TERZA PARTE:
RENDIAMO GRAZIE A DIO, NEL VUOTO DI QUESTA NOTTE
MIRAI NO BULMA
La
stanza del pianoforte sembra esser stata congelata solo vicino alla finestra.
Tutt’intorno
a me ci sono giochi, consolle, pupazzi sparsi. Nell’angolo accanto alla porta
libri, cd musicali, uno stereo. Una pagella con dei buoni voti, un quaderno
aperto con dei compiti di algebra o fisica.
Il
pianoforte invece è lì, solitario con la sua poltroncina bianca e il suo mogano
scuro che splende alla luce della luna.
Non
ho mai insegnato a Trunks quello strumento. Trunks gli assomiglia troppo, per poter sopportare l’idea
di rivedere in lui io e Vegeta quella sera prima che il mondo crollasse in
pezzi.
Sono
diventata sentimentale, per colpa della vecchiaia o della vita.
Anni
fa non avrei neanche potuto concepire l’idea di definirmi vecchia a quarantatrè anni, ma adesso mi sento antica come gli alberi
nel cortile.
Vecchio
come i secoli che escono da questo mogano, e come la musica immortale che
scaturisce dalle corde.
Il
giorno in cui mi dissero della morte di Vegeta ricordo che non piansi, ma andai
nella mia vecchia scuola di pianoforte, entrai usando uno dei congegni di mio
padre e suonai l’Hallelujah per otto ore, finchè non mi addormentai abbracciata alla tastiera del
pianoforte.
Non
suonai il pianoforte in casa.
L’ultimo
ricordo che ho di questo piano è quell’abbraccio che sapeva di morte e vuoto.
Di
freddo.
Un
freddo gelido come l’inverno sulle montagne.
Hallelujah significa “rendiamo grazie a Dio”, e io
suonai per otto ore solo per lasciar uscire il vuoto che avevo dentro. Per
dargli una forma ed esorcizzarlo. Per capire e finalmente poter piangere.
Il
mattino dopo mi svegliai sperando di trovare il legno umido di lacrime, ma la
cassa rifletteva la mia immagine con una perfezione fastidiosa.
Adesso
sono passati sedici anni, e domani mio figlio partirà alla volta del passato.
Incontrerà
suo padre.
E
forse riuscirà a salvarlo.
Da
se stesso, e dalla cattiveria con cui lo lasciai.
-Ti
fa così schifo toccarlo?
Forse
ci sono ricordi che sono destinati a non sparire. E musiche che sono destinate
a rimanere.
Magari
nelle stelle è scritto qualcosa che ci sfugge, e io sono qui perché era giusto
che fossi qui.
Maybe there’s a God above Forse c’è un Dio lassù
Ci
sono parole troppo amare. Dette troppo forte. Parole che bisognerebbe saper
scordare.
-Ti
fa così schifo toccarlo?
Ma
che rimangono nella mente.
Come
i bossoli dei proiettili dopo che hai ucciso un aggressore.
Ci
sono parole che rimangono.
Parole
dette troppo forte.
-Sei
qui per dirmi qualcosa di importante o per scocciarmi come tuo solito?
Parole
che fanno male ma rimangono.
E
ritornano ogni volta.
But the only thing I’ve learnt from love
Ma l’unica cosa che ho imparato dall’amore
It’s how to shoot somebody
how outdrew you è stato come
sparare a qualcuno che mi aveva
schiaffeggiato
BULMA
Sotto
di me la mia città risplende a terra di una luce gialla. Luce di locali e
discoteche. Di festeggiamenti e gioventù.
Di
capitale della Terra, mentre io la guarda dalla casa del loro Dio.
Questo
tempo mi passa addosso come una goccia che stilla senza posa.
I
minuti ticchettano nella mia mente, anche se l’orologio che porto al polso è
fermo da dodici ore.
In
un film visto da poco ho sentito dire che “ogni donna può piangere un tot di
lacrime per ogni uomo, e io le mie per lui le ho piante tutte”, e forse questo
è vero ma piangere non è quello che vorrei fare.
Vorrei
poter guardare il cielo e trovarvi scritta una risposta.
Sentire
qualcuno che mi spieghi il perché, di tutta questa storia.
Il
perché di me e lui, e il perché di lui che se ne va.
Vorrei
poter reagire e urlare forte, ma tutto quello che provo è una lancinante
sensazione di vuoto.
Che
non so perché mi ricorda una canzone di anni fa.
Che
si chiamava Hallelujah.
And
It’s not a Cry that you
hear at night
e non è un pianto che si sente di notte
It’s not somebody who’ve seen the light
non è qualcuno che ha visto la luce
It’s a cold and it’s a broken Hallelujah è soltanto un freddo e spezzato Hallelujah
MIRAI NO BULMA -
BULMA
Mirai
–
Mi
siedo al pianoforte e poggio le dita sopra i tasti.
L’Hallelujah risuona piano.
Bulma-
L’Hallelujah che ho in mente non lo sentivo da sette anni.
Da
quando avevo suonato il pianoforte in una notte di metà aprile.
Non
so perchè me la ricordi.
Ma
so che quelle note ora mi invadono i pensieri.
Come
se un pianista del cielo stesse suonando sopra una nuvola.
Una
lenta nenia funebre.
Nel
grande vuoto di questa notte.
Mirai-
Le
note dell’Hallelujah scendono lente e malinconiche.
Domani
sarà il giorno in cui forse vincerò il destino.
Per
ricordare ad un Sayan che Bulma
Brief forse è cambiata.
Ma
non è morta e non si arrende.
Perché
un Sayan sappia, quanto neanche il tempo possa
fermarmi.
Perché
queste note riempiano il suo vuoto. E il mondo continui con quella strana
convivenza.
Perché
io so, che da qualche parte, una me stessa e un Vegeta vivranno insieme. E un Trunks crescerà con un padre.
E’
come se lo sentissi, perché quella notte per me ha rappresentato una promessa.
Una promessa che ha travalicato tutto, anche quelle parole troppo amare che non
sanno andare via.
Dentro
di me io so, che c’è un motivo a questa sera.
E
ripenso a quella frase mentre suono e nasce l’alba.
-Continua.
Quella
parola le ho sentite, e le ho nel cuore impresse a sangue.
Le
ho nel cuore e quindi suono.
Perché
forse non sono brava con le emozioni, ma di determinazioni ne ho da vendere.
Suono
ancora perché io so, che c’è un motivo anche al dolore.
E
tengo fede alla promessa.
-Continua.
Premo
i tasti e forse piango.
Aspettami
Vegeta, perché vedrai che io continuo.
Sono
sedici anni che continuo.
Ininterrottamente,
come le note sempre uguali di un Hallelujah.
Io
continuo, dando un senso anche al dolore.
Bulma-
La
musica mi invade, e una lacrima finalmente esce.
Nel
buio di questa notte, penso che adesso non è più il 16.
E
cerco di seguire quelle note, per riempire il vuoto che sento dentro.
Come
se un pianista mi stesse accompagnando.
Canto
l’Hallelujah.
Come
accompagnata da un pianista.
Hallelujah,
Hallelujah, Hallelujah, Hallelujah
Come
accompagnata da un pianista
[FINE]
NOTA:
Ero indecisa se mettere una fine un po’ speranzosa come questa o una più
tragica, però alla fine Bulma e Mirai no Bulma hanno scelto per me questo finale.
Spero
che la storia vi sia piaciuta, e vi consiglio di ascoltare la canzone Hallelujah cantata da Elisa nell’album Lotus, perché è
ascoltando quella che io mi sono ispirata.
Grazie
a tutti coloro che hanno letto e commentato, risponderò alle recensioni nella
prossima storia, o se volete leggere prima della prossima storia così vi ho
risposto visitate il mio archivio dove posto le storie con anche i commenti
ricevuti qui^^
Grazie
mille a tutti ^^