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Autore: ShootinStar    20/06/2014    2 recensioni
“Con quei capelli potresti essere scambiata per una di famiglia. Sono quasi identici a quelli di Lily e di Rose!” ed aveva aggiunto: “Mio fratello deve aver ereditato la propensione per le rosse da mio padre e da mio nonno”. //
Fanfiction ambientata ad Hogwarts 24 anni dopo la Seconda Guerra Dei Maghi (siamo nel 2022), con protagonisti i figli del "golden trio" e alcuni loro coetanei inventati da me, oltre ad altri personaggi che sono sicura sarete felici di incontrare di nuovo. Non scrivo da un po', ma spero di esserne ancora in grado!
Buona lettura :) - Frannie
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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“Sicura di non voler venire alla partita? E dai, fammi compagnia!”. Megan la stava implorando per la centesima volta, ma Rose scosse la testa, radunando piuma e pergamene. “Ti ho già detto che ho un impegno, Meg. E poi hai Eliot, credo che basti ed avanzi per farti compagnia, o sbaglio?”. L'altra ragazza sbuffò. “E poi perché dovrebbe interessarmi la partita? Come minimo i Grifoni vinceranno 350 a 0 contro i Tassi e...” “I Tassi? Che stai dicendo, Rose?!” la interruppe l'altra Corvonero, spalancando gli occhi. Rose si alzò a la guardò con un'espressione curiosa, mentre l'altra scuoteva il capo. “Che diavolo hai nella testa? La partita di oggi sarà Grifondoro contro Serpeverde!” esclamò, mettendosi le mani sui fianchi con disappunto, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Rose sbiancò di colpo, impietrita come il corno dell'unicorno che avevano visto nella foresta durante la lezione di Divinazione. Scorpius è il cercatore dei Serpeverde. E se la partita è alle 16:30... “A cosa stai pensando?” le chiese l'amica, scuotendola per un braccio. “Sembra che questa notizia ti abbia sconvolta!”. La rossa si strinse nelle spalle, storcendo il naso. “Non è niente, anzi, credo che verrò con te alla partita dopo tutto” concluse, sorridendo. Megan le saltò al collo, baciandola sulle guance. “Ti adoro, Weasley! Vedrai che urleremo così forte da farci sentire anche dal tuo principe azz...ehm, verde. Magari ti dedicherà il boccino d'oro, chissà?” cominciò a fantasticare, facendo giravolte per tutta la stanza.
Nel frattempo Rose aveva acchiappato un pezzo di carta dalla scrivania ed aveva scritto velocemente un messaggio da dare al suo gufo, che apparve non appena ebbe aperto la finestra e fischiato con due dita. L'esemplare di gufo reale marrone e bianco arruffò le penne e sfregò la testa contro la sua mano, mentre la ragazza lo accarezzava con affetto. “Arthur, ho bisogno che consegni questo messaggio prima delle 16:30 di questo pomeriggio, ti prego”. L'animale parve annuire leggermente e decollò non appena il messaggio fu fissato alla sua zampa sinistra.
Megan si avvicinò alla finestra, pensierosa. “A chi hai spedito quel messaggio?” chiese, sporgendosi per cercare di individuare la direzione presa dal gufo. Rose alzò le spalle ed afferrò la sciarpa blu e grigia dallo schienale della sedia, avvolgendosela intorno al collo. “Non preoccuparti, era per il professor Paciock. Non avevamo una partita da vedere, noi?” aggiunse poi, prendendo sottobraccio l'amica e trascinandola verso la porta, mentre un velo di tristezza continuava ad oscurarle i grandi occhi verdi.
 
 
Non disturbarti a chiedermelo nuovamente, si vede che non ci tenevi poi così tanto a quelle ripetizioni. - R.W.
Scorpius aveva riconosciuto quel gufo reale, apparteneva alla famiglia Weasley da anni ormai ma l'unica che se ne serviva veramente era Rose. Nel momento in cui l'aveva visto posarsi sulla propria finestra, il suo cuore aveva perso un battito e ricordarsi dell'appuntamento a cui non sarebbe potuto andare fu un tutt'uno. Merda! Le avevo detto di trovarci alle 17. Stupida partita, me ne ero completamente dimenticato. Si odiava. Si odiava a tal punto che avrebbe voluto consegnare personalmente il boccino al cercatore avversario (niente meno che James Potter) per poter finire in fretta e correre da lei a spiegarle che non l'aveva fatto di proposito, che non avrebbe mai voluto prenderla in giro, né farle perdere tempo. Ma forse era già troppo tardi.
Il suo compagno di stanza lo prese per una spalla, riportandolo alla realtà. “Hey Malfoy, di chi è quel biglietto? Un'altra ammiratrice?” domandò, assetato di pettegolezzi. Il giovane scosse la testa, infilando il biglietto stropicciato in tasca. “Si, del terzo stavolta” rispose senza pensarci troppo. Era molto meglio continuare ad alimentare certe dicerie piuttosto che rivelare a quel branco di idioti che l'unica persona che avesse mai destato un minimo interesse in lui era quella da cui avrebbe dovuto stare alla larga, vista la rivalità tra le loro famiglie. L'altro ragazzo gli assestò una pacca sulla spalla, poi, ritenutosi soddisfatto, tornò a riordinare i propri libri, mentre Scorpius cominciava a svestirsi per poter indossare la divisa del Quidditch. Ma la sua mente era altrove. Che gran coglione.
 
 
“DOVE CAZZO È FINITO DORIAN?!”. Il suo tono di voce era così alto che perfino tra le urla del pubblico là fuori qualcuno era riuscito senza dubbio a sentirla. Rhonda alzò le mani, pronta a cercare di calmarla, ma Natalee la fulminò con un'occhiata. Poi ricominciò: “Qualcuno sa dirmi dove si è cacciato il nostro caro capitano? Colui che dovrebbe dimostrarsi sempre presente, puntuale, responsabile? Che fine avrebbe fatto, visto che tra 5 minuti dovrebbe iniziare la prima partita dell'anno, visto che tra pochi istanti Eliza Marshall e tutta la sua squadra di Serpi farà di tutto per soffiarci la prima vittoria del campionato? QUALCUNO SA RISPONDERMI?!”. Poi si voltò verso il cercatore rosso-oro. “James, dimmi che almeno tu...” “Ne sono quanto te” rispose seccamente il ragazzo, abbassando lo sguardo. Natalee sospirò spazientita e sbirciò ancora una volta tra le assi di legno del portone d'ingresso; il campo era circondato da gradinate altissime, già gremite di studenti con sciarpe e nastri di tutti i colori, la tifoseria dei Grifondoro che spiccava tra le altre per la potenza dei cori.
Tornò a guardare i suoi compagni di squadra, visibilmente scoraggiati. Poi si rivolse di nuovo a James. “Bene, ormai c'è poco da discutere: sei il vicecapitano, quindi tocca a te guidarci oggi. Vorrà dire che al posto di Dorian giocherà Oscar”. Lanciò un'occhiata ad uno dei ragazzi più giovani: 14 anni, aveva gli occhi chiari ed i capelli biondissimi, una spruzzata di lentiggini sulla punta del naso e la divisa sembrava stargli troppo larga, sebbene fosse la taglia minima. Annuì tremante verso di lei, mentre Natalee raccoglieva la scopa da terra e la posizionava verticalmente accanto a sé, seguita pian piano da tutti gli altri. James le si affiancò, spazzolandosi via la polvere dalle protezioni. “Mantieni la calma Nat, non è una partita dove perdere la testa può far comodo” “Nemmeno dare buca alla tua squadra pur essendo il capitano è un bel gesto in questi casi” ribatté la ragazza, scostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi mentre le porte davanti a loro si aprivano lentamente, lasciando che la luce del sole li scaldasse pian piano. Ed ecco che con un unico movimento fluido salirono a cavallo delle scope e spiccarono il volo tutti contemporaneamente, uscendo fuori tra le urla dei tifosi ed il vento che faceva muovere le bandierine all'impazzata e scompigliava loro i capelli.
Natalee si posizionò vicino agli altri due cacciatori nella propria parte di campo, mentre i 7 Serpeverde della squadra avversaria prendevano posto vicino a Madama Bump, che si avvicinò alla cassa contenente la pluffa, i due bolidi ed il boccino d'oro e si mise le mani sui fianchi come faceva prima di ogni partita. “Gioco pulito, ragazzi. Capisco che abbiate tutti una gran voglia di vincere, ma vorrei evitare di espellere qualcuno alla prima partita dell'anno, ci siamo intesi?”. Il suo sguardo sembrò soffermarsi qualche istante in più sulla squadra verde-argento, ormai famosa per i propri imbrogli e per l'abilità nel compiere falli di nascosto. Il loro capitano, una ragazzina del sesto anno con lunghi capelli così biondi da sembrare bianchi e gli occhi di un verde/giallo simile alle iridi di un serpente, le rivolse un sorriso angelico prima di posizionarsi proprio di fronte a Natalee. “Che fine ha fatto Baston? Credete veramente di poter vincere senza di lui?” domandò stridula cercando di farsi sentire sopra gli urli delle tifoserie. La Grifondoro inarcò un sopracciglio e strinse forte le mani attorno al manico della propria Scopalinda Sette, sforzandosi di non iniziare ad offenderla pesantemente. Rhonda, poco più indietro dell'amica, rivolse un sorrisetto affettato all'avversaria. “Tu non preoccuparti, Eliza, pensa piuttosto ad evitare i bolidi che potrei lanciarti”. L'altra aggrottò la fronte, ma tornò subito a concentrarsi sul punto da cui sarebbe stata lanciata la pluffa, proprio al centro del campo. E pochi istanti dopo, un breve fischio annunciò l'inizio della partita.
I Serpeverde partirono a tutta velocità, la pluffa nelle mani del loro capitano che, agile come un furetto, schivò un bolide e puntò i tre anelli della squadra avversaria. Il piccolo Oscar svolazzava con le mani rigidamente attaccate al manico della scopa, osservando con attenzione i movimenti della ragazza. Ed ecco che quest'ultima lanciò la pluffa verso l'anello destro, venendo però intercettata dal portiere dei Grifondoro. La curva rosso-oro gridò di vittoria, mentre Oscar rilanciava la pluffa a Natalee, che gli fece l'occhiolino e ripartì all'attacco.
La partita continuò in modo perfettamente equo per una buona mezz'ora, con abili lanci ed altrettanto abili parate da entrambi i lati. James stava cercando di avvistare la minuscola pallina volante di cui doveva occuparsi, tenendo allo stesso tempo d'occhio il cercatore avversario, Scorpius Malfoy. L'odio che provava nei suoi confronti l'aveva più volte reso spietato ed insensibile, soprattutto durante le partite di Quidditch; voci di corridoio gli avevano parlato di una certa simpatia tra il giovane Serpeverde e Rose, la sua adorata cuginetta. Come poteva tollerare una cosa simile? Dopo tutto quello che la famiglia Malfoy aveva fatto in passato, con tutta la cattiveria che si nascondeva dietro le mura della loro scintillante tenuta, come poteva permettere che quel moccioso viziato si approfittasse di Rose, che la illudesse solo per spezzarle il cuore per puro divertimento? No, non poteva.
Si preparò a raggiungere l'altro lato del campo alla ricerca del boccino, quando notò che Eliza si era avvicinata ad uno dei suoi battitori, mormorandogli delle indicazioni sotto voce. James si insospettì e, indeciso sul da farsi, osservò il battitore in questione dirigersi verso l'area di tiro dei Grifondoro, preparandosi a colpire un bolide in arrivo. Quando il ragazzo ebbe realizzato che cosa avesse in mente, era già troppo tardi: il battitore diede una mazzata al bolide, che filò dritto verso l'anello centrale, dove Oscar stava aspettando con impazienza l'attacco successivo. Si voltò in quella direzione solo pochi secondi prima che il bolide lo raggiungesse, ma qualcosa si interpose tra loro. No, qualcuno.
James sgranò gli occhi ed un attimo dopo stava già volando in picchiata verso la buca ai piedi degli anelli, dove il corpo immobile di Natalee giaceva, per metà coperto dalla sabbia.
 
 
Dorian si precipitò in infermeria, spalancando le porte ed entrando nella lunga stanza con un'espressione sconvolta. “Dov'è?!” domandò fuori di sé. Madama Chips gli andò incontro e gli toccò la spalla con delicatezza. “Figliolo, dovresti parlare a bassa voce qua dentro, ci sono persone che stanno male e...” “Dov'è Natalee Lane? Che cosa le è successo? È il suo sangue quello che ha sulle mani?” domandò tutto d'un fiato. La donna chiuse gli occhi e sospirò senza troppa pazienza. “No, non è della signorina Lane, per sua fortuna. Ma ha preso una bella botta in testa, io l'ho sempre detto che il Quidditch è un sport troppo violento, non vedo perché non si possa fare a meno di quei bolidi...” “Posso vederla?” la interruppe ancora. Madama Chips inclinò la testa di lato e cominciò: “In realtà non è consigliabile, dovrebbe riposare...” ma Dorian stava già avanzando in mezzo ai lettini dell'infermeria, cercando quello occupato dalla ragazza. E alla fine lo trovò quasi in fondo alla stanza, illuminato dalla luce di una delle grandi vetrate ad arco.
Si sedette sulla sedia lasciata lì vicino e le prese una mano tra le sue. Scottava come se avesse la febbre a 40 ed aveva la testa fasciata da una morbida garza bianca, gli occhi dalle lunghe ciglia erano chiusi. Dorian le accarezzò il dorso della mano con il polpastrello, non riuscendo neppure a guardarla in faccia. Razza di idiota, lo sai che tutto questo è colpa tua, no? Tu e le tue stupide storielle con le insegnanti, a che stavi pensando? si disse tra sé e sé. “Ah, eccolo qua! Lo sai che è tutta colpa tua, non è vero?”. Il ragazzo si voltò per vedere chi avesse dato voce ai suoi pensieri e si trovò davanti Rhonda e James, la prima con le braccia incrociate sul petto ed un'espressione arcigna, il secondo sembrava più tranquillo ma aveva uno sguardo duro.
Dorian si alzò e fece per parlare, ma la ragazza non gli diede il tempo di farlo. “Dove cazzo eri finito, me lo spieghi? Che diavolo ci può essere di più importante della partita per cui ci siamo preparati tutta l'estate? Tu sei il capitano, non puoi permetterti di mancare, non puoi permettertelo! Sai perché Nat è finita qui?” domandò trattenendo a stento la rabbia. Il ragazzo scosse la testa. “Perché quelle Serpi stavano per colpire Oscar con un bolide. E lei si è messa in mezzo per proteggerlo, perché sapeva che non sarebbe stato abbastanza veloce da evitarlo. Ci saresti dovuto essere tu al suo posto! L'avresti scansato facilmente e avresti evitato che una delle nostre migliori giocatrici finisse in un letto dell'infermeria con la testa fasciata!”. James le appoggiò una mano sul braccio, ma Rhonda si era già voltata per uscire dall'infermeria a grandi passi. Una volta raggiunta la porta d'ingresso, si girò nuovamente verso di loro ed inchiodò Dorian con i suoi occhi neri come il carbone. “Non ti perdonerò per questo. E non lo farà nemmeno lei” e uscì, facendo sbattere le porte e causando un urlo isterico da parte di Madama Chips.
 
 
Rose stava già quasi correndo sul sentiero che portava dal campo di Quidditch al castello quando si sentì chiamare da una voce familiare. Accelerò il passo, ma pochi secondi dopo, giusto un attimo prima che iniziasse a salire la grande scalinata di marmo, si sentì afferrare il polso. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. “Lasciami” gli intimò, cercando di ritrarre il braccio, ma Scorpius continuò a tenerla senza battere ciglio. “Non l'ho fatto di proposito, devi credermi. Mi ero dimenticato della partita...” “Dimenticato? Ah certo, come se non sapessi quanto conta il Quidditch per te! Senti, il gioco è bello finché dura poco. Mi hai fatto un bello scherzo, non ne capisco il senso, ma complimenti, sei stato in gamba e ti ho creduto davvero. Ora però lasciami in pace” e strattonò ulteriormente, liberandosi. Lo fissò ancora per qualche istante, ma se ne pentì subito: quegli occhi erano di un grigio così intenso da lasciare senza parole e Rose pensò che fosse davvero un campione di recitazione, perché in quegli occhi non riusciva a scorgere nulla che non fosse pura sincerità. Quanto vorrei crederti.
Scorpius sospirò e si passò una mano tra i capelli con aria disperata. “Non credo che riuscirei a farti cambiare idea in ogni caso, dico bene?”. La ragazza scosse la testa, dispiaciuta suo malgrado. Tra di loro calò uno sgradevole silenzio, così denso da poterlo quasi toccare. Poi, per qualche strana ragione, lei non riuscì a trattenersi: “Eliza è proprio una stronza”. Così. Come se non stesse parlando male del capitano della sua squadra, come se fosse un'antipatia che avevano in comune. Sorprendentemente Scorpius commentò: “E' stato squallido ed ingiusto. Certi comportamenti non li sopporto, ecco perché più di una volta sono stato sul punto di ritirarmi dalla squadra”. Rose spalancò gli occhi. “Cosa?! Ma se sei uno dei migliori cercatori che Serpeverde abbia mai avuto!” poi tossicchiò, vergognandosi per quel complimento troppo esplicito. Si affrettò ad aggiungere: “Forse dovresti parlare con lei...” “Con Eliza? Ma figurati! Non ascolta nessuno, fa sempre di testa sua e tutti le danno retta solo perché suo padre ha fornito alla squadra un intero set di Nimbus 2006. E' una ragazzina viziata e...” ma la risatina di Rose lo lasciò interdetto. Un istante dopo capì. E sorrise suo malgrado. “Va bene, va bene. Ammetto di non essere il più indicato a criticare certi individui, visto che teoricamente anch'io farei parte dei mocciosi-ricchi-e-viziati che stanno sulle palle a tutti”. Un'altra risata. Adorava quel suono. Perché non riusciva a farla ridere più spesso? O meglio, perché non parlavano più spesso?
Senza neanche accorgersene, Rose si era di nuovo avvicinata a lui e adesso c'erano solo pochi passi a dividerli. Passato quel momento allegro non sapeva più che dire. Tentò qualcosa di alquanto patetico: “Non stavi giocando così male, però. Era una bella partita, se non prendiamo in considerazione l'incidente di Nat ovviamente...”. Il ragazzo parve sorpreso di quel secondo complimento e si sfregò la fronte un po' imbarazzato. “Non una delle migliori, però. Tuo cugino è una scheggia sulla scopa, credo che non sarei comunque riuscito ad acchiappare il boccino prima di lui” “Chi può dirlo? Siete entrambi due ottimi cercatori, quasi alla pari direi!”. Scorpius ridacchiò. “Ti ringrazio, ma non farti sentire da James. Non credo ci tenga molto ad essere comparato a me” “E perché no?” chiese molto ingenuamente Rose, inclinando la testa da un lato, e una ciocca di capelli rossi le ricadde sull'occhio destro. Il ragazzo avrebbe voluto rimetterla a posto, ma si trattenne. “Credo di non essergli molto simpatico” si limitò a dire, poi aggrottò la fronte. “Sei ancora arrabbiata con me?” chiese un po' incerto. La Corvonero riportò la ciocca dietro all'orecchio, stringendosi poi nelle spalle. “Ci devo pensare” rispose alla fine, ma si lasciò scappare un mezzo sorriso che sparì un attimo dopo. “Devo proprio andare adesso, voglio passare in infermeria prima di andare a cena. Dunque... ci vediamo in giro, Malfoy” concluse. Scorpius annuì, sorridendo. “Si, ci vediamo in giro, Weasley”. E la superò, salendo per primo i gradini marmorei.
 
 
“Eri con la Prince, non è vero?”. Dorian, intento ad infilarsi i pantaloni del pigiama, si voltò verso l'amico. “Si, hai capito” continuò James, abbassando la voce nonostante fossero da soli nella stanza. “Eri con la prof, per questo hai fatto tardi alla partita. Mi sbaglio?” domandò. Il ragazzo si passo una mano tra i capelli scuri, lasciandosi sfuggire un sospiro. “Sì, ero con lei” ammise. L'altro Grifondoro si mise a sedere sul proprio letto, le coperte ammucchiate in un angolo perché faceva ancora troppo caldo. “E' davvero così importante per te? Insomma, è solo una storiella, no? Nulla di serio, così mi avevi detto” “Infatti, è così! O almeno credevo. Ma dopo quello che abbiamo fatto oggi...”. James sgranò gli occhi, la bocca aperta per la sorpresa. “Oddio, non dirmi che...”. L'altro annuì, sorridendo lievemente. “E com'è stato? Dove l'avete fatto? È stata lei ad iniziare?” “Inaspettatamente sì” ridacchiò Dorian, felice di poter parlare di qualcosa di piacevole col suo amico d'infanzia, sebbene il pensiero di Natalee lo stesse ancora tormentando. In fondo, James aveva ragione: con la professoressa Prince non sarebbe mai durata, quella storia non aveva futuro, ma i suoi amici erano molto più importanti, così come lo era il suo ruolo di capitano della squadra.
“Sì, è stato fantastico, anche se abbiamo fatto tutto in fretta e la sua scrivania non è comoda quanto un letto vero e proprio! Ma non voglio che si ripeta, perlomeno non quando ho impegni così importanti come quello di oggi” mormorò, lasciandosi cadere su quel materasso che gli apparteneva da ormai 7 anni. James annuì, compiaciuto del ritrovato buonsenso dell'amico e spense la luce sul comodino, preparandosi a dormire. Quando ormai sentiva di essere sul punto di cadere in un sonno profondo, gli parve di udirlo parlare di nuovo, piano, come se non volesse farsi sentire davvero. “E se Natalee non dovesse veramente perdonarmi?”
 
 
 
 
 
Buonasera gente!
Rieccomi qua (un po' in ritardo stavolta, ma è da apprezzare il fatto che abbia scritto questo capitolo tra la seconda e la terza prova di maturità, ci vuol coraggio). Mi state deludendo, ancora pochissima gente che legge/segue/recensisce, che fine avete fatto? Fa davvero così schifo questa storia? Ahahah
Andiamo dai, animo! Vedrete che pian piano diventerà ancora meglio, basta aver pazienza! Sto morendo di sonno e domani dovrò studiare fin troppo, quindi vi saluto, vi auguro la buonanotte e vi invito ancora una volta a leggere questa ff, ci tengo davvero tanto :')
 
Frannie
 
  
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