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Autore: Ell_Mar    21/06/2014    4 recensioni
[Raura Fanfic.]
dal testo:
[...] Capii che anche io avevo finalmente trovato qualcuno a cui importasse di me. Anche io avevo trovato il mio abbraccio infondo al tunnel.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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"Sottosopra"

Mi alzai dal mio letto e mi diressi verso la foto mia e della mia migliore amica sul comodino, la guardavo ogni mattina, pensavo che in un certo senso mi dava la forza che non aveva avuto lei per continuare con la mia vita, ammesso che questa si possa definire vita. L'avevo conosciuta mentre aspettavamo il turno per la psicologa scolastica, e in quei mesi della nostra amicizia pensavo che finalmente qualcuno mi capiva, qualcuno capiva cosa mi stesse succedendo e come mi sentivo. Avevamo anche fatto un patto: io non mi taglio più se non lo fai neanche tu. Tutto procedeva alla grande, se ci prendevano in giro ci spalleggiavamo a vicenda e grazie a quella scommessa avevo smesso per tre mesi. Ma poi lei non rispettò il nostro accordo e si suicidò, così il buio tornò ad inondare la mia vita.
Con passo strascinato e ancora addormentato presi dei vestiti dall'armadio e mi diressi in bagno, chiusi la porta a chiave e tolsi il cotone dalle ferite, mi spogliai ed entrai in doccia. Quando finii chiusi il rubinetto e uscì dalla doccia coperta da un asciugamano e mi guardai allo specchio, sul fianco destro proprio sotto le costole c'era ancora il livido di tre giorni fa che alcuni miei compagni mi avevano fatto solo perché volevano copiare i miei compiti, i primi tempi erano solo minacce ma poi passarono all'attacco. Mi asciugai e misi il mio "outfit" che consisteva in un jeans ormai scolorito e una felpa rigorosamente larga, indossai le scarpe, mi sistemai i capelli ed uscii dal bagno.
-Laura!-
Esclamò mia sorella con un sorriso
-dimmi.-
Risposi ricambiando il suo sorriso, neanche lei si accorgeva se stessi fingendo o meno.
-mamma, ieri sera, non è tornata a casa e...-
La interruppi prima che potesse finire
-oh si, è andata da Martin-
A sentire quel nome mi guardo e fece una smorfia di disapprovazione seguita da un suono di disgusto, neanche a lei piaceva tanto il nuovo compagno di nostra madre. Uscì dal bagno per fare entrare lei che si fermò sulla porta e mi guardò
-Laura, questa mattina mi accompagna Jo della squadra di football a scuola, quindi non andremmo insieme.-
"Oh, fantastico" pensai, andare a scuola da sola per me significava imbattermi nei bulli, solitamente andavamo con la sua macchina ma, ingoiai il rospo e risposi
-D’accordo, allora vado a piedi-  
Presi il mio zaino e uscii di casa, mi infilai le cuffiette nelle orecchie e mi incamminai verso scuola che per me era come camminare verso un campo di concentramento, il mio personale campo di concentramento dove ero sempre la vittima, ero immersa nei miei pensieri quando mi sentii strattonata e gettata dietro un cespuglio, il tempo di riaprire gli occhi e mi trovai un ragazzo biondo dagli occhi color nocciola che veniva a scuola con me, a pochi centimetri dal mio naso che si guardava in torno come se cercasse qualcuno o controllasse che non ci fosse nessuno, subito pensai che avesse fatto questo gesto di trascinarmi bruscamente dietro il cespuglio per proteggermi da qualcosa o qualcuno, poi mi afferrò bruscamente lo zaino e iniziò a cercare qualcosa gettando tutta la mia roba in mezzo alla strada e capii che quello che voleva era ben altro
 -Dove sono i compiti di fisica?-
mi urlò in faccia dato che non li trovava
-Io non c-ce li ho...-
 balbettai spaventata, lui alzò lo sguardo verso il cielo mordendosi il labbro per poi tornare a guardarmi dritta negli occhi, cosi intensamente che poteva benissimo vedere che stavo morendo dalla paura ma come tutto il resto della gente se ne fregò
-Aah, e così non ce li hai?-
disse afferrandomi per la coda e tirandomi i capelli mentre io mi dimenavo inutilmente
 -Beh, vedi di procurarmeli secchiona o te la vedrai con me!- poi mi lasciò di colpo, persi l’equilibrio e caddi con la faccia per terra dove mi graffiai la guancia con un rametto, mi misi seduta tenendomi con la mano la guancia ferita ,il ragazzo si allontanò ma poi si rigirò verso di me con un ghigno per assicurarsi che lo stessi guardando e cominciò a prendere a calci i miei libri e quaderni che aveva precedentemente scaraventato in mezzo alla strada, poi finalmente se ne andò. Appoggiai il viso sulle mani coperte dalle maniche della felpa, la guancia faceva male, ma mai quanto il vuoto che sentivo dentro. Cercai di farmi forza ed, ancora tremando, mi alzai e iniziai a raccogliere il mio materiale scolastico, o almeno quello che ne era rimasto, poi più depressa di prima mi avviai verso scuola. Arrivai dopo qualche minuto e non c'era nessuno “bene, sono pure in ritardo” pensai tra me e me, mi avviai velocemente verso il cancello dove una ragazza dai capelli rossi che indossava un completino da cheerleaders  mi fermò mettendomi con forza una mano sulla spalla
 -Ciao Laura!-
mi disse facendosi spuntare un sorriso aspro
-Ciao Roxelle...-
bisbigliai timidamente
-Oggi, come saprai, abbiamo ben due compiti in classe. Sai che il mio ragazzo è nella squadra di football, no? Bene, se non ci suggerisci, lui e i suoi amici non ci metteranno niente a ridurti in poltiglia. Beh più di quanto lo sei già-
Soffocò un risolino. Stinsi i pugni, ne avevo abbastanza di lei. Notò la ferita sulla guancia
-oh, a quanto pare Ross ti ha già avvertita-
Disse divertita
-Bene! Ti servirà per ricordarti cosa ti potrebbe accadere se non ci aiuti. Ci vediamo dopo Lau!- Detti questo girò i tacchi e si allontanò. Entrai a scuola con la nausea e le gambe che tremavano e corsi in bagno in preda ai conati di vomito, dopo essermi ripresa un po’ dalla faccenda mi guardai i polsi e sentii una lacrima calda che scorreva sulla mia guancia sfregiata. Sentii qualcuno che bussava alla porta e dopo essermi sistemata un attimo e aver asciugato le lacrime, aprii la porta e trovai la bidella che mi chiese se stavo bene, non avevo le forze di rispondere e quindi scossi la testa per farle capire che no, non andava per niente bene, per niente.
-Aspetta qui, prendo il disinfettante così medichiamo la ferita sulla guancia-
Mi disse, scomparve dietro la porta per poi rientrare poco tempo dopo con il kit del pronto-soccorso e mi medicò la ferita. Quando finì mormorai un “grazie”
-Non c’è bisogno di ringraziare-
Mi disse lei seguito da un sorriso. Non era la prima volta che mi medicava e per me era diventata un po’ come la mia seconda made, o forse dovrei dire la prima visto che quella biologica passava più tempo al cellulare che ad ascoltare le figlie.
-Vieni con me, devo darti una cosa-
Mi disse, la seguì. Mi portò in segreteria e mi allungò un foglio con su scritti gli orari delle sedute con la psicologa che ero costretta a seguire
-Ecco qui tesoro-
Lo presi e scrutai tutte le date. Lo misi nella tasca dello zaino, salutai la bidella e mi diressi in classe. Ero già molto in ritardo, e sapevo già come avrebbe reagito l’insegnante.  

-----------------------------------SPAZIO AUTRUCI-------------------------
Ciao carissimo lettori vorremmo dire un po di cose:
Per prima cosa ringraziamo di vero cuore tutti quelli che hanno recensito, ringraziamo anche i lettori silenziosi.
Seconda cosa, come avevamo scritto nel capitolo precedente, l'inizio è molto delicato e man mano che la storia procede si addolcirà.
Terza cosa, se non capite qualcosa del testo recensite e noi ve lo spieghieremo, fate altrettanto se avete dei consigli, delle idee, tutto.
Un bacione a tutte! 
Da Ell e Mar.
   
 
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