Debt
Il
letto cigolava rumorosamente, evidentemente infastidito dalle continue spinte che,
ritmiche, si susseguivano in un incalzante crescendo.
Ammetto che, sulle prime, il fatto che fosse
qualcuno più piccolo di me a condurre quel passionale gioco di respiri,
effettivamente troppo emotivo per essere guidato da qualcuno così pacato come lui, mi stranì alquanto.
Eppure, una volta soggiogato da quelle lente e prepotenti carezze, discordanti
fra loro, tutto divenne troppo stimolante per potersi fermare.
Lo
Yuki pacato e controllato di sempre lasciò
improvvisamente spazio a gemiti incontrollati, mentre le mie mani affondarono,
dapprima, nei suoi capelli bianchi, per poi scendere lentamente verso quei
sottili fili neri che, corti, si diramavano dalla sua nuca. Era come se in un
attimo un’entità a me sconosciuta si fosse impossessata prepotentemente del mio
corpo, guidandolo in uno stimolante viaggio attraverso la lussuria. Avevo perso
il controllo mentre, lentamente, rifugiavo il mio capo nell’incavo fra il suo
collo e le spalle, affondando, deciso e
disperato, le mie unghie nella sua delicata e pallida schiena.
-Haru!-
esclamai carico di dolore all’ennesima spinta. Il viso si infiammò, colorando
la pelle lattea di un bizzarro quanto atipico – per me- rossore.
-Y-Yuki-
-
Oh, konnichiwa Haru-kun. Non ti aspettavo
-
Konnichiwa Yuki-kun. Scusa se sono piombato qui all’improvviso, ma Kisa aveva dimenticato la cassetta di quel cartone e la
rivoleva indietro; sono passato a prenderla. Ma….Shigure
e gli altri?
-
Bah, quell’idiota di un gatto era stato invitato
alla dimora dei Sohma da Kagura. Naturalmente, ha fatto le solite storie così Shigure l’ha costretto e Tohru –
un lieve rossore mi imporporò le guance nel pronunciare quel nome - è voluta
andare con loro.
-
Capisco.
Fra noi
calò, d’improvviso il silenzio. Nonostante Haru non
fosse una persona particolarmente loquace, o perlomeno non quando si trovava
nella sua fase “white”, parte di quell’atmosfera era
certamente colpa mia: la presenza della mucca mi aveva sempre profondamente
imbarazzato. Forse, questa mia reazione era dovuta al mio modo di rapportarmi
con lui. Insomma, da quando, alcuni anni prima, avevo detto quelle parole per
me normali e veritiere, in Haru si era scatenata una
strana forma di riconoscenza ed affetto nei miei confronti, verso la quale io
mi sentivo profondamente in debito. La sua totale abnegazione nei miei
riguardi, che si manifestava ogni qual volta qualsiasi minima cosa minacciava
di recarmi danno, mi spingeva a sentirmi in dovere di ricambiare tale
sentimento, pur non volendolo realmente.
Lo vidi
accomodarsi di fronte a me, intento a fissare le lunghe ed affusolate dita
delle sue mano, spiegate sul tavolo che si interponeva fra di noi. Il suo
sguardo leggermente assorto non accennava minimamente a voler cambiare
obiettivo e, lo ammetto, il fatto mi infondeva uno strano senso di sicurezza.
Questo
finché i miei dannati bronchi non si misero in mezzo. Avevo sempre odiato
quella fastidiosa tossetta che, d’inverno, si
divertiva a manifestarsi nei momenti meno opportuni come quando ero in
compagnia di Tohru. E quella volta non fece
eccezione. La natura apprensiva di Hatsuharu lo
spinse a piombarsi di fianco a me, mentre, pacatamente, nonostante la sua
evidente preoccupazione, mi chiese se stessi avendo un’altra crisi.
Probabilmente si domandava se fosse il caso di chiamare Hatori
per un controllo.
Non
pronunciai parola, ma mi limitai a tossire mentre sentivo i suoi occhioni agitati e dolci seguire ogni sbalzo del mio petto,
interessati di più a quel movimento brusco che alla tosse stessa.
Improvvisamente,
il caldo si fece decisamente insopportabile: avrei giurato di avere la febbre,
se solo non fossi stato consapevole di stare bene fino a due minuti prima.
Il suo
naso si avvicinò lento a sfiorare dolcemente la mia guancia nivea, mentre il
suo respiro, ora stranamente più agitato, mi pizzicava dolcemente gli zigomi.
Anche
l’opzione che quel tepore che mi pervadeva fosse stato causato dal kotatsu andò in frantumi.
Sentii una mano poggiarsi delicatamente sulle
costole, carezzandole attraverso la stoffa, mentre l’altra andò a sfiorare lì
dove la mia colonna vertebrale aveva inizio. La sua durezza premeva
insistentemente sulla mia coscia, e la cosa non mi piaceva affatto, ma, per
quello strano stimolo di devozione insensata nei suoi confronti, non osai
ritrarmi o azzardare ad un qualsiasi movimento.
La
tosse, ormai, aveva smesso di torturarmi, sostituita da ben altro aguzzino
La mano
destra era scesa con una lentezza straziante, accarezzando ogni bottone che incontrava
per strada, per, infine, infiltrarsi subdolamente dentro la camicia e sfiorarmi
la pelle con lente e delicate carezze. Il mio respiro si fece più pesante
appena sentii il capezzolo pizzicarmi mentre lo solleticava con le dita; la sua
lingua umida che giocava sulla mia guancia, tracciando misteriosi disegni su di
essa con la maestria di un pittore. Le sue unghie corte e le punta delle sue
dita, scesero lungo la schiena fino a raggiungere il basso ventre.
E
mentre ormai, il mio respiro sembrava avere una volontà propria, ripresi il
controllo di me quando lo avvertii fare pressione sull’elastico dei boxer,
pronto ad “esplorare” qualcosa decisamente personale.
Vedendo
che mi scansavo, Haru si fermò all’improvviso mentre
il suo battito cardiaco aveva ripreso repentinamente il giusto ritmo, come se
niente fosse successo. Non disse nulla, si limitò a fissarmi dolcemente, non
accennando, però, a sorridere.
Ero in
debito, non potevo sottrarmi pur volendo. Allentai titubante, la presa sul suo
braccio, riaccostandomi impercettibilmente al suo corpo. Un leggero senso di
solletico all’orecchio che imporporò le mie gote di lieve rossore:
-Andiamo
di sopra- sussurrò, mostrando appena la fila dei suoi denti bianchi.
Le sue mani mi costrinsero a poggiare le
mie sul materasso mentre lui, con una frenesia che non sembrava appartenergli,
intrecciava le sue dita con le mie, in uno strano tentativo di unione.
Sincroni in una spinta, in un’altra ancora,
mentre i gemiti, i sospiri le urla di un cieco appagamento erano ormai udibili
anche nelle profondità della terra e del cielo. Cercai disperato la sua bocca,
confondendomi in un bacio passionale e coinvolgente; strane movenze di
un’ipnotica danza. Un urlo strozzato, più roco dei precedenti, e lo vidi cadere
stancamente accanto a me, respirando a fatica.
Quasi istintivamente mi accucciai sul suo
petto, tentando di regolarizzare il mio battito, il bruciore nella parte
sinistra del petto che sembrava scoppiare ad ogni tentativo di prendere aria.
Mi cinse delicatamente la vita con il braccio, mentre l’altro si piegava dietro
la nuca. Lo sentii sospirare soddisfatto il mio nome, con la voce ancora
arrochita dall’amplesso. Mi limitai a fissare di fronte a me con sguardo
spento, mentre giocavo con il suo capezzolo.
-Ti amo
Non risposi. Lo vidi voltarsi velocemente
verso di me, il solito sguardo controllato e spento.
Non ero più in debito, avevo pagato. Mi
sentii quasi colpevole nei confronti di Tohru, ma fu
solo lo smarrimento di un attimo. Io l’amavo, e, oltre che per liberarmi di un’oppressione
egoista, non mi ero ribellato ad una simile situazione anche per lei. Sì, per
lei.
-Ho capito- disse calmo ed a voce bassa. Mi
sembrò di cogliere un velo di tristezza nella sua voce.
Lo vidi rivestirsi serenamente, afferrare
la cassetta che aveva precedentemente poggiato sul comodino accanto al letto e
lasciare la stanza salutandomi.
La porta si chiuse con un tonfo sordo. E io
mi sentii improvvisamente più leggero.
Beh…..salve! So cosa state
pensando: questa storia è alquanto OOC e fa anche piuttosto pena^^” Beh, potrei
giustificarmi dicendo che è la mia prima storia su Furuba,
ma non credo che sarebbe sufficiente. No, non ne sono affatto soddisfatta. Perché
l’ho pubblicata? Purtroppo per voi, mi annoiavo e non avevo nulla di meglio da
fare! ^^” In ogni caso, ho notato che in questa sezione non ci sono molte yaoi, né molte storie su Haru e,
visto che io adoro entrambe, ho deciso di cimentarmi in quest’impresa. Devo ammettere che è stato alquanto complicato
scrivere dal punto di vista di Yuki: ho cercato di
rendere al meglio la relazione fra i due, almeno per come la vedo io. Haru che prova un senso di totale abnegazione per Yuki, mentre quest’ultimo prova un senso di amicizia nei
suoi confronti ma nulla più, tanto da sentirsi in imbarazzo (ed in debito) ad
ogni eccessiva manifestazione di Haru. Beh, la prossima
volta spero di scrivere qualche storia migliore, ma soprattutto, voglio
riuscire a cimentarmi in una ff su Furuba (decente, possibilmente), visto che per me scrivere
su questo manga non è affatto semplice (nonostante lo adori). Ringrazio chi si
fermerà a leggere questa shot e chi (per qualche
ragione oscura) deciderà di recensire. Saluti^^
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