Brevissimo
riassunto per riprendere il filo del discorso: Kise e
Aomine credono di aver scoperto chi è l’autrice della
storia yaoi pubblicata sul giornale, ovvero Nakamori Haruka, la giornalista
occhialuta che ama spiarli e che confessa di essere una fan di loro come
coppia. Interrogandola capiscono che non è lei e si ritrovano al punto di
partenza. Intanto, la presidentessa del fan club di Kise
decide di parlare con Aomine, intimandogli di
lasciare in pace il bel modello perché la sua presenza è deleteria per lui, in
quanto Kise smania per avere un po’ delle sue
attenzioni, senza troppo successo e tralasciando i suoi doveri di idolo delle
ragazze. Aomine avendo letto il diario segreto di Kise, sa che questi è innamorato di lui e, sapendo anche di
non poterlo ricambiare, capisce che è meglio allontanarlo così da non creare in
lui false illusioni, sperando che col tempo i sentimenti di Kise
per lui si scompaiano.
Kise, a fine allenamento, gli chiede di giocare insieme,
ma Aomine rifiuta in modo brusco e se ne va a casa in
compagnia di Kuroko. Intanto, Nakamori
Haruka, che ha assistito alla scena informa Kise del discorso avuto tra Aomine
e l’egoista presidentessa del fan club. Ed ecco che Kise
corre per inseguire Aomine…
Anonymous
Una
fonte sicura
Kuroko
non lo aveva mai mostrato apertamente, in particolare perché lui era tutto
tranne che una persona aperta, ma Aomine era convinto
che il compagno di squadra nascondesse un lato sadico dentro di sé. Non di rado
lo abbandonava nel momento del bisogno, usando la sua misdirection
per sparire e lasciare a lui tutte le grane. E quella volta non fece eccezione.
Parlare con Kise era l’ultima cosa che voleva e se Tetsu fosse rimasto al suo fianco avrebbe avuto la scusante
perfetta per andarsene, invece il diabolico fantasma si era dissolto e ora, Aomine, era costretto a fronteggiare un Kise
smanioso di parlargli.
In effetti, era troppo irreale sperare di poter
ignorare Kise senza che questi facesse troppe storie.
“Che vuoi? Ti ho già detto che non mi va di giocare
con te” lo attaccò, confidando che la sua rudezza avrebbe stemperato ogni
desiderio di Kise.
“Stai mentendo e so anche perché.”
Aomine
accennò un sorriso amaro. Kise non poteva sapere
davvero perché stava inscenando tutta quella pantomima. “Non c’è un perché: non
ti voglio tra i piedi e basta.”
“So che hai parlato con Usaki-san.”
Aomine non poté nascondere lo stupore. “Anche se non
conosco di preciso cosa vi siete detti, posso benissimo immaginarlo. Un po’ di
giorni fa, lei venne da me, lamentandosi del fatto che da quando faccio parte
della squadra di basket non dedico al suo club le giuste attenzioni che
pretende. Vorrebbe che la mia vita ruotasse tutta intorno a lei e che mi
dedicassi anima e corpo a quell’inutile fan club. Non ho idea di come abbia
fatto a convincerti a comportarti così, ma sappi che è ridicolo questo tuo
atteggiamento.”
Aomine
ascoltò la fiumana di parole senza battere ciglio, lasciando che queste gli
scivolassero addosso innocue come una pioggerellina primaverile. “Davvero mi
reputi così stupido?”
“Eh?”
“Pensi sul serio che non abbia capito cosa voleva
quella pazza lì? Cavolo, non credevo avessi un’opinione così bassa di me.” Non
ci voleva un genio per capire che Usaki desiderava
rendere Kise il suo personale bambolotto, ma dei
desideri di quella ragazza ad Aomine non importava
proprio un accidente.
“E allora perché ti comporti così? Che senso ha
evitarmi? Ti ha forse minacciato o cosa?”
“Minacciarmi? Non sono mica un suo rivale o che so
io! Per quel che mi riguarda lei può pure sequestrarti per un mese intero.”
“Aominecchi, sei
snervante! Vuoi dirmi o no cosa c’è sotto?”
Quando Kise schiamazzava
in modo isterico, Aomine trovava difficile mantenere
il controllo e impedirsi di sferrargli un bel pugno sulla testa. “Sono fatti
miei, chiaro? Posso solo dirti che quello che mi ha detto la pazza ha un fondo
di verità. Quindi, credimi, è meglio così.”
“Meglio così? Che ne sai tu di cosa è meglio e di
cosa non lo è? Davvero pensi di poter decidere tu per me? Credi sul serio di
poter fare quello che ti pare e sperare che gli altri se ne stiano zitti e
buoni ad assecondare i tuoi umori? Be’, mi spiace, ma io non intendo
assecondare un bel niente.”
Aomine
rimaneva sempre stupito dalla spropositata quantità di parole che potevano
uscire tutte in una volta dalla bocca di Kise. Certo,
non arrivava ai livelli della sorella Kaori, ma quando ci si metteva sapeva
tenerle testa. Il cervello gli stava per scoppiare e quello non la finiva più
di parlare. Ma perché doveva rendere tutto così complicato? Non era proprio
capace di starsene zitto e buono? Aomine digrignò i
denti. “… tu e Usaki mi trattate come se fossi un
pupazzo…” La vena sulla tempia era in procinto di scoppiare e sentiva il sangue
pompato così forte da fargli venire un tic all’occhio, “… lo so che non ci
conosciamo da molto, ma so che tu sei migliore di così…” Quella che
inizialmente era una pioggerella, si era tramutata in un vero e proprio temporale,
acido per di più.
Sbottò. “Lo so quello che provi per me perché ho
letto il tuo diario, idiota!” Non avrebbe mai voluto confessarlo, ma Kise non sembrava volersi fermare più e, conoscendolo, non
gli avrebbe dato tregua per tutti i giorni seguenti finché non avesse avuto una
risposta.
Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo.
Kise aveva un’aria smarrita: evidentemente era
l’ultima cosa che si aspettava di sentirsi dire. Tuttavia, c’era qualcos’altro
nel suo sguardo. Scrutava il viso di Aomine come se
stesse frugando alla ricerca di qualcosa, una risposta ad una domanda non detta
e che sembrava timoroso di chiedere. “Di che stai parlando?”
“È inutile che fingi. Te l’ho detto, so tutto.”
“Ma tutto cosa?”
“I tuoi sentimenti… per me.”
“Sentimenti? Per… te?” Kise
non aveva propriamente l’espressione di una persona che veniva smascherata,
quanto piuttosto quella di un ragazzo accusato ingiustamente. Qualcosa non
quadrava. “Se è uno scherzo è davvero di pessimo gusto.”
“Non è uno scherzo, parlo sul serio, che tu ci creda
o no.”
“Aominecchi, io non so
cosa tu abbia letto… ma io non ho nessun diario.”
Negare anche l’evidenza era la prima regola di chi
veniva colto in flagranza di reato, nonché una scappatoia comoda che l’istinto
di sopravvivenza portava naturalmente a seguire. Aomine
si sentì offeso dal goffo tentativo di Kise: lo
riteneva davvero tanto stupido? “Piantala di fare il finto tonto! Sto parlando
del diario che hai nascosto sotto il letto.”
“Non ho niente sotto il letto, tanto meno un diario…
Mi devi credere!”
Kise
aveva lo sguardo puntato nel suo, fiero e limpido. Aomine
non riuscì a scorgervi alcuna traccia di menzogna. L’amico era sincero e lui si
sentì veramente stupido, raggirato per di più. Corrugò le sopracciglia,
confuso.
“Cosa c’era scritto di preciso?” Aomine
gli aveva detto che grazie a questo diario aveva scoperto i suoi sentimenti. Per
un attimo Kise si era sentito smascherato, esposto,
vulnerabile, ma per fortuna l’amico aveva creduto alla sua sincerità ed era
riuscito a salvare le apparenze. Ma ciò non voleva dire che quanto Aomine avesse letto corrispondesse al falso.
“Tante cose…”
“Del tipo?”
“Che importanza ha? Se è vero che non hai un diario,
significa che quello che ho trovato era solo uno scherzo, quindi che te ne
frega?”
Giusto, pensò Kise. Meglio
non insistere troppo, altrimenti avrebbe rischiato di scoprirsi, inoltre
mostrarsi eccessivamente preoccupato per uno scherzo si sarebbe ritorto contro
di lui.
“E come lo avresti trovato questo presunto diario?”
lo interrogò; stava già maturando un sospetto su chi fosse il burattinaio che
muoveva i fili di quella tragicommedia.
“Tua sorella, Kaori” rispose schietto Aomine.
Kaori, proprio come aveva immaginato Kise. Questa volta sua sorella aveva superato il limite!
Afferrò il telefono nella tasca della giacca dell’uniforme scolastica, lo aprì
e cercò il numero in rubrica. Era così cieco di rabbia che per poco non se andò
senza prima salutare Aomine, rimasto impalato ad osservare
il viso del compagno di squadra infuriato come non lo aveva mai visto: gli fece
quasi paura.
“Ah” si ricordò in quell’istante Kise,
voltandosi verso di lui, “ti chiedo scusa da parte di mia sorella per tutto
questo. Non avrebbe dovuto farti… farCi uno scherzo
così brutto” e senza attendere risposta si incamminò verso casa, con il
telefono attaccato all’orecchio in attesa che Kaori rispondesse alla chiamata.
Aomine
restò ancora un po’ a fissare la sua schiena allontanarsi. Non ci stava capendo
più niente. Kise non gli aveva mentito: il diario era
fasullo, non c’era ombra di dubbio. Ma perché diavolo Kaori avrebbe dovuto
mettere su tutto quel teatrino? Solo per burlarsi del fratello? Avevano un
rapporto molto giocoso, come aveva potuto vedere lui stesso, ma questo…
Inutile pensarci ancora troppo. Si rimise la
cartella in spalla e si avviò per la sua strada.
“Aomine-kun” lo chiamò una
voce pacata superato il primo angolo e l’interpellato sussultò di spavento.
“Ah, sei qui?” constatò Aomine,
in tono molto rude.
“Ho pensato che tu e Kise-kun
aveste bisogno di parlare da soli” rispose Kuroko,
serafico come suo solito.
“Fortuna che almeno in campo posso contare su di te,
eh” lo punzecchiò l’amico, affiancandolo sulla strada di casa.
Kaori rispose al quarto squillo di
cellulare. “Ciao, Ry-chan!”
“Hai superato il limite” sbraitò il fratello,
incurante del volume della voce troppo alto.
“Di che parli?”
“Aominecchi mi ha detto di
un diario che TU hai scritto e nascosto sotto il mio letto per farglielo
leggere! Ti sembrano scherzi da fare questi?”
La risata argentina di Kaori gli fece accapponare la
pelle come lo stridio di un paio di unghie su di una lavagna. “E così ne avete
parlato? E come è uscito fuori l’argomento?”
“Non è questo il punto!”
“Perché non ne parliamo con calma a casa?”
“No, ne parliamo adesso e anche dopo a casa. Ti rendi
conto della figuraccia che mi hai fatto fare? Aominecchi
ha detto che sapeva dei miei sentimenti per lui o qualcosa del genere: mi
spieghi che volevi fare?”
Kaori sospirò dolcemente. “Ry-chan,
anche io ho avuto quindici anni come te e so per certo che il modo in cui parli
del tuo Aominecchi non è il modo in cui si parla di
un semplice compagno di squadra. Ho solo voluto dare una spintarella agli
eventi...”
“Non ho bisogno di nessuna spinta e poi io non ho
mai detto di avere una cotta per lui o che so io!”
“Infatti non lo hai mai detto, ma ce l’hai scritto
in fronte peggio di un’insegna lampeggiante al neon. Te l’ho detto, anche io ho
avuto la tua età e so riconoscere tutti i segnali dell’innamoramento
adolescenziale. Quindi ora stai zitto un attimo e ascoltami. Ti ho creato un’occasione
perfetta per confessarti e l’hai buttata alle ortiche! Hai idea di quanto tempo
mi ci sia voluto per scrivere quel diario, per ricordarmi bene dei giorni e
delle cose che mi raccontavi? È stato un lavoraccio e non sei stato in grado di
cogliere la palla al balzo.”
“No, non era…”
“E dovresti piantarla di farti tante seghe mentali e
dirgli quello che provi chiaro e tondo. Che ci guadagni a non dirgli nulla, me
lo spieghi? Anche io mi ero innamorata persa di un ragazzo strafigo che veniva in
classe con me alle medie e che faceva parte del mio stesso club, ma non gli ho
mai detto dei miei sentimenti per paura di rovinare l’amicizia. Sai che vuol
dire questo? Che in pratica mi sono accontentata di un’amicizia, anziché
tentare di avere qualcosa di più. E sai come è andata a finire? Che quello si è
poi fidanzato con un’altra e ci stavo così male che ho pure lasciato il club. E
sai un’altra cosa? Quando abbiamo finito le medie e decidemmo di andare a
scuole diverse lui venne da me e mi disse che in realtà quella che gli era
sempre piaciuta ero io, ma non vedendo da parte mia alcun interesse non si è
mai fatto avanti. Mi sono mangiata le mani per due anni interi. Quindi se sto
facendo tutto questo è perché non voglio che accada la stessa cosa a te.”
“A me è diverso! Aominecchi
non prova niente per me.”
“Stai ragionando esattamente come quel ragazzo di
cui ti ho detto.”
“Non è la stessa cosa…”
“Sì che lo è!” Kaori aveva alzato la voce così tanto
che Kise era stato costretto ad allontanarsi il
telefono dalla faccia per timore che gli esplodesse il timpano destro.
“No che non lo è!” gli rispose a distanza. Mancavano
solo un paio di isolati per arrivare a casa sua e non vedeva l’ora di parlare
faccia a faccia con Kaori: il padiglione gli bruciava come se lo avesse tenuto
attaccato ad una stufa accesa al massimo per un’ora.
“E io ti dico che lo è!”
“Come fai ad esserne così sicura?”
Silenzio dall’altra parte. Quando sua sorella si
ammutoliva così all’improvviso, Kise sapeva che era
un brutto segno. Kaori aveva un grosso difetto: non sapeva mentire! Fintanto che
si trattava di dire tutto quello che le passava per la testa in piena sincerità
si tramutava in un torrente di parole, ma quando veniva messa alle strette, in
cui l’unica via di fuga era mentire, proprio non ci riusciva. Pertanto, non le
restava che tacere e tenere il segreto, con sforzo titanico.
“… lo sono” disse solo.
“Come” insistette Kise. Sembrava
che al mondo tutti conoscessero ogni cosa di lui e Aominecchi,
tranne i due diretti interessati.
“Posso solo dirti che ho delle fonti sicure.”
“Chi sono queste fonti e cosa ti hanno detto?”
Kaori riattaccò il telefono. Kise
era quasi giunto a casa. Avrebbe messo sotto torchio la sorella per ore, giorni,
anche settimane se necessario, e non l’avrebbe lasciata in pace sino a che non
gli avesse detto tutta la verità. Aveva capito solo che lei sapeva qualcosa
riguardo Aomine, qualcosa di molto importante e che
lo riguardava probabilmente. Aveva il cuore accelerato come dopo una partita
giocata a pieno regime dal primo all’ultimo minuto. Si sentiva energico e la
rabbia di qualche minuto prima si era tramutata in euforia per quell’inaspettato
risvolto che aveva preso la conversazione.
Mentre
ricoprì i pochi metri che lo separavano dal portone di casa con passo
trottante, Kaori mandò un sms per ragguagliare la sua ‘fonte sicura’ sugli
ultimi eventi.
Note dell’autrice
E dopo altri 4 mesi, non so, sono
ritornata: niente da fare, mi scoccia troppo lasciare questa storia in sospeso,
tra l’altro si sta allungando molto più del previsto, ma preferisco così ^^ Ho
inserito all’inizio un piccolo riassunto perché mi rendo conto che dopo un po’
di tempo è difficile tenere a memoria gli eventi passati, spero che sia stato
sufficiente per aiutarvi a rientrare nella trama!
Non ho molto da dire, se non che ci
stiamo avvicinando alla risoluzione del caso, nonostante escano fuori nuovi ‘misteri’!
Vi ricordo che il vostro supporto è
essenziale per me: se ho deciso di non arrendermi e continuare è solo grazie ai
vostri commenti che mi riempiono di gioia e che hanno reso questa storia una
delle long più seguite del fandom! Grazie, grazie
infinite a tutti, davvero <3 Mi spiace non essere riuscita a rispondere agli
ultimi commenti, ma ho un po’ tralasciato efp in
questi tempi per fare spazio a doveri più pressanti, ma cercherò di fare la
brava da ora in poi! Al prossimo chap! X3