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Autore: redeagle86    23/06/2014    2 recensioni
"Esisteva ancora il vero sé? Esisteva ancora il vero Ringo o tutto era stato ormai sopraffatto dal personaggio che doveva interpretare, da Ringo-chan e dal suo frivolo sorriso?
C'erano giorni in cui non sapeva rispondersi, in cui si chiedeva se ne valesse la pena.
Giorni come quello appena trascorso."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ringo Tsukimiya, Ryuuya Hyuuga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non chiamarmi Ringo-chan

Si chiuse la porta alle spalle e gettò sul letto la lunga parrucca di quell'assurdo colore: i morbidi boccoli si sparsero disordinati sulla coperta azzurra, ma Ringo non vi prestò attenzione. Quell'informe massa rosa era sempre un groviglio di nodi e ogni mattina il giovane sfogava con la spazzola la sua ira.
Era così stanco... Stanco di quella mascherata, del doversi nascondere dietro a quei panni per poter continuare a lavorare nel mondo dello spettacolo. Stanco di non poter mai essere sé stesso.
Ma esisteva ancora il vero sé? Esisteva ancora il vero Ringo o tutto era stato ormai sopraffatto dal personaggio che doveva interpretare, da Ringo-chan e dal suo frivolo sorriso?
C'erano giorni in cui non sapeva rispondersi, in cui si chiedeva se ne valesse la pena.
Giorni come quello appena trascorso.
Aprì la finestra e si accese una sigaretta, osservando il paesaggio notturno: sapeva benissimo che avrebbe finito con il distruggersi i polmoni, ma nemmeno questo lo interessava. In fondo, scegliere di che morte morire era l'unica decisione che fosse ancora in suo potere, almeno finché Saotome non avesse disposto diversamente. Aveva monopolizzato la sua intera vita e non si sarebbe stupito se avesse gestito anche la sua morte.
Per lui, per la sua agenzia, aveva sacrificato tutto, aveva gettato in un angolo il sesso con cui era nato, rinunciando all'amore: quale donna poteva innamorarsi di un uomo che passava buona parte del suo tempo in abiti femminili? Nessuna. Lui era solo Ringo-chan, l'idolo delle ragazzine che adoravano le cose carine.
-Quante volte ti ho detto che non dovresti fumare?- lo riprese una voce alle sue spalle.
-Almeno quante io ti ho risposto di farti gli affari tuoi.
-La tua voce ne risentirà.
-E allora? L'ultima volta che mi è stato permesso di cantare ero un ragazzino: non mi serve più una bella voce. Per fare lo scemo basta quella che ho.
-Ringo-chan... - replicò l'altro con tono sconsolato.
-Non chiamarmi Ringo-chan- sibilò il giovane, gettandogli un'occhiata feroce. -Non tu, Ryuuya.
L'amico non si mosse, abituato alla furia glaciale di quegli occhi azzurri: l'allegria e la spensieratezza che mostrava in pubblico, si trasformavano in rabbia e furia una volta calata la maschera.
Ricordava il tempo in cui Ringo era un ragazzo pieno di sogni e passioni, che nutriva il desiderio di diventare un famoso idol.
Ma quel desiderio era stato la sua rovina: il mondo dei lustrini e della celebrità non l'aveva accettato per quello che era, lo aveva costretto a cambiare, a scendere a dei compromessi con sé stesso e fare delle scelte che, a distanza di anni, apparivano sbagliate. Saotome, il loro tirannico direttore e presidente, lo aveva incatenato in un ruolo che non poteva più abbandonare: tutti loro, in fondo, non erano che pupazzi nelle sue mani. Poteva sembrare un uomo simpatico e bizzarro, ma in realtà era più furbo di una volpe e più spietato di un demonio: con quella sua risata insopportabile e il ghigno arrogante poteva portare chiunque in Paradiso così come gettarlo nell'Inferno.
Nel caso di Ringo, lo aveva condannato, approfittando della sua esaltazione ingenua per i primi successi; passata l'eccitazione, al giovane non era rimasto che l'odio, il rancore verso sé stesso e il suo alter-ego.
Ryuuya sapeva che dietro ogni sorriso che regalava alla telecamera c'erano ombre senza fine, un abisso spaventoso da cui non era certo di poterlo salvare.
-Non dovremmo appoggiarlo e negare l'amore a quei ragazzi- affermò d'un tratto, tornando a guardare il cielo.
-Sono le regole, Ringo, non possiamo fare altro.
-Stanno sprecando gli anni migliori della loro vita, quelli in cui si riesce ancora a credere in qualcosa. Quando si accorgeranno di aver rinunciato alle cose più importanti, sarà troppo tardi per recuperarle- continuò con voce rassegnata. -Se non provano ora questi sentimenti, se non li vivono fino in fondo, lo rimpiangeranno per sempre. E si ritroveranno come noi: con decine di fan, ma più soli di chiunque altro a questo mondo.
Già, che cosa avevano oltre al loro lavoro?
Una famiglia? Erano idol, non potevano concedersi simili distrazioni.
Degli amici? Avevano dei colleghi, nient'altro.
Tutto ciò che possedevano era fittizio e senza alcun valore: il successo non faceva compagnia e con gli anni la solitudine diventava sempre più pesante. Lui e Ringo avevano la fortuna di insegnare nella scuola, avevano gli studenti da seguire, da indirizzare e consigliare: avevano qualcosa di concreto a cui aggrapparsi nei momenti più difficili.
-Noi non siamo soli, Ringo- replicò Ryuuya, portandosi al suo fianco. -Ognuno di noi ha l'altro: io ho te e tu hai me. Siamo amici, no?
Ringo lo guardò sorpreso: amici. Credeva che il loro rapporto fosse solo una facciata, che non ci potesse essere niente di onesto per uno come lui che viveva di travestimenti.
Riflettendoci, però, si rese conto che Ryuuya gli era sempre accanto anche fuori dall'ambito lavorativo: era lui che bussava alla sua porta e si confrontava regolarmente con la sua furia; era lui che, malgrado non ne ricavasse altro che gelo, gli tendeva sempre una mano.
Perchè era suo amico da sempre, da prima delle maschere e dei compromessi. Perchè era amico del vero Ringo, non del personaggio che ne aveva preso il posto.
-Sì- rispose infine, spegnendo la sigaretta. Portò le braccia in alto, stiracchiandosi e si allontanò dalla finestra. -Per questo sopporterò in silenzio la visione del tuo ultimo film. Com'era il titolo? “Il principe della noia – parte seconda”?
-Era “Il principe dei combattimenti”- ribatté, fingendosi offeso.
-Fa lo stesso. Ma pretendo qualcosa da mangiare o non posso assicurarti di restare sveglio fino alla fine- aggiunse, cercando il DVD del film tra quelli sulla mensola.
-Vado a prendere dei pop-corn: detesto chi russa durante un film- commentò Ryuuya, lasciando la stanza.
Una volta solo, Ringo si voltò verso la porta e sorrise. Un sorriso che non aveva nulla di finto o di costruito: un sorriso sincero che veniva da un cuore che aveva scordato di possedere.
-Grazie, Ryuuya- sussurrò.

FINE

NdA
Prima e probabilmente unica ff su questo fandom.
Ringo... io ucciderei per quest'uomo, non sto scherzando: lo adoro ed è un vero peccato che nell'anime non lo facciano mai vedere senza la parrucca.
Parliamo della fic, un po' OOC o forse no, dipende dai punti di vista: questo è un momento privato, un momento in cui calano le maschere e si abbandona il mondo scintillante delle apparenze. Io credo che un ragazzo costretto a comportarsi da donna per lavorare, di rimpianti ne abbia molti ed ecco uscito questo Ringo disilluso e per nulla euforico.
È una yaoi? L'intenzione non è quella, ma se qualcuno ci vuole vedere un risvolto romantico non c'è nessun problema: ognuno la interpreti come preferisce.
Comunque la cosa fondamentale è che il film di Ryuuya era davvero assurdo! XD
Alla prossima, non so dove e non so quando...

  
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