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Autore: Koaluch    22/06/2014    4 recensioni
Tutti potevano ammirare il lato luminoso della Luna, proprio come tutti potevano vedere in Ale la persona brillante che era. Pochissimi esseri umani però erano riusciti a vedere il lato oscuro della Luna, quello nascosto alla Terra.
Così come questo meraviglioso satellite eclissa il suo lato buio, Ale, il nostro protagonista, cela nel suo animo un segreto che lo macchia nel profondo, obbligandolo a nascondere quella parte di sé che l'ha cambiato drasticamente da quando aveva tredici anni.
Il nostro protagonista si ritroverà ad odiarsi, o meglio, odiare ciò che si cela in lui, poiché se stesso è ciò che mette davvero in pericolo la persona che ama.
Ma perché è diventato così? Perché non può avvicinarsi a lei, che subito entra in campo l'istinto di farle del male?
Nessuno sa come e perché quel giorno il fato ha deciso di cambiare la sua vita per sempre.
 
"Perché quella ragazza magnifica non sarebbe mai potuta essere sua. Nemmeno se Ivan non fosse mai esistito. Nemmeno se quell'episodio al mare non fosse accaduto. Nemmeno se lei lo avesse voluto."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nicole guardò Dario con occhi sgranati. Ricordava vagamente il ragazzino dai capelli biondi e spettinati e dallo sguardo insicuro. Nei suoi vaghi ricordi gli si leggeva in viso la rassegnazione a ciò che stava accadendo. Ciò che gli avrebbe cambiato la vita. In quel momento non riusciva ad associare quel ricordo al ragazzo che le si parava davanti, forte e sicuro di sé, ma soprattutto con una nuova luce che gli riempiva gli occhi: la fierezza. Era sicuramente fiero di aver tirato su una famiglia partendo da zero.
Il primo istinto della donna fu quello di chiudere il cancello e fare finta che non fosse successo niente. Dopo tutto ciò che aveva passato per colpa di quella strana famiglia non voleva più avere nulla a che fare con i suoi membri. Poi però dovette ammettere che quei tre fratelli, quel ragazzino biondo specialmente, se l’erano passata male almeno quanto lei. Loro non c’entravano nulla, erano solo vittime dei loro maligni genitori.
Dopo un altro interminabile attimo di silenzio si decise a rispondere in tono grave: “Dario, entra.”
Dario aveva previsto che si sarebbe sconvolta. La sua reazione era del tutto giustificata. Nel suo cuore però, anche lui si sentiva inquieto in quel posto e continuava a sperare di non trovare fondati i suoi dubbi. In quel caso se ne sarebbe semplicemente tornato a casa, dopo aver incontrato una vecchia conoscente.
Varcò la porta di legno, mentre brutti ricordi lo assalivano. L’interno era esattamente come lo ricordava: l’ingresso ampio dai muri accuratamente dipinti di giallo chiaro donava una particolare luminosità all'ampio salone, inondato di luce grazie a due grandi finestre panoramiche sul muro a sinistra. L’unica cosa che era cambiata leggermente era la mobilia, che adesso avva un tocco più moderno.
Nicole lo fece accomodare sul divano prospiciente il basso tavolino su cui era poggiato uno sgargiante vaso di orchidee selvatiche, che emanavano un gradevole odore. Evidentemente erano ancora le sue preferite.
La donna sparì per qualche minuto, per poi tornare con due tazze di tè fumante e una zuccheriera Ne porse una a Dario che accettò di malavoglia. Aveva lo stomaco chiuso e l’ultima cosa che avrebbe voluto ingerire era qualcosa di dolce. Cercò però di essere cortese e berlo, dopotutto quella persona lo aveva accolto in casa sua così all'improvviso.
Sorseggiando il tè, lei diede voce ai suoi interrogativi: “Che ci fai qui, Dario? Pensavo che non ci saremmo più rivisti.”
“Lo pensavo anche io, Nicole, ma ci sono cose che devo sapere, e le devo sapere subito.”
“Sei venuto qui per sapere delle cose?” disse alzando leggermente la voce. Si pentì subito del tono scortese che aveva usato, ma non ci poteva fare nulla, si sentiva in tensione davanti a quel ragazzo.
“Dimmi Nicole, dov'è tua figlia ora?” Dario utilizzò un tono piatto, come se si fosse aspettato quella reazione da parte di Nicole.
“Che cosa c’entra ora Luna?” 
“Avanti, rispondi. Se sai dirmi dov'è sarà tutto apposto e io me ne andrò.”
Nicole continuava a non capire, però riflettendo si rese conto che Luna quel giorno era in ritardo. L’orario di uscita della scuola era alle due del pomeriggio e sua figlia ci metteva dieci minuti al massimo per percorrere la distanza che la separava da casa. Guardò l’orologio attaccato al muro che segnava le quattro e dieci minuti, come a volersi prendere gioco di lei. Quando era tornata dal lavoro si era addormentata e si era risvegliata col suono del campanello, perciò non si era accorta di quanto fosse tardi.
“Lei dovrebbe essere qui da un pezzo...” disse infine, iniziandosi a preoccupare. Luna non se ne andava mai in giro senza avvertire, a meno che non fosse successo qualcosa di grave. 
“Sai, nemmeno Ale oggi è tornato. Ho provato a chiamarlo, ma non risponde. Che coincidenza.” Continuò con tono tranquillo. Non voleva farle vedere quanto quella coincidenza sconvolgesse anche lui.
Nicole prese in fretta il telefono e compose il numero di Luna. Rispose subito la segreteria telefonica che la pregava di lasciare un messaggio.
“Non è raggiungibile.” disse preoccupata.
Quelle parole confermarono ciò che il ragazzo temeva. Quell mattina Ale aveva preso le chiavi della casa al mare e lui se ne era accorto. In quella casa la linea non prendeva bene e spesso i cellulari non erano raggiungibili.
“Da quanto tempo loro si conoscono?” 
Nicole aveva fatto due più due e si era ricordata di quando Luna gli aveva raccontato di studiare per il test con un certo Ale. Lì per lì aveva pensato di essere paranoica e che ci sarebbero potuti stare altri cento ragazzi con quel nome, ma ora si diede della stupida per non aver preso precauzioni.
Dario invece di rispondere alla domanda e raccontarle di cosa era successo al mare, disse solo: “Loro due sono in classe insieme.”
Nicole pensò al peggio. Chissà cosa era successo alla sua piccola Luna quelle settimane di scuola. 
“È successo qualcosa a Luna? Ale le ha fatto del male?” chiese già tremante.
“Tranquilla, se sono qui è perché possiamo ancora riportarli indietro. So dove sono e non possiamo lasciarli lì.”

Un tuono fece risvegliare di colpo Luna. Guardò fuori il cielo che aveva preso un colore tra il nero e il grigio ed era sempre meno illuminato. La stanza era oscurata, ma il quadrante luminoso dell’orologio segnava solo le quattro e venti. 
Si stava per riaddormentare quando le tornò in mente tutto quello che era successo. Istintivamente si girò verso Ale e i suoi occhi incontrarono il profilo perfetto di quel ragazzo che stava immobile accanto a lei. Ora che dormiva era la prima volta che vedeva i suoi lineamenti distesi e senza quel rigido controllo che si imponeva ogni istante. Sembrava quasi un’altra persona. Era coperto di lividi e ferite, ma quei segni non riuscivano a rovinare neanche un po’ la bellezza di quel ragazzo, doveva ammetterlo.
Se esteticamente era di tale bellezza però, possedeva anche un cuore tenero e una mentalità brillante che andavano in netto contrasto con quello che era successo al mare o a casa sua.
Pensando al mare le venne in mente Ivan. Lui l’aveva salvata. Era sempre stato un bravo ragazzo, anche se qualche volta si scaldava un po’ troppo e non riusciva a spiegarsi cosa gli era preso.
Si stava accorgendo che non provava più niente da un pezzo per lui, ma che comunque le mancava come le sarebbe mancato un fratello perso. Una lacrima le rigò il volto, seguita subito da altre cento. La tensione accumulata stava uscendo e senza nemmeno sapere bene perché si ritrovò senza respiro a cercare un po’ d’aria tra un singhiozzo e un altro.
All'improvviso dita fresche le accarezzarono la guancia bollente nel tentativo di asciugarla. 
“Il tuo sorriso è così bello, non devi piangere.” 
Due occhi color smeraldo le sorridevano. Non erano i soliti occhi di Ale, ma ormai con tutti quei segreti importava qualcosa?
Ale l’abbracciò di nuovo. Da tre anni a quella parte non si era mai sentito così libero, nemmeno quando prendeva quelle compresse che Dario gli aveva preparato (che poi aveva smesso di prendere notando che con Luna erano del tutto inutili).
La fissò in quei magnifici occhi nocciola che adorava. Lo guardavano con intensità e brillavano di fantastiche  sfumature gialline e verdastre che rendevano quel viso ancora più dolce. Con un tuffo al cuore si accorse che quegli occhi erano vicinissimi, il viso di lei era a un soffio dal suo. Ripensò al loro primo bacio, quello terribile, cui lui aveva dovuto assistere impotente e incapace di controllare il suo corpo. Voleva rimediare a ciò che era successo.
Le si avvicinò un po’ di più. A quella ridotta distanza poteva sentire l’ormai familiare profumo della sua pelle e dei suoi capelli. Quel profumo che lo faceva uscire fuori di testa. Luna lo stava guardando con la stessa espressione rapita che era stampata sul suo volto. Lo prese come un’invito e si avvicinò ancora di più. Gli sembrava irreale come cosa, eppure lei era lì. Poggiò le proprie labbra sulle sue e pian piano si schiusero insieme. Il calore che ne scaturì gli percosse tutto il corpo e gli fece girare la testa. Mai in vita sua aveva provato una sensazione del genere e si ritrovò a sperare che durasse in eterno.
Luna gli passò una mano sul viso per fargli una carezza e lui.le passò una mano dietro la schiena e poi sù, fino ai capelli, che gli si attorcigliarono tra le dita come soffici fili dorati.
Non seppe dire quanto durò, ma per lui fu un fuggente attimo finito troppo presto. 
Un forte rumore proveniente dalla stanza adiacente lo fece allontanare di colpo. Qualcuno stava bussando con forza alla porta, o forse vuole buttarla giù, pensò Ale, allarmandosi. Si alzò e si diresse verso la porta con Luna al seguito, fermandosi al centro del salotto, indeciso. Era improbabile che un ladro stesse facendo tutto quel fracasso, però chi altri avrebbe potuto essere? Se fosse stato un ladro però, nelle condizioni in cui si trovava non avrebbe potuto far niente per difendere sé stesso e Luna.
In tensione urlò chiedendo chi era, sperando di sovrastare il rombo del temporale.
La risposta arrivò immediatamente, chiara e forte: “Ale, sono Dario, facci entrare.”
La sua voce era quasi scocciata, come se fosse stufo di corrergli sempre appresso. Forse sapeva in qualche modo di ciò che era avvenuto quel pomeriggio. In più aveva parlato al plurale, quindi suppose che Marco era con lui, anche se gli risultava che quel giorno lavorasse. Meglio, un punto a suo favore in caso di una discussione.
Aprì la porta e si ritrovò in casa suo fratello e, al contrario di ciò che pensava, una Donna bionda. Fu tutto ciò che riuscì a vedere a causa della poca luce in casa.
“Mamma! Che ci fai qui?” sentì dire da Luna. Rimase stupito. Quella era la madre di Luna. Cosa ci facesse con Dario  e come facevano a conoscersi era una bella domanda.
“No, che ci fai tu qui! Non è mai successo che non mi avvertissi, Luna! Ti rendi conto di cosa io possa pensare in questo momento?” disse osservando Ale con una certa intensità che lo fece distogliere lo sguardo.
Rendendosi conto di quanto la situazione potesse essere equivoca Ale tentò invano di dire qualche parola per scusarsi: “Aspetti, non è quello che sembra...”
“Ale, cosa ti è successo?”
Il fratello, malgrado la poca luce, era riuscito a vedere le macchie violacee che spuntavano quà e là sulla pelle di Ale. 
“Oh, santo cielo!” la mare di Luna lo stava guardando preoccupata almeno quanto Dario.
Anche se avrebbe preferito nasconderlo, Ale raccontò al fratello la vicenda, venendo interrotto di tanto in tanto da Luna che esponeva il suo punto di vista. Per tacito accordo fecero sembrare il tutto molto meno grave di quello che era in realtà.
Ale però voleva a tutti i costi sapere come facevano a conoscersi Dario e quella donna che ancora non riusciva a vedere al buio, quindi glielo chiese. 
“Ecco noi... Siamo venuti a cercarvi a scuola quando abbiamo visto che non tornavate e ci siamo incontrati. Ho capito che la Luna che Nicole cercava era la stessa che sicuramente era con te. Poi vedendo che le chiavi di questa casa non c’erano, ho supposto che eri qui. Avresti dovuto avvertire. Non dovresti essere qui.” disse in tono di rimprovero. Ale colse subito il sottinteso di quell'ultima frase, però questa volta Dario sembrava troppo apprensivo. Ormai doveva aver capito che lui non rappresentava un pericolo per Luna e che poteva controllarsi, eppure sembrava in ansia, come se fosse successo qualcosa di grave. In ogni caso era palese che Luna non era stata toccata, altrimenti non sarebbe stata lì con loro a parlare normalmente, come se niente fosse.
“Forza, andiamo a casa”
Ale non provò nemmeno a protestare, anche se allontanarsi da Luna non gli andava a genio per niente. Era meglio tornare.
Appena fu fuori squadrò la madre di Luna da capo a piedi. Una sensazione di familiarità lo investì, come se la conoscesse, ma non riusciva a ricordare dove l’aveva vista. Non fece domande, anche perché sarebbero sembrate fuori luogo, però quella sensazione gli rimase per tutto il tempo che la vide. Lei, da parte sua, continuò a guardarlo in uno strano modo che gli faceva venire i brividi.
Fu sorretto dal fratello fino alla macchina, che se ne stava fuori dal cancello, parcheggiata accanto a quella della madre di Luna. Erano le uniche in quella via desolata.
“Ciao Luna, grazie di tutto.” disse sorridendole dolcemente.
“Ci vediamo domani.” rispose lei prima di sparire nell'auto di sua madre.

Tornando a casa Dario diede sfogo a tutte le sue preoccupazioni. Parlava a vanvera e lui non lo stava ascoltando. Pensava invece alla madre di Luna, e al modo in cui gli sfuggiva dalla mente il momento in cui l’aveva conosciuta, perché era convinto di conoscerla! Era come quando un sogno scappa via dalla memoria di chi cerca di ricordarlo a tutti i costi e quando è quasi sul punto di riuscirci, fallisce. Come un sogno. Un sogno. Ma certo! Era lei, la donna del sogno! Ne era sicuro. Mentre scendeva dall'auto si sentiva scioccato da quella rivelazione. Perché sognare proprio lei? Perché la madre di Luna?! Gli stava esplodendo la testa, e il sottofondo di Dario che blaterava non lo aiutava. Dentro di lui crebbe una sensazione di soffocamento che rischiava di farlo esplodere da un momento all'altro.
“Ale! Sei impazzito? Ti sei chiuso in casa con lei! Hai idea di quello che sarebbe potuto succedere se...”
“Basta!” 
Dario si zittì. Non capitava mai che Ale urlasse in quel modo, o che gli rispondesse così.
“Sono più responsabile di quanto tu creda, e le circostanze mi hanno obbligato ad andare lì! Sai com’è, stavo morendo dissanguato!” esplose, utilizzando lo stesso termine esagerato che Luna aveva usato con lui. Chiuse forte la portiera della macchina e si diresse a grandi passi verso casa. Gli doleva ogni più piccola parte del corpo, ma non voleva essere aiutato da Dario. Stava esagerando con quelle sue preoccupazioni e non lo sopportava più. Quando si trattava di Luna lo ostacolava sempre, nella ragione e nel torto. 
Si lasciò cadere sul letto, senza voler vedere nessuno, addormentandosi profondamente.

Luna non riusciva a prendere sonno. Le erano successe troppe cose stravolgenti quel giorno. I suoi sentimenti erano confusi. Ale l’aveva baciata, ma si era sentita in colpa. Non voleva più stare con Ivan, di questo era certa, ma non era sicura di ciò che provava per Ale. Non voleva rischiare di usarlo come ripiego senza nemmeno accorgersene, anzi era convinta che lui meritasse molto di più. E poi cos’era successo a sua madre? Non l’aveva mai vista così preoccupata e non voleva credere che era solo per il fatto di non aver avvertito che non sarebbe tornata. Durante il viaggio di ritorno le aveva fatto molte domande su ciò che era successo con Ivan e come mai aveva deciso di lasciarlo. Non le era mai stato particolarmente simpatico, più che altro indifferente, ed ora farneticava su quanto fosse importante che ci rimanesse, sul fatto che un ragazzo del genere non si trova da nessuna parte e cose che di solito sua madre non le diceva. Poi se ne era uscita che Ale non era il tipo per lei, lasciandola allibita. L’aveva sempre lasciata decidere a piede libero, cercando di non influenzarla, ed ora sembrava essersi ammattita tutta insieme.
Passò insonne la maggior parte della notte, meditando su tutte quelle cose che le impedivano di chiudere occhio, poi quando fuori il cielo iniziava a schiarirsi si addormentò.

Spazio autrice.
Ciao a tutti: )
Ho cercato di sbrigarmi il più possibile, dato che il capitolo scorso era abbastanza corto. Ultimamente sto andando un po' in palla con ciò che scrivo e non sono più sicura di nulla. Spero quindi di non deludere nessuno :/ e se così fosse vi prego di dirmelo senza paura XD così che io possa rivedere la storia.
Non so se a qualcuno interessi, ma ci sono alcune canzoni che mi hanno ispirato per scrivere questa storia e volevo condividerle con voi :D
Questa in particolare è stata una fonte di ispirazione:  Skillet - Monster
Un bacio, Koaluch!
   
 
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