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Autore: fakeasmileandcarryon    22/06/2014    3 recensioni
Istintivamente rimandai, decisa a restare a letto ancora a lungo, poi ricordai quale fosse il mio impegno: ripetizioni di matematica.
Ma non ad una persona chiunque: a Luke Hemmings.
"Quel ragazzo" pensai sbuffando mentre mi alzavo controvoglia e poggiavo i piedi scalzi sulla moquette morbida della mia stanza.
Era capace di far venire i nervi anche alla persona più calma e paziente di questo mondo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di sole mi colpì in piena faccia, svegliandomi.
La sera prima dovevo essermi dimenticata di serrare la tapparella della finestra per la fretta.
Provai a girarmi dall'altra parte e cercai di coprire il volto il più possibile, ma con scarso successo. La luce del sole continuava ad impedirmi di tornare a dormire.
Il suono della sveglia arrivò poco dopo, preciso e puntuale come al solito.
Istintivamente rimandai, decisa a restare a letto ancora a lungo, poi ricordai quale fosse il mio impegno: ripetizioni di matematica.
Ma non ad una persona chiunque: a Luke Hemmings.
Quel ragazzo pensai sbuffando mentre mi alzavo controvoglia e poggiavo i piedi scalzi sulla moquette morbida della mia stanza.
Era capace di far venire i nervi anche alla persona più calma e paziente di questo mondo.
Il suo anno scolastico appena passato non era stato dei migliori e, nonostante tutti gli sforzi per recuperare i vari debiti, quella vecchia megera della professoressa di matematica "non si era sentita di ammetterlo tranquillamente all'anno successivo".
Balle. È vero che Luke stava sempre con la testa altrove, concentrato sulla musica e sul suo sogno da rockstar, ma il fatto era che lo avevano preso tutti di mira, specialmente Mrs. Fletcher che lo aveva rimandato a settembre. 
Di certo la sua aria strafottente in classe non lo aiutava. I suoi capelli biondi erano sempre sparati in alto e raramente mostrava le meravigliose fossette che gli si formavano quando sorrideva. 
Ma da quando ci era stato assegnato un progetto di storia da svolgere in coppia, avevo avuto modo di conoscerlo meglio e avevo scoperto che quegli occhi cielo nascondevano molto di più.
Perciò non ero riuscita a dirgli di no quando era venuto a chiedermi aiuto per delle ripetizioni. Sapevo quanto gli costasse dover dipendere da altri e il suo nervosismo nel domandare me ne diede la prova. Continuava a stare fermo di fronte a me, le mani in tasca mentre continuava a giocare nervosamente con il piercing che aveva al labbro inferiore, quelle labbra. Mi aveva fatto troppa tenerezza. Così ora quasi ogni mattina andavo da lui, e, superato l'imbarazzo iniziale, era diventato un piacere. Nonostante il suo poco impegno e le sue numerose frecciatine che facevano saltare i nervi. Era difficile stargli dietro, a volte sembrava veramente affezionato, altre era in grado di trattarti come una merda. Non sapevo definire il nostro rapporto, c'erano giorni in cui sembrava nemmeno notare la mia esistenza in classe, altri passavamo ogni secondo di pausa a ridere e scherzare. Quel ragazzo.
Soprappensiero com'ero mi accorsi di essere stata a spazzolare i denti per il triplo del tempo necessario, il dentista sarebbe stato fiero di me.
Mi sbrigai a ficcarmi sotto la doccia, fredda come al solito nelle giornate estive.
Uscita dal getto dell'acqua, controllai l'orologio e mi accorsi di essere già in ritardo. 
Presi al volo i miei amati shorts di jeans ed infilai una canotta che mi scendeva larga, fino alle cosce. L'annodai sul fianco sinistro, indossai le mie amate vans rosse e presi la borsa con i libri, pronta ad uscire.

 
«Dai Luke - sbottai esasperata - concentrati, non è così difficile da capire!» 
«Non ci riesco, è più forte di me» rispose lui, coprendosi il volto con le mani per poi farle passare tra i capelli.
Rimasi a guardarlo, come al solito spazientita, e quando sollevò nuovamente il viso restai paralizzata dal modo in cui si stava mordendo il labbro, guardandomi con due occhi da cucciolo bastonato. 
Si alzò lentamente, dandomi modo di ammirare le sue gambe perfette, fasciate da pantaloni neri con strappi giganteschi sulle ginocchia.
Lo vidi sparire in camera sua e dopo poco sentii arrivare delle note di chitarra.
Lo raggiunsi e rimasi ferma sulla porta, incantata dalla delicatezza con cui le sue dita carezzavano le corde, dando vita ad una melodia meravigliosa. 
Notò la mia presenza e mi invitò a sedermi accanto a lui picchiettando la mano sul letto.
Obbedii e, sorridendomi, tornò a suonare.
Ma lo stupore più grande arrivò quando iniziò a cantare. Non avevo mai sentito la sua voce, non lo avevo mai nemmeno sentito suonare, a dirla tutta. Avevamo parlato di questa sua passione, ci eravamo scambiati opinioni sui nostri gusti personali e condiviso una cuffietta con l'altro per le tante preferenze che avevamo in comune. Ma lui non aveva mai accennato al suo talento, cosa che mi sarei aspettata vista la sua solita esuberanza. E, invece, mi aveva sorpresa.
Mi concentrai sulle parole che, a sentirle cantare in quel modo, sembravano le più belle del mondo. E alla fine lo erano veramente.

 
I like the summer rain
I like the sounds you make
We put the world away

We get so disconnected
You are my getaway
You are my favourite place
We put the world away
Yeah we’re so disconnected

Luke continuava a far scorrere le dita sulle corde della chitarra con tale naturalezza da fare invidia.
Mi lanciava occhiate continue, come per verificare la mia reazione. E lo vedevo piegare la bocca in un sorriso mentre continuava a cantare.
Non avevo mai sentito quella canzone prima d'ora, e la sua preoccupazione riguardo il mio gradimento mi portò a pensare che fosse farina del suo sacco.
E subito ecco un'altra occhiata, quasi a dimostrazione della mia tesi.
Questa però durò più a lungo delle altre, indugiando nei miei occhi mentre le parole gli uscivano dalla bocca.

 
But I find my sweet escape when I'm alone with you.

Quelle parole.
Lo fissavo con gli occhi sognanti e sgranati dall'adorazione e, finita la canzone, l'unica cosa che riuscì ad uscire dalla mia bocca fu un "wow" adulatorio.
Luke scoppiò a ridere, soddisfatto. Quella risata.

«Allora non sono un buono a nulla» disse con una solarità insolita per lui.
Tutto quello che fui in grado di fare fu scuotere la testa e poi, controllando che il tono di voce non risultasse imbarazzante, aggiunsi:

«No, non lo sei affatto.. Decisamente no»
Continuò a ridere. «Quindi ti è piaciuta? L'ho scritta io, con l'aiuto della mia band» 
«Hai una band?» chiesi stupita. Quante cose non sapevo di lui?
«Yep» confermò annuendo.
«Oh, non me ne avevi mai parlato» dissi con una punta di delusione in voce. «Comunque è veramente meravigliosa, davvero. Sei bravissimo.»
Speravo si accorgesse della sincerità assoluta di quei complimenti.
«Grazie..» rispose lui e, per la prima volta da quando lo conoscevo, avrei giurato di aver colto dell'imbarazzo nella sua espressione.
Di punto in bianco, infatti, aveva iniziato ad accordare lo strumento con la massima concentrazione.
Così, quando il telefono iniziò a squillare, mi sembrò carino lasciarlo ancora per un po' nel suo mondo, andando a rispondere. 
Lo sentii ringraziarmi mentre mi allontanavo verso il salone.
Risposi.

«Buongiorno, sono Mrs. Nicol, la preside della Norwest Christian College. Ho buone notizie per Luke, posso parlargli?»
La preside della Norwest Christian College? Non riuscivo a capire cosa potesse volere lei da Luke.
«È in camera, s-se vuole lo vado a chiamare..» riuscii a balbettare confusa.
«Oh beh non si preoccupi - rispose dolcemente la preside - non lo disturbi, probabilmente sarà più felice di ricevere la notizia da lei, perciò.. Le dica pure che abbiamo accettato la sua richiesta di frequentare il suo ultimo anno qui. Lo accogliamo molto ben volentieri.»
In quel preciso istante, Luke comparse alla fine del corridoio mentre ravvivava il ciuffo passandoci le dita in mezzo.
«Gr-grazie mille.» mi affrettai a dire, ricordandomi che la Nicol stava aspettando una risposta, o quantomeno un segno di vita, e agganciai, gli occhi ancora fissi su Luke.
«Chi era? Sembri sconvolta..» chiese con innocenza.
«La preside Nicol, della Norwest Christian College. Hai presente? Dice che ti accoglie a braccia aperte nella sua bella scuola del cazzo.» risposi acida.
«Oh..». La sua espressione ora era cambiata, riprese a giocherellare con il piercing e abbassò la testa, colpevole, grattandosi con la mano destra la nuca.
«Quindi è vero Luke? - dissi, pronunciando il suo nome in un'ottava superiore - È vero che molli tutto e cambi scuola?»
Il suo silenzio valse per mille risposte.
Restava lì, immobile, ora con le mani in tasca, ad osservare le sue vans nere.

«Mi spieghi il senso di tutto questo allora? - continuai quel monologo destinato a non avere risposte, urlando senza volere - Che ci faccio io qua, posso saperlo? Mi vieni a chiedere aiuto per quel fottuto esame, io mi faccio il culo per esserti utile e farti entrare nelle grazie di quella culona della Fletcher, e tu cambi scuola?! Molli tutto?! Senza dirmi niente! Cos'è, ti diverte vedermi perdere la pazienza con te? O ti piace più l'idea di farmi perdere tempo qua a spiegarti cose che non vuoi capire? Sai che ti dico? Sono felice di essere stata la tua attrazione preferita, ma ora il parco giochi chiude. Trovati qualcun altro da prendere per il culo. A mai più Hemmings, fatti un bel viaggio a fanculo, mh?»
Restò a guardarmi, impalato alla fine del corridoio mentre ficcavo in fretta e furia i miei libri nella borsa, uscivo dall’appartamento e sbattevo la porta con più forza possibile. 
Uscii di corsa dal vialetto ed iniziai a camminare il più velocemente possibile per allontanarmi da quella casa. L'umiliazione che provavo in quel momento mi stava schiacciando, e, mio tipico, stavo per trasformare il tutto in lacrime. 
In lontananza sentivo Luke che mi seguiva, chiamando ed urlando il mio nome.
Sapevo che avrebbe impiegato solo due secondi a raggiungermi visto il confronto fra le nostre gambe. Di fatto, lui passava la maggior parte del tempo a trovare battute, spesso acide e offensive, sulla mia statura da "gnoma da giardino", come diceva lui nei suoi giorni da Luke odiotutti Hemmings.
L'irritazione aumentava ad ogni passo e, in maniera direttamente proporzionale, aumentava anche l'odio per quel biondino strafottente menefreghista.

«Marie, fermati cazzo» urlò ancora lui, ma quella volta sentii che aveva quasi azzerato il mio distacco.
Così mi bloccò afferrandomi per il braccio. Controvoglia dovetti fermarmi, mi voltai e lo guardai con odio, dritto in viso, ricacciando indietro le lacrime.
Era in difficoltà, molto più di quanto lo fosse quando era venuto a chiedermi ripetizioni. Me ne accorsi subito, ma la rabbia annullò del tutto la curiosità per quel nervosismo, ed in quel momento il suo mordicchiarsi il labbro non riusciva ad intenerirmi.

«Lasciami!». Quasi urlai mentre cercavo di divincolarmi dalla sua presa forte e sicura.
A quel punto smise di evitare il mio sguardo e puntò i suoi occhi nei miei.

«Io ti amo». Le sue parole furono un sussurro: deciso, secco e del tutto inaspettato. Ero sconvolta. 
I suoi occhi avevano accompagnato quelle parole con un carico di sincerità da far male, ed ora mi scrutavano, quasi implorandomi di dir qualcosa.
Davvero Luke Hemmings aveva appena detto ciò che avevo sentito? Lui che restava il più possibile freddo e distaccato, lui che voleva sempre fare il duro incapace di provare emozioni, lui che non avevo mai sentito dire nemmeno un “ti voglio bene”, diceva di amarmi?
Restai immobile, fissa nei suoi occhi, senza controllo di me stessa e di quello che di lì a poco uscì dalla mia bocca.

«Baciami.»
Fu la prima cosa che mi passò per quella mente in blackout, ma fu un comando diverso da quello urlato poco prima, uscì in un soffio, un vortice di emozioni confuse: gioia, stupore, paura, incertezza, felicità, desiderio, sentimento.
Lo vidi sorridere dolcemente fino a far comparire quelle fossette, adorabili.
Lo sentii allentare la presa sul mio braccio e con la mano scendere delicatamente, fino ad arrivare alla mia.
Intrecciò le nostre dita e poi mi tirò a se. 
La mano libera si posizionò delicatamente sulla mia schiena, incastrandomi al suo petto.
Il suo profumo mi stava facendo girare la testa.
Poi, con molta delicatezza, si chinò alla mia altezza e, dopo aver liberato la sua mano dalla mia, sollevò dolcemente il mio mento ed incastrò i miei occhi con i suoi. Quegli occhi.
Un attimo e le sue labbra erano sulle mie.
La mia mano, che ancora bruciava per il contatto con la sua, corse istintivamente al suo collo, mentre l'altra, appoggiata sul suo petto, stringeva la sua maglia.
Le sue labbra si staccarono, ma era ancora troppo presto, io le volevo ancora.
Mi morsi un labbro mentre lui appoggiava la sua fronte sulla mia e con entrambe le mani stringeva la mia nuca, accarezzandomi i capelli mossi.

«Scusami, non volevo prenderti in giro.. Volevo solo passare più tempo con te e avevo bisogno di una scusa» sussurrò ad occhi chiusi con la voce roca e il respiro affannato.
Posai il mio indice sulla sua bocca per zittirlo.

«Sei un idiota, Lucas Robert Hemmings.» sussurrai a mia volta.
Scoppiò a ridere, adoravo il suono della sua risata.
Ancora sorridendo lasciò la mia testa e mi cinse con le sue braccia, stringendomi contro il suo petto.
Potevo chiaramente sentire il battito accelerato del suo cuore.

«E tu sei la mia nana, Marie Anne Gray»
Concluse lui, lasciandomi un bacio affettuoso sulla nuca e stringendomi ancora più forte a sé.
Che abbracci che dava. Quel ragazzo.

 
Salve a tutti!
Innanzi tutto, grazie se siete arrivati a leggere fino a qui.
Questa è la prima storia in assoluto che pubblico
ed ero molto indecisa sul farlo o meno.
Non ho mai fatto leggere niente di quello che scrivo, perciò ero alquanto insicura.
L'idea per questa OS è nata da uno dei tanti film mentali che mi faccio,
ho provato a metterla per iscritto ed eccoci qua.
Spero di ricevere delle recensioni (almeno una, lol) per 
sapere cosa ne pensate, se è il caso che pubblichi altro
o se invece dovrei andarmi a sotterrare da qualche parte.
In ogni caso, grazie.
Arianna xx


P.S.: Se vi va, qui c'è la mia nuova OS:
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