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Alle quattro precise si ritrovò alle porte di Konoha con ancora una sensazione di stanchezza, e quella sensazione di essere osservata. Come era solito i suoi compagni di team erano in ritardo. Si sedette e attese in silenzio, con fin troppe cose a cui pensare.
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«Rei, faremo tardi» mormorò a occhi chiusi Rou, steso sul letto con l’amico che gli si era praticamente attaccato come una piovra addosso. Il biondo gli baciò la clavicola, salendo sul collo e sulla guancia «Ayumi-chan può aspettare» mugolò prima di mordere il lobo dell’orecchio dell’altro, che sospirò e aprì gli occhi languidi. «Rei..» si alzò reggendosi sui gomiti e sorrise prima di baciare quelle morbide e rosee labbra del biondo. Quest’ultimo approfondì il bacio sorridendo in esso e si divisero solo per riprendere fiato. L’aria si fece più calda e i due guardarono l’orologio «si, credo che Ayumi-chan dovrà aspettare» disse Rei prima di ribaciare Rou.Ayumi nel frattempo si era seduta su un albero, spostandosi poi su una panchina e sul prato. Sbuffò infastidita da quell’enorme ritardo e rimase a guardare il prato, cercando di non pensare a niente. Ad un certo punto un corvo le volò sulla spalla facendola sussultare, l’animale si spostò davanti a lei sul grande prato e rimase a guardarla. Ayumi non era mai stata in grandi rapporti con i volatili ma quel corvo non aveva intenzione di andarsene. Se ne stava lì a guardarla con i suoi occhietti neri, una o due volte le zampettava intorno e poi tornava a fissarla.
«Bhe, mi toccherà aspettarli con te» sospirò esasperata in direzione dell’animale. Notò che aveva una piccola cicatrice appena sopra l’occhio «ti sei azzuffato eh?» rise di se stessa, stava parlando con un corvo. Era un paradosso.
Dopo altri quaranta minuti stesa con quell’animale che la fissava sentì dei passi veloci, come se qualcuno corresse. Si alzò e in lontananza vide i suoi compagni di team. Quando si fermarono davanti a lei provarono ad annaspare una scusa ma lei li guardò male «un’ora e trentacinque minuti di ritardo»
Per il resto dei dieci minuti i due si scusarono così tante volte che Ayumi perse il conto. «Basta, iniziamo questa missione o no?» sbottò, si voltò per prendere il suo zaino e vide quel corvo sopra di esso con qualcosa nel becco, lo riconobbe subito, era il suo ciondolo. «maledetto corvaccio» mormorò ma prima che potesse fare anche mezzo passo, l’uccello era volato via.
«Io odio i corvi» proclamò mettendosi lo zaino in spalla e uscendo da Konoha seguita da Rou e Rei che rimasero in silenzio allungo. Decisero di pattugliare prima il confine a ovest che comprendeva un vasto assortimento di alberi, cespugli e rovi. Non ritennero una buona idea dividersi, o almeno, non lo ritenne opportuno Rou ma evidentemente aveva perso la sua autorità molto tempo avvenire. Ayumi diede delle trasmittenti che tutti e tre si misero e si divisero, se qualcuno avrebbe trovato qualcosa di sospetto o nel peggiore dei casi i membri dell’akatsuki si sarebbero informati a vicenda.
Ayumi camminò tra gli alberi, non aveva poi così tanta fretta di finire la missione.
Sospirò e alzò il volto, tra le chiome degli alberi filtrava una tenue luce che le illuminò il viso costringendola a socchiudere gli occhi ma in quel momento qualcosa o qualcuno passò sopra di lei. Sussultò e indurì lo sguardo, saltò inseguendo l’ombra che aveva visto.
Dannazione, è veloce. Pensò prima di aumentare il ritmo della corsa
«Ehi tu! fermati» gridò, stupidamente. Ayumi lo vide voltare il viso e in quel momento passò sotto un raggio di tenue luce solare che fece risplendere la sua pelle: blu. Ayumi alzò un sopracciglio: chi mai poteva avere la pelle blu?
Non si perse d’animo e continuò a inseguirlo, solo che il fiato stava diminuendo e le gambe iniziarono a farle male, era più di un’ora che seguiva quel tizio.
La cosa che la consolava leggermente era che la distanza tra di loro era diminuita di qualche metro. Sforzò maggiormente le gambe e cercò di recuperare quei pochi metri che li dividevano e, avvicinandosi, notò ciò che indossava: una cappa a nuvole. L’Akatsuki. Avvertì velocemente Rou e Rei e tese una mano al cielo, il chakra iniziò a raggrupparsi sopra il palmo della mano con una forma sferica, liquida. La lanciò in aria per rivelare la sua posizione. Poi fece la stessa cosa solo puntando la mano davanti a se, verso colui che stava seguendo. La sfera lo colpì e lo fece rallentare notevolmente. Ayumi sorrise e continuò a correre. Quella sfera danneggiava i muscoli e lei lo aveva colpito proprio alle gambe.
Ora non puoi scapparmi pensò non smettendo di sorridere. Arrivò a meno di un metro di distanza e tese il braccio, nella speranza di afferrare la cappa dell’altro.
«Ora basta, mi hai stancato.» esclamò fermandosi e girandosi, Ayumi si bloccò e fece un salto indietro. La pelle era blu, i denti affilati come quelli degli squali, i capelli di un blu più intenso della pelle e gli occhi piccoli e incavati.