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Autore: Respiro_di_Primavera    22/06/2014    3 recensioni
"-Ripetilo se ne hai il coraggio.
-Non ho provato nulla...- sussurrai a pochi centimetri dal suo viso
e lo vidi alzare un sopracciglio, mentre le sue mani mi accarezzavano.
-Allora perché hai la pelle d'oca?
-Sono bloccata qua fuori in piena notte, con solo un asciugamano
e i capelli bagnati: ho freddo.
-Risposta errata, Kiss.- sorrise, sollevandomi il mento con le sue dita calde
e lasciandomi un lieve bacio nell'incavo del collo aggiunse -Ma se hai freddo,
non ti preoccupare. Ci sono qua io e ti prometto che ti scalderò per tutta la notte,
se me lo permetterai..."
Jess è una ragazza che nasconde tutta se stessa dietro a una maschera
ed è diventata tanto testarda da credere che quella ormai sia la sua vera faccia.
Finché non arriva qualcuno a farle vedere che dentro di lei c'è molto di più...
Questa è la prima storia che pubblico in assoluto, quindi la vostra opinione
è importante per migliorarmi! ;)
Avverto che è tratta da un sogno e che presenta elementi non veritieri, di mia invenzione.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Triangolo
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 Forbidden Aple 
 
 
 
Se qualcuno mi avesse mai chiesto come fosse vivere con cinque star della musica globale, la mia risposta sarebbe
stata inimmaginabili (e, ormai, monotona anche…da un certo punto di vista).
-Uno schifo!- sbuffai, passandomi una mano tra i capelli per tirarli indietro, dopo che qualcuno mi aveva fatto cadere
dal letto. E per farmi cadere dal letto matrimoniale della mia camera ci si doveva mettere di impegno!
Mi ero dimenticata quanto fosse fine e delicata la mia migliore amica quando dormiva!
Cercai a tastoni le coperte (non avevo alcuna intenzione di aprire gli occhi, ero troppo stanca!) e, una volta trovate,
le presi a due mani e le tirai con tutta la mia forza per avvolgermici dentro. Ma avevo dimenticato un piccolo dettaglio.
-AAAAAAAARGH! UN TERREMOTOOOOOO!!!!!!!!
SBAM!
-PORCA PUTT…
-AH! JESS! DOVE SEI?
-SOTTO DI TE, RAZZA DI ELEFANTE CHE VESTE I PANNI DI UNA RAGAZZA!
-OH! SCUSA! ORA MI ALZO!
-STA ATTEN..OUCH! QUELLO ERA IL MIO STOMACO!
-SCUSA!
-VA BEN..CAZZO! MA LA SMETTI DI DARMI GOMITATE???
-E TU LA SMETTI DI GRIDARE??? QUI è TUTTO BUIO!
-CERTO! SARA ANCORA NOTTE FONDA!
-OPPURE SONO LE TENDE TIRATE E LE ANTE CHIUSE, NO?
-VA BENE, VA BENE! ORA LEVATI CHE MI STAI SCHIACCIANDO L’INTESTINO E MI STA VENENDO LA NAUSEA!
-OK!
Isa si spostò su un lato cercando di districarsi dalle coperte che ci avevano avvolte e sembravano aver preso vita tra
le nostre mani. Sbuffai, conquistando finalmente un po’ d’aria, anche se Isa combatteva ancora,
-Ehi! Che sta succedendo qui? Ho sentito gridare!- spalancò la porta qualcuno, accecandomi in piena faccia con la luce
del corridoio e facendomi imprecare per il peso della mia amica che mi era crollato addosso un’altra volta.
Sbattei le palpebre un attimo, cercando di capire chi fossi, che stessi facendo e chi cazzo fosse quell’idiota che mi
aveva svegliata definitivamente.
I miei occhi si adattarono piano piano e una volta distinta la figura li sbarrai per la sorpresa e l’incredulità.
-Ma ti pare il modo di entrare nella stanza di due ragazze???
Niall corrugò la fronte, probabilmente non avendo afferrato il motivo della mia indignazione, prima di far scivolare il
proprio sguardo sull’asciugamano che gli copriva a mala pena le parti intime e da cui sbucavano le sue gambe magre,
mentre il suo viso si faceva paonazzo. Oddio, ma era strano anche mentre faceva la doccia? A chi aveva rubato quella
cuffietta a fiori rosa per i capelli? A sua nonna?
-Ah…scusate, non sono abituato ad avere ragazze per casa…- balbettò, coprendosi con un braccio il torace nudo e
correndo via, reggendosi con la mano libera l’asciugamano.
Bene, bene….mi sa che dovevo scrivere un cartellone da mettere sulla porta e poi fare un discorso a quattr’occhi
con il biondino…
Possibile che ogni volta che spuntava succedessero cose imbarazzanti?
Quel ragazzo doveva avere qualche rotella fuori posto…oppure un pessimo senso dell’estetica…
-E…era Niall?
La voce ridotta appena a un sussurro  della mia migliore amica mi fece rinsavire.
-Già, con una tremenda cuffietta a fiori.- la informai, accendendo la luce dopo aver scalciato lontano da me le coperte
e i miei ultimi residui di sonno.
 -Se n’è andato?
-Ovvio, non l’hai vist…- mi interruppi, osservando Isa ancora del tutto avvolta dalle coperte e ferma immobile come una
statua –Tutto bene là sotto?
La sua faccia assonnata fece capolinea da una delle tante pieghe della stoffa, con gli occhi strizzati per la luce
improvvisa:- Mm-mm…
-Sicura?
-Ho ancora sonno…che ore sono?
Lanciai un’occhiata alla sveglia, che ero sicura di aver lasciato sul comodino la sera precedente e che in quel momento era
l’unico oggetto rimasto sopra il mio letto, incastrato tra i due cuscini. L’afferrai e storsi le labbra:
-Sono le 5 di domenica mattina…se vuoi torna a dormire.
-Ettu?- biascicò, con la testa piegata da un lato per il sonno.
-Io scendo a mangiare qualcosa.- scrollai le spalle, alzandomi e inarcando la schiena per sgranchirmi un po’ –E poi se
tornassi a letto non riuscirei a chiudere occhio lo stesso, avrei troppa paura di sognare Niall mezzo nudo in cuffietta della
nonna…-
La ragazza emise un misto tra risata/sbuffo/sbadiglio e si immerse nuovamente nelle coperte, rimanendo sdraiata per terra.
Sgattaiolai di sotto cercando di essere il più silenziosa possibile.
Non avevo voglia di parlare o anche solo incontrare nessuno, in particolar modo quegli idioti. Le scale di marmo fredde a
contatto con i miei piedi scalzi mi fecero correre un brivido lungo la colonna vertebrale e io mi fermai, chiudendo gli occhi
e trattenendo uno sbadiglio.
Se tenevo gli occhi chiusi potevo quasi immaginare di essere ancora a casa. Di solito la domenica mattina ero la prima a
svegliarmi, mi piaceva fissare il soffitto per qualche minuto, ancora avvolta nel torpore dei sogni, in uno stato di
dormiveglia e sentire il respiro regolare di mia sorella nel letto accanto al mio. Ma in quel momento, con gli occhi chiusi e
le orecchie tese non riuscivo a cogliere alcun rumore, nessun respiro, a parte…
Il rumore di qualcuno che apriva il frigo.
A casa mia non ero l’unica a svegliarsi prima degli altri, in verità…c’era una persona che scendeva le scale ancora prima
di me, recandosi in cucina e iniziando a preparare la colazione per gli altri.
Mio padre.
Aprii nuovamente gli occhi e un sorriso mi spuntò sulle labbra mentre scendevo frettolosamente le scale per intrufolarmi
in cucina, bloccandomi sulla soglia.
Per un attimo mi sembrò di vederlo, fermo a fissare il contenuto del nostro frigo per un istante prima di afferrare il cartone
del latte e agitarlo vicino all’orecchio per controllare se fosse pieno.
Feci un passo avanti, tenendomi sulle punte, ma poi lui si voltò verso i fornelli e il mio sorriso si cancellò lentamente dalle
mie labbra, mentre i mie occhi si abbassavano.
Che razza di deficiente che ero…
Strinsi le mani a pugno, mentre mi mordevo il labbro inferiore, sentendo il sapore del sangue sulla punta della lingua.
Forse facevo ancora in tempo e tornare indietro…
-Ehi! Come mai anche tu sveglia?
Fregata.
Strinsi le spalle tornando a sollevare il viso, ma con gli occhi puntati sul pavimento. Il bello era che ogni volta che volevo
evitarli me ne trovavo almeno uno di fronte. Vabbè, lo sapevo che abitavano sotto al mio stesso tetto (o, per meglio dire,
ero io ad abitare sotto il loro stesso enorme tetto), ma speravo, siccome quella casa non avesse nulla di piccolo, che sarei
riuscita ad evitarli.
Almeno dopo la sera precedente.
Mi limitai a lasciarmi cadere sullo sgabello più vicino e inizia a fissare il centrotavola che conteneva diversi frutti.  
Magari per non rispondere avrei potuto far finta di mangiarne con gusto uno.
No, non avevo bisogno di una scusa per non rivolgergli la parola, bastava il fatto che ero una diciassettenne in piena crisi
adolescenziale, senza famiglia e con un potenziale e aggressivo odio verso qualsiasi essere che respirasse e , in
particolare, esercitasse una professione come cantante di una band per teenagers  famosa in tutto il globo.
Soprattutto dopo quello che era successo la sera precedente.
-Vuoi un po’ di latte?
Afferrai una mela rossa grossa come un mio pugno e me la rigirai tra le dita rese ancora più pallide dall’intensità del
colore del frutto che reggevano. Sembrava tanto la mela di Biancaneve…
C’era una volta una bambina dalle labbra rosse come il sangue e la pelle bianca come la neve…
La voce di mia madre. Biancaneve era la storia preferita di Sara.
Lei amava quella principessa bellissima, così delicata, avvolta dagli animali e protetta dai suoi sette nani, i suoi occhi
verdi si facevano grandi grandi e sorrideva al lieto fine. Io mi ero sempre sentita affascinata dalla figura triste e sola della
Regina Cattiva, ossessionata dalla propria bellezza, in cui si celava la paura di rimanere sola e l’insicurezza di non avere
nient’altro che la propria presenza per essere considerata. Molti la pensavano solo egoista e piena di vanità. Per me non
era mai stata così…
I miei occhi studiarono la superfice rosseggiante del frutto, accarezzandolo con le unghie e mi ricordai che era anche il
simbolo del peccato…
La mia mente elaborò i ricordi prima ancora che io riuscissi a fermarla…
 
 
 
 

Avevo la testa leggera, forse anche troppo...forse avevo esagerato, ma no, avevo bevuto come ogni altra sera,
reggevo bene l’alcol.
Allora perché mi sembrava così vivido il colore delle mele nel cestino sul tavolo?
Allungai una mano e ne presi una.
L’accarezzai con le unghie laccate di nero e poi l’avvicinai alle labbra e al naso, sentendone il profumo, chiedendomi
se sapesse come quelle appena raccolte. Che domanda stupida. Le mie labbra si posarono lievemente sulla superfice
del frutto e all’improvviso sentii la porta dietro di me aprirsi.
Mi voltai di scatto, tenendo stretta al seno la mela, con la testa che girava leggermente e le gambe che tremavano. Sorrisi alla vista di un ragazzo dai capelli scompigliati e il nodo della cravatta allentato per il caldo. Lo osservai
posare la bottiglia di vodka al tavolo di fianco a me e ricambiare il mio sorriso.
Mi accarezzo con le dita il contorno della mascella, sfiorandomi le labbra e scendere per poi sfilarmi la mela
dalle mani.
La osservò con un cipiglio serio e poi l’avvicinò anche lui al naso e alla bocca, respirandone il profumo.
-Tu sai la storia del Peccato Originale?
La sua voce leggermente roca mi causò dei brividi lungo tutta la mia pelle, rendendomi incapace di parlare.
-Certo che la sai, sei una ragazza sveglia. Il Frutto Proibito, una mela che Eva fece mangiare ad Adamo nel giardino
dell’Eden. Il Frutto della conoscenza del sapere…
-Il frutto del peccato.
I suoi occhi mi osservarono attentamente, dopo questa mia affermazione e lui si fece ancora più vicino, finchè le nostre
labbra non si toccarono, unendosi, togliendomi il respiro. La sua lieve  ricrescita di barba mi punse le guance, mentre
lasciava baci umidi su un percorso che dalle mie labbra si inoltrava lungo il mio collo scoperto e candido, si fermò lì,
respirando profondamente, mentre io non avevo più fiato.
-Vuoi assaggiare con me il Frutto Proibito?- mi sussurrò a un orecchio, mordendomi il lobo e facendomi sussultare.
Esitai, trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi.
Sarebbe stato un punto di non ritorno, lo sapevo. Era qualcosa che mi avrebbe condizionata anche dopo. Una scelta
che dovevo fare in quel momento.
Il suo respiro caldo infiammava ogni lato del mio essere e sapevo di volerlo.
Sapevo che Marco era il serpente, non certo l’ingenuo e povero Adamo. Aveva quella scintilla oscura nello sguardo,
quel continuo desiderio, che continuava a trasmettermi anche solo guardandomi. E io lo volevo, eppure una vocina
dentro di me diceva che non dovevo farlo, non dovevo sceglierlo.
Posai le mie mani sul suo petto e lo spinsi lievemente, con il viso in fiamme.
I nostri occhi si incrociarono e lui si allontanò, lentamente.
Si fermò davanti alla porta e si fece passare la mela da una mano all’altra, catturando la mia attenzione,
poi me la lanciò.
-Mordila.
La presi al volo e la continuai a guardare.
Strano quanto fosse improvvisamente attraente, quanto desiderassi portarla al viso e sentirne ancora la fragranza.
La annusai ancora, ma i miei occhi furono catturati dallo sguardo rovente di Marco.
Aprii le labbra posandole sulla superfice cremise.
Poi i miei denti sprofondarono nella polpa.
La morsi, sentendo i passi di lui avvicinarsi.
La mela mi cadde dalle mani.

 
 
 
Il rumore della mela che cadeva sul tavolo mi riportò al presente.
Ero nella cucina moderna e fatta per metà di vetro di una casa enorme, seduta su uno sgabello dalle linee marcate
e qualcuno mi stava guardando interrogativo.
Mi alzai, voltandomi a guardarlo.
Liam era fermo, con il cartone del latte in una mano e lo sguardo preoccupato posato su di me.
Aveva un grosso livido sul  braccio sinistro e sulla guancia destra, il labbro superiore gonfio e socchiuso.
-Tu…- iniziai, ma poi non seppi cosa aggiungere.
Abbassai lo sguardo e strinsi i denti.
-Jessica, senti…
Lo fermai alzando una mano e scossi la testa.
-Marco è il mio ragazzo, quello che succede tra noi non è affar vostro –
E con queste parole me ne andai, fermandomi di fianco alla porta e appoggiando la schiena al muro, sbuffai.
Aveva cercato di proteggermi.
Era la prima persona dopo tanto tempo che aveva cercato di proteggermi.
Mi morsi il labbro inferiore e capii che non potevo permettere loro di farlo mai più.
Dovevo essere forte da sola.
Dopo tutto ero stata io a essermi lasciata ingannare dalle parole ingannevoli del serpente.

Avevo morso la Mela Proibita.
 

 
 
 
 
 
 









*****ANGOLO AUTRICE*****

Ciao a tutti! 
Mi spiace essere scomparsa così, 
ho avuto molto da fare con la scuola, 
inoltre ci sono stati dei problemi personali
e non ho avuto tempo di proseguire, ne 
di rispondere alle vostre recensioni....
Mi dispiace molto :(
Comunque sono contenta per i vostri commenti!
E sembra che per il bacio misterioso si quoti molto il 
nostro Mr. Boccoli!
Vedremo, vedremo ;)
In questo capitolo ho voluto elaborare un po' di più il 
senso di perdita che fino a questo momento Jess si era rifiutata di 
elaborare...fatemi sapere che ne pensate!
Premetto che nei prossimi capitoli ci saranno diversi sviluppi!
Grazie per aver letto fino a qui e per non avermi ancora uccisa!
Un grosso abbraccio!
Respiro_di_Primavera







 
  
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