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Autore: Jade Tisdale    23/06/2014    2 recensioni
Una terrestre che non è riuscita a sottrarsi al destino che il Dottor Gelo aveva previsto per lei.
Un androide che si è fatta assorbire da Cell e che da quel giorno ha iniziato a sognarlo.
Una moglie che non riesce a dimostrare il proprio affetto verso il marito.
Una madre che si chiede se sua figlia potrà avere una vita serena.
Un cyborg che sta cercando di progettare un futuro da umana.
Ma C18 che cos'è davvero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Altri, Crilin, Marron | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui!
Eravamo rimasti a quando C18 è svenuta... in questo capitolo, la cyborg sarà priva di sensi e anche se non potrà assistere a ciò che accadrà, sarà comunque la narratrice della storia.
Hope you enjoy it! :)

 

 

22. Pericolo.

 

 

Poco dopo aver perso i sensi, Crilin si affrettò ad informare il maestro Muten -che rimase a casa a controllare Marron- dell'accaduto, dopo di che mi portò di corsa da Bulma. Il terrestre si teletrasportò nel laboratorio della Capsule Corporation, dove trovò proprio la turchina.
«Cosa le è successo?» domandò la scienziata, facendo riferimento al mio corpo.
«E' svenuta di colpo.» rispose Crilin, agitato.
Bulma indicò il lettino, sopra alla quale il terrestre mi adagiò. Fece un'analisi veloce col computer, ma esso non rivelò alcun mal funzionamento della parte robotica del mio corpo, segno che si trattava di un problema fisico.
«Credo sia meglio portarla in ospedale, Crilin. Coi miei macchinari potrebbe volerci più del previsto per capire cosa le è capitato.»
Il terrestre scosse la testa.
«Non possiamo portarla in ospedale. Lei lo detesta.»
«Lo so, Crilin, però...»
«Bulma, Ti prego.» 
La turchina sospirò. 
«Avrò comunque bisogno di una mano.»
Quella mano arrivò in fretta. A Bulma bastò fare un paio di telefonate e nel giro di pochi minuti, alcuni amici medici di suo padre arrivarono alla Capsule Corporation. E non gli ci volle molto per capire cos'avessi.
Considerando la gravità della situazione, tentarono in ogni modo di svegliarmi dal mio coma per salvarmi, ma fu tutto inutile.

 

Passarono minuti, ore, giorni, senza che io mi svegliassi. Jirou continuava a crescere tranquillamente dentro di me e i dottori iniziarono seriamente a preoccuparsi per la mia salute.
Crilin era disperato. Bulma non gli aveva detto nulla riguardo alla mia situazione e temeva il peggio.
Marron, a sua volta, iniziò a chiedere di me e il terrestre fu costretto a dirle che ero in coma, ma le assicurò che presto mi sarei svegliata. 
La mia famiglia, Muten compreso, si trasferì temporaneamente dai Brief per restarmi accanto. Sperarono ogni giorno che io mi svegliassi, ma il mio corpo non esaudì le loro richieste.

 

A distanza di una settimana circa, Bulma decise di parlare della mia situazione con Crilin. Sapeva che per il terrestre non sarebbe stato semplice mandar giù quel boccone amaro, ma era obbligata a dirgli la verità.
Una mattina, lo trovò da solo in cucina, seduto a tavola a bere del caffé. 
«Crilin, dovrei parlarti di... Di C18.» disse la scienziata, con voce tremante.
La turchina si sedette di fronte a lui che, nel frattempo, aveva posato la tazza nel tavolo ed era pronto ad ascoltarla.
«Quando C18 ha scoperto di essere incinta... Lei... Ti ha parlato delle condizioni del feto?» 
Crilin scosse la testa.
«Vedi, Crilin... Fin dal principio, il vostro bambino non si è sviluppato bene. Le avevo detto che, col tempo, avrebbe potuto nuocere anche alla sua salute e le avevo suggerito di abortire...» continuò tutto d'un fiato la scienziata.
Il terrestre la ascoltò in silenzio, con gli occhi spenti.
«Lei... Lei non... Non me l'ha detto...» sussurrò, con le lacrime pronte a scendere.
Bulma gli mise una mano sopra alla spalla.
«Il bambino è debole, Crilin. Per questo motivo, sta usufruendo dell'energia di sua madre. Ma non importa quanta ne utilizzi, lui... Lui morirà comunque se nasce, perché è solo al quinto mese.» spiegò, cercando di usare le parole adatte. «Però, C18...»
Il terrestre deglutì: aveva capito benissimo dove voleva andare a parare.
«Lei è immortale. Non può... Non può morire!» esclamò, sperando che l'amica gli desse ragione.
«E' più complicato del previsto. Come ben sai, l'interno del corpo di C18 è pieno di circuiti. Col tempo, sono riuscita a trovare il modo per renderla una mortale come noi ma... C'è un problema.» Sospirò. «L'unico modo per salvarla sarebbe far nascere il bambino, anche se prematuro. Quando nuoce alla salute della madre, è possibile operarla legalmente. Però, anche se il vostro desiderio è che lei diventi mortale, durante l'operazione, considerando che il dispositivo di energia infinita è collegato al feto, c'è il rischio venga danneggiato e che lei diventi così una mortale. Nelle sue condizioni, però, vivrebbe ancora per poco...»
Crilin aveva iniziato a piangere silenziosamente. Non aveva capito molto, ma gli era chiara una cosa: sarei potuta morire da un momento all'altro. 
«In poche parole... Se Jirou continua ad assorbire la sua energia... Essa potrebbe non essere più infinita?» chiese, tra un singhiozzo e l'altro.
«Esattamente.» rispose la turchina. «Con l'operazione potremmo riuscire a salvarla, ma essendo molto debole, è pericoloso...»
Il terrestre si portò le mani davanti agli occhi, cercando di far terminare il suo pianto.
«So che è difficile, ma devi scegliere cosa fare. Perderai Jirou comunque, ma...»
«Proviamo con l'operazione.» disse Crilin, non del tutto convinto.
«Ne sei sicuro?»
Sospirò.
«Sì. Lo sono.» 
La scienziata abbassò lo sguardo.
«Bene. I medici procederanno domani mattina... Pensiamo positivo.»

 

Quella notte, Crilin non riuscì a chiudere occhio. Osservò a lungo il soffitto verdastro di una delle tante stanze degli ospiti della Capsule Corporation.
Riusciva a sentire i pianti di Marron e la voce di Trunks che cercava di calmarla, anche se si trovavano ad un paio di camere di distanza dalla sua.
Ad un tratto, si alzò dal letto e cercando di non far rumore, giunse fino al laboratorio di Bulma. Si avvicinò al mio corpo privo di sensi ed iniziò a piangere.
«Combatti...» sussurrò, chiudendo gli occhi. «Combatti, C18!»
Nella stanza vi era un silenzio tombale. L'unico rumore che si sentiva era quello emesso dai macchinari e dai computer di Bulma.
Il terrestre allungò il braccio tremante fino alla mia pancia, accarezzandola dolcemente.
«Lo volevo veramente questo bambino... Immaginavo già il giorno in cui sarebbe nato, la gioia che avrei letto negli occhi di Marron di avere un fratellino...» Singhiozzò. «Immaginavo che un nuovo membro nella nostra famiglia avrebbe reso le nostre vite ancora migliori di quanto già non lo fossero. Ma mai e poi mai avrei pensato che... Che avrebbe messo a rischio la tua...»
Ritrasse la mano e prese a guardarmi il corpo. Jirou si era appropriato di quasi tutta la mia forza vitale e di conseguenza, il mio peso era diminuito.
Persino il pancione sembrava aver diminuito la sua massa. 
Si asciugò le lacrime con la manica della tuta.
«Non voglio perderti, 18. Abbiamo fatto tanti sacrifici per stare insieme e per cercare di dare a nostra figlia una vita normale ed io... Io non... Non posso pensare ad una vita senza di te... Non potrei mai farcela...» 
In quel momento, l'attenzione di Crilin fu attirata da una sorta di gridolino, che lo fece voltare.
«Mi dispiace Crilin.» disse Trunks. «Ti ha sentito uscire e ha voluto seguirti...»
Dietro di lui, c'era una Marron disperata, col volto solcato dalle continue lacrime. Da quando ero in coma, non mi aveva più vista: non immagino il dolore che possa provare una bambina di appena cinque anni davanti a quella visione...
«Papà...» sussurrò, iniziando a singhiozzare.
«Va tutto bene.» continuò lui, prendendola affettuosamente in braccio.
«Lei... Lei è...»
«La mamma è viva. Sta solo... Sta solo dormendo.» la rassicurò, sorridendole.
La bambina, però, continuò a piangere disperatamente davanti ad un Trunks scosso e ad un Crilin che non aveva idea di come sarebbero andate a finire le cose per la sua famiglia. 

   
 
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