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Autore: Ornyl    22/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due ali di folla composta da persone profumate,ben vestite,ben acconciate e arrossate e felici e quant'altro.
E poi al centro la navata odorosa di gigli,col lungo tappeto rosso,ed ella l'attraversava col velo nuziale sul capo. Camminava lentamente,con un passo troppo pesante per una sposa così giovane,quasi un peso nel cuore nella testa nell'animo la costringesse a camminare in tale maniera; dal velo nuziale cercavo il suo viso,ma riuscii a notare solo i suoi occhi:due pozzi neri tristi e cupi,senza luce nè amore.
Giovanna d'Arco al patibolo,martire condotta all'arena,Andromeda sposa del mostro,ed egli l'attendeva all'altare,sicuro di sè e insicuro della circostanza in cui si trovava.
Il velo toccava il tappeto rosso e quasi ne trascinava via il colore. Ogni passo che muoveva trasformava il biancore del velo nuziale in rosso sanguigno,un rosso tremendo e violento: l'odore dei gigli venne sostituito da un odore pungente e acre,un odore che mi riconduceva alla prima notte nella casa. Odore di sangue.
Arrivò all'altare e un bambino,sgattaiolato da un angolo,si fece avanti portando le fedi,luminose di riflessi d'oro e sporche di sangue. Alleyn ne prese una,la guardò bene e la leccò tutta intorno sorridendo malignamente,mostrando la sua vera natura di demone in quella dimensione irreale che ormai ben conoscevo e leccandosi per bene le labbra.
Poi alzava il velo lentamente,con il labbro inferiore ancora sporco di sangue.
La sposa,la giovane e malinconica Ophelia,non era lì.
Ecco di nuovo il suo scheletro pallido e tremante,con le orbite colme di vermi e chissà quanti altri orrori.
 
Mi svegliai di soprassalto con la fronte grondante di sudore. Era appena l'alba e dall'esterno sentivo il cinguettare dei passeri e il nitrire dei cavalli dalla stalla. Il cielo che vedevo dalla finestra era limpido e rosato e qualche raggio di sole iniziava a filtrare dalle tende e a proiettarsi sulla mia coperta.
L'orologio segnava le sei e mezza ma decisi comunque di alzarmi. Mi sciacquai il viso nel tentativo di cancellare quell'incubo tremendo- quei vermi! neri e lucidi e striscianti in quelle povere orbite vuote!-, poi mi vestii con i primi abiti che tirai fuori dall'armadio e uscii dalla mia stanza. A quell'ora la casa era ancora mezza addormentata,con il corridoio buio e risuonante dei passi dei domestici appena svegli;dallo scalone sentivo il cantilenare di Farrah e i suoi passetti avvicinarsi al piano superiore e,quando la incontrai,mi lanciò un'occhiata sorpresa.
-Signore! Avete l'aria così stanca! Non è un po' troppo presto?-
-Voglio fare quattro passi,Farrah. Per me è stato decisamente meglio svegliarmi che continuare a sognare ..-
Mi guardò come se avesse capito il senso delle mie parole.
-Buona giornata,giovane signore- e continuò e salire le scale.
Aprii la porta e scesi a passi veloci la scalinata d'ingresso,ansioso d'esser lontano da quelle meravigliose,terribili pareti. Ormai ero in quella casa da circa una settimana e mezzo,ma era come se fossi nato e cresciuto a villa Prynne-sì,sarebbe stata sempre villa Prynne: Prynne com'era Ophelia Prynne,unica vera padrona di quella villa bianca e meravigliosa e spettrale insieme,anima innocente e tremenda che ancora aleggiava per le stanze. Alexander ancora dormiva e non si sarebbe svegliato prima delle tre,stanco e ubriaco com'era arrivato a casa:a stento ricordava il proprio nome,figuriamoci la persona che s'era trovato accanto per nemmeno un anno. In quel breve lasso di tempo in cui lo conobbi capii,sotto sotto,di odiarlo profondamente e lo odiavo terribilmente quella mattina,odiavo come s'era ridotto e come poco gli importasse della moglie trapassata. Ed io ero nel vialetto d'ingresso perso nelle mie riflessioni,perso in quel cielo rosato e quasi ocra,con un piccolo sole che faceva capolino tra le montagne,e sospirai e mi pentii dei miei pensieri stessi: Alexander era un uomo come me,uomo forse più debole di me,che aveva affogato il proprio dolore nei piaceri e nel lusso e in quella donna fatale. O forse soffriva per l'assenza di sofferenza,perchè riconosceva di non provare alcuna tristezza davanti a quelle reliquie,a quegli occhi enormi e piangenti. Alexander era cupo come i suoi capelli,tanto simili ai suoi pensieri.
Avevo già fatto il giro del viale d'ingresso e mi dirigevo verso il giardino sul retro,piccolo ed elegante cimitero privato per un angelo terreno. Sciocco,sciocco Martin,perso nelle proprie fantasie e nella propria impossibile e insana infatuazione per una morta,per la sua immagine! E se fosse stata un demone,sciocco bambino troppo cresciuto? E se non avesse mai amato Alexander,e se in realtà avesse trattato male i servi e Farrah stessa che l'aveva cresciuta,e se in realtà fosse terribile e Farrah l'avesse appoggiata nei suoi tremendi disegni?
I sole sorgeva e già riusciva a sovrastare le cime degli alberi,le cui sottili ombre grigie si stagliavano sui vialetti e sulla casa,luminosa di bianco a quell'ora del mattino. I miei piedi m'avevano portato di nuovo davanti l'angelo caduto,splendente di rosa e ocra e forse più triste che mai. Intorno a me il canto degli uccelli e di nuovo il nitrire dei cavalli in lontananza ma no,no,in quel momento non ero solo: una calda brezza profumava spirava alle mie spalle,ma intorno a me non si muoveva un ramoscello.
Mi voltai verso la casa. La stanza di Alexander - che un tempo aveva condiviso con Ophelia - dava sul giardino e,in quel momento,vidi dalla finestra una tenda scostarsi. Mi aspettai di vedere Alexander con capelli spettinati e vestiti della sera prima,magari con uno dei suoi sigari in mano. Ma no,non era certo di Alexander quella pallida figura dalle labbra rossastre,col viso circondato da boccoli scuri e con una veste bianca e gli occhi neri e vuoti e tristi e persi puntati su di me .. E di certo non seppi a quale dio appellarmi in quell'istante.
 
Ero rimasto pietrificato e un urlo,un terribile urlo fu l'unica cosa che mi fece svegliare dal mio stato di trance. Quando scossi la testa la sagoma,lei  era scomparsa e la finestra era spalancata,e le tende ondeggiavano con tale violenza quasi un terribile uragano si stesse scatenando dentro la stanza stessa.
Mi precipitai in casa a corsa,quasi rompendomi una caviglia nella scalinata d'ingresso e l'osso del collo sullo scalone,e circondato da altre domestiche allarmate mi precipitai nella stanza di Alexander: egli giaceva tramortito sul letto -  enorme,a baldacchino,con uno schienale imbottito sui toni dell'azzurro e dell'oro-,con la camicia sbottonata e l'espressione stralunata,con gli occhi più gialli e terrorizzati che mai;la bella stanza da letto padronale - ampia e sempre tenuta in ossequioso ordine,con le pareti tappezzate di stoffa damascata oro e colori pastello e decorate da teste di cervo,il mobilio in stile rococò e un enorme camino bianco sormontato da un grande specchio dalla cornice d'oro- era stravolta come se,appunto,un uragano o forse una bestia feroce o forse un demone fosse entrato dentro,mentre alcuni oggetti giacevano a terra mezzi rotti come se fossero stati lanciati contro la finestra. Appena ci vide parve più sollevato e il suo respiro affannoso si fece più regolare.
-Martin,amico mio! Finalmente siete arrivato!-
Dietro di me arrivavano le altre domestiche,chi con i sali ,chi con dei ventagli e chi con una brocca d'acqua.
Mi avvicinai al suo capezzale,lo aiutai a mettersi a sedere e gli porsi la brocca d'acqua. Egli bevve tutto d'un fiato e s'asciugò le labbra con la manica della camicia.
-State bene? Cosa è stato quell'urlo?-
Il pallore iniziale venne sostituito da un nuovo rossore sulle sue belle guance barbute.
-Dormivo ancora quando accadde .. E d'un sonno anche abbastanza profondo,stanco com'ero della serata precedente e del viaggio .. Ecco,ecco che vidi ..-
-Cosa,cosa avete visto?-
Alzò il braccio tremante e con il dito indicò davanti a tutti noi. Io e le domestiche ci girammo e posai gli occhi sull'ennesimo ritratto che non avevo notato,anche questo di Ophelia,molto simile a quello del salone: stessa espressione triste,stesso pallore,diverso vestito- l'abito adesso era azzurro chiaro,in stile impero,tenuto stretto in vita da un cinturino d'oro.
-S'è mossa .. Il suo volto s'è mosso ..-
-Non capisco,Alexander,spiegatevi meglio ..!-
In realtà capivo benissimo,eccome. Avevo vissuto pochi minuti fa la stessa onirica e terrificante realtà.
-Ophelia,mio Dio! Quel maledettissimo quadro e quella maledettissima .. - e Farrah s'era già morsa il labbro e a stento tentai di fermarla con gli occhi
-Osate dire una sola parola su Ophelia,barone e .. Osate,osate soltanto pensarla!-
Il viso del barone s'infiammò ulteriormente,colmo di rabbia e indignazione.
-Non mi sembra proprio il momento di parlare di mia moglie,vecchia strega che non sei altro! Occupati dei vivi piuttosto che dei morti e,soprattutto,maledetta quanto l'inferno che sei ,vedi di non mancare rispetto al tuo padrone! Non t'ho ancora buttata fuori perchè di te ho pietà,vecchio ammasso di ossa polverose!-
-Farrah,avanti,uscite subito da questa stanza!-
-Voi non siete il mio padrone,barone Alleyn! Lo eravate forse per mezzo di quella santa ragazza che avete ucciso col vostro seme immondo,con tutte le notti insonni che le avete fatto passare per colpa vostra e di quell'altra puttana!- Alleyn si fece di mille colori mentre io e le altre domestiche sbiancavamo- Non eravate nemmeno il marito della mia bambina e vi siete arraffato un angelo condannandolo alle pene dell'inferno per i vostri piaceri e per le vostre dannate libidini,ed ella soffrì più di voi nel tentativo di espiarle .. Adesso siete soltanto un parassita qui dentro,che non fa altro che approfittarsi della bontà del mio vero padrone e dai cui ordini io sola dipendo! Lascerò questa stanza proprio perchè me l'ha detto lui e,padron Martin,perdonatemi se le mie parole irate hanno offeso anche voi ..-
Se ne andò a testa alta,vecchia e fiera rondine dinanzi all'irato lupo,con gli occhi colmi di lacrime. Alexander la osservava irato e,allo stesso tempo,mordendosi il labbro con una smorfia dolorosa: fu la prima volta in cui vidi i suoi piccoli occhi gialli,intelligenti e demoniaci luccicare di lacrime.
Mi voltai con cautela verso di lui e i nostri occhi si incrociarono. Nei suoi occhi color miele vidi i pozzi neri e piangenti di Ophelia,pozzi che il suo orgoglio tentava di prosciugare.
-Come state,barone?-
Sospirò e si distese,dandomi le spalle.
-Non crucciatevi,amico mio. Dite a tutte 'ste donnine di uscire,sarà sicuramente la sbronza. Sbronza e incubi fan brutti scherzi,soprattutto in questa casa-
 
Tutta la giornata stemmo lontani e non lo vidi nemmeno un attimo. Manon mi assicurò che Alexander fosse nelle proprie stanze,diviso tra stanza da letto e sala da musica,ma quando andai a cercarlo non nè nell'una nè nell'altra. Dopo il pranzo andai a cercare Farrah e,non avendo trovato nemmeno lei,appresi che molto probabilmente era andata a far compere e poi a messa,forse a confessarsi.
Ritrovai Alexander prima che venisse servita la cena. Sedeva alla scrivania della sua stanza,profumato e impomatato com'era,e appena mi vide mi rivolse un grande e aperto sorriso. Stava scrivendo in bella calligrafia su dei biglietti.
-Vi trovo bene,amico mio. E' un piacere,davvero,dopo questa tremenda mattinata-
-Il riposo m'ha giovato alquanto e la cena sicuramente completerà l'opera .. -
cosa avete fatto di Ophelia?
-Cosa scrivete?-
-Biglietti d'invito e,ah già,vorrei chiedere il vostro parere dacchè siete voi il padrone di casa .. Questo vecchio casolare ha bisogno di vedere gente,mio caro giovane amico. La prossima settimana si organizza un ballo in vecchio stile-
   
 
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