, pur di trovarsi faccia a faccia con essa, non osando muovere un muscolo. Imponendosi questo mantra più e più volte, si arrese al restare ferma in quel piccolo angolo freddo.
Si domandava di chi si sarebbe potuto trattare. Cercava di immaginarsi il volto che avrebbe potuto avere di fronte entro breve. Magari si sarebe trattato di una splendida fanciulla dai capelli lunghi e lisci, oppure di un ragazzo dal volto triste e solo. Si domandava, incerta, se sarebbe stato un amico od un nemico. E fu con questi continui dubbi, che le attraversavano con voracità la mente, che lei lentamente cadde avvolta da un sonno profondo.




Era come avvertire una leggera brezza fredda infrangersi sul suo viso. Si chiese se si fosse addormentata fuori, magari qualcuno -per farle uno scherzo poco gentile- l'aveva portata sino al giardino della scuola, così da farla spaventare una volta svegliatasi. Eppure, quando decise di saggiare la consistenza del terreno con il tatto, esso le parve ruvido e duro, fatto di pietra antica e possente. In pochi istanti, sempre mentre teneva gli occhi chiusi, le tornò alla mente di essersi diretta alla torre di astronomia, di essersi addormentata lì, e di avere fatto tutto quello solo ed esclusivamente per una ragione: la luce.
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi d'innanzi un volto che ben conosceva, e che era in grado di riempirle gli occhi di lacrime e amore. Il suo fiato era ridotto a sospiri sconvolti, colmi di incertezza e dolore. Schiuse le labbra sconvolta, mentre si rendeva contro che, quella brezza che avvertiva pungerle il volto, era la mano di quella sagoma che le ripercorreva il profilo.
In quel momento, anche il fantasma si rese conto che si era svegliata, ed immediatamente indietreggiò, come scottatosi. Non si mosse oltre. Improvvisamente Hermione non vedeva più una figura informe, ma un vero e proprio corpo. Camminava quest'ultimo, con timore ed incertezza. Era quasi evanescente, ma non brillante come le era parso inizialmente. La sua luce si era come dissolta non appena lei lo aveva veduto nella sua completezza. La strega lo squadrò a lungo, mentre lui faceva altrettanto stravolto. Gli guardò i capelli lunghi sino al collo, leggermente spettinati, i vestiti dell'ultima volta, e l'espressione di sempre.
Infine, con un filo di voce, se lo lasciò sfuggire.

"Fred."






















































 
  
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