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Autore: Em Potter    22/06/2014    4 recensioni
Ho provato ad essere normale, ma mi annoiavo. Ero nata in una generazione poco interessante, in una generazione che non aveva nulla in cui credere e sperare. Ero nata in quella generazione che aveva già tutto, perchè i nostri genitori avevano già fatto tutto. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava. Ma la realtà era che mi sentivo così fuori luogo.
“Sei fortunata!” mi rimbeccava mia madre. “Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato?”
“Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo!” ribattevo.
... E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Mi scuso per il gigantesco ritardo nell'aggiornamento ma se volete prendervela con qualcuno prendetevela con la scuola. E anche con il mio pc di merda, se vi va. E dato che è passato tanto tempo ecco a voi un riassunto delle puntate precedenti: Lily e Hugo cercano in tutti i modi di scoprire qualcosa riguardo a quello che succede nel paese ma gli avvenimenti di Halloween sconvolgono i loro piani. Non solo Lily litiga a morte con Cassandra Smith compromettendo il rapporto con Lysander ma l'aggressione a Bellatrix Lestrange mette fine in modo sanguinoso a quella che doveva essere una felice festa di Halloween.

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Problemi di ordinaria amministrazione. 

E sotto alla scritta nera come la pece il corpo insanguinato di Bellatrix Lestrange. 
« Non è morta! »
Non appena il professor Brown pronunciò quelle parole sentii di nuovo il terreno sotto alle mie gambe molli, gambe che non appena avevano visto il corpo della Lestrange avevano ceduto come se fossero di fragile ceramica. Bellatrix non mi era mai stata simpatica, anzi, la detestavo tanto quanto si detesta una squadra avversaria a Quidditch (proprio per essere sportivi al massimo), ma vederla in quello stato non era stato per niente bello. 
Il suo abito da festa era insanguinato nella zona del petto e creava col pavimento una piccola pozza di un rosso spaventoso, di quelli presenti nei terrificanti film horror Babbani che zia Hermione ci aveva sempre proibito di vedere e che noi, come ci si doveva aspettare, vedemmo lo stesso. 
Nonostante lo spettacolo non fosse dei migliori, non riuscivo veramente a togliere gli occhi di dosso a Bellatrix e chiedermi cosa fosse accaduto per ridurla in quel modo. 
« Non è morta. » disse nuovamente Brown con la voce flebile, mentre la McGranitt si avvicinava al corpo della ragazza, guardandola in modo intenso e con un pallore spettrale sul volto. Alcuni studenti tirarono dei sospiri di sollievo; altri rimasero immobili e col fiato ancora sospeso. « Preside, se posso dire la mia, la Fattura eseguita su Bellatrix mi sembra una Fattura da principianti e inoltre mi pare che il san... » 
Io, che stavo sporgendo sempre più la testa in avanti, avida di sapere che avesse di strano la Fattura utilizzata dagli aggressori sulla Lestrange, sussultai quando la McGranitt mise a tacere Brown con una forte esclamazione. 
« Tutti gli studenti vadano subito nei loro dormitori! » 
La Preside, nonostante la voce assai tremante, pareva decisa a mostrare il meno possibile quello spettacolo orribile ai ragazzi presenti. Molti studenti le ubbidirono subito e fecero dietrofront, guidati dai Prefetti e dai Capiscuola e sollecitati dagli altri insegnanti; i rimanenti restarono ai loro posti, impietriti dalla paura e con lo sguardo che si spostava dalla scritta minacciosa al corpo inerte e insanguinato di Bellatrix. 
« Avete sentito la Preside? » fece eco quel lecchino di Coleman, non sprecando neanche una minima occasione per far valere la sua autorità da Vicepreside. « Tutti nei dormitori! » 
« Ma Preside! » intervenne Nott, facendo un passo verso di lei e guardando in cagnesco il gruppetto di Grifondoro. « E Bellatrix? Io non me ne vado da qui con lei in questo stato! Insomma, guardate! Guardate tutti cosa le hanno fatto i figli degli eroi della Seconda Guerra Magica! » 
Stetti per un attimo concentrata sul viso aggressivo di Nott, non avendo la più pallida idea di chi il ragazzo se la fosse presa e per quale motivo gli occhi di tutte le persone nel corridoio erano piantati in buona parte su di me. Poi riflettei per un millesimo di secondo sulle parole “figli degli eroi della Seconda Guerra Magica” e conclusi che, Merlino, stava parlando proprio di noi. E quindi anche di me. Soprattutto di me. 
Ragion per cui mi sentii la coda estremamente di paglia. 
« Ma che stronzate stai dicendo? » sbottai, esterrefatta dall'accusa mentre ricambiavo le occhiatacce del Serpeverde piantandomi sui talloni. 
« Nott! » esclamò Neville, così sbalordito da non fare caso al linguaggio poco elegante che avevo utilizzato. Molto probabilmente anche lui, avendo due figli ad Hogwarts ed essendo lui uno degli eroi della Seconda Guerra Magica, si sentiva la coda di paglia. « Ti rendi conto di quel che hai detto? Chiedi immediatamente scusa ai tuoi compagni e... » 
Hugo ritenne opportuno interrompere il professor Paciock. 
« Vorresti davvero dire che noi abbiamo fatto del male alla tua amica? » chiese, rabbioso. 
« Ehi, ehi! » si intromise Brown, tentando inutilmente di richiamare a raccolta le persone e di calmare gli animi che di certo si sarebbero presto surriscaldati. 
« E chi, altrimenti? » insistette Nott, furibondo. 
« Che stronzate! » scossi il capo, disgustata da quelle accuse tanto infondate.  
« Ragazzi! » urlarono in coro Neville, Brown e Coleman, quest'ultimo cercando di accavallare l'autorità degli altri insegnanti come se fosse il Re di Inghilterra. Beh, essendo lo schiavetto della McGranitt potevo pure capire che cercasse di accavallare l'intero corpo insegnanti ma d'altra parte un aiuto non poteva che fargli bene.   
« Ma davvero? » chiese la voce sonora di Harper, sovrastando i sussurri concitati degli studenti che non si stavano perdendo neanche una parola dello scontro. « Ce l'avete con noi fin dal primo anno! » 
« Anche voi ce l'avete con noi fin dal primo anno! » intervenne Fred, facendosi largo tra la folla degli studenti per guardare in faccia Nott, Harper e la banda Serpeverde.  
« Ma noi non abbiamo mai fatto del male ai vostri cari amici Grifondoro! » infierì Harper, con una smorfia così arrabbiata che sembrava volesse strangolarci tutti. 
« NON STIAMO STATI NOI AD AGGREDIRE LA LESTRANGE! »
In un secondo, mi ritrovai ad urlare. Chiunque avesse fatto del male alla ragazza quel chiunque non era un Grifondoro, e nemmeno un Corvonero o un Tassorosso. Di certo nessuno studente avrebbe potuto fare una cosa del genere. 
E i Serpeverde devono aver perduto il senno per fare simili accuse. 
« E invece sì! Come credete di svignarvela adesso? » continuò imperterrito Nott. 
« Ragazzi, insomma! » 
Lumacorno, scioccato dallo scontro avvenuto in un momento tanto critico come quello, afferrò un paio di Serpeverde per un braccio e li spinse via dal corridoio come per mettere fine a quella scenetta patetica. La McGranitt, dal suo canto, era ancora china su Bellatrix e la esaminava con mani tremanti. 
Avrei scommesso che stesse seguendo la discussione con le narici che fremevano e pronta a scoppiare in urla isteriche da un momento all'altro. Cosa che non era affatto incoraggiante ma che di certo non avrebbe impedito qualunque tipo di scontro frontale tra me e qualche essere viscido che si trovava in quel corridoio. 
« Svignarcela? Noi? » balzai repentinamente in avanti, pronta ad attaccare. 
Molte persone trattennero il fiato; sentii lo strillo strozzato di Dominique che incitava qualcuno (probabilmente un Caposcuola) a fermarmi immediatamente. 
« Basta. » disse fermamente Brown, spingendomi indietro fuori dalla portata di Nott e dei Serpeverde. 
Nonostante Brown mi oscurasse la visuale dei miei arci nemici viscidi, continuai a ribattere e agitarmi tra le braccia del mio insegnante, che non faceva altro che spingermi verso la direzione opposta ai Serpeverde. 
« Non abbiamo neanche torto neanche un capello alla vostra amica! » insistetti.  
« Ecco! » convenne immediatamente Hugo, sorpassando Brown e puntando il dito accusatore contro Nott e Harper. « Avete bevuto troppa Burrobirra, siete ubriachi! Se continuate ancora ad insistere dovrete vedervela con noi! »
« Esattamente! Insistete ancora e vi prendiamo a calci in cu- » 
« POTTER! WEASLEY! »
E ti pareva se la McGranitt non faceva i nostri nomi quando le serpi ci stanno attaccando da ben dieci minuti e quando una cinquantina di studenti stanno cominciando ad alzare la voce per... un attimo... MA CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI? 
« Razzisti! » si sentì nel corridoio.
Cominciai a guardarmi intorno con gli occhi sbarrati, constatando che non solo i nostri animi e quelli dei Serpeverde si erano surriscaldati, ma anche quelli degli altri studenti di Hogwarts. E la cosa non mi piaceva. Non mi piaceva affatto. 
« Siete dei razzisti! » 
« Voi Serpeverde ne avete ammazzati tanti dei nostri! » 
« Ma cosa volete dai Serpeverde? » sbottò un bimbetto del terzo anno di Grifondoro, a giudicare dal cravattino rosso e oro. « A loro hanno ferito una studentessa, hanno tutto il diritto di parlare! » 
« Ma chi diavolo ti ha Smistato in Grifondoro? »
« Ragazzi! Ragazzi, smettetela! » Coleman, con la sua voce rauca e possente, sembrava impotente di fronte a tutta quella mandria di studenti ribelli e spaventati. 
« RAZZISTI! RAZZISTI! » 
Guardai Hugo e spalancai ancora di più gli occhi: non sapevo più che cosa fare o che pensare, e la folla agitata non aiutava per nulla la situazione. Mi chiesi solo chi fosse l'artefice di tutto quello e cosa fosse accaduto di tanto orribile fuori da Hogwarts per animare gli animi all'interno. Decisamente, il castello cominciava a celare misteri oscuri.
La cosa non era per niente incoraggiante. 
Gli studenti smisero di protestare e azzannarsi solo quando la McGranitt si voltò verso di loro, con un'espressione così severa e arrabbiata che mi stupii che molte persone avessero ancora il coraggio spudorato di guardarla negli occhi. 
« Tutti vadano immediatamente nei loro dormitori. Ora! Subito! In silenzio! » esclamò la Preside, con un tono che non ammetteva repliche.
E repliche non ci furono. Tutti gli studenti fecero seduta stante dietrofront per andare via, alcuni ribelli si limitarono ad una sorta di occhiata malevola alla McGranitt ma anche loro filarono via. Stavo appunto girando i tacchi per unirmi alla coda e seguire i Prefetti e i Capiscuola della mia Casa quando una mano mi prese per la spalla e mi costrinse a voltarmi. 
« Potter! Weasley! » 
Era la Preside.
E ti pareva? 
In un secondo avrei voluto tanto essere uno di quegli studenti che sarebbe andato via indenne dalla situazione. Prima di voltarmi lentamente verso la mia adorata Preside vidi Lysander dare una mano ad una stravolta Cassandra Smith, che di sicuro avrebbe approfittato di quella situazione disperata per fare la gatta morta sul biondastro e fargli dimenticare gli avvenimenti della festa e, soprattutto, lo scontro frontale con me; Lorcan, autoritario anche in situazioni del genere ma comunque molto agitato, cercare di mantenere il suo solito controllo da Prefetto; e i miei cugini e i fratelli Paciock trotterellare dietro ai Capiscuola. 
Quando io e Hugo ci voltammo, la McGranitt ci squadrò da capo a piedi.
« Nel mio ufficio. Adesso! » decise, respirando affannosamente. 
« Ma professoressa... » obiettai. 
« Immediatamente! » urlò lei. 
Il mio istinto di sopravvivenza mi consigliò accuratamente di seguire il suo ordine.


 
***
 
 
« Non siamo stati noi ad organizzare la festa di Halloween, signora Preside! » 
La McGranitt marciava come una pazza avanti e indietro per il suo ufficio, brandendo la bacchetta in modo minaccioso e tamburellando con essa su ogni oggetto che aveva avuto la sfortuna di trovarsi alla sua portata. Sembrava davvero su di giri, indecisa su chi prendersela. Una cosa, però, era certa: voleva a tutti i costi trovare il pretesto per prendersela con me e mio cugino. 
Dico, una ragazza ci è quasi rimasta secca stasera e lei pensa alla festa illegale di Halloween che noi NON abbiamo organizzato?
« Voi c'entrate sempre in qualcosa. » buttò lì la McGranitt, senza alcun senso logico. Con uno svolazzo della bacchetta accese il fuoco nel camino, che fece un gran rumore e scintillò minacciosamente all'interno della stanza.
Deglutii rumorosamente. 
« Questa volta è diverso, la festa non l'abbiamo organizzata noi. » disse Hugo, tentando di mantenere la calma e ripetendo quella frase per la decima volta di seguito da quando avevamo messo piede nell'ufficio della Preside. 
« Ma ci siete di mezzo! » insistette lei, incrociando le braccia a continuando a marciare. 
« Sì, ma... » cominciai. 
« E Bellatrix Lestrange era alla festa. » 
« Sì, ma... » tentai nuovamente. 
« Niente scuse! » la McGranitt stava tremando. « I vostri genitori devono essere immediatamente informati! Non presentarsi in Sala Grande per la festa di Halloween organizzata dalla scuola ed unirsi ad una illegale organizzata da voi ragazzi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso! » 
Fatemi capire, il vaso ha traboccato per la festa illegale e non per l'aggressione? 
Qualcosa non quadrava. Qualcosa non quadrava per niente. 
« Preside, ma noi non c'entriamo niente! » ripeté Hugo disperatamente, sfregandosi la guancia col trucco per Halloween e cercando di assumere un comportamento che la Preside poteva definire responsabile e dignitoso. Dal mio canto, lo imitai subito. « Nè con la festa di Halloween nè con l'aggressione. »
La McGranitt sussultò. 
« Aggressione? » chiese, alzando le sopracciglia. 
Io e Hugo ci fissammo, straniti. 
« Sì, Preside. » mormorò mio cugino, intimorito. « L'aggressione a Bellatrix Lest... » 
« Si è trattato solo di uno sciocco scherzo di Halloween. » lo interruppe lei, in tono spiccio e che non ammetteva proteste. Ci diede velocemente le spalle e andò alla finestra, stringendo le dita attorno al marmo. 
« Di uno sciocco scherzo di Halloween?! » ripetei, a bocca spalancata, incapace di credere alle parole uscite dalla bocca della Preside. « Ma... ma... non si scherza su queste cose, neanche noi avremmo potuto... » 
« Silenzio! » 
« Bellatrix Lestrange poteva rimanerci secca! » tentai di ragionare, cosa che accadeva raramente e per questo da apprezzare. « Questi non sono affatto scherzi da fa... »
« Silenzio! » esclamò nuovamente la McGranitt, allontanandosi dalla finestra. 
Tacqui immediatamente, rimanendo con la bocca semi aperta come chi è stata appena messa a tacere da un potente incantesimo. 
« Purtroppo per me, ho una certa amicizia con questi scherzi di Halloween. » continuò la Preside, con le narici che stavano cominciando a fremere per il nervosismo. « Una volta ne organizzaste uno simile in tutta la sua magnificenza, ricordate? » 
Io e Hugo spalancammo contemporaneamente la bocca per rispondere ma la Preside fu più veloce. 
« Sì, ricordate benissimo. » si rispose, facendoci capire che la domanda era probabilmente una domanda retorica. « E anche se questa volta non siete stranamente coinvolti in nulla, non mi resta altro da fare che scoprire l'architetto dello scherzo che, seguendo il vostro esempio, ha voluto mettere in scena qualcosa che vi superasse. Che superasse il vostro assurdo record. »  
Non so per quanto tempo stettimo in silenzio ma dopo quelle che parevano ore Hugo si decise a dire qualcosa a nostra discolpa. 
« Ma, mi scusi, come si può pensare ad uno scherzo? » chiese, con una voce così sottile che mi sorpresi riuscisse ad emettere qualche suono. « Qui sta accadendo qualcosa di grave. Non sembrava uno scherzo di Halloween... »
« Sciocchezze! » ribatté velocemente la McGranitt, come per chiudere la discussione ed averla vinta.  
« Ma Preside... » 
« Silenzio! » la McGranitt fece praticamente ingoiare la lingua a mio cugino. 
Inarcai le sopracciglia: non riuscivo a crederci. Nessuno poteva fare uno scherzo del genere, nemmeno ad Halloween. Inscenare la morte di qualcuno o far finta che questo qualcuno fosse morto in modo così atroce non era il massimo del divertimento. E poi, le facce spaventate di tutti, le due urla che avrebbero fatto venire i brividi anche ad un Troll, la scritta minacciosa sul muro e il corpo realmente insanguinato di Bellatrix Lestrange non facevano affatto pensare che si trattasse di uno scherzo.
Pensai alla McGranitt e alla sua reazione. Sembrava nascondere qualcosa, oppure... ci stava davvero nascondendo qualcosa. Quello che era successo non era uno scherzo, si trattava di Magia Oscura. E io, che avevo origliato una conversazione segreta pochi giorni prima, colsi in un secondo il significato di tutto quello: mio padre aveva convinto la Preside a non diffondere il panico anche a scuola. 
Decisi di intervenire e di mettere in azione il nuovo piano. 
« Sì. » dissi, rompendo il silenzio orribile che si era creato. « Secondo me la Preside ha perfettamente ragione. » e con questo feci voltare dalla mia parte prima la McGranitt e subito dopo mio cugino, la prima con espressione incredula e il secondo con espressione a dir poco sconvolta. 
« Come hai detto, Potter? » chiese la Preside, come se non avesse capito bene. 
« Già. Come hai detto, Potter? » fece eco Hugo, guardandomi con insistenza.
La McGranitt lo fulminò con un'occhiataccia e Hugo si ritrasse in fretta.
« Ho detto che ha ragione, professoressa. » ripetei, convincente. « Ora che mi ci fate pensare, alcune persone alla festa avevano intenzione di fare qualche scherzo del genere. E poi, è Halloween. Come si può pensare ad un'aggressione? Hogwarts è il luogo più sicuro del mondo. »
Certo, tralasciando il fatto che un insegnante pazzoide voleva ammazzare mio padre durante il suo primo anno, e senza contare l'apertura della Camera dei Segreti che aveva quasi fatto tirare le cuoia a mia madre, per non parlare proprio della faccenda del Torneo Tremaghi in cui qualcuno aveva effettivamente tirato le cuoia, e per non sfiorare nemmeno l'argomento “Mangiamorte e Voldemort ad Hogwarts” e la battaglia finale in cui molta gente aveva tirato le cuoia, tra cui anche mio padre, ma non si è mai saputo come all'improvviso risorse felicemente come Gesù Cristo. Sì, tutto sommato Hogwarts era davvero un posto sicuro. 
Anche adesso che qualcuno ha trovato il modo di entrare nel castello per commettere qualche pericolosa aggressione e farci crepare tutti. 
La Preside ancora mi guardava come se mi fossi improvvisamente trasformata in un tenero unicorno rosa confetto (Hugo, invece, quasi aveva gli occhi fuori dalle orbite) ma, scuotendo velocemente il capo, trovò in un attimo la voce che aveva momentaneamente perduto. 
« Oh... ehm... bene! » disse, sollevata dal mio breve e convincente intervento, anche se un tantino sospettosa. « Adesso vi consiglio di andare nei vostri dormitori e di rimanerci. » 
« Ma... » obbiettò Hugo, ancora confuso. 
Diedi un pestone a mio cugino e lui, con occhi lacrimanti, non dovette far altro che seguirmi in silenzio fuori all'ufficio della Preside fino ai dormitori. 


 
***
 

Il mattino successivo, la McGranitt si svegliò con tutte le intenzioni necessarie per fare un bel discorsetto agli studenti e giustificare cosa fosse successo la notte di Halloween. Come avevo ipotizzato, la Preside riuscì a convincere quasi tutti gli studenti a credere alla faccenda dello scherzo, ma si vedeva lontano un miglio che i rapporti tra le varie Case e i Serpeverde erano tesi. 
Fred, dopo aver ripetuto dieci volte nell'arco di cinque secondi “qualcosa non quadra” dovette ammettere che quello che non quadrava era il pensiero che qualcosa non quadrava e decise, piuttosto, di mettersi alla ricerca dell'architetto dello scherzo per complimentarsi vivamente con lui. Al che, Frank e Louis quasi l'avevano scannato vivo ripetendo a spada tratta che non era una cosa carina nè da fare nè da dire. Gli unici ad essere ancora confusi sulla faccenda erano Dominique (“È davvero uno scherzo? Credo di sì, oppure no, oppure sì”) e Hugo, che mi alitò sul collo per tutta la mattinata fin quando non fummo rinchiusi nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure per la prima lezione del sabato. 
« La lezione di oggi sarà semplicemente una lezione di ripetizione. » stava dicendo Brown alla classe. La cosa parve così strana a tutti che ci guardammo improvvisamente tra di noi, facendo piccole smorfie e alzando le sopracciglia. « E non fatemi quelle facce da Troll! Ripeteremo quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Sì, Lorcan, tutto quello che abbiamo fatto. » mise in chiaro, spettinandosi i capelli corvini. « Merlino, quanto siete pappamolli. » fu il suo commento finale. 
« Anche noi le vogliamo bene, prof. » dissi, tenendo alta la voce per farmi sentire dal mio adorato insegnante. Lui mi udì e rise, ammonendomi con un dito mentre la classe ridacchiava e cominciava a dire la propria. 
« Sempre inopportuno tu, eh, Lorcan. » ci tenne a dire Hugo, dando al ragazzo un buffetto sulla spalla. 
« Piantala. » ribatté velocemente Lorcan, scrollandosi di dosso la mano di mio cugino e facendo uno sbuffo così rumoroso che perfino i ragazzi al primo banco si voltarono per guardarlo. 
Lisa Finnigann, la mia compagnia di dormitorio, fece scattare la mano in aria. 
« Lavoreremo ancora in coppie? » chiese, rivolgendosi al professore. 
Brown annuì e disse: « E dato che abbiamo due ore abbondanti direi di cominciare solo con cinque coppie. Gli altri prestino bene attenzione che dopo tocca a loro. Avete sentito voi due scansafatiche, lì in fondo? » 
Inarcai le sopracciglia e indicai me stessa, con un punto interrogativo. Accanto a me, ero sicurissima che Hugo avesse fatto la stessa cosa. 
« Sì, proprio voi due. Sono stato chiaro, terremoti? » confermò Brown, guardandoci da sopra alla grossa pila di libri da lettura che si trovava sulla cattedra.
Ci furono delle risatine sparse per la classe mentre io e mio cugino facevamo cenni di assenso, rassicurando Brown che non avremmo fatto troppo baccano. 
Per la lezione di Difesa, il professore scelse cinque coppie (fortunatamente io non ero stata scelta) e le mise al centro della stanza, cominciando a dar loro indicazioni e a commentare le loro azioni di attacco. Gli altri, tra cui anche io (stranamente), osservavano attentamente la scena. Poi la voce di Hugo mi arrivò alle orecchie come a un kilometro di distanza. 
« Lily... » 
« Minchia che colpo, Lorcan! » scoppiai a ridere a squarciagola, indicando Justin che era appena finito a terra tenendosi tra le mani qualcosa che non sto qui a dire. « Gli ha proprio colpito le pall- » 
« Lily. » scandì Hugo, e pareva davvero irritato. 
« Oho! E Smith reagisce! » urlai, scoppiando nuovamente a ridere a causa della nuova mossa alla Babbana di Justin contro Lorcan. Smith, infatti, si era alzato da terra e si era gettato su Lorcan a braccia aperte, mollandogli un pugno in testa. « Ma professore! Non aveva detto che il combattimento alla Babbana non valeva? » aggiunsi, profondamente confusa: i due sembravano darci dentro con le mani in quel momento. 
Brown parve allarmato.
« Infatti! » esclamò. « Fermi! Fermi, voi due! » 
Ci fu un balzare in piedi collettivo: chi si alzava in piedi per aiutare Lorcan a scrollarsi di dosso Smith, chi per aiutare Brown a rimproverare i due ragazzi, chi per incitare uno dei due combattenti, chi semplicemente per godersi la scena. Io, dal mio canto, ero accasciata sul banco a ridere convulsamente. 
Abbiamo due esseri particolarmente virili in classe, devo ammetterlo.
« LILY! » sbottò ancora una volta mio cugino. 
« Eh?! » feci, finendo bruscamente di ridere e fissando il volto arrabbiato di Hugo. 
Ma cosa...?
Hugo incrociò le braccia al petto con un espressione esasperata e si avvicinò al mio volto, inspirando profondamente. La scena non era particolarmente bella da vedere ma feci del mio meglio per non ritrarmi dal viso contratto di mio cugino e di assumere un atteggiamento abbastanza neutrale. 
« Ho capito che stamattina non potevi parlare. » continuò Hugo, la voce ridotta ad un sussurro che a malapena si udiva. « Ma adesso vuoi dirmi che diavolo succede? Non crederai veramente alla storiella della McGranitt. Non mi sembravi molto convinta... » 
Chi meno perspicace di zio Ron esiste sulla faccia della Terra? Ovviamente suo figlio. 
« Ancora con questa storia? » sospirai, capendo immediatamente cosa aveva spinto Hugo a guardarmi così orribilmente. « Non possiamo parlare adesso, non possiamo proprio parla- » 
« E invece credo proprio di sì. » mi interruppe Hugo, con determinazione. 
« Ci siamo dimenticati di prendere le pillole del buon umore, stamattina? » 
« Le tengo conservate per quando mi farai penare più di quanto non stia già facendo. » Hugo mi fece un sorrisino così finto e ironico che mi decisi a vuotare il sacco, a malincuore.   
« Senti. » dissi, abbassando di moltissimo la voce, irritata dal fatto che Hugo non era riuscito a cogliere il nocciolo della questione. « Qualcosa di Oscuro sta accadendo sia fuori che qui dentro... e la Preside ha deciso di nascondercelo. Quello che dobbiamo fare adesso è assecondarla, come ho fatto io ieri. Vogliono farci credere che va tutto bene? Ok, stiamo al loro gioco. Ma indagheremo e non attireremo sospetti su di noi mentre cerchiamo di scoprire cosa succede. » 
Fu come se quella importante rivelazione avesse aperto la mente annebbiata (per non dire rimbambita e da rincoglionito totale) di Hugo. Aveva, infatti, spalancato gli occhioni e annuito lentamente: in quel momento, ne ero sicura, ci capivamo come non mai. 
Ringraziando Merlino. 
 « Allora. » ad Hugo parve ritornare in mente che non eravamo soli in quella stanza e si decise a controllare che nessuno fosse a portata di orecchie. « Dobbiamo supporre che non hanno ascoltato Draco. Hanno deciso di tenere nascosto tutto agli studenti, proprio come tuo padre aveva deciso. » 
Santo cielo, sconfigge un mago Oscuro e crede di essere Dio.  
« Esattamente. » confermai, stringendo i pugni. « E noi dobbiamo solo far finta di credere alle sciocche giustificazioni che ci hanno rifilato. Qualunque cosa sia successa alla Lestrange di certo non era uno scherzo. » 
Sentendomi stranamente osservata dopo quella inquietante affermazione, mi affrettai a voltarmi prudentemente, scoprendo che gli occhi di Lysander erano posati con una certa e fastidiosa insistenza su di me. Abbassai il capo con espressione stranita e gli voltai velocemente le spalle, tornando a guardare mio cugino e avvicinandomi ancora di più a lui con l'ansia che la nostra conversazione potesse venire udita da qualcuno. 
Tossicchiai.
« Beh. » ripresi, cercando di pensare a Scamander il meno possibile e ringraziando il cielo che Lorcan e Justin avessero messo in atto una violenta lotta Babbana proprio in quel momento. « Adesso la domanda è una: chi è l'artefice dell'aggressione? » 
« Di certo non quelli di Serpeverde. » rispose Hugo, prontamente. « Non li vedi? Sono furenti, hanno aggredito una loro studentessa. » 
« Ma allora chi è stato? » domandai, la voce ridotta ad un sussurro roco. « Bellatrix fa parte di quella cerchia di ragazzi con i genitori ex Mangiamorte, suo padre stesso era un Mangiamorte. » 
« Quindi tu pensi che...? » 
« No, non possono essere stati i nostri. » 
« E allora chi? » 
Scrollai le spalle, in cerca di risposte. 
Hugo disse, non molto convinto: « Potrebbero esserci tante motivazioni, i nostri possono essere estranei a questa storia. » 
« Forse gli ex Mangiamorte hanno colpito la prima persona che capitava. » ipotizzai, anche se mi sembrava una cosa troppo avventata e pericolosa. « Mai a pensare che potessero colpire una di loro. Dopo la Guerra, di Serpeverde Purosangue ne sono rimasti pochissimi. » 
« Giusto! Di solito sono i Grifondoro ad andare a zonzo per i corridoi. Non avranno pensato che fosse una serpe e l'hanno attaccata. »
« Molto probabile. » 
« Comunque, sono stati molto stupidi. » annuì Hugo, con convinzione. 
« Oppure molto intelligenti. » lo corressi.  
Io e mio cugino rimanemmo a fissarci intensamente per qualche secondo, non notando nemmeno per un millesimo di secondo che Brown aveva ordinato alle coppie in campo di andare a sedersi per fare spazio alle altre cinque coppie. Stralunata come ero, non mi accorsi nemmeno che tutti stavano guardando me e che la mano di Scamander era a pochi centimetri dal mio volto super concentrato. 
Sbattei le palpebre. 
« Ma c-che...? » balbettai, allontanando la testa dalla mano del biondino. 
« Tocca a noi. » disse Lysander semplicemente, avviandosi al centro della stanza. 
Feci una smorfia a mio cugino e seguii senza alcuna voglia Scamander, meditando un piano di uccisione nei suoi confronti che non comprendesse anche la mia tragica e orripilante morte prematura. 


 
***

 
Alla fine della disastrosa lezione di Difesa, corsi praticamente via da Lysander come se fosse un grosso mucchio di cacca di drago da cui stare alla larga e mi sedetti accanto ad Hugo, cercando di guardare il meno possibile il biondastro per quanto i miei occhi me lo permettessero. 
Come se ci stessi riuscendo.
In effetti, sembrava che ci fosse rimasto male per quella improvvisa fuga ma d'altro canto non aveva fatto altro che fissarmi intensamente e fastidiosamente per tutto il tempo, tanto da farmi distrarre parecchie volte. E quelle distrazioni, si sapeva, portavano alla sconfitta. E di conseguenza alle figure di merda in presenza dell'intera classe. Probabilmente, eravamo stati l'unica coppia, a parte quella formata da Lorcan e Smith, a fare davvero schifo. E io odiavo fare davvero schifo. 
Dovrebbe farsi un grosso esame di coscienza, il biondino. 
« Bravi, ragazzi. » disse Brown, complimentandosi con tutti. 
Ma bravi un cazzo! – pensai, anche se il professore non aveva affatto guardato me e Lysander quando si era complimentato con le varie coppie. Cosa che mi toccava a fondo nell'orgoglio. 
« Siete stati veramente bravi. » continuò l'insegnante. Assunse una sorta di cipiglio incerto e si corresse, dicendo: « Beh... ci sono stati piccoli inconvenienti ma... siete stati bravi. » 
Feci roteare gli occhi e li puntai sulla nuca ossigenata di Lysander, immaginando di riempire di cazzotti quella faccia da secchione che si ritrovava. 
Dico, proprio lui mi doveva capitare come partner? 
« Beh, ora vi starete chiedendo come mai vi ho fatto fare questo... dico bene? » volle sapere Brown, alzandosi dalla cattedra e fissandoci tutti in attesa di risposte. 
« Io me lo sono chiesto. » rispose Smith in tono pomposo, squadrando Lorcan come se fosse Voldemort in persona e non desiderasse altro che farlo sparire dalla faccia della Terra. 
« Tutti se lo sono chiesti. » intervenni, e Lorcan annuì con convinzione. 
Da quando la sorella di Justin Smith, Cassandra, aveva superato il limite con me ci tenevo sempre di più a detestare a morte anche il fratello. Anche se in questo modo potevo, molto probabilmente, passare senza volerlo dalla parte di Lorcan Scamander. 
Beh, meglio Lorcan Scamander che Justin Smith. No? 
« A me non sembra che tutti si fosse posti questo quesito. » ribatté Justin, facendo un finto sorriso affabile e dandosi un contegno da letterario in carriera. 
« Oh, chiudi il becco, Smith! » sbottò Hugo esasperato, rivolgendo tutta la sua attenzione a Brown e ignorando il ragazzo in questione. « Continui pure, professore. » 
Brown alzò gli angoli della bocca in quello che doveva essere una specie di sorriso incoraggiante e disse: « Come vi avevo fatto capire, lo scopo di oggi era semplicemente quello di prepararvi. Ricordate della mia idea di fondare il Club dei Duellanti? Bene, trovo che sia arrivato il momento di metterlo su. » 
Spalancai gli occhi, meravigliata: un Club dei Duellanti era proprio quello che ci voleva, in quel momento. Avrebbe potuto aiutare tanti studenti, avrebbe potuto preparare tutti a quello che stava accadendo lì fuori. 
In un attimo, la classe era scoppiata in commentini eccitati. Solo Justin Smith sembrava dubbioso, ma nessuno gli diede troppa importanza. 
« E quando dovrebbe iniziare questo Club? » chiese quest'ultimo, altezzoso. Lanciò un'occhiatina malevola ad Hugo per chissà quale motivo e poi si voltò verso l'insegnante, col naso all'aria. 
« Domani stesso. » rispose il professor Brown, con determinazione. 
La companella riempì il silenzio e tutti quanti ci alzammo, contemporaneamente. Guardai mio cugino con un sorriso e lo afferrai per un braccio, salutando in fretta il professor Brown e dandomela praticamente a gambe. Mi sentivo ancora addosso lo sguardo di Lysander e feci di tutto pur di intrufolarmi tra gli studenti per seminarlo di buona ragione, con Hugo che quasi bestemmiava al mio fianco. 
Il problema era che non volevo proprio vedere quella sua brutta faccia da secchione per davvero molto tempo, e mai mio cugino avrebbe potuto capire il rancore che provavo nei confronti di Scamander. In effetti, nessuno avrebbe mai potuto capire. 
« Ma sei impazzita? » sbottò Hugo terrificato, ma cercando di assumere un certo contegno nel bel mezzo del corridoio del quarto piano. « Mi hai fatto finire su Madison Stuart, quella stavolta mi ammazza davvero se la sfioro di nuovo. » e rabbrividì. 
Madison Stuart era la ragazza più spaventosa che avesse mai messo piede ad Hogwarts, e con spaventosa intendo col vero senso della parola. Era grassa e altissima, con un viso gonfio sempre molto rosa e con stopposi capelli neri, dotata di una forza da paura e, sfortunatamente, io e mio cugino avevamo avuto modo di battercela con lei. Finendo direttamente in Infermeria, si capisce. Quasi in coma profondo, si capisce anche questo. 
Scoppiai a ridere al pensiero, anche se non c'era nulla di cui ridere. 
« Scusami, stavo pensando a Brown. » mi giustificai con mio cugino, mentendo prontamente. 
« Impazzito anche lui... » 
Avevo sempre saputo che il professor Brown era matto da legare, ma non avevo mai pensato potesse davvero spingersi fino a questo punto. L'unico problema che poteva ostacolare il professor Brown era l'illegalità del Club. Se la McGranitt era in città per fare chissà cosa e Coleman era d'accordo su tutto quello che diceva la Preside essendo il suo fedele cagnolino leccaculo, dovevo supporre che Brown sarebbe andato incontro ad una serie di problemi che non avevano niente a che fare con gli studenti. 
In alcun modo, comunque, il Club dei Duellanti stava cominciando ad incuriosirmi non poco. 
« Secondo te Coleman farà storie? » chiesi, conoscendo già la risposta. 
« Mi sa proprio di sì. » mi rispose una voce familiare.
Mi voltai di scatto con un sorriso, trovandomi di faccia al terzetto per eccellenza: Fred, Louis e Frank. Fred sembrava più radioso che mai e si sfregava continuamente le mani con un sorrisino malizioso, Louis appariva abbastanza tranquillo come sempre e Frank sfoggiava un lungo muso da manuale. 
Strizzai l'occhio a Fred e mi sedetti sulla finestra di pietra che dava nel cortile della Torre dell'Orologio, facendo penzolare entrambi i piedi. 
« Allora? » Hugo fece un gran bel sorriso, dimenticando il corpo a corpo con la Stuart. « Che ve ne pare di questo nuovo progetto? Credo che adesso tutta la scuola ne comincerà a parlare. » 
« Mi piace! » rispose prevedibilmente Fred, appoggiandosi con le spalle alla fredda pietra dura. « A questi due no, invece. »
« Non ho mai detto che non mi piace. » lo corresse Louis, con la solita pacatezza che lo distingueva da tutti i ragazzi. Lanciò uno sguardo esasperato a Fred e continuò: « Anzi, mi sembra davvero una fantastica idea. Solo che dopo l'attacco alla Serpeverde... ho i miei dubbi che si tratti di uno scherzo. » 
« Ti iscriverai? » chiese Frank. 
« Certo che sì. » rispose Louis, guardando l'amico come se fosse impazzito. 
Hugo alzò un sopracciglio nella mia direzione. 
« Bello il nostro Louis! » esclamò, toccando con forza i gioielli di famiglia nel carissimo Louis e provocando una serie di risate senza fine da parte nostra e l'imbarazzo del malcapitato.
« Hugo! » sbottò Louis, cercando di sottrarsi alla sofferenza. « Hugo, accidenti! Fermo! » 
Fred quasi rotolava a terra dalle risate; io sembravo in preda ad un attacco isterico di risate a non finire e Frank guardava la scena come se pregasse Merlino che quella tortura non capitasse mai a lui in tutta la vita. 
Quando Hugo si decise a lasciare Louis e i suoi delicatissimi gioielli, quest'ultimo gli lanciò un'occhiataccia degna della McGranitt e si aggiustò i capelli che il cugino gli aveva scompigliato, gettandoli all'indietro e accarezzandoli delicatamente con le mani.
« Hugo, prova a rifarlo e vedrai che ti succede. » minacciò Louis, socchiudendo gli occhi e respirando lentamente.    
Alcune ragazze che passavano di lì fecero un rumoroso sospiro beato e trotterellarono via ridacchiando come oche tra di loro, non avendo occhi che per il bellissimo Louis. Fred e Hugo, che stavano cercando di attirare l'attenzione delle ragazze in questione con ammiccamenti e occhiolini, sbuffarono.
« Due di picche in arrivo? » sghignazzai, alzando ripetutamente le sopracciglia nella direzione dei miei cugini.  
« Taci tu. » mi intimò Hugo, aggiustandosi il colletto della camicia. « Che oggi non hai fatto altro che guardare Lysa... » 
Ma allora mi ha vista, quel pezzo di merda?! 
Strabuzzai gli occhi e diedi un forte pugno nello stomaco di mio cugino, che pronunciò il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato-Altrimenti-Hugo-È-Morto in modo molto incomprensibile. Per sua grandissima fortuna, dovrei precisare. 
Ma che brutto figlio di un Troll!  
« ... per tutto il tempo. » concluse Hugo, facendo un colpo di tosse. « Stronza! » 
« Essere disgustoso, spero di battermela con te al Club. » minacciai, facendo schioccare le nocche. 
« Fatti avanti. » Hugo allargò le braccia, come pronto allo scontro.
« Se mi faccio avanti ti rompo il culo. » 
Fred, Louis e Frank scoppiarono a ridere. Poi Frank tossicchiò. « Vedo faide familiari dappertutto. » disse, sospirando. « Tornando al discorso del Club di Brown... secondo voi come sarà? » 
« Pieno di ragazze in gamba, Paciock, non so se mi spiego. » risposi, suscitando forti risate da parte dei miei cugini e l'imbarazzo di Frank, che si fece rosso come un pomodoro. 
« Seriamente! » protestò Frank. 
« Ero seria, Frankie. » sorrisi. « Io non sprecherei questa occasione se fossi in... oh, Dominique. » 
Domi, sempre circondata da una mandria di ragazzoni dagli occhi a cuoricino, li salutò tutti con un neutro cenno della mano e con un affascinante sorriso e corse verso di noi, attirando molti sguardi da parte del popolo maschile di Hogwarts. Oramai, eravamo tutti abituati: la cosa ci era indifferente. 
« Non riuscivo a liberarmene. » sbuffò Dominique, giocherellando con un boccolo rosso che le era appena sceso sulla spalla, riferendosi ai ragazzi che continuavano a ronzarle attorno. « Wow, ci siete tutti. Che accidenti ci fate qui? »
« Oh, salve anche a te Dominique. » disse Hugo, con abbondante ironia. « È sempre un piacere venire deliziati dalla tua incantevole e affascinante presenza. »
« Ti ringrazio. » ribatté velocemente Domi. Poi fece un sorrisino e mi strizzò l'occhio, con estrema complicità. « Allora, chi si iscriverà a questo nuovo progetto? Io non credo ci sarò. Magari assisto semplicemente, non mi va di sporcarmi le mani. » 
« Non avevamo dubbi. » borbottai. 
Dominique mi fece il versetto. 
« Comunque, ci saremo tutti. » le risposi. « Anche Frank. Sì, hai capito bene, Frankie. Devi metterti in gioco! E ricordati le belle pollastrelle che potrai conoscere. » 
« Lis ha perfettamente ragione. » convenne Dominique. « Bisogna mettersi in gioco nella vita. »
Hugo fece un colpetto di tosse eloquente. « Parla quella che non si iscrive al Club. » altro colpetto di tosse. 
« Questo è un altro discorso! » sbottò Domi. 
« No, non è un altro discorso... » infierì Fred, scuotendo il capo per rendere chiaro il concetto.
« Hugo vuole proprio morire oggi, eh? » sbuffai. « E poi... oh cielo, arriva Baston. » lasciai in sospeso la frase, perché la sola presenza del Capitano riusciva a pietrificarmi letteralmente. 
« E arriva qui furioso. » aggiunse Louis. 
« Fa paura quando è incazzato... » sussurrò Frank, rabbrividendo leggermente. Hugo scoppiò a ridere ma non appena Baston si avvicinò al nostro gruppetto quasi si morse le labbra a sangue per non ridere di nuovo. 
« Potter. » disse il Capitano, piantandosi proprio di fronte a me con la mascella contratta. Mi chiesi vivamente cosa avessi fatto di male quella volta: non erano mica programmati gli allenamenti di Quidditch al campo? Se era così potevo chiaramente dire addio alla vita. « Weasley. » si rivolse anche ad Hugo, meno aggressivo di quanto avesse fatto con me. 
« Baston. » dicemmo io e mio cugino, straniti. 
« Ho prefissato gli allenamenti al campo per oggi pomeriggio. » ci informò il Capitano, senza troppi giri di parole e senza falsi “come va? tutto bene?” che di certo non era nella sua indole. « Merlino santissimo, ma sapete che giorno è oggi? »
Io e Hugo rimanemmo in silenzio: quando Baston era di quell'umore particolarmente strano e suscettibile era meglio tenersi alla larga e rispondere nel modo più delicato possibile e il più poco possibile, soprattutto. 
« Oggi ci alleneremo duramente. » decise Baston, in modo molto combattivo. « Niente scuse, niente ritardi, niente di niente. Mancano pochissimi giorni alla partita contro Serpeverde, e dobbiamo stracciarli. Mi raccomando, Potter, una sola mossa... » 
Rimase la minaccia in sospeso (forse perché molto probabilmente già conoscevo le solite minacce del mio Capitano) e corse via, con il passo pesante di chi è incazzato nero con tutto il mondo anche se tutto il mondo non lo considerava neanche.
Ma quanto può essere sessualmente frustrato?  
« Sempre molto calmo il Capitano, eh... » commentò Fred, seguendolo con lo sguardo e voltandosi di nuovo verso di noi. « Come l'abbiamo sopportato per sette anni in dormitorio e in classe con noi ancora devo scoprirlo. » 
« Ma è sempre stato così agitato, fin da bambino. » disse Louis.  
« Una volta mi minacciò di morte certa. » ricordò Frank, spalancando gli occhi.  
« E chi non ha minacciato di morte, quello? » rise Hugo.  
Ridacchiai e guardai Dominique, ancora intenta a fissare Baston che si allontanava lungo il corridoio con passo svelto e quasi di marcia. Ero convinta che gli stesse guardando il lato B, che non era da disprezzare come la sua persona dall'ego esageratamente incazzato ventiquattro ore su ventiquattro, ma tutto sommato non era neanche un granché. Insomma, fosse stato il lato B di Scamander avrei potuto capire benissimo.  
« Bel bocconcino. » commentò improvvisamente Dominique, rivolgendomi un sorrisetto malizioso mentre stavo facendo di tutto pur di non pensare al lato B di un biondino di mia conoscenza. 
« C-Cosa?! » domandai, sicura di non aver capito bene. 
« Baston. » rispose Domi. « È un bel ragazzo, no? » ribadì, mentre i nostri cugini erano tutti impegnati a prendere in giro il ragazzo in questione per la sua aria costantemente arrabbiata. 
« Oh, no! » esclamai, scioccata. Non riuscii a trattenere una grossa risatina nervosa e continuai: « No, no! Non ci pensare nemmeno! Tu con Baston? Assolutamente no! Lo distrai solamente dal Quidditch e un Capitano innamorato in squadra non ce lo voglio. Ci farebbe perdere! » 
Domi mi guardava come se fossi impazzita. 
Ma che diavolo ha da guardare? Col Capitano vuole provarci! 
« Dominique. » la ammonii. « Santissimi numi, ti rendi conto con chi vuoi provarci? No, Domi, lo distrai dal Quidditch, non ho dimenticato al quarto anno cosa successe. »
Dominique si limitò a rispondermi con una risatina, una risatina maliziosa che non prometteva nulla di buono. In quel momento, giurai a me stessa che se Grifondoro avesse perso tutte le partite dopo quella con Serpeverde (o anche quella con Serpeverde) sarei stata costretta ad ammazzare mia cugina e farlo sembrare un deplorevole incidente. 
« Ma stai tranquilla. » tentò di rassicurarmi Domi, facendomi pat-pat sulla testa come se fossi un cagnolino.  
« Certo. Tranquillissima. » dissi, sarcastica al massimo. 
Davvero, se Dominique comprometteva la situazione durante le partite di Quidditch non dovevo fare altro che ammazzarla. E in quel momento mi veniva perfettamente di ammazzarla. Stava, appunto, ridendo con aria così maliziosa che mi salì quasi l'istinto omicida. Il problema è che con tanti ragazzi era andata a scegliere proprio Baston. E Baston... beh, si sapeva com'era Baston. 
Ad un tratto, lo sguardo di mia cugina divenne serio mentre guardava dietro di me. L'arrivo di strilletti da oche e risatine giulive mi annunciarono praticamente chi era venuto lì a contaminare quel territorio che fino a pochi secondi prima era tranquillo. Non dovevo voltarmi per capire che Lysander Scamander era nei paraggi. 
Bene, comincia la festa...
Mi voltai un secondo e notai la non presenza di Cassandra Smith, cosa che reputai assai strana. 
« Si crede un figo. » sbuffai, facendo una smorfia disgustata mentre pensavo a quanto potesse essere ridicolo Scamander in mezzo a tutte quelle ochette giulive con cui aveva la non decenza di frequentarsi. 
« Lo è. » mi corresse Dominique, con una certa nonchalance. 
Guardai mia cugina, uccidendola con una sola e rapida occhiata malevola, occhiata malevola che su di lei non sortiva alcun effetto. Dominique, infatti, non aveva battuto ciglio.
Potrebbe almeno smetterla di dire che quel Scamander è un figo in mia presenza?
« Non ti farà piacere sapere che sta salutando le sue amichette per venire qui. » mi informò mia cugina, con aria civettuola. 
« Come diavolo fai a sapere che sta venendo qui? » sbottai, con un sussurro roco.  
« Ehi, Lily. » mi salutò una voce che avrei preferito non udire mai per il resto dei miei giorni.
Ecco come faceva a saperlo. 
Mi voltai rigidamente verso di lui e lo salutai con un secco: « Ciao, Lysander. » 
« Possiamo parlare? » mi chiese lui, senza troppi giri di parole. 
Sbuffai e annuii, seguendolo per tutto il tragitto del corridoio. Non avevo molta voglia di parlare con lui, e nemmeno di guardarlo in faccia (proprio per essere gentile e in pace con me stessa), ma dovetti farlo per forza. Le ragazze (o oche, come preferite chiamarle) che Lysander aveva letteralmente dato buca mi fissarono con odio negli occhi e io non potetti non pensare di essermi fatta altre nemiche. Sempre se quelle oche giulive non mi odiavano già da tempo, e probabilmente era proprio così. 
Inspirai a fondo e guardai Lysander, dal basso. 
Ma quanto poteva essere alto? Merlino porco.
« Ho litigato con Cassandra.
» disse Lysander precipitosamente, senza darmi neanche il tempo di metabolizzare il fatto che mi trovavo a pochi centimetri da lui. 
Rimasi per un secondo imbambolata, fissando con insistenza le sue labbra carnose e rosa e meditando. Avrei tanto voluto dirgli che non mi importava nulla di lui e di quello che faceva, che poteva benissimo tenersi quella Barbie della Smith, che non mi importava nemmeno se avesse intenzione di sposarla e fare tanti brutti bimbi biondi con lei, ma non era così. Mi importava, eccome. Per questo mi decisi a parlare. 
« Come mai?
» volli sapere, a malincuore. 
« Si è comportata malissimo con te.
» rispose Lysander, come se fosse per niente dispiaciuto di aver litigato con la Smith. « Non credo tu l'abbia aggredita senza alcun motivo. Anzi, è stata lei. Mi dispiace, Lily, Cassandra quando è gelosa è davvero intrattabile. »
Quella brutta stronza è sempre intrattabile. 
Non sapendo proprio cosa dire buttai fuori le prime parole che mi vennero in mente. 
« Anche se per difesa spero di averle fatto molto male, durante lo scontro. 
» 
Lysander mi guardò con una strana espressione e forse pensai di essermi spinta oltre. Infondo, lui e la Smith erano ancora amici anche se avevano litigato. E il fatto che avevano litigato per me mi dava altresì una certa soddisfazione, ma...
« Non prendertela con me per tutto quello che ti succede, sia con Cassandra sia in generale. 
» mi disse Lysander, allontanandosi da me pian piano. « Fai solo del male. »  
E voltandomi le spalle andò via, lasciandomi sola coi miei pensieri.


 
***

 
Ero molto pensierosa quando raggiunsi il campo da Quidditch per gli allenamenti. Stavo pensando insistentemente alla conversazione avvenuta con Lysander e alla sua frase finale. Nel profondo probabilmente sapevo di essere in torto. Sapevo che non potevo prendermela con lui su tutto, che non ne avevo alcun diritto. Il fatto era che non sapevo neanche io il motivo di quel mio comportamento. E mai il pensiero che la rabbia e il rancore nei confronti di Lysander, una persona con la quale stavo cercando di andare d'accordo (per quanto la situazione me lo permettesse), derivavano dal fatto che, magari, molto remotamente, Lysander Scamander mi piac... 
« Oh! Sei tu.
» disse Hugo, quando aprii la porta dello spogliatoio, interrompendo bruscamente i miei pensieri.
« No, la fatina turchina.
» ribattei, con abbondante sarcasmo. 
Mi gettai a peso morto su una panchina lì accanto e mi guardai intorno, notando un'atmosfera che negli spogliatoi non c'era mai stata fin dai tempi in cui mia cugina Roxanne, ex Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, aveva lasciato Hogwarts. Infatti, lì nello spogliatoio regnava il caos. Hugo giocherellava con le due mazze da Battitore, facendole cozzare l'una contro l'altra ripetutamente; Remus Jordan e Jerard MacDonald, i due Cacciatori, si spintonavano e facevano battute, ridendo come matti; Cormac McLaggen faceva vedere al timido Micheal River, il nostro Cercatore, come afferrare bene un Boccino anche se Micheal era più che capace di quel ruolo. 
Di certo non era un atmosfera che si vedeva sempre con Baston come Capitano. 
Un secondo. Dove sta...
« ... il Capitano?
» chiesi, guardandomi intorno e aspettandomi di vedere un incazzatissimo William Baston spalancare selvaggiamente con un calcio tremendo la porta del bagno e ordinare a tutti di entrare in campo.
« Ecco appunto!
» fece Hugo, stranito. 
« Ehi!
» spalancai la bocca. « Il Capitano è in ritardo? Aha! Voglio proprio vedere se adesso si incazza! »
« Sì, ehm... » balbettò mio cugino, facendomi delle faccette strane.
Io lo misi velocemente a tacere e continuai: « 
Quando lui fa tardi non conta, vero? » 
« Ehm... Lily, io n-non... » 

« Mmh, credimi, avrei così tanta voglia di riempirlo a calci nel cu- »
« MADDAVERO?! » tuonò la voce che mai avrei voluto udire in quel momento. 
Mi voltai pianissimo, pietrificata, mordendomi la lingua e maledicendo me stessa di aver rimasto la porta dello spogliatoio aperta. Fissai Hugo e capii in un attimo il significato di quei balbettii e mio cugino, dal suo canto, mi guardava di rimando con un'espressione che diceva chiaramente
io ti avevo avvisata, idiota
« Capitano!
» esclamai, con la finta voce di chi è molto contento di vederlo. 
« POTTER!
» sbottò lui adirato, con una vena che pulsava in tempia. In quel momento pareva quasi un colosso, uno di quelli da cui stare alla larga: faceva davvero paura e non ricordavo mai di avergli visto sul volto un cipiglio così severo. Senza contare il cipiglio che aveva quando fu reduce degli scherzi miei e di mio cugino. 
« ... Capitano.
» gemetti, a terra. 
« PORTA SUBITO QUEL CULO PALLIDO FUORI DI QUI!
» decise, sbraitando e infilandosi con forza i grossi stivali. « Tutti voi, muovetevi! In campo! Per trenta secondi di ritardo... »
« Trenta minuti, vorrebbe dire... » borbottò Hugo senza riuscire a trattenersi, mentre mi seguiva fuori. 
« SILENZIO, WEASLEY! Filate tutti in campo! 
» 
E non ci furono né proteste né repliche. Filammo tutti velocemente in campo e cominciammo il nostro allenamento in maniera molto distratta. In realtà, dopo i primi quaranta minuti notammo che nessuno era molto in forma e in grado di sostenere un allenamento, anche se mancavano veramente pochissimi giorni alla partita contro Serpeverde. Io, infatti, stavo ancora pensando a Scamander; Baston aveva la testa altrove ma continuava a sbraitare contro tutto e tutti nonostante il peggiore fosse lui; gli altri due Cacciatori non facevano altro che prendere gli allenamenti come una divertente barzelletta e McLaggen non riusciva a parare neanche se gli avessero lanciato contro una minuscola pallina da golf. 
« SI PUO SAPERE CHE CAZZO STATE COMBINANDO?!
» continuava a tuonare Baston, non facendo altro che fare lo sputa sentenze. « MI SEMBRA DI STARE ALLENANDO DELLE MERDE DI DRAGO! » 
« Secondo me il sole gli è andato in testa. » disse Jerard MacDonald, sfrecciandomi accanto. 
« Direi che il sole è andato in testa a tutti.
» ribatté Hugo, dato che lui sembrava l'unico ad essere realmente in forma per un allenamento, mentre dava un colpo così potente ad un Bolide che quello scomparì dalla vista.  
Sospirai: di certo non era iniziata una bella giornata. Guardai gli spalti e notai una certa affluenza di persone, tra cui spiccava la chioma perfetta di mia cugina Dominique, che attirava sguardi dell'intera tribuna. 
Sono sicura che Domi c'entra qualcosa col ritardo di Baston.
 pensai.  E anche con il fatto che oggi è molto distratt... 
« LILY! 
» 
« Eh?! » feci, più distratta di Baston. 
« Il Bolide! 
»
« Cos... ouch! » 
Troppo tardi. Il violento Bolide di cui avevo avuto la sfortuna di trovarmi accanto mi colpì fortissimo allo stomaco e io mi sentii scivolare dalla scopa, atterrando sul terreno e perdendo conoscenza. Per quelli che sembravano secondi non vedevo che strane lucette bianche poi presi di nuovo conoscenza e misi a fuoco il volto lentigginoso di Hugo, che mi schiaffeggiava con forza. 
« Oh, ti sei svegliata... » sospirò. 
« Niente respirazione bocca a bocca, quindi? » si udì la voce annoiata di McLaggen. 
« Dacci un taglio, McLaggen.
» sbottò Hugo, aiutandomi a sedermi. 
« Stai bene, Potter?
» chiese Baston, con uno sbuffo impercettibile. « Sai, non voglio tenerti sulla coscienza. »
« Sto benissimo. » risposi, crollando di nuovo con la testa a terra e ripensando alla dolorosa botta. 
Mentre tutti erano occupati attorno a me e mi aiutavano a rimettermi in piedi, notai qualcosa che nessun altro notò: una sorta di ombre scure volanti che colpirono con forza la barriera protettiva che Hogwarts aveva predisposto per la sicurezza degli studenti. Forse per la consapevolezza di aver subito anche un danno in testa a causa della botta sul terreno, decisi che quelle ombre svolazzanti erano solo il frutto della mia immaginazione... 

  
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