Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: cisqua92    22/06/2014    2 recensioni
Dopo un po’, mi accorsi che non stavo più cercando di capire cosa si dicevano, ma stavo osservando lei. Mi rapì lo sguardo. Guardarla tirare pugni contro quel povero sacco, gridando di tanto in tanto, muoversi intorno ad esso… non so… la trovai affascinante ed elegante a suo modo. Anzi, no. Meglio ancora: elegantemente feroce, come una tigre. Si. È l’animale che meglio la descrive in questo preciso istante.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAP.12 NON ME NE VADO  ____   Il viaggio verso l’ospedale mi sembrò infinito. L’autobus sembrava viaggiare lento tanto quanto una lumaca, se non addirittura più lento. Avrei voluto allontanare l’autista e mettermi a guidare al posto suo, ma non ero così disperato e non avevo idea di come guidare un autobus. Ero preoccupato, anzi, molto preoccupato. Per Leah ma, soprattutto, per Nicholas. Perché c’è un solo motivo per il quale lei possa assentarsi improvvisamente da scuola senza avvisare: una ricaduta di suo fratello. Proprio come anni fa. In quell’occasione, sentì solo Lysandro parlare a Castiel di un ospedale, ma all’epoca non sapevo che cosa volesse dire per lei andare in ospedale. Ma ora che lo sapevo, non potevo fare finta di niente.
 
Quando l’autobus si fermò, mi fiondai fuori e raggiunsi di corsa la hall dell’ospedale. Mi fermai al centro e cercai qualcuno che potesse darmi un’indicazione. Per ironia della sorte, vidi l’infermiera che incontrai l’altra volta al pronto soccorso e la raggiunsi di corsa. Lei mi fissò sorpresa e palesemente felice di vedermi.
- Ma tu sei… -
- Devi dirmi dove posso trovare Nicholas Smith! -
- Co-come? -
- È un’emergenza! -
Sobbalzò e si diresse rapidamente al computer più vicino, lanciandomi di tanto in tanto sguardi confusi (credo di averle rovinato la mia immagine da bravo ragazzo).
- Nicholas Smith è attualmente in sala operatoria. Non so… -
- Dov’è la sala? -
- Al quarto piano, ma… -
Non le diedi il tempo di finire la frase. Mi voltai subito e corsi verso gli ascensori che, neanche a farlo apposta, erano tutti occupati. Dicendone di tutti i colori, corsi verso le scale e salì fino al quarto piano, aprì la porta e la vidi. Era seduta su una panca, davanti alla porta della sala operatoria. Vestita con una semplice tuta e i capelli legati in una coda malfatta, aveva il viso tra le mani e muoveva nervosamente una gamba. Mi avvicinai piano ma lei non sembrò accorgersi della mia presenza. Provai a chiamarla ma il fiatone me lo impedì, o almeno credo che fosse il fiatone. Avevo il cuore a mille per l’ansia e vedere la luce dell’insegna sopra la porta della sala accesa di rosso, non mi aiutava. E di certo, non aiutava lei.
- Leah? -
Sobbalzò leggermente nel sentirsi chiamare, e alzò la testa nella mia direzione. Mi sentì male: era bianca come un lenzuolo e le leggere occhiaie mi fecero capire che era qui da molto e che non aveva dormito. Era indubbiamente sorpresa nel vedermi qui.
- E tu che ci fai qui? - Provai a rispondere, ma mi bloccai nel vederla alzarsi e dirigersi verso di me. Adesso era molto arrabbiata e sembrava un toro alla carica. Strinse i pugni ed alzò la voce.
- Che ci fai qui? Come hai fatto a sapere che ero qui, eh?! Sparisci! -
Scossi la testa. - No. -
- Come?! -
- Non ti lascio da sola. - Mi afferrò il colletto della giacca con entrambe le mani. La sentì tremare come una foglia.
- Se non te ne vai, giuro che ti ammazzo di botte! Sparisci! -
- No. -
- Ti ho detto di sparire! -
Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime. Come potevo lasciarla lì quando era palese che mi voleva con sé? Me lo stava dicendo. Me lo stava urlando da tutti i pori. Il tono di voce, la gestualità del corpo… non era di una che voleva alzare le mani… voleva piangere. Sfogarsi con qualcuno. Liberarsi per un po’ del peso che porta, far fuoriuscire tutta la tristezza, la rabbia, la paura che porta dentro e condividerla con qualcuno e non con un sacco da boxe. D’altronde, anche le tigri più forti hanno paura di qualcosa, no? La abbracciai, stringendola forte a me. In quel momento, decisi che l’avrei sostenuta, che sarei stato la sua roccia e che avrei condiviso parte di tutti i suoi problemi. Schiavo o amante, decisi che, per lei, ci sarei sempre stato.
- Puoi farlo. Con me puoi farlo. Lasciati andare … ci sono qui io e ci sarò sempre. Non me ne vado. -
Restò immobile per qualche istante. Sentì la presa delle sue mani sulla mia giacca farsi sempre più debole fino a sparire del tutto e fino a far cadere le braccia lungo i fianchi. Non ricambiò l’abbraccio, ma la sentì affondare il viso sempre di più al mio petto e io la strinsi ancora di più. Non disse nulla, non la sentì piangere. Emise solo un piccolo singhiozzo solitario che mi dilaniò il petto. A quel singhiozzo, risposi appoggiando la fronte sulla sua spalla e in quel momento si abbandonò al mio abbraccio fino a ricambiarlo, appoggiando delicatamente le braccia sulla mia schiena e stringendo tra le mani la giacca. Al singhiozzo di prima, ne seguì un altro. E poi un altro ancora. Finchè, finalmente, si lasciò andare ed esplose in un pianto disperato. Le gambe le cedettero ma riuscì a sostenerla e a farla sedere a terra senza che si facesse male e senza sciogliere l’abbraccio. La sua presa si fece sempre più forte e i singhiozzi più violenti. Mi sembrò così piccola e indifesa… vederla soffrire così, mi fece star male più di quanto potessi immaginare.
 
Non so per quanto tempo pianse, né quanto a lungo rimanemmo seduti a terra anche dopo che smise di piangere. Semplicemente, a un certo punto ci ritrovammo seduti sulla panca uno di fianco all’altro a fissare la porta davanti a noi. Guardai l’orologio e mi resi conto che era mezzogiorno inoltrato.
- Hai fame? -
Lei scosse la testa.
- Dovresti mangiare. Immagino che tu sia a digiuno da chissà quanto. -
Non rispose. Decisi di andare a prenderle qualcosa alla macchinetta, anche solo un caffè caldo, quindi mi alzai. Ma non riuscì a fare più di un passo.
- Come hai fatto a sapere che ero qui? -
Mi bloccai. Non mi mossi e non dissi nulla. Ma non ero così sorpreso dalla domanda, sapevo che me l’avrebbe chiesto, dato che sono piombato da lei così di punto in bianco. E non potevo nemmeno dire che mi aveva avvisato Lysandro, dato che nemmeno lui sapeva del ricovero di Nicholas. Avevo fatto tutto da solo. Sospirai e mi voltai verso di lei, deciso a raccontarle la verità una volta per tutte. Ero pronto.
- Leah. Devi sapere che… -
- Gliel’ho detto io. -
Mi voltai e vidi Lysandro, seguito da Castiel, raggiungerci con la mia tracolla in mano. Me la porse e io l’afferrai.
- Hai scordato questa a scuola. -
- Grazie. -
Dalla sua espressione, capì che era arrabbiato con me e aveva tutte le ragioni del mondo per esserlo: mi aveva avvertito e gli avevo fatto una promessa che ho puntualmente infranto. Ma non mi disse nulla. Semplicemente, mi sorpassò e raggiunse Leah sedendosi vicino a lei.
- Come sta? -
- È lì dentro da stamattina. Si è sentito male e ho avuto giusto il tempo di portarlo qui che… è crollato a terra per un infarto… -
Infarto. Come può un ragazzino di dodici anni avere un attacco di cuore? I miei pensieri furono interrotti da Castiel, che mi afferrò per la giacca e mi trascinò lontano. Eh no, non è il momento per un’altra azzuffata!
- Castiel, non è il momento per… -
- Ti ha chiamato lei? -
- Eh? -
- Ti ho chiesto se è stata lei a dirti di raggiungerla qui! -
Lo guardai. Non riuscivo a capire se la sua era una scenata di gelosia perché lui non è venuto a saperlo prima di me… o perché io ero lì a consolarla al posto suo… possibile che sia innamorato di Leah? Socchiusi gli occhi e spostai il viso di lato, pronto per una sua possibile reazione violenta.
- Sono venuto qui da solo. Nessuno mi ha avvisato di nulla. -
- Come sapevi che era qui? -
Non risposi. Mi lasciò la giacca e incrociò le braccia nella sua tipica posa da bulletto alzando leggermente il viso e guardandomi storto.
- Allora?! -
Alzai le mani in segno di pace. - Senti, penso che tu possa capire come io faccia a sapere di Nicholas e nonostante tutto, non sono così crudele da ignorare una cosa così grave. Non so che legame c’è tra voi due e sinceramente non mi interessa, ma Leah è importante anche per me e che tu lo voglia o no, io da qui non me ne vado. -
Avevo capito giusto: Castiel provava qualcosa di più di una semplice amicizia per Leah. Alzò un lato del labbro, come se volesse ringhiare, e mi fissò in cagnesco.
- Tsè. Non aspettarti che non sia lei a mandarti via. Prima o poi, verrà a sapere la verità e allora ci sarà da ridere. -
- Hai ragione. Ma non sarà oggi. -
Abbassò il capo fissandomi senza dire altro. Nonostante tutto, non era così stupido da non capire la situazione. Leah aveva bisogno del suo amico tanto quanto di me, e lui lo sapeva. Così mi voltai e tornai da Leah e da Lysandro seguito da Castiel. Lysandro, nel vederci tornare, si alzò.
- Andiamo, Cass. Qui siamo in troppi. -
- Che cosa?! Col cavolo che me ne vado! -
- Andiamo e poche storie. - Detto questo, salutò Leah con un cenno della mano, sussurrandole “Fammi sapere” e afferrò per il bavero della giacca il rosso tirandolo verso la porta d’uscita (il quale non smise per un istante di lamentarsi) ma non prima di fulminarmi con lo sguardo. Perfetto… mi sono inimicato anche Lysandro… il che mi fece sentire speciale: Lysandro ha mai odiato qualcuno in vita sua? Quando i due uscirono, mi voltai verso Leah accorgendomi che mi stava fissando.
- Vado a prenderti qualcosa da bere. -
- Aspetta. Vieni qui. - E mi indicò il posto vuoto vicino a lei. Mi sedetti aspettandomi il peggio.
- Lys mi ha raccontato tutto. -
Voilà! E io che avevo da poco deciso di rimandare le spiegazioni… deglutì. - Ah si? -
- Si… mi ha detto che, quando ti ha riferito della situazione di Nick, ti sei fiondato qui senza permettergli di approfondire il discorso su di lui. -
- Oh… beh… -
- Mi sono arrabbiata, perché non doveva permettersi di parlartene senza il mio permesso. Ma ormai… sai, penso che sia giunto il momento di rispondere alla tua seconda domanda. -
La guardai. Immagino la fatica che possa fare nel parlarmi della sua situazione. Ma mi ero promesso che l’avrei sostenuta. Così, mi preparai per farlo.
 
 
 
Note: Al contrario di ogni mia previsione, sto ricevendo dei commenti molto positivi sulla mia storia. Questo mi rende davvero felice e mi motiva ad andare avanti, anche se il tempo per farlo si sta riducendo sempre più (il che non è del tutto negativo, per me!). Cercherò, quindi, di essere il più puntuale possibile nel pubblicare i capitoli e spero nella vostra pazienza e comprensione! Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per aver letto e per i bellissimi commenti che mi lasciate. E come sempre… ciao ciao!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: cisqua92