Capitolo otto
“Adesso
penso sia il caso di dirci che
diavolo sta succedendo fra te e mr. Mi faccio tutta la scuola e la cosa
mi rende
ancora più figo di quanto io creda di esserlo!”
Caroline mi guarda di traverso
mentre agita un pennello stracolmo di vernice grigia che dovrebbe
servire a
pitturare gli armadietti in cartone che stiamo creando come oggetti di
scena.
Bonnie e Rick sono in teatro per sistemare la questione
“audizioni” mentre
Caroline ed io siamo sedute per terra, in palestra, che abbiamo
prenotato solo
per noi e per la quantità industriale di cartone raccattato
al supermercato
oppure dagli sgabuzzini della scuola.
“Non succede niente” rispondo io, concentrandomi
forse un po’ troppo sulla
bordatura nera di un armadietto.
“E pensi davvero che ti creda? Solo, solo questo
‘dobbiamo parlare’ di cosa
dovete parlare eh?” agita il pennello a tal punto da
schizzarmi di grigio il
naso e la guancia.
“Caroline! Mi hai sporcato tutta!”
“Non ci provare a cambiare discorso!”
“E va bene – lascio andare il pennello contro il
pavimento – si dia il caso che
ieri notte abbia dormito a casa sua, nel suo letto … insieme
a lui”
Lei rimane in silenzio, per una quantità indefinita di
secondi e non ho mai
desiderato che Caroline parli.
“Avete fatto sesso?” urla.
“No! Abbassa la voce! – sussurro – solo
dormito”
“Ah ecco, sarebbe un peccato sprecare la tua prima volta con
uno così … anche
se-” eccola che ricomincia con i suoi discorsi sulla prima
volta.
“Caroline, non voglio parlare di questo” ribatto,
innervosita.
“In ogni caso, aspetta qui … vado a controllare
come vanno le cose in teatro e
poi prendo la vernice che è finita, ci vediamo fra
poco”
Rimango in silenzio in palestra, da sola. Circondata solo dal rumore
del
pennello che, annoiato quasi quanto me, ritocca, adesso, una striscia
di
pavimento color crema.
In realtà, mi sono imposta di non pensare; non pensare cosa
abbia provato a
dormire con Damon, né tantomeno cosa abbia provato nel
risvegliarmi con le sue
dita ad accarezzarmi le labbra. La verità è che
quel tizio mi è entrato dentro,
è come se fosse sotto pelle, e non riesco a mandarlo via,
anche se volessi, non
riesco a smettere di pensare a lui, alle sue labbra, a suo modo di fare
…
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalla porta di sicurezza
che si
apre.
“Eccoti – comincio – penso che
andrò a prendere anche la vernice verde, se
dobbiamo finire questi alberi – sorrido – come se
la cava Bonnie?” il mio
sorriso si spegne quando mi accorgo che non è una ragazza,
non è Caroline … ma
il ragazzo al quale stavo pensando fino a due secondi fa.
“Che ci fai qua?” domando, tornando a concentrarmi
sul disegno.
“Caroline mi ha detto che eri qui” risponde Damon,
sedendosi accanto a me ed
afferrando un pennello.
“Hai bisogno di una mano? Ho ancora – fa per
pensarci su – una marea di ore da
usare per questo progetto” accenna un sorriso.
“N-no io … non ho bisogno,
grazie”
“Elena – prende un respiro profondo – non
devi … che ne so … vergognarti per
quello che è successo … insomma, avevi sonno e
abbiamo dormito insieme … non”
la sua frase rimane sospesa a mezz’aria, come se nemmeno lui
sapesse cosa dire.
Intinge un pennello sporco di rosso nella vernice verde ed io quasi
scoppio:
“No!” senza che potessi fermarmi, ho già
afferrato il suo polso per impedirgli
di mischiare i due colori, evitando così una strigliata da
parte di Caroline.
I miei occhi incrociano i suoi, confusi: “Che problema
c’è?”
“Caroline non vuole che si mischino i colori”
rispondo, quando mi accorgo che
la mia mano è ancora avvolta intorno al suo polso.
Lui sorride; perché diavolo sorride?
“Che hai da ridere?” chiedo, diffidente.
“Sei tutta sporca di vernice, che cavolo hai
combinato?”
Ritraggo improvvisamente la mano e me la porto al viso, come a coprire
quelle
macchie scure sul mio naso.
Senza che possa impedirlo, ha già scostato la mia mano dal
viso e l’ha
sostituita con la sua, che sfrega delicatamente fino a rimuovere la
macchia.
Inutile dire come sia in una specie di stato catatonico, sono
paralizzata,
confusa e … quasi spero che queste sue carezze che sta
continuando a lasciare
sulla mia guancia nonostante la macchia grigia sia sparita, non
finiscano.
Sospira, continuando a tenere i suoi occhi limpidi dentro i miei. Non
sono una
di quelle persone che riesce a comprendere gli altri con uno sguardo, a
capire
cosa pensano o cosa stiano per dire, eppure, riesco a vedere qualcosa,
negli
occhi di Damon, che non ho mai visto prima. Qualcosa che, onestamente,
ho paura
ad interpretare come qualcosa di positivo, poiché non ho
intenzione di passare
per l’illusa di turno. Del resto, Damon è famoso
per farsi le ragazze e poi
mollarle come se niente fosse, e io non potrei che essere una delle
tante.
“Allora – soffia contro le mie labbra –
sei libera stasera?”
Mi tornano alla mente gli insegnamenti di Caroline, la quale spiega che
non
bisogna mai mostrarsi disponibili, anzi, il più riservate ed
impegnate
possibile.
“No io … ho da studiare e
…”
Lui annuisce, e come se avesse capito, sorride:
“Venerdì?”
Ed io, incapace di formulare una qualsiasi frase di senso compiuto,
annuisco.
“Passo a prenderti a casa?” domanda, ed il suo
sguardo si posa sulle mie
labbra, leggermente schiuse.
“Elena! Hai visto Damon!?”
“Sono qua, Barbie pazza”
Trattengo a stento una risata e sussurro un sì, rivolto alla
domanda di Damon.
“Ecco – Caroline si dirige con larghe falcate verso
di noi – vai a dare una
mano con lo stereo, Alaric ha detto che sei bravo in queste
cose”
“Me la cavo – scrolla le spalle e poi si rivolge a
me – potrei … ecco,
chiamarti stasera”
Incurvo le labbra in un sorriso: “D’accordo
…”
“Non è stato affatto un piacere, Barbie”
dice, alzandosi. Mi rivolge uno
sguardo fugace prima di uscire e andare a fare chissà cosa
con lo stereo.
“Che cavolo ti ha detto?”
“Mi ha chiesto di uscire …” sospiro.
“Allora come va il progetto teatrale?” mia madre
poggia l’insalatiera sul
tavolo e io la seguo, mettendo accanto una scodella di purè
di patate.
“Alla grande – sorrido – Caroline sta
andando fuori di testa per fare tutto
perfetto”
Mia madre si appunta una ciocca di capelli dietro l’orecchio,
esattamente come
faccio io, e sorride: “Liz me lo ha detto l’altra
sera, sembra che l’abbia
presa davvero sul serio!”
“Oh si … è come se stesse dirigendo un
progetto che finirà dritto a Broadway”
“Di che parliamo?” Jeremy entra in cucina,
sedendosi al suo posto, esattamente
di fronte a me, seguito da mio padre che si posiziona a capo tavola.
“Del progetto teatrale … verrai a
vederci?” domando, speranzosa.
“Mh … se proprio devo – sorride
– d’accordo … ma sappi che se canta
Caroline
preferisco rimanere chiuso in casa”
“Non canta Caroline, ma Rebekah …
Mikaelson”
“Oh – mia mamma arriccia il viso in una smorfia
– sua madre è una specie di
vipera”
“Come la figlia” constato.
“In più – prosegue mio padre –
credo che Michael Mikaelson abbia un qualche
problema con le tasse … che razza di gente” dice,
scrollando le spalle.
La cena passa così, come sempre.
Mia madre che racconta cosa ha fatto a lavoro, mio padre che
chiacchiera con
Jeremy riguardo agli ultimi risultati della partita di football e io
ascolto i
vari stralci di conversazione, magari inserendo ogni tanto un mio
commento, ho
un opinione. Ma non posso fare a meno di chiedermi se
troverò una chiamata
persa sul cellulare.
Aiuto mia madre a sparecchiare e vado poi al piano di sopra.
Butto la testa contro il getto dell’acqua bollente e i miei
muscoli decisamente
tesi trovano un nonsoché di ristoro, specialmente dopo aver
passato la spugna
ricoperta di bagnoschiuma alla pesca, il mio preferito.
Alcune volte sono quasi tentata dal tagliarmi i capelli, forse
perché sono
talmente tanti e folti che passo più o meno un’ora
ogni volta per asciugarli
tutti.
Poi però, quando mi guardo allo specchio, mi accorgo che
sono l’unica cosa che
mi piace di me stessa.
Il mio telefono squilla e prendo un respiro profondo prima di
rispondere alla
chiamata che lampeggia il suo nome.
“Ehi” dico, rispondendo.
“Mi stavo chiedendo – la sua voce
dall’altro capo del telefono è a dir poco
indescrivibile – che cosa potrei fare per non farti annoiare
venerdì?”
Mi mordo il labbro e cerco di non risultare sorridente: “Per
esempio, potresti
… pagarmi la cena e andare a mangiare da qualche altra
parte”
Lo sento sorridere dall’altro lato: “Mi spiace, ma
dovrai sopportarmi se vuoi
che ti paghi la cena”
“Vorrà dire che ti
ignorerò”
“È difficile ignorarmi”
“Vedrò cosa posso fare”
Una voce che proviene dall’altro capo del telefono, che
riconosco essere quella
di Stefan, avvisa il fratello che sta per iniziare qualcosa in
televisione.
“Arrivo – lo sento dire – mi spiace,
Elena … devo andare …”
E sono quasi dispiaciuta: “Oh … ehm …
certo … ci vediamo domani”
“Buona notte” risponde.
Spengo il cellulare e mi accingo ad andare a dormire, con questo
dannato
sorriso che non accenna a sparire, misto all’emozione di
poter – o dover –
passare un po’ di tempo con lui, venerdì.
Damon
“Che cosa c’è in televisione?”
domando, curioso, scendendo le scale.
“Oh niente … mi sono sbagliato” risponde
Stefan, diffidente.
“Sapevi che stavo parlando con lei!”
“Con lei chi?” mi sfida.
“Sai di che parlo, cos’è hai paura che
preferisca stare con me e non con te?”
Lui sorride: “Scoprirò cosa
c’è sotto questa storia, Damon”
Lo sento dire, prima che possa risalire le scale per telefonarle; Dio
solo sa
perché abbia così tanta voglia di sentire la sua
voce, velata un po’ dalla
stanchezza ma pur sempre bella.
Afferro il telefono e compongo rapidamente il suo numero, ma la sua
segreteria
mi dice che il telefono è ‘spento o non
raggiungibile’.
Sbuffo e penso seriamente, che venerdì dovrò
stupirla.
E no, non c’entra la scommessa, non c’entra
l’orgoglio, la casa al lago e
tantomeno mio fratello.
***
Mi
alzo dal letto. E’ incredibile come
riesca a farlo in così poco tempo, mi sento già
sveglia e, seppure questo sia
un bene, ne sono terribilmente preoccupata. Diamine, sono
un’adolescente, tutti
adorano dormire. A nessuno piace svegliarsi presto la
mattina… e nemmeno a me,
lo ammetto liberamente. Però…
c’è qualcosa che non mi torna. Qualcosa mi
sfugge.
Scrollo le spalle, scendendo in cucina e trovando tutta la mia famiglia
riunita
a tavola per la colazione. “Buongiorno.” Saluto
tutti, con una mano fra i
capelli e la bocca aperta – spalancata è forse il
termine corretto? – per uno
sbadiglio.
“Ehi.” Mi arriva all’orecchio, ancora un
po’ roca, la voce di mia madre, mio
padre si limita a sorridere mentre Jeremy immerge un croissant nel
latte.
Semplice. Ti sei svegliata, Elena, non sei appena tornata da un lungo
viaggio,
rifletto, sapendo che lui ragiona così.
Rivolgo una rapida occhiata all’orologio, constatando che
è troppo tardi,
Caroline sarà qui a momenti ed io non mi sono neanche
preparata. Sgrano gli
occhi, afferrando al volo un pancake e salendo le scale in un batter
d’occhio.
Non faccio caso alla voce di mia madre che, come sempre, mi rimprovera
a causa
del mio perenne ritardo. Mi butto nella doccia, dalla quale esco
qualche minuto
dopo, con già lo spazzolino in bocca.
“Diamine, diamine!”
Mi infilo un paio di jeans aderenti ed un maglioncino blu, pettinando i
capelli
con una mano, mentre con l’altra lavo i denti. Suonano alla
porta. Sbianco.
Ce la faccio, ce la faccio… è solo Care, giusto?
Prendo al volo una borsa e mi fiondo giù, sorridendole e
distraendola, dato che
parlotta con mia madre.
“A presto, signora Gilbert!”
“Caroline… ci conosciamo da più di
cinque anni, puoi chiamarmi Miranda.”
“Sì, sì, andiamo adesso.”
Spingo la mia amica fuori dalla porta. Mia madre mi
fulmina con lo sguardo.
Alzo gli occhi al cielo. “Ciao mamma, ciao
papà.”
“Sei una perenne ritardataria! Non capisco come tu faccia a
ricordarti di
respirare…” mi schernisce la bionda, chiudendo il
suo armadietto. Scrollo le
spalle, ignorandola.
“Andiamo! –esclama – Permalosa.”
“Non sono permalosa!” ribatto, stranita.
“Ragazze! – Bonnie arriva con il fiatone accanto a
noi. – Siete preparate?”
Io e Care aggrottiamo le sopracciglia. Per cosa?
“Non ve ne siete dimenticate… vero? –
spalanca gli occhi – Oggi è venerdì!
Venerdì! Abbiamo il test di chimica, l’ennesimo e
complicato test di chimica!”
Caroline adesso-mi-faccio-prendere-dal-panico Forbes inizia ad
esclamare
qualcosa come ‘Dannazione!’, ‘Me ne sono
completamente dimenticata, io!
Caroline Forbes, io!’ e ‘Non ci credo!’.
Io mi limito a rimanere immobile, incapace di articolare un movimento o
qualsiasi altra cosa che implichi un ragionamento o un impulso
celebrale;
rimango lì, poggiata contro l’alluminio grigio e
fresco del mio armadietto, con
la bocca spalancata e il cuore che batte furiosamente.
Non riesco a parlare, a pensare… Ecco cosa mi sfuggiva!
“Elena… Elena! – mi richiama la mora
– te ne sei dimenticata anche tu?”
“Figurati… lei vive in un mondo a
parte…” borbotta Care.
“Eh?”
“Appunto.” Bofonchia, diffidente, la bionda.
“Oggi è venerdì.” Mormoro
fissando il vuoto.
“Acuta osservazione, Watson!” Trucido con lo
sguardo Caroline, che alza le mani
come per chiedere scusa. Bonnie scuote la testa.
“Sì, è venerdì
Elena… te ne
eri forse dimenticata?”
“No, cioè sì, insomma…
venerdì…”
Entrambe mi guardano confuse, fino a che Care non scorge i Mikaelson in
fondo a
corridoio, e di conseguenza… Damon. Sgrano gli occhi,
chiudendo con forza il
mio armadietto e scappando a lezione. O meglio, preparandomi
psicologicamente
ad un test a cui, in teoria, dovrei essere preparata anche se Stefan ed
io
abbiamo ‘studiato’ giorni fa e la mia memoria,
quando si tratta di materie
scientifiche, fa schifo, per intenderci … non ce la
farò mai.
Mi ha vista? Mi avrà vista? O cielo, le mie mani sudano
freddo.
Mi siedo su un banco a caso, aprendo il libro ma non concentrandomi
affatto su
di esso.
“Nervosa?” una voce mi distoglie dal mio pensare
ininterrotto a Damon, al fatto
che sia venerdì e che oggi, dunque, abbiamo un appuntamento.
“Eh?”
“Elena, tutto okay?” Stefan. È solo
Stefan; cosa faccio? O meglio, cosa dovrei
fare?
“Perdonami, è solo che oggi è
venerdì e – cosa? Devo uscire con tuo fratello?
Mi blocco improvvisamente, inumidendomi le labbra –
e… C’è il test! Sì, il
test! Lo sapevi? Me ne sono completamente dimenticata e sono agitata,
nervosa,
perché lui mi confonde completamente, sono in questo
patetico stato per colpa
sua e … e non è giusto, non dovrebbe
scombussolarti così tanto! È solo uno
stupidissimo…” arrivata ad un certo punto della
frase mi chiedo se stia
parlando del test di chimica o di altro … di qualcun
altro.
“Test di chimica a cui abbiamo studiato insieme.”
Termina la frase,
osservandomi confuso.
Giusto. Esattamente. Eppure, con nervosismo, constato che la parola
‘appuntamento’ è ancora sulla punta
della mia lingua, pronta ad uscire dalla
mia bocca.
“Stiamo parlando del test e del
professore…?”
Scuoto la testa sorridendo, per poi annuirgli, cercando di mantenere la
calma.
“Sì, è proprio lui che mi
scombussola… con lo sguardo, sai, ed ehm… tutto
il
resto.” Mi accorgo di star divagando nuovamente, o meglio, la
mia mente ha solo
tre parole in testa, parole che non comprendono
‘test’, ‘chimica’ e
‘Stefan’,
ma bensì, ‘appuntamento’,
‘Damon’ e ‘Salvatore’.
“Andrà tutto bene.” Afferma lui, poco
prima che il professore seguito da alcune
persone, fra cui Care e Bonnie, entrino in classe.
Le mie amiche mi guardano a metà fra il preoccupato e lo
stranito, e Stefan
cerca di incoraggiarmi.
Sì, andrà tutto bene…
Ma cosa? Il test o l’appuntamento?
“Andrà tutto bene.” Esclamano in coro
Caroline e Bonnie, stravaccate sul mio
letto ed osservandomi tutta agitata di fronte all’armadio.
“Io… lo so, sono calmissima.” Ribatto
cercando di convincerle, ma fallendo
miseramente. È ovvio che sudare freddo, pettinarsi
simultaneamente i capelli da
un’ora, passarsi ripetutamente il rossetto sulle labbra e
lisciare le pieghe
immaginarie sulla mia maglietta, non siano affatto sintomi di
tranquillità.
Come volevasi dimostrare, le mie amiche mi guardano, aggrottando la
fronte e
inclinando la testa di lato, per terminare in uno schiocco di lingua da
parte
di Caroline e del piccolo scoppio provocato dalla gomma da masticare
che ha in
bocca Bonnie.
“È una stupida uscita, no? Non mi
disturberà mai più.” Sorrido allo
specchio,
cercando di assumere un’espressione calma, ma un secondo dopo
mi osservo
attentamente e tutto ciò che vedo è una persona
visibilmente terrorizzata ed in
preda al panico.
Non ce la farò mai.
“Damon Salvatore non mi convince, non l’ha mai
fatto e lo sai bene… Ma è solo
un’uscita, sei sempre perfetta, lo saresti anche con un sacco
della spazzatura
addosso. Non… non preoccuparti.” Caroline mi
rincuora, e improvvisamente mi
calmo. Respiro e la osservo.
Le sorrido, intenerita. Caroline non esterna spesso i suoi sentimenti
… quando
lo fa bisogna ricordarselo per davvero.
“Prima che tu possa dire o fare qualcosa di imbarazzante
– inizia facendoci
alzare gli occhi al cielo – diamo un’occhiata a
questo guardaroba!”
Da questo momento iniziamo a scartare ogni gonna, jeans, vestito,
maglietta e
pantalone che non soddisfano pienamente Caroline. Già, solo
Caroline, non me e
Bonnie. Entrambe, poi, mi buttano nella doccia, vietandomi di vedere i
vestiti
scelti.
Esco, mentre un profumo di cocco mi avvolge completamente; il suo odore
dolciastro quasi mi investe le narici e una ventata di nausea mi
attraversa lo
stomaco, costringendomi ad aprire la finestra.
Ci mancava solo la nausea.
“Elena, che ne dici?” domanda Bonnie con un sorriso
indicando, con una mano,
una maglietta bianca piuttosto semplice, una gonna a vita alta a fiori
ed un
cardigan lungo di lana.
“Sono stupendi! Dove li avete trovati?”
Caroline alza gli occhi al cielo. “Nel tuo guardaroba,
ovviamente. In un
angolino nascosto, coperti da cianfrusaglie. – la guardo
confusa – Okay, non è
vero. Cioè, non proprio in un angolino … diciamo
che erano ben nascosti, ecco.”
Si tortura le unghie schioccandole fra di loro e mordicchiandole
leggermente,
fino a sbeccare lo smalto chiaro sulle sue dita perfettamente
curate.
“Caroline” comincio.
“Sì?”
“Tutto… okay?”
Sbuffa. “Sì, tutto okay. Ma… Ho solo
paura che tu faccia parte di uno di quei
suoi ennesimi giochetti.”
Bonnie annuisce con un mezzo sorriso. Cosa ho fatto per meritarmi due
amiche
così?
“Sentite – inizio, prendendo un lungo respiro
– se fosse così, mi tirerò
indietro. Prima che tutto possa… succedere, prima che mi
usi.” Seppure so che
c’è un cinquanta per cento di
probabilità che questo accada, non voglio
pensarci. Non voglio pensare al fatto che Damon mi abbia probabilmente
ingannata per tutto questo tempo e stia continuando a farlo. Non
riuscirei a
perdonarmelo.
“Adesso vestiti, Gilbert.”
Damon è puntualissimo. È venuto a prendermi con
la sua Camaro e abbiamo fatto
un giro per il centro di Mystic Falls.
Sembravamo due sconosciuti, sul serio. Avete presente quel silenzio di
tomba,
in cui nessuno osa dire una sola parola né tantomeno
emettere anche il più
superficiale dei suoni? Ecco, peggio.
È stato imbarazzante, in un primo momento, fino a quando
… per fortuna, direi,
una vecchietta ha imprecato contro Damon per non averle lasciato
attraversare
la strada ad un semaforo palesemente vede, per noi. In ogni caso,
l’averci
puntato contro il suo bastone in legno scuro ci ha fatto scoppiare a
ridere e
quindi … cominciare a parlare, grazie a Dio.
Abbiamo mangiato in una specie di fast food, una specie di fast food
alla
Carrie Diaries; anni ottanta, pavimento a scacchi, e poltroncine di
pelle,
onestamente nemmeno ero a conoscenza dell’esistenza di questo
posto. Conosco
solo il Grill, l’unico ‘locale’ in cui le
mie amiche ed io passiamo alcuni
sabati, quando in tv non danno niente o quando abbiamo voglia di bere
senza che
i nostri genitori lo sappiano.
Comunque, in questo preciso momento siamo in macchina, ha detto che
vuole
portarmi in un posto particolare, è un po’
distante da Mystic Falls e questo mi
inquieta. Chi mi dice che non voglia portarmi in un bosco e
sacrificarmi al
posto di un agnello a favore di un qualche rito magico? Il pensiero mi
fa rabbrividire
e, nervosa, stendo le gambe sul cruscotto, e lui mi osserva di sbieco.
“Togli le gambe da lì.” Mi ordina con
tono serio.
Ma io non lo ascolto, chiudo gli occhi e lascio che il vento mi
spettini i
capelli lievemente arricciati.
“Elena.” Mi richiama. “Togli le tue
bellissime gambe dal cruscotto della mia
bambina.”
Mi volto verso di lui e scoppio a ridere, per come ha chiamato la sua
macchina.
Esiste davvero gente che reputa la propria vettura una figlia?
È serio. O santo cielo, è serio ed io gli sto
probabilmente rovinando la
macchina.
Ecco, ho rovinato la serata.
“Davvero, Elena, le tue gambe sono spettacolari,
purché rimangano giù.” Afferma
osservando la strada buia di fronte a sé.
Mormoro un flebile ‘scusa’, togliendole
immediatamente da lì.
Cala un silenzio quasi imbarazzante.
Ha fatto apprezzamenti sulle mie gambe ed io ho rovinato tutto?
Sì, è successo
proprio questo.
“Senti-”
“Mi dispiace-” Iniziamo entrambi, per poi guardarci
per un attimo.
Lui prende la parola. “Non volevo sembrare duro o…
scortese.” Agita una mano,
sembra che sia davvero difficile per lui parlare.
“Damon Salvatore si sta scusando con qualcuno? –
chiedo ironica, con un
espressione fintamente sorpresa – che cavolo, non pensavo
fossi umano anche tu”
“Ah-ah, sei quasi più simpatica di
Barbie.” Ridacchio scuotendo la testa.
“Comunque scusa – affermo poco dopo – non
pensavo che tua figlia potesse
offendersi o farsi male.” Enfatizzo l’appellativo
dato alla sua macchina con le
mani, mimando delle virgolette.
“Elena Gilbert sta chiedendo scusa alla mia
macchina?” domanda utilizzando il
mio stesso tono sorpreso di qualche attimo fa.
“Sei umana anche tu!” esclama osservandomi e
scoppiando a ridere.
“Si può sapere dove mi stai portando?”
“Okay te lo dico. – inizia facendomi aggrottare le
sopracciglia. Cede così
presto? – No, non te lo dirò, volevo solo vedere
la tua faccia.”
In risposta, gli do un buffetto sul braccio. “Ahia!”
“Idiota.”
“Mi stai seriamente dando dell’idiota?”
domanda, quasi offeso.
La macchina inchioda bruscamente, e se non avessi avuto la cintura
probabilmente il mio naso adesso starebbe sanguinando e sarei
probabilmente
morta dissanguata.
Si sfila la cintura e scende dall’auto.
Io rimango qualche secondo seduta sul sedile del passeggero, in attesa
di un
qualsiasi segno di vita da parte sua, che però non arriva,
costringendomi,
controvoglia, a seguirlo.
Incontro l’aria particolarmente fresca della notte e mi
stringo nel cardigan,
insultandomi mentalmente per aver deciso di lasciare le gambe nude e
palesemente esposte al freddo glaciale notturno.
Lui sta trafficando con chissà cosa nel cofano e io mi
avvicino.
“Ehi … insomma, non era un insulto, il
mio” abbozzo.
“Mi stai chiedendo scusa?” domanda, alzando i suoi
occhi nei miei e mi insulto
ancora di più quando i miei numerosi pensieri sui suoi occhi
siano diventati
troppo persino per me.
“In un certo senso” mi stringo ancora di
più nel cardigan.
“Beh – si fa più vicino, fino a
respirare sulle mie labbra, sorridendo – non
accetto le tue scuse”
“È un problema tuo” balbetto, facendo
attenzione a non lasciare che lo sguardo
cada sulle sue labbra, schiuse ed ora, fin troppo serie.
Lo guardo, forse con troppa attenzione e dubbio, curiosità,
di fronte alla
consapevolezza che sia per fare cosa io penso che stia per fare.
I suoi occhi scendono lenti ed inesorabili, sulle mie, di labbra, ed io
deglutisco a vuoto.
Che devo fare?
N/A
Buonasera!
Ecco a voi il tanto atteso capitolo, ovvero il post-notte fra Damon ed Elena. Innanzitutto si vede la reazione di Elena, ben diversa da quella di Damon, avuta alla fine del capitolo precedente. Lei cerca di evitarlo, lui la rincorre. Punto di incontro/scontro aka compromesso: l’appuntamento di cui parlava lui nel “momento di intimità” con Elena dello scorso capitolo.
Poi
questo avviene! Anche se abbiamo solo una parte,
c’è Elena
combattuta, insicura e felice, il solito Damon (forse si lascia un
po’ andare,
che ne dite?) e uno stralcio della loro quasi tanto attesa pace!
Cosa pensate succederà nella seconda parte dell’appuntamento? Siamo curiose di sapere i vostri pensieri!
Scusate
la lunghezza forse eccessiva, ma ho pensato di accorparli. Spero
non risulti una scelta errata!
Grazie
per le bellissime parole ed il supporto datoci! Invitiamo a farsi
avanti un po’ tutti, lettori silenziosi e quelli che hanno
già dato i loro
pareri in precedenza, per lasciare due paroline che fanno sempre molto
piacere
e che, in fin dei conti, non costano nulla:)
Ecco
del shameless self-promo (se così possiamo definirlo) dato
che vi
lasciamo i link dei nostri profili! _valins
e
missimississipi
:)
Un
bacio e alla prossima
settimana!