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Autore: Ornyl    20/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Signore! Oh,sta aprendo gli occhi! Santo cielo,state bene?-
Mi svegliai con la stanza splendente di luce e piena di gente: tre domestici,Farrah e Alexander al mio capezzale. Mi guardavano tutti preoccupati e spaventati.
-Farrah ..-fu il solo nome che mi venne in mente di pronunciare,e lei continuava a passarmi un panno bagnato sulla testa-Cosa succede? Cosa ci fate qui?-
-Ci chiediamo la stessa cosa noi,amico mio-s'intromise Alexander-Urlavate come un vitello al macello!-
-Concordo con le parole del signor Alleyn,signore-
Allontanai Farrah con un gesto della mano e dissi loro di lasciarmi respirare. La vecchia aprì la finestra e una folata di vento investì tutti i presenti,me compreso. Il vento mi fece ricordare quello scheletro polverizzato e sofferente di ragazza,e gioii gemendo di ritrovare la luce del sole. Era finalmente mattino.
-Povere ossa polverizzate!-
Farrah ritornò al mio capezzale insieme ad Alexander.
-Oh,la mente umana! E' sì un prodigio,ma capace di partorire orrori tremendi!-
-Ossa polverizzate? Oh santo cielo,signore,di cosa parlate?-
-Un incubo terribile .. E c'era lei,nuovamente-
Farrah era spaventata,Alexander inorridiva. La vecchia si gettava al mio capezzale,l'uomo si voltava alla finestra tirando fuori un sigaro.
-Lei? Oh santo cielo,santissimo cielo .. Cosa vorrà mai quell'anima in pena! Bisogna chiamare il pastore,oh cielo ..-
Alexander si voltò verso di lei e la chiamò con durezza,volgendole uno sguardo gelido e terrificante.
-Farrah! Non entrerà nessun pretino di campagna,ci siamo intesi! E' casa .. -le sue labbra stavano per dire mia,ma seguì una pausa di silenzio che lo fece riflettere ulteriormente mentre mi osservava quasi pentito delle sue parole- .. del signor Stevens,oramai. Sarà lui a decidere .. E poi,amico mio,lasciatevelo dire: osservate troppo quel maledetto quadro-
Il suo giudizio mi fece rabbrividire e Farrah uscì dalla stanza in silenzio e insieme ai tre domestici,trascinandosi lungo i suoi passi. Aveva ripreso a singhiozzare sotto lo sguardo fiero di Alexander:mi fece una gran pena.
-Coraggio amico mio,saltate dal letto. Voglio presentarvi qualcuno stamane!-
Quelle parole mi fecero venire in mente la tristezza di Ophelia,la sua paura e la sua triste gelosia. Non credo nelle profezie,amico lettore,e l'educazione ricevuta m'ha sempre insegnato a non credere al presunto valore mistico e magico dei sogni,dacchè questi ultimi sono semplici immagini mentali;eppure,se già una volta in sogno avevo conosciuto quell'uomo che avrei scoperto fosse il barone Alleyn,temevo che adesso sarebbe entrata nella mia vita quella lei che Ophelia tanto temeva.
-Di chi si tratta,se posso chiedervi,mio ospite?-
Il mio epiteto gli causò una smorfia di divertito disappunto,ma continuò imperterrito a parlare specchiandosi vanitosamente.
-Vedrete,vedrete ..- sorrideva beato come un ragazzo innamorato o pronto a corteggiare qualcuno,mentre mi sembrava che della polvere scorresse tra le mie dita.  Polvere poi umida e un forte odore di terra bagnata.
Lo scheletro si polverizzava ancora davanti ai miei occhi,in bocca nessun Eterno Riposo.
-Datemi il tempo di prepararmi,di grazia. Ci vediamo in sala pranzo,attendetemi e ricevete l'ospite al posto mio-
 
Mi vestii di fretta e male:mi importava poco di chi sarebbe arrivato,in realtà. Sentivo e sapevo che quel maledetto incubo mi avrebbe accompagnato per tutta la giornata e che avrei trovato possibili riferimenti ad esso in ogni singolo,dannato particolare di quella giornata.
Arrivavo all'altare di Ophelia-sì,quello era ormai diventato un altare vero e proprio anche per me-a passi veloci,ma quando fui davanti al quadro mi fermai qualche secondo:le rose,che la sera prima erano ancora rosse e vive,avevano perso tutti i petali;ne presi uno tra le dita ed esso mi si sbriciolò al minimo tocco.
Rabbrividii.
Farrah veniva dal corridoio con una grossa cesta piena di lenzuola,in procinto di scendere le scale. Aveva l'aria infastidita e terribilmente stanca.
-Farrah,è arrivato l'ospite?-
Qualcuno bussò alla porta e sbuffò.
-Sì,signore .. Per favore,fatemi la grazia di aprire insieme a me,povera vecchia,che in questa giornata vorrebbe avere trent'anni di meno per mettere buone parole su certe questioni .. Oh,ma son vaneggiamenti,non ascoltatemi signore!-
Signore. Sorrisi del fatto che la vecchia assegnasse questo epiteto solo a me.
Mi guardai intorno e,con un po' di coraggio,le tolsi la cesta dalle mani sotto il suo sguardo meravigliato. Con un po' di attenzione arrivai al piano terra,davanti alla porta,mentre Farrah iniziò a scendere lo scalone a rotta di collo.
-Dio vi benedica,signor Stevens- e,ansimando per la discesa,mi strinse con foga le mani.
-Farrah! Hanno bussato,di grazia!- urlò cupo Alexander dalla sala pranzo,e tanto alto fu il suo tono di voce da far tremare i ninnoli del lampadario.
-Sto aprendo,signor Alleyn ..-
Mi allontanai verso la sala da pranzo,inondata di luce,e mi sedetti al tavolo accanto ad Alexander. Questi mi sorrise amabilmente e tolse il naso dal quotidiano che leggeva.
-Finalmente,eccovi qui! Ora farete un'amabile conoscenza!- ed arrossì tutto come un fanciullo alla prima cotta. La sua espressione mi fece rabbrividire e le parole di Ophelia continuarono a risuonare nella mia mente.
La porta si aprì,si sentì un ticchettio leggero di passi e dunque si richiuse piano.
-Era ora,ma chere!- era una voce femminile e stizzita,squillante. Una voce di giovane donna al cui suono Alexander sobbalzò arrossendo tutto,arricciandosi i baffetti e con gli occhi brillanti come non mai.
-Benvenuta,lady Hughes. Il signore e il barone vi attendono in sala pranzo-
Un fruscio di vesti femminili si fece più evidente.
-Ma,Farrah,il signore e il barone non sono la stessa persona?-
Silenzio. La voce femminile,sempre stizzita,s'era fatta più cupa e severa. Farrah non rispose e l'ospite venne introdotta nella sala pranzo.
-Alexander,dove sono tutti i damerini? Mio Dio,cosa è successo?-
Alexander si alzò di scatto,quasi trattenendo il respiro,e le venne incontro. La rigidità con cui si mosse verso la donna mi fece comprendere i suoi sentimenti verso di lei,e ciò mi fece rabbrividire pensando alla povera trapassata,dacchè l'ospite appena entrata era tutto il contrario di lei: era una giovane donna,forse coetanea mia e di Alexander,con una luminosa pelle rosea e splendente di salute e felicità;indossava un pomposo abito di velluto rosso,fasciato in vita da una cintura d'oro,e d'oro era anche l'orlo della gonna,mentre le maniche erano pressochè assenti;in compenso,sulle spalle indossava una morbida e leggera mantella rossa,mentre il collo e le morbide braccia brillavano d'oro e rubini. Forse era una delle più belle donne che avessi visto in vita mia:mentre il suo corpo sinuoso era fasciato dall'abito,il suo viso,anch'esso arrossato,era illuminato da occhi grandi e nerissimi,molto simili a quelli di Ophelia ma luminosi di giovinezza,e sotto di essi un paio di labbra carnose e tinte di bordeaux;i capelli,corvini come quelli di Alexander,erano raccolti in una morbida crocchia e tenuti fermi da una particolare tiara d'oro e pietre rosse. Nel vederla capii le sensazioni di Alexander e in cuor mio chiesi scusa alla pallida,triste dama bianca dei miei sogni spettrali!
-Lady Hughes-lo disse tutto d'un fiato,perso in quella pelle rosata e in quell'abito maestoso e vermiglio-Siete arrivata,finalmente-
Le si avvicinava a passi lenti,le prendeva una mano e se la portava alle labbra continuando a guardarla dal basso. Lady Hughes sorrise amabilmente e si accomodò al tavolo,arrossendo tutta,ed entrambi non mi diedero il minimo segno di considerazione.
-Accomodatevi,mia cara .. Siete splendida oggi,brillate!-
-Sempre molto gentile,vecchio amico mio .. E non vi siete ancora risposato!-
Vidi le loro mani allungarsi sul tavolo da pranzo fino a sfiorarsi lentamente. Fissai ogni loro singolo movimento e mi sentii morire,quasi fossi invidioso delle attenzioni che tal splendore di donna donasse ad un uomo inquietante come Alexander o quasi provassi una gelosia non mia.
-Vostro fratello sa che siete qui?-
-Mio fratello è uno sciocco e lo sapete,barone .. Sono andata in città a far compere,a trovare l'amica partoriente .. E' questo il bello di stare in società! E voi,voi quando tornate?-
-Tornerò quando .. Le finanze vorranno! E il caso ha voluto che incontrassi lui..-finalmente mi indicava,mentre io m'ero perso nel loro terribile e acceso gioco di sguardi-Mia cara Anne,salutate il nuovo padrone di villa Prynne,il signor Martin Stevens-
Mi riconosceva come padrone e cercai di trattenere una risata altrimenti troppo rumorosa e crudele.
-Il piacere è mio,signor Stevens-fece un ossequioso inchino con la bella testa ingioiellata,inchino che ricambiai in silenzio. Nel frattempo entrava Farrah con il carrello colmo di carne,tè,fette di pane tostato e confetture. Guardava la nostra colazione più o meno lieta con grande rancore e rabbia,rivolgendo occhiate cupe soprattutto a lady Hughes. Ella se ne accorse e lanciò agli occhi di Alexander una sprezzante richiesta di aiuto.
-Mio caro signor Stevens- iniziò Farrah,apparecchiando la tavola- Volete che apra la finestra? Tutto ciò non vi cruccia?-
-Cosa intendete?-
Alle mie parole la Hughes sobbalzò e si portò una mano alle belle,turgide labbra.
-Come ha detto?-si rivolse sorpresa ad Alexander,che nel frattempo mi guardava ridacchiando- Parla in maniera così formale a .. una domestica?-
-Sì,mia cara lady Hughes .. Ma del resto,come disprezzarlo! Il padrone di casa è un campione d'umiltà e bontà,buon Dio-
Non seppi se rallegrarmi o sorprendermi degli appellativi che Alexander continuava a darmi in quel momento,dacchè era evidente che il mio coinquilino volesse far bella figura con la dama.
-E soprattutto,mio caro barone ..-proseguiva la dama,prendendo con le belle dita ingioiellate una tazza di tè-La nostra cara Farrah non è un po' troppo vecchia per continuare a lavorare? Sarà ormai stanca!-
Farrah nel frattempo continuava e,mentre serviva la colazione,continuava a ridacchiare in maniera provocatoria,ed io,forse ingiustamente,non facevo che ridere delle sue frecciatine.
-Volevate cambiare aria venendo qui .. E invece trovate solo polvere e vermi e brutti mosconi! Io,da fedele domestica di questa casa,mi sento responsabile in prima persona!-
Le sorrisi in maniera complice e con un gesto della mano le ordinai di andare via prima che Alexander potesse posare su di lei il suo sguardo,più freddo e crudele che mai.
-Farrah,forse è il tempo di andare a controllare il pollaio .. Dovresti controllare bene le galline e selezionare bene quelle più vecchie,ormai sterili,pronte per essere ormai .. Buone ormai per fare un'ottima zuppa-
-Sarà fatto,se padron Martin vorrà! Non è assolutamente mia intenzione mancar di rispetto ai miei signori!-
Se ne andò trascinando il carrello,alternando un cupo tossicchiare ad un'amara risata.
Vidi Alexander stringere con foga una forchetta e lanciarle sguardi d'odio mentre la Hughes gli teneva il braccio e avvicinava le proprie labbra al suo orecchio.
-State tranquillo. Avrà sì e no due anni a disposizione,magari nel frattempo riuscirete anche a  buttare le sue vecchie,polverose ossa fuori da questa casa-
Dopo la colazione proposi loro di andare nella sala di musica: non volevo lasciarli soli,avevo paura che qualcosa di più acceso potesse nascere tra i due. Non sapevo cosa m'importasse di preciso di entrambi,avrei potuto lasciare che si amassero e si scambiassero smancerie,ma il rispetto per la precedente padrona di casa me lo impediva. Il tenerli separati o,perlomeno,stare insieme a loro sarebbe diventato un mio dovere morale nei confronti di una donna che non avevo mai conosciuto nè avrei potuto mai conoscere.
La Hughes accolse con gioia la mia proposta e ovviamente Alexander l'assecondò.
-Grandioso!-esclamò con la sua vocina squillante e sensuale-Vorrei farvi ascoltare qualcosa,mio caro barone,qualcosa di incredibile ..!- e si mettevano a braccetto,mentre salivamo lo scalone e passavamo accanto al ritratto.
Il sole s'oscurò ed eccola,più fredda che mai,quella terribile brezza,odorosa di polvere e terra bagnata.
-Povera Ophelia!-sospirò ipocritamente,quella puttana la Hughes-Che possa riposare in pace,dovunque ella sia .. E non contradditemi,barone!-
Egli rideva e si stringeva a lei,mandandole sorrisi divertiti come se stesse dicendo le più innocenti delle bugie.
-Non sia mai,amica mia,che possa criticare le vostre prese di posizione in campo religioso!-
Anch'io passavo davanti al quadro e,davvero,quella mattina niente mi impedì di fissarlo di nuovo perchè esso era cambiato. Dagli occhi era sparita la tristezza,sostituita da una velata rabbia.
-Martin!-mi aveva sorpreso di nuovo davanti al ritratto-Oh,guardatelo! Il padrone s'è innamorato del ritratto di mia moglie!-
Mi voltai verso di lui,cercando di trattenere lo sdegno. Ophelia non era mai stata sua in realtà,se non sulla carta,se non per uno stupido anello d'oro e prima ancora per uno stupido anello di zaffiro; e lei l'aveva amato con tenerezza ed innocenza,e lui non se n'era mai avveduto.
La Hughes ridacchiò e mi fece segno con la mano di avvicinarmi.
-Portateci alla sala da musica! Oh,dovete assolutamente sentire cosa ho imparato ultimamente!-
-Vi accompagno io,lasciamo il padrone alle meditazioni .. Ditemi,ditemi tutto!-
Corsi verso di loro,detestandoli tuttavia profondamente.
-Scusatemi,lady Hughes .. Dicevamo?-
Mi sorrise ironicamente,tagliente come non mai.
-Siete mai stato nelle Indie,amico mio?-
-No,mai,lady Hughes-
-Raccontateci tutto!-s'intromise Alexander,guardandomi divertito.
-Avete un sitar,qui? Sono strumenti meravigliosi,dovreste sentirne il suono!-
Villa Prynne non aveva un sitar nella piccola,bluastra stanzetta di musica: c'erano ancora però il vecchio pianoforte,un piccolo clavicembalo impolverato e un'arpa scordata e appoggiata alla parete;quando avrei spostato i miei oggetti dalla casa paterna,promisi solennemente ai miei increduli ospiti,la sala da musica avrebbe avuto anche degli archi. Quella mattina Anne Hughes cantò delle vecchie canzoni,magari fin troppo vecchie e tradizionali per una donna come lei,e tuttavia Alexander rimase a guardarla a bocca aperta e poco mancò che si mettesse a sbavare come un cane:ella ovviamente se ne accorse e ridacchiò di gusto e,toccandogli le barbute guance,lo invitò ad accompagnarla col clavicembalo. Sembravano due amanti,due amanti lasciati soli,ed evidentemente la mia presenza contava poco.
Pranzammo tutti insieme ma Alexander e Anne non sembrarono nuovamente degnarmi la minima attenzione. Il pranzo non venne servito da Farrah ma da Manon e da un altro domestico più giovane.
-Quando ritorneranno i lacchè,barone?-
-Mia cara amica,sapete come ormai non abbia più nulla .. Ci penserà il padrone,non è vero amico mio?-
Alzai lo sguardo dal mio piatto.
-La mia famiglia non ha mai avuto lacchè.. E forse mai ne avrà. Sono un semplice e dispendioso ornamento,non trovate?- risposta che tanto lasciò basita la Hughes da far cadere,in maniera piuttosto rumorosa tra l'altro,il proprio cucchiaio nella scodella. E,da quel momento,il pranzo seguì in un un imbarazzante silenzio interrotto soltanto dalle risatine dei due.
Dopo il pranzo ci spostammo in salone: Alexander fece uscire i tavoli da boston e giocammo fino all'ora del tè,anch'esso servito nel salone. La Hughes fece chiamare Farrah e le ordinò di chiamare a sua volta una certa Jane nella carrozza e dirle che ormai erano arrivati.
-Chi è Jane nella carrozza,dearest?-
Disponevamo insieme le carte e quel nomignolo colpì le mie orecchie. Quando alzai la testa vidi i più accesi giochi di sguardi mai visti in quella giornata.
-La mia chaperon,vecchia come il cucco my darling. Mia madre me la manda affinchè mi faccia da cane da guardia,povera donna,solo che nessuno sa cosa le faccio mettere nel tè ..-
Alexander rise rumorosamente e le accarezzò il collo,rapito da quella pelle rosea e profumata di spezie,di fiori esotici,di terre lontane. L'accarezzava come la mappa di uno splendido paese che avrebbe volentieri visitato,una pianura rosea e profumata e senza rilievi,ma solcata dai neri fiumi dei suoi capelli.
Farrah trascinava a fatica una vecchia grassa e vestita con un abito nero di vecchio. La vecchia era mezza addormentata e totalmente abbandonata alle spalle della mia domestica,con ancora la bava alla bocca.
Alexander e Anne ridevano,ma quelle due vecchie mi facevano tanta pena. Mossi una mano e fui in atto di alzarmi,ma Farrah mi bloccò con lo sguardo rassegnato e fece distendere la vecchia sul divano.
-Non ricorderà nulla e crederà d'essersi addormentata durante una piacevole conversazione .. D'altronde,l'età fa questi scherzi non trovate?-
Mi sforzai di ridere.
Ordinai che si cenasse presto,ero stanco di quella giornata di continue moine. Anche la cena passò velocemente in mezzo alle loro stupide chiacchiere e,finalmente,Anne Hughes dopo cena andò via. Prima di andare,tuttavia,rivolse le ultime frivolezze al mio coinquilino.
-Oh,dimenticavo!-disse prendendo a braccetto la vecchia Jane mezza sveglia-Barone e ..anche voi,se proprio volete,signor Stevens .. Fra poco organizzeremo un piccolo rinfresco. Non la trovate un'ottima idea di ritornare in società dopo la terribile disgrazia?-
-Sarà un piacere e un privilegio partecipare,lady Hughes .. Aspetterò gli inviti?-
Non mi stupiva più.
-Sì,è meglio aspettarli forse .. Il primo arriverà a voi,naturalmente ..-
Non si strinsero la mano nè si baciarono,ma le loro pupille ardevano come non mai. Le vedemmo allontanarsi lungo lo scalone verso un gigantesco cocchio nero con disegni dorati e tende rosse; il loro lacchè aprì la portiera e salirono. Il cocchio partì a grande velocità,meraviglioso e imponente sul viale d'ingresso,e Alexander ne seguì ogni singolo movimento nell'oscurità finchè non sparì nell'oscurità. Fu la prima volta in cui lo vidi sospirare.
Ci separammo subito dopo e ognuno finì nella propria stanza. Rimasi nuovamente a perdere tempo dinanzi all'altare,anche con gli occhi assonnati. Oh,gli occhi assonnati,qual prodigio:riescono a vedere solo ciò che vogliono a mio parere. E quella sera Ophelia piangeva.
   
 
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