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Autore: redseapearl    22/06/2014    8 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Brevissimo riassunto per riprendere il filo del discorso: Kise e Aomine credono di aver scoperto chi è l’autrice della storia yaoi pubblicata sul giornale, ovvero Nakamori Haruka, la giornalista occhialuta che ama spiarli e che confessa di essere una fan di loro come coppia. Interrogandola capiscono che non è lei e si ritrovano al punto di partenza. Intanto, la presidentessa del fan club di Kise decide di parlare con Aomine, intimandogli di lasciare in pace il bel modello perché la sua presenza è deleteria per lui, in quanto Kise smania per avere un po’ delle sue attenzioni, senza troppo successo e tralasciando i suoi doveri di idolo delle ragazze. Aomine avendo letto il diario segreto di Kise, sa che questi è innamorato di lui e, sapendo anche di non poterlo ricambiare, capisce che è meglio allontanarlo così da non creare in lui false illusioni, sperando che col tempo i sentimenti di Kise per lui si scompaiano.

Kise, a fine allenamento, gli chiede di giocare insieme, ma Aomine rifiuta in modo brusco e se ne va a casa in compagnia di Kuroko. Intanto, Nakamori Haruka, che ha assistito alla scena informa Kise del discorso avuto tra Aomine e l’egoista presidentessa del fan club. Ed ecco che Kise corre per inseguire Aomine

 

Anonymous

 

 

Una fonte sicura

 

 

 

 

Kuroko non lo aveva mai mostrato apertamente, in particolare perché lui era tutto tranne che una persona aperta, ma Aomine era convinto che il compagno di squadra nascondesse un lato sadico dentro di sé. Non di rado lo abbandonava nel momento del bisogno, usando la sua misdirection per sparire e lasciare a lui tutte le grane. E quella volta non fece eccezione. Parlare con Kise era l’ultima cosa che voleva e se Tetsu fosse rimasto al suo fianco avrebbe avuto la scusante perfetta per andarsene, invece il diabolico fantasma si era dissolto e ora, Aomine, era costretto a fronteggiare un Kise smanioso di parlargli.

In effetti, era troppo irreale sperare di poter ignorare Kise senza che questi facesse troppe storie.

“Che vuoi? Ti ho già detto che non mi va di giocare con te” lo attaccò, confidando che la sua rudezza avrebbe stemperato ogni desiderio di Kise.

“Stai mentendo e so anche perché.”

Aomine accennò un sorriso amaro. Kise non poteva sapere davvero perché stava inscenando tutta quella pantomima. “Non c’è un perché: non ti voglio tra i piedi e basta.”

“So che hai parlato con Usaki-san.” Aomine non poté nascondere lo stupore. “Anche se non conosco di preciso cosa vi siete detti, posso benissimo immaginarlo. Un po’ di giorni fa, lei venne da me, lamentandosi del fatto che da quando faccio parte della squadra di basket non dedico al suo club le giuste attenzioni che pretende. Vorrebbe che la mia vita ruotasse tutta intorno a lei e che mi dedicassi anima e corpo a quell’inutile fan club. Non ho idea di come abbia fatto a convincerti a comportarti così, ma sappi che è ridicolo questo tuo atteggiamento.”

Aomine ascoltò la fiumana di parole senza battere ciglio, lasciando che queste gli scivolassero addosso innocue come una pioggerellina primaverile. “Davvero mi reputi così stupido?”

“Eh?”

“Pensi sul serio che non abbia capito cosa voleva quella pazza lì? Cavolo, non credevo avessi un’opinione così bassa di me.” Non ci voleva un genio per capire che Usaki desiderava rendere Kise il suo personale bambolotto, ma dei desideri di quella ragazza ad Aomine non importava proprio un accidente.

“E allora perché ti comporti così? Che senso ha evitarmi? Ti ha forse minacciato o cosa?”

“Minacciarmi? Non sono mica un suo rivale o che so io! Per quel che mi riguarda lei può pure sequestrarti per un mese intero.”

Aominecchi, sei snervante! Vuoi dirmi o no cosa c’è sotto?”

Quando Kise schiamazzava in modo isterico, Aomine trovava difficile mantenere il controllo e impedirsi di sferrargli un bel pugno sulla testa. “Sono fatti miei, chiaro? Posso solo dirti che quello che mi ha detto la pazza ha un fondo di verità. Quindi, credimi, è meglio così.”

“Meglio così? Che ne sai tu di cosa è meglio e di cosa non lo è? Davvero pensi di poter decidere tu per me? Credi sul serio di poter fare quello che ti pare e sperare che gli altri se ne stiano zitti e buoni ad assecondare i tuoi umori? Be’, mi spiace, ma io non intendo assecondare un bel niente.”

Aomine rimaneva sempre stupito dalla spropositata quantità di parole che potevano uscire tutte in una volta dalla bocca di Kise. Certo, non arrivava ai livelli della sorella Kaori, ma quando ci si metteva sapeva tenerle testa. Il cervello gli stava per scoppiare e quello non la finiva più di parlare. Ma perché doveva rendere tutto così complicato? Non era proprio capace di starsene zitto e buono? Aomine digrignò i denti. “… tu e Usaki mi trattate come se fossi un pupazzo…” La vena sulla tempia era in procinto di scoppiare e sentiva il sangue pompato così forte da fargli venire un tic all’occhio, “… lo so che non ci conosciamo da molto, ma so che tu sei migliore di così…” Quella che inizialmente era una pioggerella, si era tramutata in un vero e proprio temporale, acido per di più.

Sbottò. “Lo so quello che provi per me perché ho letto il tuo diario, idiota!” Non avrebbe mai voluto confessarlo, ma Kise non sembrava volersi fermare più e, conoscendolo, non gli avrebbe dato tregua per tutti i giorni seguenti finché non avesse avuto una risposta.

Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo. Kise aveva un’aria smarrita: evidentemente era l’ultima cosa che si aspettava di sentirsi dire. Tuttavia, c’era qualcos’altro nel suo sguardo. Scrutava il viso di Aomine come se stesse frugando alla ricerca di qualcosa, una risposta ad una domanda non detta e che sembrava timoroso di chiedere. “Di che stai parlando?”

“È inutile che fingi. Te l’ho detto, so tutto.”

“Ma tutto cosa?”

“I tuoi sentimenti… per me.”

“Sentimenti? Per… te?” Kise non aveva propriamente l’espressione di una persona che veniva smascherata, quanto piuttosto quella di un ragazzo accusato ingiustamente. Qualcosa non quadrava. “Se è uno scherzo è davvero di pessimo gusto.”

“Non è uno scherzo, parlo sul serio, che tu ci creda o no.”

Aominecchi, io non so cosa tu abbia letto… ma io non ho nessun diario.”

Negare anche l’evidenza era la prima regola di chi veniva colto in flagranza di reato, nonché una scappatoia comoda che l’istinto di sopravvivenza portava naturalmente a seguire. Aomine si sentì offeso dal goffo tentativo di Kise: lo riteneva davvero tanto stupido? “Piantala di fare il finto tonto! Sto parlando del diario che hai nascosto sotto il letto.”

“Non ho niente sotto il letto, tanto meno un diario… Mi devi credere!”

Kise aveva lo sguardo puntato nel suo, fiero e limpido. Aomine non riuscì a scorgervi alcuna traccia di menzogna. L’amico era sincero e lui si sentì veramente stupido, raggirato per di più. Corrugò le sopracciglia, confuso.

“Cosa c’era scritto di preciso?” Aomine gli aveva detto che grazie a questo diario aveva scoperto i suoi sentimenti. Per un attimo Kise si era sentito smascherato, esposto, vulnerabile, ma per fortuna l’amico aveva creduto alla sua sincerità ed era riuscito a salvare le apparenze. Ma ciò non voleva dire che quanto Aomine avesse letto corrispondesse al falso.

“Tante cose…”

“Del tipo?”

“Che importanza ha? Se è vero che non hai un diario, significa che quello che ho trovato era solo uno scherzo, quindi che te ne frega?”

Giusto, pensò Kise. Meglio non insistere troppo, altrimenti avrebbe rischiato di scoprirsi, inoltre mostrarsi eccessivamente preoccupato per uno scherzo si sarebbe ritorto contro di lui.

“E come lo avresti trovato questo presunto diario?” lo interrogò; stava già maturando un sospetto su chi fosse il burattinaio che muoveva i fili di quella tragicommedia.

“Tua sorella, Kaori” rispose schietto Aomine.

Kaori, proprio come aveva immaginato Kise. Questa volta sua sorella aveva superato il limite! Afferrò il telefono nella tasca della giacca dell’uniforme scolastica, lo aprì e cercò il numero in rubrica. Era così cieco di rabbia che per poco non se andò senza prima salutare Aomine, rimasto impalato ad osservare il viso del compagno di squadra infuriato come non lo aveva mai visto: gli fece quasi paura.

“Ah” si ricordò in quell’istante Kise, voltandosi verso di lui, “ti chiedo scusa da parte di mia sorella per tutto questo. Non avrebbe dovuto farti… farCi uno scherzo così brutto” e senza attendere risposta si incamminò verso casa, con il telefono attaccato all’orecchio in attesa che Kaori rispondesse alla chiamata.

Aomine restò ancora un po’ a fissare la sua schiena allontanarsi. Non ci stava capendo più niente. Kise non gli aveva mentito: il diario era fasullo, non c’era ombra di dubbio. Ma perché diavolo Kaori avrebbe dovuto mettere su tutto quel teatrino? Solo per burlarsi del fratello? Avevano un rapporto molto giocoso, come aveva potuto vedere lui stesso, ma questo…

Inutile pensarci ancora troppo. Si rimise la cartella in spalla e si avviò per la sua strada.

Aomine-kun” lo chiamò una voce pacata superato il primo angolo e l’interpellato sussultò di spavento.

“Ah, sei qui?” constatò Aomine, in tono molto rude.

“Ho pensato che tu e Kise-kun aveste bisogno di parlare da soli” rispose Kuroko, serafico come suo solito.

“Fortuna che almeno in campo posso contare su di te, eh” lo punzecchiò l’amico, affiancandolo sulla strada di casa.

 

 

Kaori rispose al quarto squillo di cellulare. “Ciao, Ry-chan!”

“Hai superato il limite” sbraitò il fratello, incurante del volume della voce troppo alto.

“Di che parli?”

Aominecchi mi ha detto di un diario che TU hai scritto e nascosto sotto il mio letto per farglielo leggere! Ti sembrano scherzi da fare questi?”

La risata argentina di Kaori gli fece accapponare la pelle come lo stridio di un paio di unghie su di una lavagna. “E così ne avete parlato? E come è uscito fuori l’argomento?”

“Non è questo il punto!”

“Perché non ne parliamo con calma a casa?”

“No, ne parliamo adesso e anche dopo a casa. Ti rendi conto della figuraccia che mi hai fatto fare? Aominecchi ha detto che sapeva dei miei sentimenti per lui o qualcosa del genere: mi spieghi che volevi fare?”

Kaori sospirò dolcemente. “Ry-chan, anche io ho avuto quindici anni come te e so per certo che il modo in cui parli del tuo Aominecchi non è il modo in cui si parla di un semplice compagno di squadra. Ho solo voluto dare una spintarella agli eventi...”

“Non ho bisogno di nessuna spinta e poi io non ho mai detto di avere una cotta per lui o che so io!”

“Infatti non lo hai mai detto, ma ce l’hai scritto in fronte peggio di un’insegna lampeggiante al neon. Te l’ho detto, anche io ho avuto la tua età e so riconoscere tutti i segnali dell’innamoramento adolescenziale. Quindi ora stai zitto un attimo e ascoltami. Ti ho creato un’occasione perfetta per confessarti e l’hai buttata alle ortiche! Hai idea di quanto tempo mi ci sia voluto per scrivere quel diario, per ricordarmi bene dei giorni e delle cose che mi raccontavi? È stato un lavoraccio e non sei stato in grado di cogliere la palla al balzo.”

“No, non era…”

“E dovresti piantarla di farti tante seghe mentali e dirgli quello che provi chiaro e tondo. Che ci guadagni a non dirgli nulla, me lo spieghi? Anche io mi ero innamorata persa di un ragazzo strafigo che veniva in classe con me alle medie e che faceva parte del mio stesso club, ma non gli ho mai detto dei miei sentimenti per paura di rovinare l’amicizia. Sai che vuol dire questo? Che in pratica mi sono accontentata di un’amicizia, anziché tentare di avere qualcosa di più. E sai come è andata a finire? Che quello si è poi fidanzato con un’altra e ci stavo così male che ho pure lasciato il club. E sai un’altra cosa? Quando abbiamo finito le medie e decidemmo di andare a scuole diverse lui venne da me e mi disse che in realtà quella che gli era sempre piaciuta ero io, ma non vedendo da parte mia alcun interesse non si è mai fatto avanti. Mi sono mangiata le mani per due anni interi. Quindi se sto facendo tutto questo è perché non voglio che accada la stessa cosa a te.”

“A me è diverso! Aominecchi non prova niente per me.”

“Stai ragionando esattamente come quel ragazzo di cui ti ho detto.”

“Non è la stessa cosa…”

“Sì che lo è!” Kaori aveva alzato la voce così tanto che Kise era stato costretto ad allontanarsi il telefono dalla faccia per timore che gli esplodesse il timpano destro.

“No che non lo è!” gli rispose a distanza. Mancavano solo un paio di isolati per arrivare a casa sua e non vedeva l’ora di parlare faccia a faccia con Kaori: il padiglione gli bruciava come se lo avesse tenuto attaccato ad una stufa accesa al massimo per un’ora.

“E io ti dico che lo è!”

“Come fai ad esserne così sicura?”

Silenzio dall’altra parte. Quando sua sorella si ammutoliva così all’improvviso, Kise sapeva che era un brutto segno. Kaori aveva un grosso difetto: non sapeva mentire! Fintanto che si trattava di dire tutto quello che le passava per la testa in piena sincerità si tramutava in un torrente di parole, ma quando veniva messa alle strette, in cui l’unica via di fuga era mentire, proprio non ci riusciva. Pertanto, non le restava che tacere e tenere il segreto, con sforzo titanico.

“… lo sono” disse solo.

“Come” insistette Kise. Sembrava che al mondo tutti conoscessero ogni cosa di lui e Aominecchi, tranne i due diretti interessati.

“Posso solo dirti che ho delle fonti sicure.”

“Chi sono queste fonti e cosa ti hanno detto?”

Kaori riattaccò il telefono. Kise era quasi giunto a casa. Avrebbe messo sotto torchio la sorella per ore, giorni, anche settimane se necessario, e non l’avrebbe lasciata in pace sino a che non gli avesse detto tutta la verità. Aveva capito solo che lei sapeva qualcosa riguardo Aomine, qualcosa di molto importante e che lo riguardava probabilmente. Aveva il cuore accelerato come dopo una partita giocata a pieno regime dal primo all’ultimo minuto. Si sentiva energico e la rabbia di qualche minuto prima si era tramutata in euforia per quell’inaspettato risvolto che aveva preso la conversazione.

Mentre ricoprì i pochi metri che lo separavano dal portone di casa con passo trottante, Kaori mandò un sms per ragguagliare la sua ‘fonte sicura’ sugli ultimi eventi.  

 

 

Note dell’autrice

E dopo altri 4 mesi, non so, sono ritornata: niente da fare, mi scoccia troppo lasciare questa storia in sospeso, tra l’altro si sta allungando molto più del previsto, ma preferisco così ^^ Ho inserito all’inizio un piccolo riassunto perché mi rendo conto che dopo un po’ di tempo è difficile tenere a memoria gli eventi passati, spero che sia stato sufficiente per aiutarvi a rientrare nella trama!

Non ho molto da dire, se non che ci stiamo avvicinando alla risoluzione del caso, nonostante escano fuori nuovi ‘misteri’!

Vi ricordo che il vostro supporto è essenziale per me: se ho deciso di non arrendermi e continuare è solo grazie ai vostri commenti che mi riempiono di gioia e che hanno reso questa storia una delle long più seguite del fandom! Grazie, grazie infinite a tutti, davvero <3 Mi spiace non essere riuscita a rispondere agli ultimi commenti, ma ho un po’ tralasciato efp in questi tempi per fare spazio a doveri più pressanti, ma cercherò di fare la brava da ora in poi! Al prossimo chap! X3

   
 
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