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Autore: Rosalie97    23/06/2014    5 recensioni
La landa di Aaa quel giorno piangeva. Regina Ghiaccio aveva vinto ed il principe Gommorosa sarebbe presto divenuto suo marito.
Fionna l’Avventuriera, rinchiusa nelle segrete del castello, non poteva fare nulla. Cake era stata uccisa e Marshall era scomparso nel nulla il giorno stesso dell’invasione.
I Dolcibotti dovettero prestare servizio alla nuova sovrana; qualunque creatura che avesse avuto il coraggio di non riporre in lei fiducia ed amore incondizionati, sarebbe stata brutalmente uccisa.
Ci serviva un tempestivo intervento. La stessa Lich temeva per la propria incolumità, da quanto potente fosse diventata Regina Ghiaccio.
La Nottesfera divenne il posto più sicuro. La madre di Marshall, seppur essendo malvagia, si prese l’impegno di dare un rifugio ai bisognosi. I Demoni tentarono più volte, sotto il comando della Signora Abadeer, di abbattere il nemico, ma nulla si concludeva con successo.
Tutti aspettavano, pregavano per l’arrivo del loro salvatore, che puntualmente non giungeva. Si chiedevano se mai qualcosa sarebbe cambiato, se la fine fosse giunta e l’idea che Regina Ghiaccio fosse la legittima sovrana si fece strada nei loro animi, avvelenandoli.
Non sapevano che in realtà l’eroina che li avrebbe salvati era loro più vicina che mai.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Fionna, Gommorosa/Gumball, Marshall Lee, Regina Ghiaccio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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*Angolo autrice*
Ciao a tutti! Ed ecco di già il capitolo due ^^ Spero di averlo scritto bene, che non sembri una schifezza colossale in confronto al primo (ho sempre paura faccia schifo).
Qui ho detto che Marshall ha circa duemila anni, anche se precisamente sarebbero duemila e cinque, mentre in realtà ne avrebbe mille, come dice nella cazone "Bad Little Boy", perchè nel capitolo uno ho detto che Hansine ha duemila e ventun anni e questo aiuterà inoltre a rendere la storia che racconterà a Fionna più triste e tragica.
Vi invito a recensire e a dirmi se ho fatto errori o altro, stasera sono di fretta,
un saluto ed un abbraccio ^^

 

Capitolo 2

 
Hansine  Abadeer

Svoltò nel corridoio a destra, seguita da Fiammo a poca distanza. Se annusava l’aria, poteva sentire il suo profumo così strano e seducente. Odorava di notti calde d’estate, passate sulla spiaggia seduti attorno ad un falò, di fiamme calde ed avvolgenti, un profumo che la circondava completamente.
Si diede una scossa mentale, giungendo davanti al grande tavolo di pietra, e si chiese “Ma cosa sto facendo?”.
Già, cosa stava facendo?
Cosa le stava succedendo?
Perché era così presa da quel giovane che mai prima di allora aveva mai visto?
Non ricordava di aver mai provato emozioni e sentimenti simili a quelli che la presenza di lui scatenavano in lei, cosa ancora più strana considerando la natura del suo essere.
<< Cos’è questo posto? >> chiese il giovane guardandosi attorno. Milioni di demoni svolgevano il loro lavoro, seduti ai banconi che si stagliavano attorno a loro, in cerchio, fino alla punta più alta del vulcano. Attorno al tavolo di pietra, alcuni tra i Demoni più importanti di Hansine stavano scrivendo delle lettere.
<< Tu! >> chiamò la donna, e la creatura si alzò, raggiungendola.
<< Spiega al principe che lavoro svolgete, fagli visitare un po’ i centri operativi, io intanto andrò nelle mie stanze. Ci rivedremo tra qualche ora >> e detto questo, salutò Fiammo e se ne andò, lasciandolo lì imbambolato.

 

Principe Fiammo

La donna se ne andò in silenzio, lasciandolo lì. La guardò allontanarsi, mentre camminava per il corridoio buio, i lunghi capelli neri che sembravano alzarsi nell’aria inesistente, dotati di vita propria. Non sapeva perché, ma avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poterli sfiorare, di poter sentire il profumo di lei più da vicino; sapeva di spezie e di rose, un odore strano che gli riportava alla mente ricordi lontani ma che non riusciva ad afferrare. L’aveva già sentito, quel profumo, ma non aveva idea di quando l’avesse odorato od in quale luogo.
<< Principe >> lo chiamò la voce del demone, ma Fiammo era completamente immerso in un mondo fatto di prati ricoperti di petali di rose e di cieli neri come i capelli di Hansine. Avrebbe voluto poter sfiorare quella pelle verdastra e sentire di nuovo quel brivido glaciale che gli era corso giù per la schiena quando lei lo aveva colpito. Come mai Hansine non si bruciava quando lo toccava? Tutti si facevano involontariamente del male, qualunque creatura non fosse stata fatta completamente di fuoco si sarebbe ferita, eppure, per lei era stato come nemmeno l’avesse sfiorato.
<< Principe! >> lo chiamò di nuovo la voce del demone, e stavolta Fiammo si risvegliò.
<< Scusami, io… perdonami, spero non passerai guai, ma io devo fare una cosa >> disse, la frase non ancora finita che già era nel corridoio.
<< Ma guarda questo! Ah, io mi licenzio! Non li sopporto i principi! >> sentì urlare il demone, ma non ci fece caso, era troppo occupato a seguire la traccia del profumo di Hansine.
“Non posso aspettare ‘qualche ora’, no, devo vederla subito” si disse mentre metteva un piede avanti all’altro.
Il luogo in cui si trovava era buio, la sola luce veniva dall’alto, davanti a lui, ed era forte. Brillava come fosse stato il sole, i raggi che partivano dal cerchio illuminato. Si coprì gli occhi e svoltò a sinistra, in un corridoio deserto, come i precedenti.
“Come è diversa la Nottesfera dalla Terra di Fuoco!”
Alle pareti erano appesi dei quadri rappresentati cruenti scene di morte; il soffitto era basso, perciò Fiammo dovette chinarsi, e la luce era rossastra, come se fosse stato circondato da fiamme, o da sangue.
Puntò gli occhi neri sul quadro di sinistra. C’erano tre donne, tutte e tre coperte solo da dei veli rosa di tulle, la loro pelle era bianca ed i loro capelli lunghe trecce dorate. Una di loro ne teneva ferma un’altra, mentre la terza calava il coltello nel petto dell’ostaggio; il sangue schizzava da tutte le parti, il viso della donna distorto in un’espressione di puro dolore.
“Ad Hansine piacciono queste cose?” si chiese scioccato, per poi distorcere le labbra in un sorriso cattivo. “Lei è malvagia quanto me.” Avrebbe voluto scoppiare a ridere, Hansine faceva finta di essere buona, perché in realtà aveva un animo nero quanto quello di Fiammo era rosso di fuoco, odio e rabbia. “Ma un mezzo demone ha un’anima?”
Evitò di rispondere alla domanda che gli si presentò alla mente e continuò a camminare, le mani poggiate alle pareti che lo circondavano e quando uscì da quel corridoio, si ritrovò in una grande camera. Lampade a forma di fiore erano appese ai muri e diffondevano una tenue e calda luce giallognola.
Fiammo cominciò a guardarsi attorno, mentre ancora annusava l’aria, che profumava di rose più che mai.
Le pareti erano color crema, sistemato contro una di esse c’era un grande letto matrimoniale dalle lenzuola bianche e ricamate a cui era accostato un piccolo comodino di legno lucido e beige, striato da linee tonde. Sopra al mobile c’erano una lampada a forma di albero spenta ed un piccolo libro rettangolare e nero. Si avvicinò al comodino e con i polpastrelli ne sfiorò la copertina: era liscia e fredda, così come lo era la pelle di Hansine.
Ad un tratto sentì una voce vellutata cantare, si voltò verso la porta di legno alla sua sinistra e ci si diresse.


 
Hansine Abadeer

Doveva allontanarsi da quel ragazzo.
“Perché, perché l’idea di lui mi assilla la mente?”, si poneva questa domanda in continuazione, anche mentre si toglieva i vestiti e li sistemava nel cesto accanto alla porta del bagno. Quella maglia grigia e quegli stretti pantaloni marroni erano così diversi dagli abiti blu ed austeri con cui di solito si vestiva… Ma era tempo di guerra e lei doveva essere pronta a qualsiasi evenienza.
<< Ah, ma come fa Fionna a combattere con la gonna? >> rise tra sé, ricordando la ragazza che aveva conosciuto molto tempo prima, quando Marshall aveva deciso di portarla in visita alla Nottesfera. Hansine ricordava di aver combinato un vero e proprio disastro quel giorno. Aveva cercato di costringere con la forza suo figlio a diventare il nuovo Signore della Nottesfera, ignorando ciò che lui desiderava.
<< Si >>, disse, << quella volta ho sbagliato. >>
Entrò nella vasca di ceramica bianca riempita d’acqua profumata alle rose, i petali che le sfioravano la pelle fredda come ghiaccio, e puntò i suoi occhi neri in alto, verso il soffitto. Su uno scaffale accanto a lei c’era una piccola lampada che illuminava la stanza fievolmente.
Sospirò, poggiando la mani sulle spalle, cercando di rilassarsi. Tutta quella situazione era stressante come non mai, ed era tutta colpa di Regina Ghiaccio.
Poggiò il capo contro il muro e piano, lentamente, cominciò ad intonare una canzone che quando era stata giovane aveva adorato.


 
Principe Fiammo

Appoggiò l’orecchio contro il legno della porta, che con sua grande sorpresa non prese fuoco né si ustionò, come se tutto in quel mondo fosse immune a lui.
Hansine…”
 
When leaves have fallen
And skies turned into grey
The night keeps on closing in on the day
A nightingale sings his song of farewell
You better hide from her freezing hell

 
Nella mente di lui si creò l’immagine di una foglia. La vide cadere, lentamente, a terra, avvolta nel buio che precede l’alba, mentre i cieli neri cominciavano a schiarirsi ed a diventare grigi.
Vide, con gli occhi della mente, un usignolo cantare, poggiato sul ramo di un albero alto e dalla corteccia marrone.
E poi, vide arrivare una bufera di neve.
Si appoggiò ancora di più contro la porta, cercando di ascoltare quella voce che in meno di mezz’ora l’aveva stregato.
 
On cold wings she's coming
You better keep moving
For warmth, you'll be longing
Come on just feel it
Don't you see it?

You better believe it
 
Si immaginò una donna avvolta in un lungo abito blu, dalla pelle azzurra e dai lunghi capelli lisci e bianchi.
Si vide in piedi nella neve alta e fredda, che spegneva e soffocava le sue fiamme; immaginò di correre lontano per la sua salvezza, per rivedere di nuovo il bellissimo volto di Hansine.
Anche se quello che stava vedendo era solo frutto della sua immaginazione, Fiammo rabbrividì, cominciava già a sentire la mancanza del calore che per tutta la sua vita era stato al suo fianco.
Temeva Regina Ghiaccio, non solo quella donna era riuscita a distruggere il suo mondo, la Terra di Fuoco, ma era anche riuscita a conquistare tutta la landa di Aaa. Avrebbe potuto spegnere la sua fiamma come una folata di vento fa con il piccolo fuoco di una candelina.
 
When she embraces
Your heart turns to stone
She comes at night when you are all alone
And when she whispers
Your blood shall run cold
You better hide before she finds you

 
Immaginò l’abbraccio di Hansine, le sue braccia forti e fredde come quelle di un cadavere strette attorno a lui, e poi immaginò l’abbraccio di Regina Ghiaccio. Qualcuno avrebbe potuto dire che niente cambiava, entrambe erano fredde come pezzi di ghiaccio, ma lui sapeva che c’era una grande differenza: Hansine dentro di sé era una fiamma viva che ardeva di odio, malvagità ed ira, ma c’erano anche piccole lingue di fuoco che portavano i buoni sentimenti nel suo cuore, mentre quello di Regina Ghiaccio, di cuore, non era altro che piccolo e congelato. Era come un cubetto di ghiaccio.
Aveva mandato i suoi Cavalieri di Neve, quella notte, al suo Regno e loro lo avevano distrutto. Avevano ucciso sua madre ed ora lei era prigioniera in uno dei gironi della Nottesfera, senza via di scampo.
Fiammo poteva udire la voce di lei, gelida, sussurrare il suo nome e poteva sentire il suo sangue cominciare a scorrere freddo nelle sue vene, proprio come nella canzone che Hansine stava intonando.
Gli pareva di essersi nascosto dal suo destino, anche se era stato costretto da sua madre, e per questo il cuore gli doleva come non mai.
Senza sapere cosa stava facendo, aprì la porta ed entrò nella stanza.
Davanti a lui, alla sua destra, c’era una grande vasca di ceramica bianca piena d’acqua, di petali di rosa e di schiuma. Su uno scaffale c’era una piccola lampada che diffondeva una soffusa luce giallognola ed aranciata al tempo stesso, proprio come la fiamma di una candelina.
Nella vasca c’era la donna che lo aveva stregato.
Scattò a sedere, coprendosi con le braccia e guardandolo con occhi pieni di ira. << Costa stai facendo?! >>
La voce di lei era piena di rabbia, Fiammo lo poteva sentire, anche se era ferma e sicura. 
<< I-io… >> non sapeva che dire, tutto ciò di cui era capace in quel momento era balbettare e far scattare gli occhi a destra ed a sinistra con fare nervoso.
<< Mi hai seguita? >>
<< Io… si… >> ammise, abbassando lo sguardo, e quando riportò gli occhi ad Hansine, si sorprese nel vedere lo sguardo di lei: non era più arrabbiato, era incredulo. << Perdonami, so che non avrei dovuto… Non so nemmeno perché ho aperto la porta, ti ho sentita cantare e… >>
Hansine lo bloccò: << Come hai fatto a seguirmi? >>
<< Ho seguito il tuo profumo >> ammise il giovane, e si sorprese per la seconda volta quando vide il sorriso di lei illuminarle il volto.
<< Hai seguito il mio profumo? >> le guance di Fiammo diventarono rosse mentre annuiva. << Hai mai sentito questa canzone? >> chiese lei dopo qualche secondo in cui restarono in silenzio.
<< No, ma parla… parla di Regina Ghiaccio >> replicò lui, ed Hansine sorrise.
<< Tu sai che io ho duemila e ventun anni >> Fiammo annuì. << Ai miei tempi, quando Aaa non era ancora nata, quando la Terra era degli umani e le bombe atomiche non erano scoppiate, la musica era un’arte molto apprezzata. >>
<< Hai vissuto al tempo degli umani? >> il giovane era scioccato come non mai.
<< Si, io… ero una di loro >> alzò lo sguardo verso di lui, sorridendo timidamente.
<< E… Ehm… la musica era un’arte molto apprezzata? >>
<< Si, gli umani passavano molto tempo a deliziarsi con canzoni simili e non a quella che stavo cantando qualche secondo fa. >>
<< Anche tu? >>
<< Soprattutto io. La mia vita era un disastro, e tutto ciò che mi permetteva di non impazzire e commettere atti fuori dal mondo era la musica. Il mio sogno era quello di diventare una cantante famosa, di girare il mondo e cantare per coloro che amavano la musica che amavo fare. >>
<< E perché non è successo? >>
<< Il giorno dei funghi >> disse soltanto, e finì lì.
<< Era una tua canzone? >>
<< Quale? Quella che stavo intonando? No >>, Hansine alzò lo sguardo avanti a sé, << la cantava una dei miei idoli. >>
<< Puoi… puoi cantarla per me? >>
Hansine sorrise, annuendo e facendogli cenno di sedersi a terra accanto alla vasca. Riprese a cantare con la sua voce vellutata:
 
Whenever she is raging
She takes all life away
Haven't you seen?

Haven't you seen
The ruins of our world?

 
Fiammo immaginò la donna vestita di blu, furiosa, mentre digrignava i denti e guardava avanti a sé con occhi neri come le tenebre e pieni di odio.
<< Porta lontano la vita… >> sussurrò, ed Hansine annuì piano. Sembrava avessero entrambi paura che qualcuno potesse sentirli. << Continua a cantare, per favore. >>
 
She covers the earth with a breathtaking cloak
The sun awakes and melts it away
The world now opens its eyes and sees
The dawning of a new day

 
Vide un’immensa distesa di neve bianca, brillante ai fortunati raggi di luna che riuscivano ad oltrepassare l’ostacolo delle dense nubi; e poi, riuscì a vedere la luce del sole che rompeva il buio, con prorompente potenza. Hansine stava correndo verso di lui, i piedi che affondavano nella neve che si andava sciogliendo. Sul suo viso c’era stampato un sorriso di pura gioia.
Fiammo aveva gli occhi chiusi mentre si lasciava andare all’immaginazione, ma li spalancò quando sentì un respiro davanti al suo volto. Vide il viso di Hansine più vicino che mai al proprio, le guance di lei verdastre e prive di ogni calore.
<< C-cosa.. >> faticava a parlare, in imbarazzo, perciò ci pensò lei per lui.
 
Whenever she is raging
She takes all life away
Haven't you seen?

Haven't you seen
The ruins of our world?

 
Chiuse di nuovo gli occhi, sentiva le guance andare a fuoco, come per ironia della sorte, e non appena lei ebbe pronunciato l’ultima parola della canzone, sentì qualcosa sfiorargli le labbra.
Aprì gli occhi e vide Hansine portare le braccia attorno alle sue spalle, mentre le loro labbra si univano come una sola.


 
Fionna

Se ne stava lì immobile, senza il minimo rumore, senza un pensiero per la testa. Sembrava morta, il corpo abbandonato al freddo ed al destino, privo di vita, così come i suoi occhi vuoti che fissavano la finestrella nella parete di pietra. La neve ormai strabordava, ma seppur ormai nevicasse da almeno tre ore, il livello non si alzava né si abbassava.
Fionna l’Avventuriera stava aspettando il suo cavaliere, ma lui non arrivava.
<< Lo sapevo >> disse d’un tratto, il volto privo d’ogni emozione, << lo sapevo che era tutto un trucco di Regina Ghiaccio. >> Dentro di sé stava morendo lentamente, dolorosamente. Quanto avrebbe voluto poter rivedere Marsahll Lee, il suo migliore amico, quel ragazzo dall’aria un po’ punk e dalla pelle verdastra. Sognava di poter stringerlo a sé come già aveva fatto in passato, di sentire il suo profumo e di passare le dita tra i suoi bei e lucidi capelli neri. Poteva vedere, con gli occhi della mente, le iridi scure e profonde del ragazzo, le ciglia lunghe e nere, il viso dai tratti spigolosi ed in minima parte femminili; sognava di nuovo le labbra di lui, che si posavano dolcemente sulla sua fronte.
Rivedeva il giorno in cui aveva temuto Marshall stesse morendo.
Stavano cadendo giù dal cielo ad una velocità impressionante, lei stretta a lui, con le lacrime agli occhi mentre tentava di scuoterlo e farlo svegliare. Rivedeva il sangue sgorgare dalla sua ferita, le sue palpebre chiuse e poteva sentire di nuovo il dolore che il suo cuore aveva provato nel vederlo ridotto a quelle condizioni.
E poi, poteva sentire, se lo voleva, la sua voce. Era calda e profonda, magica ed ipnotizzante, mentre cantava la canzone “Bad Little Boy” solo per lei, in quella notte afosa di qualche tempo prima.
Fionna ci pensò su e senza rendersene conto, si ritrovò a cantare, con la mente, le parole della canzone di Marshall Lee.
<< Good little girl, always picking a fight with me >> sentì la sua voce come se fosse stato lì con lei, e ciò la fece scoppiare a piangere. Perché? Perché doveva sopportare tutto quel dolore? Proprio lei, che era stata sempre così buona nella vita?
<< Dove sei, Marshall, dove sei? >> cominciò a piangere e chiunque fosse stato presente sarebbe scoppiato in lacrime nel vedere la sua sofferenza.
<< Sono qui, mia piccola brava ragazza >> disse una voce che Fionna ben conosceva.
Nella sua mente si disse “No, non può essere vero”, ma ugualmente alzò il capo e ciò che vide con i propri occhi la fece scattare in piedi, il cuore che batteva a mille ed il sangue a scorrere caldo nelle vene.
Gli occhi di Marshall la guardavano da dietro le sbarre, i capelli neri tutti arruffati, la testa rivolta verso il basso. Si, lui era lì, veramente, ed era lì per lei.
<< Marshall! >> disse con un tono pieno di rimprovero e felicità al tempo stesso. La coperta cadde nel momento stesso in cui lei si alzò il piedi; non le importava che la maglia fosse tutta rotta e strappata, oltre che piena del suo sangue secco, tutto ciò che in quel preciso istante contava, era la presenza di lui.
<< Ciao, Fionna >> di colpo si girò con tutto il corpo, appoggiandolo sulla neve con un tonfo sordo.
<< Dovrei picchiarti >> la ragazza scattò verso le sbarre e le strinse nelle mani, congelate per colpa del freddo.
<< Ma non puoi >> Marshall le fece una linguaccia e lei non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere. << Ehi, perché ridi? >>
<< Perché… mi sei mancato. In tutto questo tempo ho rischiato di impazzire, e poi, quando ormai la mia mente era sull’orlo del baratro, ecco che compari dal nulla, nello stesso modo in cui te ne sei andato. >>
Il ragazzo si fece improvvisamente serio, << Scusami, non sarei dovuto fuggire, lo so… ma, io… >>
<< Cosa? >> Chiese lei quando vide che lui non riusciva a concludere la frase.
<<  Questa… è una storia lunga che io non posso raccontarti, non ancora almeno. Non la conosce nessuno, se non mia madre e… >> si bloccò, e Fionna continuò a guardarlo.
<< Non me lo vuoi dire? >>
Gli occhi di lei sembravano rispecchiare il suo stato d’animo, era ferita, pensava lui non si fidasse più, e di ciò Marshall se ne accorse: << No, non è questo. Il fatto è che è una storia lunga, ed io ancora ci sto male, anche se sono passati tipo duemila anni… Ti prometto che ti racconterò questa storia, ma ora non è il momento, dobbiamo farti evadere. >>
<< E come hai intenzione di farlo? >> replicò lei poggiandosi i pugni chiusi sui fianchi.
<< Semplice >>, rispose lui, << con l’aiuto di Flambo >> e dal nulla fece comparire il piccolo esserino della Terra di Fuoco.
<< Flambo! >> urlò lei, felice di rivedere il piccolo amico.
<< Fionna l’Avventuriera, mi pareva di aver sentito storie riguardo la tua prigionia. E così alla fine sei diventata una poco di buono, eh? Vedi cosa succede a frequentare Marshall Lee? >>
<< Ehi! >> replicò il ragazzo, che fece per schiacciare il piccolo amico tra le mani.
Flambo scoppiò a ridere ed urlò: << Okay, okay, scusa mi arrendo! >>
Tutti e tre risero, un unico momento di felicità nel disastro provocato dalla furia di Regina Ghiaccio.
<< Avanti, Flambo >> intervenne infine il vampiro, << libera la nostra amica. >>
<< Con piacere! >> L’esserino fatto di fuoco saltò verso le sbarre e cominciò a scioglierle, una dopo l’altra; fece la stessa cosa per la neve ghiacciata che ostruiva il passaggio e poi risalì il braccio di Marshall, fino alla sua spalla. Il vampiro afferrò Fionna per le braccia e con la sua forza sovraumana la fece uscire dalla piccola finestrella della cella. I fianchi della ragazza strisciarono contro la parete, e lei digrignò i denti.
I due si guardarono per qualche momento negli occhi, dopodiché, l’avventuriera gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte a sé, inspirando il suo profumo così buono, che in quei giorni di prigionia le era mancato così tanto.
<< Avanti, dobbiamo andare >> disse infine lui scostandosi. Un sorriso dolce gli illuminava il viso, mentre sfiorava delicatamente la guancia rosa ed accaldata di Fionna.
<< Dove? E.. non salviamo Gommo? >>
<< No, non ancora >> Marshall abbassò gli occhi a terra, con sguardo affranto. << Credimi, vorrei poterlo fare, ma non possiamo, non ancora almeno. Ma fidati di me, >> guardò l’esserino e sorrise, << e di Flambo, abbiamo un piano. >>



 
  
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