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Autore: Juuri    23/06/2014    4 recensioni
Un fascio di lettere - di lui, di lei, di entrambi.
Gestite come pagine di diario, custodite nei cassetti, nei bagagli, sotto il cuscino, tra le pagine di libri ingialliti dal tempo.
Nascoste agli occhi indiscreti del destinatario, e custodi silenziosi dei pensieri che mai sarebbero stati detti.
Ma le frasi contenute su quella vecchia pergamena esprimono molto più delle parole, e James e Lily lo sanno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sempre e solo "Potter"

Novembre, gennaio, marzo. 
Ho perso il conto.
1977.

 

Evans,
prima o poi riuscirò a farti cambiare idea. A dimostrarti che Potter non è così male come credi.
Sacco di pulc... cioè, Sirius dice che è impossibile, che sei troppo orgogliosa anche solo per pensarci, che non riuscirò mai a catturare la tua attenzione, che sei come tutte le altre: una rossa inavvicinabile, vanitosa, saccente.
Ma Sirius dice un mucchio di cazzate.
Perché tu non sei così,
perché la tua attenzione, Evans, ce l'ho già. È che tu ancora non lo sai, non te ne accorgi.
Non vedi come ti aspetto fuori dall'aula di Trasfigurazione, anche quando tardi per parlare con Mary MacDonald. E tu passi, senza guardarmi, con quei libri tra le braccia che, a volte, credo ti conoscano più delle tue amiche – più di me.
Non vedi nemmeno quanto sono esibizionista, durante gli allenamenti di Quidditch. Non ti giri mai, nemmeno quando sento gli spalti dei Grifondoro urlare il mio nome, neanche quando la pluffa segna i nostri punti.
Tu non urli mai, non lo pronunci mai. Per te sono sempre e solo Potter. Sei sempre e solo Evans.
Cammini diritta quando m'incontri per i corridoi, ma lì, lì caschi sempre. Mi accorgo di come, con la coda dell'occhio, ti giri verso di me. È solo un istante, un movimento talmente piccolo e veloce che, spesso, credo di essermelo immaginato. Corrompi anche la mia immaginazione, adesso.
L'anno scorso, nell'estate del sesto, ci avevo quasi rinunciato. Mi ero detto e ripetuto e ricreduto, fino a insidiarmelo nei meandri della mente, che eri una gran stronza, e che non ne valeva la pena.
Poi, a settembre, ti ho visto passeggiare con quel Corvonero – mano nella mano, con l'attenzione che a me non hai mai rivolto, con i sorrisi che non ti ho mai strappato, con le risate che mi hai sempre nascosto.
E ho sentito i morsi allo stomaco, quella che avevo sempre sentito nominare gelosia. Non mi era mai capitato prima, e detesto il modo in cui riesci a provocarmela.
Non puoi decidere di cambiare tutto così all'improvviso, Evans, e non lasciarmi più spazio.
E non lasciarmi la volontà di volerlo, il mio spazio.

 

Ho la nostra foto sul comodino e non sono l'unico motivo per cui è bella, stavolta.
È la foto di quando ti ho convinta a ballare, in quel festino organizzato dai Corvonero, e qualcuno ce l'ha scattata di nascosto – e io continuo a giurarti che non c'entro niente, anche se tu ancora non mi credi.
Fatto sta che avevi il vestito bianco e i capelli raccolti e il trucco che delineava il colore dei tuoi occhi, accendendolo, facendomi credere che, bella com'eri, non mi avresti mai guardato.
Fatto sta, Evans, che mi hai fatto credere di essere invisibile al verde dei tuoi occhi, fin quando non sono stato certo di vederli soffermarsi su di me.
Ricordo che volevi quella fotografia, che non ti fidavi di lasciarla a "quell'imprudente di Potter". Avevo sorriso, sicuro che la tua mancanza di fiducia nei miei confronti sarebbe stata la prima cosa a cui aggrapparmi. Nessun altro ha mai visto quella foto, Evans. Nessun altro tranne i Malandrini.
Remus dice che stiamo bene, bene insieme. Peter anche è d'accordo. Perfino Sirius ha dovuto rimangiarsi l'antipatia che nutriva per te.
Quel che non sai, però, è che in quella foto stai sorridendo, con uno di quei tuoi sorrisi che si estendono fino agli occhi.
L'idea di avertelo procurato io e convincerti a ballare sono state le miglior vittorie, più importanti di quelle partite che tu credi siano il mio unico pensiero.

Avresti dovuto sapere che il mio unico pensiero eri tu. Che sarai sempre tu.


James non spedì mai la lettera, silenziosa testimone di quel lato di lui che non voleva mai mostrare – che credeva non avrebbe mai mostrato. Che forse nemmeno lui capiva fino in fondo; lui che nell'amore non credeva.
La ripose, invece, nel baule. Tra le divise di Quidditch e quelle di Hogwarts, tra libri aperti solo per sfogliarli, distratto, mentre lasciava la mente volgersi altrove, a pensieri che sfuggivano al suo controllo. 
Per ricordarsi sempre come lei era riuscita a cambiarlo, nella piega che gli eventi, spesso, prendono inaspettatamente.




***
Angolo.
Mi scuso tanto, tantissimo per l'immenso ritardo. Ma ho il blocco, e non riuscivo a scrivere su niente, di niente. Non so neanche come mi sia uscito il capitolo, perché continua a non convincermi. Ma bando alle ciance e ciancio alle bande, sono in ritardo per l'allenamento. Quindi, mi dileguo.

Ps. Sappiate che, distratta come sono, stavo per concludere il capitolo aggiungendo al posto sbagliato la frase scritta sopra. E, di conseguenza, stavo per postare qualcosa del tipo "Per ricordarsi sempre come lei era riuscita a cambiarlo, nella piega che gli eventi, spesso, prendono inaspettatamente. Ma bando alle ciance e ciancio alle bande, era in ritardo per l'allenamento. Quindi, si dileguò."
 
Con taaaanto affetto,
Juuri.

  
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