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Autore: Rosalie97    21/06/2014    5 recensioni
La landa di Aaa quel giorno piangeva. Regina Ghiaccio aveva vinto ed il principe Gommorosa sarebbe presto divenuto suo marito.
Fionna l’Avventuriera, rinchiusa nelle segrete del castello, non poteva fare nulla. Cake era stata uccisa e Marshall era scomparso nel nulla il giorno stesso dell’invasione.
I Dolcibotti dovettero prestare servizio alla nuova sovrana; qualunque creatura che avesse avuto il coraggio di non riporre in lei fiducia ed amore incondizionati, sarebbe stata brutalmente uccisa.
Ci serviva un tempestivo intervento. La stessa Lich temeva per la propria incolumità, da quanto potente fosse diventata Regina Ghiaccio.
La Nottesfera divenne il posto più sicuro. La madre di Marshall, seppur essendo malvagia, si prese l’impegno di dare un rifugio ai bisognosi. I Demoni tentarono più volte, sotto il comando della Signora Abadeer, di abbattere il nemico, ma nulla si concludeva con successo.
Tutti aspettavano, pregavano per l’arrivo del loro salvatore, che puntualmente non giungeva. Si chiedevano se mai qualcosa sarebbe cambiato, se la fine fosse giunta e l’idea che Regina Ghiaccio fosse la legittima sovrana si fece strada nei loro animi, avvelenandoli.
Non sapevano che in realtà l’eroina che li avrebbe salvati era loro più vicina che mai.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Fionna, Gommorosa/Gumball, Marshall Lee, Regina Ghiaccio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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*Angolo autrice* 
Ciao a tutti! Questa è la prima fan fiction che pubblico su Adventure Time, perciò spero d'aver fatto un buon lavoro e non una schifezza colossale (sono qui che mi mangio le unghie dall'ansia). 
L'idea l'ho avuta un po' di tempo fa, ma l'ho messa da parte perchè non mi sembrava carina, finché oggi non ho ritrovato il file e mi sono detta "Beh, provare non costa nulla, no?". Ed allora ho cominciato a scrivere il primo capitolo.
Spero veramente di non aver fatto una schifezza.
I nomi non so se sono tutti giusti, ho cercato di informarmi ma non ho trovato nulla, quindi perdonatemi (ho tentato di renderli migliori possibili).
Vi invito a recensire e a dirmi cosa ne pensate, perchè veramente ci terrei a sapere se ho scritto un obbrobrio o meno.
Ora vi saluto e vi lascio leggere in pace il capitolo, pardon! ^^


Capitolo 1



Fionna
 
Le segrete erano fredde. Questo era tutto ciò che Fionna riusciva a pensare, chiusa in quella cella di pietra, le sbarre d’acciaio a bloccarla lì dentro. Sarebbe mai uscita? Sognava di correre libera su prati verdi, alla ricerca di avventure, di indossare quel suo strano “copricapo”, come lo chiamava Gommorosa, e di ridere insieme a Cake. Sognava la sua vita di prima, quando Regina Ghiaccio era solo una donna fredda e cattiva che regnava sulle montagne della landa di Aaa.
Ma la sua vita di prima, non sarebbe mai tornata.
Ora le lande verdi erano diventate deserti di ghiaccio, in cui la neve cadeva costantemente e ricopriva ogni cosa.
Ora il suo copricapo se l’era preso Regina Ghiaccio.
Ora Gommorosa doveva sposare la sua acerrima nemica.
Ora Cake era morta.
Sospirò, poggiando il capo contro una parete di pietra fredda e dura ed alzando gli occhi verso il soffitto di quella cella che ormai era divenuta la sua casa. Si sfiorò i capelli biondi con l’indice della mano sinistra, in silenzio, con gli occhi pieni di sofferenza. Regina Ghiaccio glieli aveva tagliati tutti il giorno in cui l’aveva chiusa lì dentro, ed ora erano già lunghi fino alle spalle. Quanto era passato? “Non poco” pensò tra sé.
Si alzò piano, le forze le mancavano, il cibo le veniva portato una volta ogni ventiquattr’ore, ed erano sempre scarti: pane vecchio di una settimana, avanzi di pasti scadenti, acqua vecchia di tre giorni.
In fondo alla sua cella c’era una piccola finestrella bloccata con quattro assi di metallo. Se Fionna si alzava sulle punte dei piedi, arrampicandosi sulla parete, riusciva a vedere uno squarcio di ciò che c’era fuori. Spesso la neve entrava dalla finestrella e dentro la sua prigione si gelava.
La ragazza rabbrividì quando la pelle dei suoi avanbracci sfiorò la neve e corse verso la parte opposta della cella per afferrare la coperta di lana che Maggiormenta le aveva dato qualche tempo prima. Se la avvolse attorno alle spalle minute.
Ora si sentiva vuota senza la sua spada od il suo zaino, o senza Cake…
Ritornò alla finestrella e si arrampicò di nuovo, stringendo le mani attorno al freddo metallo arrugginito delle sbarre. C’era il serio pericolo che si ferisse i palmi, ma lei non se ne preoccupò. Ciò che aveva visto non era stato partorito dalla sua mente ormai sulla via della pazzia, no, era lì ed era vero.
Strabuzzò gli occhi. Come ci era arrivato? Senza pensare, allungò un braccio tra le sbarre, facendo leva sul piede destro poggiato contro la parete.
Per quel che riusciva a vedere, fuori delle segrete il cielo era buio. Doveva essere notte, la neve continuava a scendere imperterrita, lenta e cadenzata, si poggiava a terra, fiocco dopo fiocco, e creava un’immensa distesa di neve bianca. Fionna cominciava ad odiarla, la neve.
Il terreno era freddo, ghiacciato contro la pelle delle sue braccia. La sensazione pareva simile ad un vivo fuoco che le bruciava la carne fino ad arrivare all’osso, ma Fionna non si fermò. Era un’avventuriera, aveva vissuto tante avventure e combattuto contro avversari pericolosi ed a volte mortali, non si sarebbe fatta fermare da un po’ di neve. I polpastrelli d’un tratto lo sfiorarono e la ragazza, dentro di sé, cominciò ad esultare. Si, ce l’aveva fatta.
Strinse le dita attorno al piccolo oggetto e lo chiuse nella mano, portando indietro il braccio ghiacciato e correndo verso il suo angolo.
Restò li ferma, avvolta nella coperta, per qualche tempo. Voleva imprimere a fuoco quella sensazione di libertà e leggerezza nella sua mente e nel suo cuore, così, quando ne avrebbe avuto realmente bisogno, le sarebbe bastato scavare appena sotto la superficie della sua memoria.
Quando si decise, scostò la coperta e puntò gli occhi sulla carta del foglietto piegato in un origami simile ad un cigno. Non sapeva come faceva a vedere, in quella notte gelida. Fuori era notte, una notte buia e senza stelle, eppure lei riusciva a vedere perfettamente, come se tutto fosse stato avvolto in una strana luce. Non riusciva a vederla ma sapeva che c’era, era un incantesimo, ne aveva sentito parlare da Gommorosa quando ancora erano amici. Quando si potevano parlare, quando lei… No. Scosse la testa con fervore, non poteva pensare a quelle cose, no. Lui era perduto, non avrebbe mai potuto realizzare quel sogno, si era infranto per sempre. Ora il suo principe sarebbe stato il principe della Regina Ghiaccio.
Ignorò tutto, i ricordi di lui, dell’incantesimo, il pensiero della Regina e si concentrò sull’origami. Lo aveva già visto, aveva conosciuto qualcuno, quando ancora la vita era stata libera di seguire il suo corso, che scriveva lettere e le piegava in origami. Lui le aveva detto che lei era un cigno, che prima o poi la sua bellezza lo avrebbe travolto.
Ma non poteva essere vero, no. Marshall se ne era andato.
Con dita tremanti, cominciò lentamente ad aprire il foglietto. Quando notò le prime scritte, il suo cuore saltò un battito.
Era esattamente come aveva pensato, era una lettera. Ma di chi?
Cominciò a leggere:
 
Cara Fionna,
comincio con il dirti che il mio cuore sta soffrendo per te e per Gommorosa, in questo momento. Pensare a voi, intrappolati e senza via d’uscita mi ferisce come le lame affilate di cento spade che calano su di me ed incidono la mia pelle. Non sarei dovuto fuggire, me ne rendo conto, sarei dovuto rimanere al vostro fianco ed aiutarvi. Ma sono un codardo.
Ti scrivo per farti sapere che non tutto è perduto. Mia madre ha ingaggiato una guerra contro Regina Ghiaccio ed ha allestito un centro di aiuto nella Nottesfera. Molti Dolcibotti e principi si sono rifugiati nel suo regno, ha cominciato a trattare persino con la Lich!
Ora, vorrei dirti che lei verrà a salvarti, ma sappiamo entrambi che non è così. I suoi Demoni non sono mai riusciti ad oltrepassare i confini del regno di Dolcelandia. Non c’è speranza che mia madre venga da te, ma… io forse, posso riuscirci. Ho intenzione di venirti a salvare, Fionna, rimedierò ai miei errori, e spero tu possa perdonarmi da parte sia tua che di Gommo.
Appena avrai letto questo messaggio, il foglio brucerà, ed io saprò che l’avrai letto. Aspettami, sto venendo a salvarti.
Con amore,
il tuo Marshall.
 
Fionna alzò gli occhi dal foglio, scioccata come non mai.
<< Che cosa? >> disse tra sé, sussurrando, come avesse avuto timore che qualcuno potesse sentirla. Non ci poteva credere, quel ragazzo era incredibile. Come pensava di superare le barriere che Regina Ghiaccio aveva eretto? Le guardie?
Si stava ponendo mille domande, mentre nella sua mente si formavano altrettante immagini di lui, morente e ricoperto di sangue, quando si ricordò di un particolare importante a cui non aveva pensato: Marshall Lee poteva volare. Ed era un vampiro, il Re dei Vampiri, ed era immortale.
<< Ma allora verrà veramente a salvarmi! >> le lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, percorrendo la loro strada sulle guance, fino a scendere al collo. Le bagnarono la maglietta blu piena di tagli, completamente sporca, così come lo era lei. Lui l’avrebbe salvata, il suo migliore amico l’avrebbe salvata!
Si sentiva gioiosa, viva.
E poi, quel pensiero velenoso le si insinuò nella mente.
E se invece non è Marshall? E se invece è tutto un trucco di Regina Ghiaccio?
Fionna strinse il pugno, affondando le unghie nella carne del palmo. Alzò gli occhi, ora pieni di odio. Se quello era solamente un trucco della Regina, beh… << Imparerà cosa vuol dire mettersi contro Fionna l’Avventuriera. Morirò combattendo così come ho sempre fatto. >>


 
Hansine Abadeer

 
Sospirò, lasciandosi andare e sedendosi sulla sedia di legno. Poggiò le braccia dalla pelle fredda e morta sul legno del tavolo, per poi afflosciarsi come se il suo corpo fosse stato un contenitore vuoto che finora aveva avvolto la vera lei.
<< Mi sento morta >> disse, la voce soffocata mentre teneva le labbra poggiate contro la carne degli avambracci.
<< Ma non sei viva >> disse Maggiormenta guardandola con un sopracciglio inarcato.
<< Maggiormenta, perché non taci? >> alzò la testa e guardò l’amica, che le sorrise ed abbassò gli occhi.
<< Scusami, Hansine. >>
<< Da quando tu chiedi scusa? La tua anima è nera come le tenebre, smettila di interpretare il tuo ruolo. Qui con me puoi essere ciò che sei veramente. >>
Maggiormenta scostò una sedia e si sedette, guardando l’amica con sguardo preoccupato.
<< Tutto bene? >>
<< Mio figlio è scomparso, Maggiormenta, Regina Ghiaccio ha preso il controllo su Aaa e Lich non si fa sentire da almeno una settimana. Come credi io possa stare? Anche se, dopotutto, non potrei “stare bene”, non sono viva. >>
<< Sembri ritornata la ragazzina che eri un tempo >> commentò l’altra, poggiandosi una mano sul viso bianco e rosso, gli occhi neri talmente profondi da sembrare pozzi pieni di nulla. Non c’era calore nello sguardo di Maggiormenta, era vuoto e privo di sentimenti come amore o emozioni come felicità. Non era capace di provarli.
<< Mi sembra di ritrovarmi in quel disastro, Maggiormenta. >>
<< Stai parlando del giorno della fine e dell’inizio di tutto, vero? >>
Hansine di limitò ad annuire, passando i polpastrelli delle mani fredde e verdastre sulle palpebre chiuse e pesanti. Poteva vedere, se ci ripensava, le alte colonne di fumo che si alzavano, poteva sentire le urla della gente attorno a lei, poteva provare la paura che in quel momento, nel momento della fine, aveva avvolto il suo cuore. Certo, al tempo non era più una ragazzina, aveva ventun anni ed un bambino di cinque accollato a sé. Suo marito era scomparso, non l’aveva più visto da quel giorno, giorno nel quale aveva perso suo figlio.
Era stata una certa Simone Petrikov a riportarglielo indietro. Si, Simone.
Simone
<< Pensi che ci sia ancora una traccia di lei dentro Regina Ghiaccio? >>
<< Di… Simone intendi? >> Domandò Maggiormenta. La ragazza cominciò a pensarci su.
Maggiormenta ormai non era più una “ragazzina” da molto tempo, aveva quasi la stessa età di Hansine, si erano conosciute il giorno dello scoppio dei funghi, entrambe scampate ad una morte orribile. Le radiazioni le avevano colpite, le avevano rese immortali e le avevano cambiate. Se ci pensava, a Maggiormenta veniva da ridere. Tempo addietro, qualche secolo prima, era stata una giovane minuta e dolce, dai capelli castani e corti, la pelle abbronzata e gli occhi azzurri. Ora invece, beh, ora era più diversa che mai.
<< Non lo so, sinceramente… Ma da quel che sembra, no, non credo sia rimasto qualcosa di Simone. >>
<< Marshall ne starà soffrendo >> commentò Hansine abbassando gli occhi, pieni di dolore.
<< Se è ancora vivo. >>
La regina della Nottesfera alzò di colpo il capo e puntò gli spilli neri che aveva per occhi in quelli dell’amica. << Non osare dirlo di nuovo >> la minacciò, alzando un indice e puntandolo contro di lei. << Mio figlio non è morto! >>
<< Devi accettarla come possibilità, Hansine >> sospirò esasperata Maggiormenta, che come sempre, era la voce della ragione.
La donna rimase per qualche tempo in silenzio, gli occhi chiusi ed il volto distorto in un’espressione di puro dolore. Non avrebbe mai creduto di poter provare simili emozioni, non credeva di esserne più capace.
<< Lo so, ma… >> faticava a parlare, la voce rotta dalle lacrime che non poteva piangere, << non posso sopportare l’idea che lui sia morto senza che io gli abbia mai detto di volergli bene. Credi… credi che mi odi ancora per aver mangiato le sue… >>
<< No >> la interruppe Maggiormenta. << Avete risolto, sa che tieni a lui. E poi >> sorrise << non è detto che sia tutto finito, no? >>
Hansine annuì.
<< Bene, ora devo andare. Se Regina Ghiaccio non mi vede in giro comincerà a pensare cose strane, e non ci possiamo permettere che pensi io l’abbia tradita. >>
<< Già, non ce lo possiamo permettere. Come sempre, hai ragione, Menta. >>
Maggiormenta camminò fino al centro della stanza, fino alla pedana dove era dipinto il volto di quella strana creatura che permetteva loro di viaggiare tra i mondi.
<< Come sta Fionna? >>
<< Sta bene >> annuì Maggiormenta. << Mi sto occupando di lei, prima o poi riusciremo a farla fuggire, vedrai. >>

 
<< Hansine, mia Grande Signora del Male! >> uno dei suoi demoni corse da lei, ansimante e con un foglio stretto nella mano rossa come sangue.
<< Cosa c’è? >> Lei voltò di scatto il capo verso la piccola creaturina.
<< Abbiamo un messaggio della Regina della Terra di Fuoco >> il terrore era evidente negli occhi del piccolo demone. Il suo corpo stava tremando, era successo qualcosa di brutto, di realmente brutto.
“Oh no!” pensò Hansine.
<< Vieni con me, andiamo alla Sala del Trono! >> Urlò lei, ed insieme i due si misero a correre. Le sembrava veramente di essere tornata una ragazzina, quando non si sentiva per niente una leader, quando si era sposata e giovanissima aveva avuto un figlio. Le sembrava di trovarsi di nuovo al centro della guerra dei funghi, in quel disastroso mondo pieno di morte. Attorno a sé sentiva il calore della Nottesfera, del suo mondo. Quando era diventata cattiva? Hansine non sapeva dirlo con certezza, non sapeva nemmeno quando era diventata per metà demone, era stato un processo lento e doloroso, che l’aveva fatta giungere lì, ed in quel preciso istante pretendeva di riemergere.
A volte pensava di voler smettere con quella farsa, a volte pensava di voler smettere d’essere cattiva. Dentro di sé era ancora una bambina che chiamava aiuto. Ed i bambini non sono cattivi.
Giunsero alla Sala del Trono, dove il suo scranno si stagliava in cima ad un’altra scalinata intagliata nella pietra e nelle ossa. Sulla parete di pietra, il viso della Regina della Terra di Fuoco si stagliava nitido, dietro di lei il divampare delle fiamme rosse e vive.
<< Hansine! >>
<< Regina! >> entrambe fecero un inchino composto e rigido, come consono. << So che mi hai mandato a chiamare, dimmi che… >>
<< Purtroppo, è così >> disse la donna, avvolta nelle fiamme. I suoi capelli erano un tutt’uno con il fuoco, il suo viso regale, distante e bellissimo avvolto in lingue di puro calore. << Regina Ghiaccio ha fatto giungere fin qui il suo esercito, è riuscita a scoprire il modo in cui proteggerlo dal fuoco. I suoi Cavalieri di Neve stanno attaccando il mio castello, e non resisteremo a lungo. >> Appena ebbe finito di parlare, un rombo scosse tutto e la Regina della Terra di Fuoco quasi cadde. << Ripeto, non resisteremo a lungo. >>
<< Cosa posso fare? >> La voce di Hansine era piena di paura, di ansia e di frustrazione. Incredibile come quelle emozioni, dopo tanto tempo, si rifacevano vive.
<< Voglio solo una cosa da te, Hansine >> la Regina della Terra di Fuoco sorrise dolcemente. Quella guerra stava cambiando tutti. I buoni divenivano cattivi ed i malvagi, divenivano buoni.
<< Cosa? Farò il possibile! >>
<< Lascia che mio figlio venga alla Nottesfera, te ne prego. Non mi importa della mia vita, voglio solo che lui sia in salvo. >> Ed è in situazioni come la guerra che l’istinto di una madre rompe ogni barriera. Nella sua vita, la Regina della Terra di Fuoco era sempre stata una donna malvagia, furba, calcolatrice e distante. Non le era mai importato di nessuno, anzi, godeva nel vedere gli altri soffrire, così come Hansine, ma in quelle circostanze, ecco che cambiava. Nulla poteva fermare l’amore di una madre.
<< Preparate il portale! >> Urlò, ed i suoi demoni cominciarono a correre svelti, obbedendo ai comandi della loro Signora.
<< Grazie, Hansine, ci rivedremo. >>
La Signora del Male avrebbe voluto piangere, ecco cosa stava facendo la guerra, ecco cosa restava di loro.
<< Verrò a trovarti, dirò ai miei Demoni di trattarti bene. >>
<< È bella la Nottesfera? >> nel momento stesso in cui parlò, si sentì l’urlo di una ragazzo: << No, mamma, no! >>
<< È un posto meraviglioso. Ti conserverò un posto nel miglior girone, te lo prometto. >>
<< Addio, Hansine. >>
<< Addio >> e quando Hansine ebbe pronunciato quella fatidica parola, l’immagine della Regina della Terra di Fuoco scomparve, ed al suo posto restò solamente una parete di pietra compatta.

 
<< No! Lasciatemi! Andatevene! >> Urlò la voce del ragazzo.
Hansine continuò a camminare nella sua direzione, scostando i demoni che li circondavano. Quando la vide, il principe scattò verso di lei, gli occhi stretti in un’espressione di pura rabbia, pieni d’odio.
<< Riportarmi indietro >> disse con voce ferma, così diversa dagli urli scomposti e dagli schiamazzi di appena qualche secondo prima.
<< Non posso >> rispose gelida lei.
<< Perché? >> I loro volti erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, e guardandolo, Hansine si rese conto di una cosa: il principe non era così giovane come si diceva.
<< L’ho promesso a tua madre, e… >> abbassò gli occhi, non finendo la frase e lasciando al ragazzo immaginare cosa potesse essere accaduto.
<< No >> sussurrò lui, << no! >> voltandosi e nascondendo il viso, allontanandosi da lei.
<< Mi dispiace. >>
<< Vuoi essere utile almeno in qualcosa?! >> Urlò tornando a guardarla, scattando veloce, di nuovo vicinissimo al suo corpo. Hansine si sentiva strana, cosa era quell’elettricità nell’aria che si era diffusa non appena erano entrati in contatto?
<< Ricorda che sono la Signora del Male, la Regina della Nottesfera >> commentò impassibilmente fredda. << Devi portarmi rispetto, non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da un ragazzino. >>
<< Non sono più un ragazzino da molto, mia cara Regina della Nottesfera >> replicò lui. << Le voci che dicono io sia un quindicenne sono vecchie quanto te. >>
Lo schiaffo che lo colpì non lo vide nemmeno arrivare. Hansine lo afferrò per il colletto della maglia rossa, stringendolo tra le mani fredde come ghiaccio. Si avvicinò a lui, guardandolo fisso negli occhi.
<< Ho detto >> la sua voce era tagliente << che mi devi portare rispetto. >>
<< Io… io… tu mi hai colpito! >>
<< Si >> Hansine si raddrizzò. << Hai detto di non essere più un ragazzino. Bene allora, dimostralo. Invece di lamentarti ed urlare come un lattante, rimboccati le maniche e fa qualcosa. Ci serve aiuto per sconfiggere Regina Ghiaccio, hai intenzione di vendicare tua madre oppure no? >> Inarcò un sopracciglio, vedendo d’aver colpito nel segno. Gli occhi di lui, neri e rossi al tempo stesso straripavano d’odio, di rabbia e di dolore. Hansine si crogiolò in quel dolore ed in quell’ira che divampavano dentro di lui, poteva servirsene, poteva essere un grande alleato.
<< Cosa devo fare? >> Domandò distante.
<< Seguimi >> gli fece cenno di seguirla, e lui si diresse da lei. Cominciarono a camminare fianco a fianco nel corridoio tranquillo. Seppur la guerra fosse scoppiata, orribile e devastante per qualsiasi regno, lì alla Nottesfera erano tutti molto tranquilli. Anche se Regina Ghiaccio ed i suoi Cavalieri della Neve avessero avuto il coraggio di attraversare il portale, non sarebbero vissuti molto a lungo. Hansine non era stupida, aveva creato un incantesimo il quale impediva a chiunque lei ritenesse nemico di mettere piede nel suo regno. Regina Ghiaccio sarebbe morta tra atroci sofferenze se fosse stata tanto stupida da credere di poter sconfiggerla.
<< Ho sentito che hai creato un incantesimo che protegge la Nottesfera >> commentò il principe dopo qualche secondo di silenzio.
<< Si >> rispose lei compiaciuta, anche se quella di lui non era stata una domanda.
<< Mossa intelligente. >>
<< Lo so anche senza che un principino da quattro soldi me lo venga a dire. >> Rise lei cattiva, già, ecco perché era la Regina della Nottesfera. Poteva anche non sentirsi malvagia, ma lo era, non poteva negarlo. << Qual è il tuo nome? >>
<< Fiammo. >>
<< Fiammo? >> Hansine scoppiò a ridere ancora più forte, la sua voce che rimbombava tra le pareti alte ed ora fatte di cemento. Si era costruita un castello niente male, o meglio, se lo era fatto costruire dai suoi demoni.
<< Si, Hansine. >> Commentò lui, pronunciando il nome di lei con disprezzo. << Che razza di nome è Hansine? >>
<< Un nome regale, di fascino >> rise lei. << Quanti anni hai, Fiammo? >> Chiese quando il silenzio calò tra loro.
<< Ne ho ventitré >> rispose lui. << E tu, Regina? >>
<< Oh, io ne ho duemila e ventuno. >>
<< Sei molto… >>
<< Attento a quel che dici >> lo fulminò lei. Non sapeva perché, ma si divertiva a parlare con lui, anche se lo conosceva da nemmeno venti minuti.
<< Ehm… volevo dire vecchia, ma mi limiterò a saggia >> scoppiò a ridere, e per Hansine fu un suono celestiale. Cosa le stava succedendo?
<< Bene >> annuì lei, non facendo trasparire i suoi sentimenti. << Vieni come me, ti mostrerò il modo in cui puoi essermi utile. >>

 
Gommorosa


 
Se ne stava disteso sul suo letto, le lacrime agli occhi ed il cuore a fargli male. Batteva forte, sembrava pronto a scoppiargli nel petto. Perché Regina Ghiaccio lo aveva condannato a quella vita?
Ogni notte, quando si addormentava, sognava soltanto una persona. Dov’era? Non lo sapeva, si chiedeva se fosse in salvo. Regina Ghiaccio non gli aveva detto niente al riguardo, anche se a pensarci, lei non gli diceva nulla di nulla. Le avances di lei erano a dir poco disgustose, poteva sentire le dita gelide ed appuntite delle mani della donna sfiorargli il viso anche quando si trovavano in stanze diverse del castello, come in quel momento. Lei adorava sfiorargli i capelli rosa, lo abbracciava e gli diceva parole d’affetto, ma Gommorosa sapeva che era tutta una farsa. Quella donna era una maniaca, ossessionata dai principi e dal cuore cattivo, tutto il contrario di Fionna.
Gli mancava, molto, ma sapeva di non poterla vedere.
Si girò sul letto, gli occhi rivolti verso la finestra aperta dalla quale entrava l’aria più fredda che il principe avesse mai sentito sfiorargli il viso. Si alzò piano, tremante, quasi senza forze, ed avvolto nel suo caldo pigiama si diresse alla finestra, alla quale si affacciò.
Osservò la distesa di bianco che si estendeva in ogni direzione, fino all’orizzonte. Tutto ciò che si trovava nella terra di Aaa era ricoperto di neve, che in quel deserto pareva l’unica cosa ancora viva. Nemmeno le sue stesse emozioni gli parevano vive.
<< Dove sei? >> sussurrò, distrutto.
Gli parve di vedere una figura, un’immagine distante e sfuggevole all’orizzonte. Aguzzò la vista, chinandosi di più verso il balconcino della finestra.
<< Cosa… no, non può essere. L’ho visto veramente o era un’immagine partorita dalla mia mente ormai sulla via della pazzia? >> si chiese ad alta voce, ma non ebbe alcuna risposta.
Restò ancora lì a guardare, sconvolto, ma non la vide più.
Alla fine, circa un’ora dopo, scosse il capo e si diresse al suo letto, dove si distese.
<< Possibile? >> disse nuovamente. << Io l’ho visto. Era il profilo di Marshall >> alzò gli occhi neri verso la parete color pesca su cui si stagliava la porta della sua stanza, e rimase lì, immobile, per tutta la notte.
  
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