Poco dopo al bar
- Sei cambiata, sei diventata più femminile! Stai molto bene! – dice Genzo.
- Grazie, anche tu sei cambiato ora hai un’espressione più serena! – risponse
sorridendo.
- Mi piacerebbe sapere perché sparisti in quel modo! -
- Io e mio padre litigammo di brutto perché volevo andare a tutti i costi a
quella scuola e lui non voleva mandarmi così feci i bagagli e partii di
nascosto! -
- Pover’uomo! I tuoi colpi di testa sono una cosa pericolosa! -
- Intendi quelli calcistici? -
L’uomo scosse la testa ridendo mentre nel frattempo arrivò un cameriere con due
caffè.
- Come hai fatto a vivere da sola senza l’aiuto di nessuno? -
- Per mantenermi lavoravo come commessa in un negozio durante la settimana,
mentre nei week-end cameriera in un pub! La tua carriera pare sia andata alla
grande: alla fine sei diventato ciò che volevi! -
- Anche tu! Volevi aprire un ristorante e l’hai fatto! -
- Già, ma quanti sacrifici! -
All’improvviso calò il silenzio tra i due, qualcosa di impalpabile ma di
un’intensità unica.
- Ricordi quell’inverno? Quello prima che tu sparissi? – esordì Genzo.
- Sì! Avevo da poco iniziato l’ultimo anno di liceo! -
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Erano da
poco passate le 5 e fuori il tempo minacciava nevicate.
Nella grande villa si respirava un’atmosfera tipicamente natalizia, anche se
momentaneamente era vuota.
Quando il ragazzo rientrò andò in salotto, fece per accendere la luce, ma
all’improvviso si accorse di qualcosa d’avanti al camino acceso.
Istintivamente si avvicinò per vedere chi fosse e si accorse che era una
ragazza e che stava piangendo.
- Hirokawa! - sussurrò.
Forse fu più di un semplice sussurro, perché la giovane si asciugò le lacrime e
si voltò.
- Wakabayashi, sei tornato! Non pensavo fosse così tardi, scusa! -
Genzo scosse il capo e le si inginocchiò di fianco.
- Che hai? - chiese nella maniera più gentile che poteva.
- No, niente! - rispose tentando di nascondere la sua tristezza.
- Allora perché piangevi? -
- Non stavo piangendo, era il calore del fuoco! -
- Non prendermi in giro! - disse freddamente.
Genzo aveva saputo dal signor Mikami che Yuki aveva litigato con suo padre e
non sapendo cosa fare l’aveva mandata in vacanza lontano da casa per farla
distrarre.
- Stavi pensando a tuo padre? - chiese Genzo togliendosi il cappotto e
appoggiandolo su di una poltrona.
Yuki annuì, spostando lo sguardo sulle fiamme del camino.
- So che si prova quando si litiga con i propri genitori! - fece il ragazzo,
tornando a puntare gli occhi su quel viso che aveva visto soltanto ridere.
- Mi dispiace, non volevo intristirti! -
- Non preoccuparti! - disse sedendosi di fianco a lei.
- Non credi che il fuoco sia davvero bellissimo? - disse lei all’improvviso.
Il ragazzo si voltò verso il camino.
- A volte mi piacerebbe poterlo toccare! Mi sembra che il suo calore mi arrivi
al cuore! -
- Sì, è vero! Sembra che ti entri dentro! - confermò Genzo.
Yuki si voltò verso il ragazzo stupita.
- A quanto pare sono riuscito a stupirti! -
- Non pensavo fossi cosi romantico, credevo di farti cambiare solo in peggio! -
- Infatti: soltanto Hyuga riesce a darmi sui nervi come te! - disse Genzo
sorridendo.
- Spiritoso! - disse Yuki con una smorfia.
- Perché non facciamo quattro chiacchiere così magari mi dici perché sei qui! -
- Voglio andare in una scuola di cucina, ma mio padre non vuole! -
- Scommetto che vuole spedirti in qualche università a studiare lingue! -
- Già! Non è facile vivere con due professori! -
- Tua sorella? -
- Studierà letteratura europea all’università di Tokyo! A lei piacciono molto
queste cose! -
- Ti capisco mio padre vuole che studi economia non che giochi a calcio! -
- Famiglie diverse, ma la storia è la stessa! – disse Yuki sospirando.
Tra i due scese il silenzio, interrotto solo dal crepitio del fuoco.
- Che strano questo è il primo discorso serio che facciamo senza litigare! -
disse all’improvviso Genzo.
- E’ vero! Non succederà come nei film dell’orrore che tiri fuori un coltello e
mi uccidi!! -
- Perché io? Potresti tirarlo fuori tu! -
- Non penso! Io mi siedo spesso vicino a te e faccio discorsi seri quello che
poi da fuori di matto sei tu! -
- Hai ragione! -
- Mi hai appena dato ragione! Mi fai paura! - disse Yuki facendo una faccia
terrorizzata.
- Smettila, Hirokawa! Potrei fare qualcosa di davvero pauroso! -
- Cosa? - chiese curiosa avvicinandosi di più al ragazzo.
- Falla finita, Yuki! -
- Wakabayashi, mi hai chiamata per nome! - gridò dallo stupore.
- Allora? In Europa i coetanei si chiamano per nome! -
- 1°) non siamo in Europa, ma in Giappone 2°) io sono più piccola di te 3°) non
pensavo sapessi come mi chiamo! -
- Non che ci voglia molto tua sorella è Yumi-chan! -
- Appunto Yumi-chan e non Yumi! Non è che hai la febbre? - chiese avvicinandosi per toccargli la
fronte.
Genzo si spostò più indietro e Yuki che era sbilanciata in avanti gli cadde
addosso.
- Hirokawa che combini? - chiese con fare malizioso.
- Tu ti sei spostato! - rispose imbarazzata.
- Sei davvero carina! - disse Genzo ridendo e scivolando lentamente per terra.
Yuki, ancora appoggiata, si ritrovo distesa sul corpo del ragazzo che non
smetteva di ridere.
- Hirokawa dovresti vederti: sei di un colore indefinito tra il viola e il
nero! -
- Come fai a vedere di che colore sono? C’è soltanto la luce del camino! -
chiese arrabbiata.
- Perché mi sei sdraiata sopra! – rispose tentando di ricomporsi.
- Se è solo questo il problema me ne vado immediatamente! - disse rialzandosi.
Genzo si mise in ginocchio e all’improvviso la prese per un braccio
trascinandola di nuovo verso di se.
- Dai scherzavo! Aspetta! -
- Lasciami! Non sto qui a farmi prendere in giro! – disse Yuki decisa.
- Sei sempre così ostinata! Tu da qui adesso non scappi! – disse Genzo serio.
- Si può sapere cosa vuoi da me? – fece lei tentando di divincolarsi.
- Sei così bella! – sussurrò il ragazzo avvicinandosi.
- Cosa? – chiese Yuki stupita mentre Genzo le sfiorava le labbra con le dita.
- Basta parlare! - disse poco prima di baciarla.
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