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Autore: the_demon    22/06/2014    3 recensioni
Il mondo abitato dai personaggi è perfetto, in superficie. Il 99,9% della popolazione mondiale è convinta di vivere felice, quando in realtà tutto è minacciato dai demoni. Arrivati da un'altra dimensione, erano stati sconfitti, ma sono tornati.
Hikari e la sua squadra, la A-1, sono dei cacciatori di demoni. Nessuno di loro ha dubbi sulla correttezza del loro operato, ma l’incontro di Hikari con un demone che sembra saperne più di lei sull’Organizzazione comincerà a farla ricredere sulle sue azioni. Aiutata da Jasper, il membro più intelligente della squadra, cercherà di svelare i misteri che si celano dietro l’Organizzazione e i demoni. Ma qualcuno, nei ranghi alti, si accorge di tutto questo, e sguinzaglia contro la A-1 una squadra di uomini, per ucciderli.
Avrà nelle mani il destino del mondo, come lo gestirà?
Mi chiamò Hikari, che significa “luce”. Ironico: ho sempre amato il buio.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Incubi
Sento una mano afferrarmi la spalla, ed esco dal nulla in cui sono intrappolata. Comincio a sentire il terrore attanagliarmi le viscere, percepisco il mio respiro affannato, e nel buio metto a fuoco il volto preoccupato di Jasper, che mi fissa da dietro i suoi occhiali sottili con la fronte accigliata. Si sposta il ciuffo castano da sopra gli occhi scuri, e ritira la mano dalle dita lunghe e sottili.
-Un incubo?- mi chiede, sfiorandomi la guancia.
-Sì.- rispondo secca, scattando in piedi –Eri tu di guardia?
-No, Victor.- mi dice indicando la sua sagoma scura proiettata sull’unica finestra della stanza in cui ci troviamo, la più vicina all’esterno. Jasper mi fa un cenno col mento e mi indica un angolo, dove Drake e Anne sono abbracciati, ciascuno affidando il proprio sonno nelle braccia dell’altro.
-Mi dispiace che ti sia svegliato.- mi avvio verso la porta afferrando le mie armi per terra e legandomele sulle spalle con le solite cinghie di cuoio nero –Torna a dormire. Io vado a dargli il cambio.
-Come vuoi.- non ribatte e si rintana nel suo sacco a pelo, togliendosi gli occhiali e appoggiandoli sul pavimento accanto a lui.
Fuori dalla base, Victor è appoggiato alla finestra, accanto alla sua moto nera, vestito come sempre con quella tuta grigia e la maglietta verde scuro. Mi lancia un’occhiata stanca, poi chiede:
-Dormono tutti, là dentro?- io annuisco.
-Jasper si è riaddormentato, penso.- rispondo avvicinandomi –Non vai a dormire?
-Non ho sonno.- dice, ma i suoi occhi sono circondati da profonde occhiaie. Si stropiccia la palpebra destra, assonnato. Qualcosa lo tormenta, da qualche giorno, un pensiero funesto.
Decido di stare in silenzio e aspettare che gli venga la voglia di parlarmene. In ogni caso, so che prima o poi si metterà a sproloquiare senza riuscire a fermarsi per un po’.
-Tu non pensi mai… di mollare?- mi chiede infine.
-Non capisco.- rispondo alzando un sopracciglio. Questo non è decisamente da Victor.
-Non pensi mai di voler tornare indietro, alla  tua vita di prima?
-Ogni giorno.- rispondo con un sospiro –Ma non posso. Tutto quello che avevo è stato distrutto.
Lui rimane in silenzio, avendo capito di aver colpito un tasto ancora dolorante.
-Scusa.- mi dice dopo qualche minuto –Vado a dormire.
Si alza ed entra nella base, e capisco che il suo sguardo si è spostato su Drake e Anne da un suo sospiro sommesso.
Nessuno di noi tre, fra me, Victor e Jasper ne sa molto di amore, ma tutti capiamo quello che c’è fra loro, e tutti, nel nostro inconscio, desideriamo vivere una storia come quella, dopo la fine di questa follia.
Mi siedo per terra, dove prima c’era Victor, e mi appoggio la katana sulle gambe, mentre poso l’altra arma accanto a me. Somiglia a un grosso coltello, anch’esso nero, e nessuno a parte me conosce la sua storia: l’ho rubata a un demone, uno dei primi che ho ucciso.
Mi copro la bianca che mi copre l’occhio sinistro con la mano, perché ha cominciato a farmi male. Dopo un po’ smette e rimango lì ad ansimare, una ragazzina sedicenne con due enormi spade in mano accanto a una moto.
Stringo l’elsa cremisi della katana, sfioro la lettera K che c’è incisa e mi viene improvvisamente in mente che non ha un nome.
-Un nome…- mormoro –Un nome per le mie armi…
Ma non mi viene in mente niente, resto seduta lì a fissarle, lo sguardo che mi si perde nelle loro lame nere.
So che non è una buona idea, ma passo il dito sul filo, come faceva il Sensei senza mai tagliarsi. Mi compare un segno rosso sul dito, quindi decido di smettere.
Lascio perdere, e guardo avanti, mentre da dentro mi arriva alle orecchie il russare sommesso di Victor.
Sono sempre stata brava a sentire i suoni, anche quelli più deboli, anche quelli più stupidi, dallo sgusciare di una spada dal suo fodero, ai leggeri passi di Anne nelle sue ballerine nere.
Comincio a ricordare l’incubo: la morte del Sensei. Dovevo saperlo. È sempre quello, sempre lo stesso, che ogni volta sembra più realistico, ogni volta fa più male.
Mi accorgo di tremare, e mi costringo a canticchiare un vecchio motivetto. Poi inspiro. Ed espiro. Di nuovo. Ancora una volta. Ed eccomi tornata in me, la minuta, fredda e scostante Hikari.
Mi concentro sull’oscurità e la notte passa, come un’amica, senza altri intoppi.
 
Siamo sul furgoncino nero di Drake, lui e Anne seduti sul davanti, io e Jasper nel retro, Victor sulla sua moto che ci precede.
-Che avete da guardare?- sento urlare Drake, rivolto a chissà chi.
Jasper ci aveva fatto notare pù volte che un furgoncino nero come quello dava un po’ troppo nell’occhio, ma Drake non aveva voluto sentire ragioni. Si difendeva dicendo che poi non avremmo avuto dove mettere la nostra roba, le armi, i computer di Victor e tutto il resto.
Il veicolo prende una buca, e Jasper cade in avanti, come un sacco di patate. Lo afferro per le spalle prima che possa rovinare la sua preziosa testa.
-Grazie.- dice, sedendosi nello stesso posto di prima, accanto a un fucile.
-Di niente.- gli rispondo, poi chiamo Drake.
-Cosa vuoi?- risponde quello all’improvviso.
­-Quanto manca?- chiedo, incapace di aspettare oltre.
-Devi andare in bagno?- chiede con una risatina –Comunque ci fermeremo in una città. La Prima Base è troppo lontana, e viaggiare di notte non è sicuro.
L’ultima affermazione viene accompagnata da uno sbuffo generale.
-Hey, io faccio quello che posso!- si difende lui, poi torna a guidare senza dire più una parola.
-Uffa.- commento, e Jasper annuisce.
Tutti odiamo vedere gli altri umani, ignari di ciò che accade, vivere le loro vite sereni, mentre noi portiamo il peso della loro felicità.
Si scosta il ciuffo dagli occhiali. Continuo a chiedermi perché non porti delle lenti a contatto, gli converrebbe.
Sono tentata di domandarglielo, ma il furgoncino si ferma e siamo costretti ad alzarci.
Mi sgancio le cinghie che si incrociano sul petto, e le spade cadono a terra con un tintinnio sordo.
Le appoggio contro il sedile di Anne, e scendo con un balzo. Jasper, dopo di me, miracolosamente riesce a non inciampare. Nonostante sia alto e longilineo, è molto distratto, ha sempre la testa fra le nuvole.
Drake, stranamente poco elegante, con indosso solo dei jeans e una camicia bianca, porge la mano a Anne, per aiutarla a scendere. Ovviamente sa che lei non ne ha bisogno, ma lo fa sempre. E lei accetta il suo aiuto con un sorriso ogni volta  più dolce.
Ed eccola giù, con i suoi boccoli biondo scuro, con un vestito rosso, così femminile, così diversa da me. Mi sento rimpicciolita ancora di più, sento di essere ancor più bassa del mio misero metro e cinquanta.
Abbasso gli occhi, e mi guardo. Sono stretta nel mio solito cappotto nero che ormai arriva a coprirmi a malapena le cosce, i miei jeans grigi sembrano più rovinati del solito e gli stivali di pelle che mi arrivano sulle ginocchia mi fanno sembrare una motociclista.
Accanto a me, Jasper stringe i pugni alla vista di Drake. Sono migliori amici, ma vedo che lo invidia un po’, non so se per l’aspetto o per il comportamento.
Non che sia brutto, Jasper. Come ho già detto prima, è molto alto, sul metro e ottanta, ha dei lineamenti dritti e regolari e il fisico asciutto.
Mi lancia un’occhiataccia quando capisce che lo sto guardando.
-Be’, che c’è?- chiedo con uno sbuffo, facendo spallucce.
-Niente.- risponde, e distoglie lo sguardo.
-Bene.- mi volto e comincio a camminare, ficcandomi le mani in tasca.
-Hikari?- mi chiama di nuovo.
-Che c’è?- volto il capo e vedo che mi fa segnale con un dito.
-Vai dalla parte sbagliata.- mi informa candidamente, in quel suo modo che non sopporto. Cambio strada di nuovo e lo guardo, nervosa.
Sorride per farmi innervosire, ma non lo lascio vincere e continuo a camminare facendo finta di niente. Si porta accanto a me e alza le mani in segno di resa, con un sorrisetto beffardo.
Ci rifugiamo in un pub che ci sembra poco affollato, e ci sediamo attorno a un tavolo di legno. Io come al solito finisco fra Victor e Jasper, che sembrano alquanto felici di non essere troppo vicini a Anne e Drake, che si stringono le mani bene in vista sul tavolo. Mi costringo a non guardarle, e cerco di cominciare una discussione.
-Arriveremo domani alla Prima Base?- Drake annuisce, dispiegandosi il menu davanti.
Le Basi sono costruite attorno alla sede amministrativa dell’Organizzazione Americana, organizzate su degli anelli in cinque direzioni diverse.
La Base in cui abbiamo passato la notte è la decima, la più vicina alla prima, che a sua volta è quella più prossima alla Sede.
Siamo diretti lì per avere la possibilità di creare nuove squadre, di addestrarle noi stessi, che un tempo eravamo i più forti, anche se ora siamo gli ultimi, gli unici a non essere stati distrutti dai demoni.
Ci si avvicina una cameriera che ci guarda storto, prende le ordinazioni e va via come se avesse visto dei fantasmi.
-Dev’essere per la tua camicia.- comincia Victor, rivolto a Drake.
-È per il camice di Jasper.- continua lui con un risata che sembra più uno sbuffo.
-Io dico che è per il tuo cappotto.- dice voltandosi verso di me.
-Cos’hai contro il mio cappotto?- lo aggredisco, innervositami, e tutti scoppiano a ridere.
Rido anch’io, un po’ perché i nostri battibecchi sono divertenti, un po’ perché non voglio passare per quella che se la prende sempre. Sono già abbastanza scorbutica.
-Ecco a voi.- la cameriera di prima torna con le ordinazioni e ce le sbatte davanti senza alcun garbo, si volta e se ne va, ridendo sotto i baffi.
-Le sparo?- chiede Drake, innervositosi. Non sopporta la maleducazione.
-Nah.- risponde Jasper –Non ne vale la pena.
Dopo ci dividiamo di nuovo in due, Anne e Drake da una parte, che parlottano e ridono, io, Jasper e Victor a discutere di argomenti più seri per cercare di ignorare i due piccioncini.
Il secondo tira fuori un computer dalla borsa, accede al database dell’Organizzazione, ed apre il programma per la ricerca dei demoni.
Ne indica solo uno, in una palazzina nel centro città.
-Una mappa?- chiede Jasper.
-Il livello?- chiedo io.
I demoni si suddividono in sette classi, in base alla loro potenza. Noi li chiamiamo “Gironi”.
Victor picchetta un po’ sul computer, e appare una mappa, che l’altro comincia a studiare cercando una nuova strategia.
-Quarto girone.- dice, rivolto a me –Può diventare pericoloso.
-Capisco.- un demone al quarto girone può essere davvero un problema, se non affrontato con la dovuta cautela.
Paghiamo e andiamo via, senza dimenticarci di gettare un’occhiata astiosa alla nostra simpaticissima e disponibilissima cameriera.
Saliamo sul furgoncino e Drake ci porta davanti alla palazzina, quindi ci armiamo di tutto punto e scendiamo.
Per fortuna non c’è nessuno a prenderci in giro come se fossimo scherzi di carnevale nel periodo sbagliato dell’anno.
Drake apre i portone di vetro.
-Ci siamo.
*** Angolo dell'Autrice ***
Hey! Sono di nuovo io xD. Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e che sopratutto sia quello che vi aspettavate, dopo il Prologo. Ho cercato di inserire il disegno, ma non so perchè non sono riuscita... Mi dispiace. Cercherò una soluzione :)
Alla prossima, Kuroi Akuma
   
 
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