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Autore: damyxd    23/06/2014    2 recensioni
"Chiudo per un attimo gli occhi e vengo inevitabilmente catapultato nei ricordi: le mie lacrime scendere; il suono del mio pianoforte farsi interprete del mio animo; il vibrato delle corde al dolce tocco delle mia dita, il mio tempo sprecato ad inseguire scioccamente lei, i litigi con Lara e Rosy, perfino l'abbraccio di Lele."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

  Il nostro ultimo giorno al motel non si era avviato nel migliore dei modi. I rapporti tra di noi sono peggiorati e in più la notizia del fidanzamento di Maria mi spiazza totalmente. Ed è solo ora che capisco di amare Maria, ma io sono stato stupido a non averci provato quando ne avevo avuto l’occasione sul bus. Ora lei sta con Edoardo, l’odioso ragazzo della sezione H. Sono un fallimento con le ragazze: non sono mai stato fidanzato, mai dato un bacio, mai piaciuto a nessuno; per quanto ne so piaccio solo a Irene e una vecchia compagna delle elementari.
  Andiamo in tarda mattinata a visitare le cascate delle Marmore e qui Lara conosce la cugina di Lele, che frequenta la nostra stessa scuola e ch’era partita in gita con noi. Si chiama Klaudia, croata, dalle stesse passioni di Lara. Ciò la porta a stabilire già da subito un feeling con quest’ultima. Devo essere sincero? Ebbene sì, mi da fastidio. Così come a Lele da fastidio quando Lara è con Santo, a me da fastidio quando lei sta con Klaudia, che rimane comunque un’ottima ragazza che ha conquistato già da subito la mia stima. Naturalmente ciò non fa che peggiorare la situazione.
  La sera prima Innocenzo ci aveva accennato in modo maliziosamente subliminale di un rapporto tra Santo e Lara. Lele ed io ci interrogavamo su che genere di contatto fosse: una carezza, un abbraccio, un bacio… o anche qualcos’altro? Io e Lele discutiamo per tutto il tempo. Lui mi domanda: - Forse dovrei chiederle: <> – Penso che la domanda possa essere troppo affrettata, perciò rispondo: - Ci penso io.
  Seduti di fronte ad un bar, ordiniamo dei bicchieri di cola e, andata via la cameriera, chiedo senza troppi problemi: - Lara, tu sei ancora vergine? – La risposta di Lara è un secco No. Allora Lele insiste: - Ne sei sicura? – Infastidita, Lara replica: - Ho intenzione di perdere la verginità non prima dei 20 anni.
Le credo ma il mio istinto mi suggerisce di chiedere di più: - E allora ieri con Santo? – come se li avessi visti fare qualcosa e lei stesse insinuando il contrario. Solo dopo aver formulato la domanda mi pento delle parole che ho pronunziato. Ma Lele mi appoggia: - Già, che schifezze avete combinato?
  Lara non dice niente e si alza sbattendo la sedia rumorosamente. Noi ci alziamo e la seguiamo d’istinto. Camminiamo molto più velocemente di lei. Quando stiamo per raggiungerla, mi volto per controllare di non avere dimenticato nulla e scorgo la cameriera portare la cola che avevamo ordinato. Allora do un colpo di gomito al braccio di Lele e gli indico il bar alzando il mento in direzione della cameriera, che sta sbraitando. Ce la diamo a gambe e superiamo Lara, che si ferma vedendo noi correre via anziché inseguire lei. Ci rifugiamo dietro il bus che ci ha portato lì. Abbiamo il fiatone. Sorseggio un po’ della mia acqua. Non so perché lo stia facendo, ma Lele comincia ad avvolgermi tra le sue braccia. Mi stringe forte e mi da un bacio sulla guancia. Siamo vicinissimi e mi da un po’ fastidio perché non lo eravamo mai stati.
  - Lele, stai per caso morendo? - chiedo preoccupato. La sua risposta mi lascia di stucco: - No, è soltanto che ti voglio bene.
  Che strano, il mio migliore amico dice di volermi bene dopo avermi baciato sulla guancia. Ho la tachicardia per la corsa troppo affrettata. O forse non solo per quello. Non capisco cosa mi stia succedendo. Riesco solo a dire: - Ah… Grazie. – Lele è un po’ deluso dalla mia risposta. Mille pensieri mi riempiono la mente in una manciata di secondi. A quel punto arriva Rosy. Vedendoci così vicini rimane subito sorpresa, poi alza le sopracciglia e ci stuzzica: - Ah, piccioncini! Vi ho interrotto?
  - Cosa? No, noi.. Ma che dici! – balbetto arrabbiato. Rosy mi salva annunciando: - Tranquillo! Stavo scherzando! – e va via ridacchiando scioccamente. Ecco, questo mi da fastidio. Ora Rosy, la mia migliore amica, potrebbe pensare che io sia gay. Magari lo potrebbe raccontare a qualcuno. Vado ad affacciarmi da un lato del bus per controllare la presenza di Lara. Non c’è. Sono passati circa cinque minuti e la cameriera ha smesso di sbraitare. Mi allontano dal bus e vado, chissà perché,  in cerca di Alice, mantenendo le distanze da Lele.
  Per la prima volta mi sento gradito da Alice. Riusciamo a stabilire un buon rapporto di amicizia e, soprattutto, confidenza. Mi confida le cose più losche del suo passato e del suo presente in meno di mezz’ora. Scopro che lei scrive romanzi erotici. Poco dopo mi imbatto in Lara e mi ci avvicino per parlarle. All’inizio mi evita, poi riesco a parlare con lei. Alice si allontana quindi da me, e ciò mi fa pensare ancor di più al suo odio per Lara, che mi aveva confessato poco prima. Mi scuso con Lara, che però è infastidita e mi liquida concedendomi un: - Ti perdono
  Tutto contento vado a cercare Lele e gli dico che mi sono scusato con Lara, ma lui insiste nel non voler scusarsi. Un po’ mi dispiace per Lele; in aeroporto i due non si rivolgono la parola. Mentre attendiamo il via libera per il check-in sto seduto su una sedia, stanco per il poco sonno. Vedo mille volti passarmi davanti: Rosy sempre moribonda, Alice, mentre insegue Lele, Innocenzo fare lo stesso con Berta, la quale cerca Emanuele. Non ne posso più, non vedo l’ora di tornare a casa.
  Così, verso le 20:00, al mio ritorno nella mia accogliente dimora, mi dirigo subito verso il mio pianoforte. Libero la testa da tutti i pensieri, i problemi, le sofferenze per amore dei miei amici che hanno su di me un’ incredibile pressione psicologica. Indugio un po’. Accarezzo con la punta delle dita i tasti come se stessi accarezzando una persona a me cara che non vedevo da anni. Poi mi lascio andare nelle note di un valzer di Chopin, il mio preferito in assoluto. Dopo una settimana di mancato esercizio al piano, mi sembra afrodisiaco il suono del mio strumento.
  Ora non c’è più nessuno; non ci sono Lara, Lele, Rosy o Santo, Innocenzo, Berta, Ettore o Irene, né Alice: solo io e il mio pianoforte. Chiudo gli occhi mentre suono, per poter immaginare tutto quello che voglio nella mia mente e nei miei ricordi. I ricordi. Sono la prima cosa rievocata alla mia memoria quando suono il pianoforte, il mio pianoforte. Terminato il valzer mi dirigo verso la mia camera da letto, con un senso di vuoto incolmabile per la fine del viaggio. Eppure non vedevo l’ora di tornare a casa… Realizzo che in realtà volevo solo tornare a suonare il pianoforte.
  Mi manca la presenza dei miei compagni la mattina seguente. È finito, il viaggio. È finito: questa espressione riesce sempre a mettermi angoscia, non sopporto che qualcosa finisca. Sono ancora stremato per il brusco ritorno alla solita vita, ma sono più che altro stanco psicologicamente. Nel pomeriggio sono costretto ad andare, svogliatamente, a scuola per le prove d’orchestra.
   È in situazioni come queste che odio suonare il pianoforte. Un altro contesto in cui mi pento di aver scelto di suonare è il conservatorio. Lì sono costretto a suonare in modo tecnico, brevi brani elementari, perché la mia insegnante ha intenzione di mantenere tutti i suoi alunni su un livello eguale, più o meno. Una cosa assolutamente scorretta. Così quando suono Chopin è per me un sollievo evadere dall’oppressione dell’insegnante al conservatorio e da mia madre che l’appoggia. Sono ribelle in tutto ciò che faccio, sempre disposto ad esprimere liberamente la mia opinione su tutto, e proseguo sempre la mia marcia verso il trionfo, calpestando critiche e ignorando gli oppressori come la mia insegnante.
  Alle prove d’orchestra siamo in pochi. Però c’è Diana a tenermi compagnia. Non la vedevo da un po’ per via delle vacanze di Pasqua e anche per la gita e anche  lei sembra felice di avermi incontrato dopo tanto tempo. Ma ciò che mi colpisce di più è il suo bacio sulla guancia prima di andare via, alla fine delle prove. Poi mi abbraccia. È molto più bassa di me infatti si aggrappa al mio collo ed io la prendo in braccio come se fosse una bambina di  pochi anni. Sono sconvolto. La prima cosa che penso è: “Mi ama, ne sono certo”. E così comincia a piacermi Diana.
  Il giorno dopo incontro però Maria a scuola. Lei mi saluta, io ricambio, ma sono molto freddo perché so che ora è fidanzata. Lele e Lara non sono venuti quindi mi concedo a lei.
- Come va? - chiedo tanto per assecondare una delle tante convenzioni sociali che io odio tanto. Lei è visibilmente triste. Le brillano gli occhi e abbassa lo sguardo. Non mi trattengo dal chiederle:
- Che hai? È successo qualcosa? – lei deglutisce e una lacrima le solca le belle gote pallide.. Si toglie gli occhiali lievemente bagnati e mi risponde: - Mi ha lasciato…
  Sono così felice, ma non posso farglielo capire perciò le sussurro: - Beh mi dispiace… - la mia voce ha un tono così assente, è probabile che abbia capito che il mio dispiacere sia finto.
  Passeggio con lei nel cortile della scuola. Camminiamo a braccetto, ma mi fa molto male al braccio per la forza con cui mi stringe. Nel bel mezzo della mia passeggiata con Maria incontro Diana. Si ripete la stessa scena del giorno prima, ma non la prendo in braccio. Il suo bacio è molto vicino alle mie labbra. Sarà per il modo in cui mi sono staccato da lei per salutare Diana, ma Maria è molto infastidita, sospira e mi congeda: - Vi lascio da soli.
  - Ma chi è quella? È gelosa! Può stare tranquillo perché tu sei mio! – mi fa l’occhiolino Diana.
Lo stomaco in subbuglio, le idee confuse, l’assenza di Lele e Lara a cui confidare tutto. È una situazione spiacevole, amo sempre di più Maria che ha però un pareggio con Diana.
 
   
 
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