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Autore: leonora51    23/06/2014    2 recensioni
A 14 anni Rose è un’orfana come molti altri. O forse no. Cosa succede quando si ritrova catapultata nella foresta incantata e diventa prigioniera della regina malvagia?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rosaline Harris, orfana, fervida lettrice di favole e viaggiatrice spazio-temporale si svegliò nelle prime ore dell’alba. Non appena aprì gli occhi sussultò alla luce che filtrava attraverso le grandi vetrate e ricacciò la testa sotto le coperte, gemendo. Le articolazioni le dolevano, la testa martellava con forza e tutto sembrava decisamente troppo luminoso. Si chiese brevemente se erano questi gli effetti post sbornia, di cui parlavano i ragazzi più grandi a scuola, ma allontanò il pensiero come poco importante e tornò ad aprire gli occhi. Questa volta fu in grado di guardarsi intorno: si trovava in una stanza enorme, con pareti rosso scuro cariche di arazzi e quadri, che davano un senso di calore all’ambiente altrimenti piuttosto spoglio. Confusa fece vagare lo sguardo sul mobilio, fermandolo sull’imponente libreria. Memore di poco prima, si alzò lentamente dal letto e si avvicinò agli scaffali ricolmi di libri, passando una mano sulle copertine ruvide dei volumi antichi. Con un sorriso autoironico ricordò come a cinque anni aveva fatto i primi impacciati tentativi di lettura sul libro de “La bella e la bestia” e da allora si era innamorata dei libri di favole e delle storie delle principesse. Aveva passato mesi a desiderare che il re e la regina di qualche landa lontana si presentassero all’orfanotrofio per portarla via con loro. La sorte aveva interpretato il suo desiderio un po’ troppo alla lettera a giudicare dal suo men che piacevole incontro con una regina psicopatica. Non appena ebbe finito di formulare quel pensiero tutto quanto era successo il giorno prima improvvisamente, orribilmente le tornò alla mente. Mentre stava ancora cercando di assimilare questa realizzazione, sentì una porta che si apriva e si voltò rapida verso la fonte del rumore… troppo rapida sembrava, quando un capogiro improvviso la portò a terra. In due falcate la regina fu di fronte a lei, con le labbra scarlatte piegate in un sorriso ironico -È miracoloso quanto in fretta abbia imparato il tuo posto di fronte ai superiori, bambina - e tese la mano di fronte a sé.
Rose diede uno sbuffo irritato e si rialzò da sola, ignorando gli occhi stretti in fessure della donna – Vostra maestà, a cosa devo il piacere di questa deliziosa visita? – chiese neppure provando a nascondere il sarcasmo.
Come la regina mosse la mano in un gesto impaziente, Rose non riuscì a trattenere un sussulto involontario. Di fronte all’espressione soddisfatta della donna, fu il turno della ragazza di stringere gli occhi in fessure.
-Sono solo qui per controllarti- rispose la regina con un tono neutro. Poi con maggior malizia continuò- Dopotutto sono certa che il mio piccolo incantesimo abbia lasciato più di qualche punto dolorante, è corretto? – Rose tenne le labbra ostinatamente serrate, nella sua esperienza rivelare la propria debolezza non era mai una scelta saggia. La regina inarcò un elegante sopracciglio e le porse una bevanda fumante – Bevi questo-
Rose prese con cautela la coppa che, notò con disappunto, conteneva una strana poltiglia verde, e la odorò per verificare se ci fosse del veleno. Alzò mentalmente gli occhi.. non aveva idea di come riconoscerlo e certo non aveva intenzione di bere qualcosa che le era stato offerto da una donna che aveva come appellativo malvagia. Così riportò lo sguardo sulla regina che si limitò a fissarla di rimando e di nuovo alla coppa e di nuovo alla regina.
-Per l’amore di merlino bambina, è solo una pozione per la testa – allo sguardo scettico di Rose proseguì con aria leggera – Non mi sono mai preoccupata di saper preparare veleni, infatti trovo che l’approccio diretto sia il più interessante-
Rose evitò gli occhi della donna e fece vagare lo sguardo per la stanza, mentre si imponeva di calmarsi. Sapeva quello che la regina stava cercando di fare e non le avrebbe permesso di vederla debole o spaventata. Non più. Quando finalmente rispose la sua voce era priva di qualsiasi emozione - State dicendo che non intendete uccidermi o che non morirò avvelenata?-
Rose poteva dire che la domanda aveva colto la donna decisamente di sorpresa, perché per un attimo abbandonò quell’infuriante sorriso ironico - Un approccio decisamente pessimista il tuo-  constatò -  Sei stata addormentata per qualche tempo, se avessi voluto ucciderti l’avrei già fatto-
-Magari mi volevate sveglia per sentirmi gridare per la paura- rispose, chiaramente indecisa
-Merlino, che mente contorta che hai, e a questa giovane età per di più – la regina arricciò le labbra, chiaramente divertita - Per quanto ne so io potresti essere una bambina mentalmente sbilanciata che ha tendenze omicide una volta ogni tanto. Suppongo dovremmo fidarci l’una dell’altra su questo punto – ignorò lo sguardo oltraggiato della ragazza – Ma basta con le chiacchere, ti consiglio di non testare oltre la mia pazienza e di fare come ti dico- finì, gettando una sguardo eloquente alla coppa, rimasta intatta nelle mani della ragazza.
Buttando ogni cautela al vento, Rose prese un sorso profondo della bevanda. Quasi soffocò quando si accorse che la viscida poltiglia verde aveva in realtà un buon gusto di menta. La bevve tutta, realizzando solo in quel momento quanto era assetata e poi aspettò. Era pronta per un retrogusto amaro o un qualche effetto sul suo corpo – poteva soffocare a morte o svenire o essere immobilizzata, indifesa di fronte alla strega. Ma non accadde nulla e la regina riprese il calice con un’espressione esasperata. Rose era convinta che se la donna fosse stata meno formale, avrebbe anche potuto alzare gli occhi. 
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[REGINA POV]
-Ora bambina, vorresti dirmi il tuo nome?- chiese Regina, raccogliendo le ultime briciole di autocontrollo. Aveva perso fin troppo tempo a discutere su una sciocca pozione e il fatto che la mocciosa fosse seriamente convinta che l’avrebbe uccisa la turbava più di quanto volesse ammettere. Era davvero così terribile, che a ogni incontro la bambina sentiva il bisogno di chiedere assicurazione sulla propria vita?   
- Solo se mi dite perché sono qui- rispose Rose con il mento alto e un’espressione di sfida disegnata in faccia.
La regina strinse gli occhi, in segno di avvertimento – Insolente! Ti prometto che imparerai presto a tenere a bada questo tuo atteggiamento – minacciò la ragazza, ma subito se ne pentì non appena questa sussultò e rivolse gli occhi a terra. Per qualche strano motivo questo nuovo atto infastidì la regina ancora di più delle provocazioni e fece un appunto mentale di ricordare alla bambina che questi segni di sottomissione erano per i servi, non per la protetta della regina.
– Mi dispiace – rispose Rose in un sussurro a malapena udibile. Poi continuò con voce più decisa, mentre gli occhi di alzavano da terra e cercavano deliberatamente quelli della strega -Mi dispiace che il mio atteggiamento dia noia a sua maestà, ma chiunque sarebbe di cattivo umore se venisse rapito da una donna mentalmente disturbata-
Un brusco gesto della mano e la ragazza si ritrovò scaraventata contro la parete opposta -Rispondimi!- urlò non perdendosi d’animo.
-Sei qui perché desidero che tu sia qui, questo è tutto ciò che hai bisogno di sapere- disse gelida, dirigendosi verso la porta. Evidentemente portare la ragazzina a palazzo era stata una pessima idea, se la sfacciataggine dell’adolescente e la propria mancanza di autocontrollo erano qualche indicatore. Mentre stava uscendo dalla stanza sentì un esitante “Rose” e si girò verso la fonte del rumore
-Avete chiesto il mio nome… mi chiamo Rose-
E chiuse la porta alle sue spalle, pensando che forse non era un esperimento fallito dopotutto. C’era ancora spazio per lavorarci su.
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Rose ebbe appena il tempo di rialzarsi da terra su gambe tremanti, quando sentì bussare alla porta. Un attimo dopo faceva il suo ingresso nella stanza una donnina con una pesante veste marrone, il volto nascosto dalla pila di stoffe che teneva tra le mani. 
-Buongiorno miss, il mio nome è Anna- disse con una vocina sottile e fece un profondo inchino che, come era prevedibile, le fece perdere l’equilibrio e cameriera e vesti finirono rovinosamente a terra. La donna squittì e si lanciò alla furiosa raccolta dei panni preziosi, ripetendo quanto fosse desolata tra i singhiozzi, come un mantra. A quella scena così buffa, Rose si lasciò scappare una serie di risolini, che ebbero un effetto devastante: la donna cominciò a piangere in modo incontrollato mentre raccoglieva le ultime cose dal pavimento. Brevemente Rose si chiese se c’erano anche persone normali in quella landa di pazzi e se sì perché lei incontrava solo i pazzi. Accantonò il pensiero, ora doveva fare opera di contenimento dei danni. Con attenzione mise una mano delicata sulla schiena della donna e disse con voce gentile -Devi scusare le mie maniere Anna, sono stata scortese a ridere di te. Non intendevo metterti in imbarazzo- Guardò con aspettativa la cameriera, che sembrava non averla sentita, presa com’era nella propria crisi isterica. Rose sospirò. Non si era mai preoccupata granché di saper consolare le persone. All’orfanatrofio, i bambini imparavano presto che le lacrime non solo non ottenevano niente, ma esponevano una debolezza, che gli altri avrebbero sfruttato. A quanto pare alla donna non avevano insegnato la stessa lezione.
Dopo pochi minuti la cameriera smise di piangere e la guardò con la faccia rossa per l’imbarazzo. Rose le diede un sorriso incerto. Sembrava fosse tutto l’incoraggiamento di cui aveva bisogno perché riprese a parlare - La regina ordina che facciate un bagno e vi vestiate. La colazione si terrà nella sala da pranzo alle 8.00 in punto-
-Bene, ti ringrazio per l’informazione – e vedendo che la cameriera non si era mossa, continuò- Puoi andare – ma restò dov’era, lo sguardo talmente concentrato sul pavimento che sembrava volesse scavarci un buco. Rose sentì il bisogno insopprimibile di sbattere la testa contro il muro, invece chiese brusca –C’è qualcosa che non va?-
-La regina mi ha ordinato di aiutarvi – allo sguardo interrogativo di Rose, specificò- a lavarvi e vestirvi, miss- 
Rose voleva riderle in faccia, ma ricordandosi la scena di poco prima si limitò a un più sobrio - Sono perfettamente in grado di farlo da sola- la cameriera spostò nervosamente il proprio peso da un piede all’altro, chiaramente indecisa – Puoi riferire alla regina che non ho più cinque anni-
La donna spalancò gli occhi in un’espressione di puro orrore e prese a tirar su col naso, di nuovo vicina alle lacrime. Se piange, si ripromise la ragazza, giuro che la sbatto fuori a calci. 
-Sua maestà non è una donna paziente miss – rispose la cameriera. Poi continuò in un sussurro – Se non fate quello che dice, vi farà del male –
Come se non lo sapessi, voleva ribattere Rose. Invece diede un brusco cenno d’assenso e seguì la cameriera nel bagno.
S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S-S
 
La vasca di porcellana era grande abbastanza per quattro persone e piena d’acqua. Rose esitò un attimo, prima di spogliarsi della pesante veste di cotone bianco. Per la prima volta da che si era svegliata, si chiese chi era stato a cambiarle d’abito la sera precedente, mentre era inconscia, e un forte rossore salì, sgradito, a colorarle la guance, contrastando in maniera innaturale con la pelle lattea. Fu riportata alla realtà dal mugolare della cameriera, che saltellava frenetica in un angolo. La fulminò con lo sguardo e pensò brevemente di affogarla nella vasca. Davvero, se tutti i servi sono così, non c’è da stupirsi che la regina sia tanto irascibile. Ma è più probabile, rifletté, che mi abbia dato la cameriera stramba solo per tormentarmi. Quando fu entrata nella vasca si rese conto che l’acqua era a malapena tiepida. Diede uno sbuffo frustrato.  Non era mai riuscita a rilassarsi in una vasca da bagno, in orfanatrofio il suo tempo era limitato a tre minuti di doccia, dopo che i bambini più piccoli avevano finito tutta l’acqua calda. Un dolore acuto le attraversò il corpo, come la cameriera le strofinò la schiena, il cui arrossamento era il risultato dell’incontro con il muro di poco prima. Emise un ringhio di avvertimento. La poveretta esalò un gemito e si diede un gran da fare per finire in fretta.
Appena fuori dalla vasca, fu avvolta in un asciugamano morbido, mentre la donna correva da una parte all’altra della stanza, come un bambino sovraccarico di zucchero, a raccogliere vestiti, creme e profumi. Rose rimase perfettamente immobile mentre veniva preparata per presenziare di fronte a sua maestà, mentre il cervello lavorava freneticamente. Se fosse riuscita a scappare dal castello (e ciò significava eludere le guardie, la regina e ora sembrava anche la cameriera), si sarebbe trovata in un posto sconosciuto, senza denaro o amici a cui rivolgersi, senza sapere come tornare a casa. Se fosse restata avrebbe avuto cibo e un posto per dormire, ma avrebbe anche dovuto fare i conti con la regina e la sua magia. Sussultò involontariamente al ricordo di quella mattina, sarebbe diventata un’abitudine sbatterla contro il muro o avrebbe trovato metodi più creativi? Il suo respiro si fece più rapido e i battiti più frenetici, mentre ripensava lucidamente alla situazione in cui si trovava. Forse se avesse tentato di contattare sir Hopkins.. ma questa opzione fu scartata in fretta.
Non conosceva il nome della foresta in cui era stata catapultata né del villaggio, né aveva idea della distanza dello stesso dal castello e chiedere informazioni sul vecchio gentiluomo a qualcuno, avrebbe significato attirare l’attenzione della regina su di lui. Quasi 40 minuti dopo non aveva ancora fissato un corso d’azione e, distratta dalla vocina insistente della domestica, decise di rimandare a più tardi qualsiasi decisione.
-Ho finito miss – disse la cameriera esitante – La piccola lady deve andare se non vuole essere in ritardo- di fronte al silenzio della ragazza continuò- Appena fuori dalla porta deve girare a sinistra, scendere le due rampe di scale e la prima porta a destra è la sala da pranzo –ancora Rose la ignorò. Si era voltata verso lo specchio ed era rimasta catturata dalla propria immagine. Non era mai stata particolarmente vanitosa, non poteva permettersi i vestiti delle altre ragazze a scuola, ma lo sapeva di essere bella. Ora però era splendida, avvolta in un semplice vestito bianco a maniche lunghe che arrivava fino ai piedi e sottolineava la figura snella. L’unico punto di colore era dato dalla fascia argentea che metteva in risalto i fianchi e dalle scarpe dello stesso colore che si intravedevano a malapena sotto il vestito. I capelli erano lasciati sciolti, nonostante le deboli proteste della cameriera. La figura nello specchio fece un breve sorriso e prese a giocare con un ricciolo scuro. Rose tornò in sé e, rimproverandosi mentalmente, marciò verso la sala da pranzo. Da quando era il tipo di persona che si perdeva di fronte alla propria immagine allo specchio? La bellezza non aveva mai contato molto, era semplicemente un di più, l’unica cosa che aveva sempre avuto valore era la propria mente. Ed era su questa che doveva fare affidamento nell’imminente lotta con la regina.
  
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