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Autore: FrancyBorsari99    24/06/2014    1 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccolo avviso: lo scorso capitolo ho cambiato tempo verbale rispetto agli altri, me ne rendo conto, ma è ciò che comporta a scrivere alle due di notte. Insomma, mica è colpa mia se avevo mangiato alle undici e mi viene in mente di scrivere solo dopo aver digerito!!!!!! comunque, da adesso in poi c'è una novità: entrambi i punti di vista saranno scritti in prima persona, sia quello di Leo che quello di Amber. scusatemi per tutto sto' casino che sto facendo,spero che sia tutto ugualmente 'capibile' e scorrevole

Be', buona lettura, e mi spiace davvero per eventuali errori di battitura scorsi e futuri! <3 fatemi sapere se la storia vi sta piacendo!!!

 

 

LEO

Non avrei mai voluto far installare delle videocamere di sicurezza nel bunker, se avessi saputo che avrebbero diffuso come un morbo i fatti miei per tutto il campo.

Nyssa mi ha detto che per puro caso aveva aperto la schermata di sorveglianza nel pc e puff, il nostro bacio è diventato di visione pubblica nella cabina nove.

E, dal momento che i pettegoli sono statisticamente nove ogni dieci persone (guarda caso ho dieci fratellastri), adesso non c'è ninfa che non sappia che stiamo insieme.

Da una parte la cosa mi irrita. Voglio dire, gli affaracci miei -e in questo caso, anche di Amber- potrebbero anche non essere argomento di qualsiasi discussione e nessuno ne morirebbe.

Ma d'altro canto, sento che non dovrebbe fregarmene assolutamente nulla.

Questa cosa che finalmente ho la ragazza anche io ha un bel po' di benefici: in primo luogo, ho rinfacciato a Nemesi l'inutilità del soprannome “settima ruota” che mi aveva spietatamente affibbiato, e non devo nemmeno sopportare più questo peso. E questo è il meno. Poi, c'è da dire che amare una persona e sentirsi ricambiati è la sensazione più bella che abbia mai provato in vita mia, ed è decisamente diverso dal tipo di amore reciproco che c'era tra me e mia madre. Esperanza era la donna che mi aveva partorito, e anche se al giorno d'oggi c'è chi non lo fa, mi voleva bene perché era il suo dovere materno. Ma Amber non era tenuta ad innamorarsi di me. Poteva benissimo non farlo e non sarebbe stato così terribile, sarei sopravvissuto lo stesso. Adesso che è con me però, non ce la farei se per qualche ragione se ne andasse.

Sarebbe essere di nuovo solo, non lo sopporterei.

Inoltre, non proverò mai più la frustrazione e l'esclusione nel sentirmi il terzo incomodo quando esco con Jason e Piper.

Amber sa cosa si prova a sentirsi in colpa, sa come mi sento la maggior parte del tempo e devo dire che mi conosce quasi alla perfezione. Ho detto quasi perché onestamente ci sono aspetti di me che non conosco nemmeno io.

So perfettamente che sta per succedere qualcosa di brutto. Di solito è così, per Leo Valdez: quando tutto va a gonfie vele mi devo aspettare un evento drammatico che stravolga ogni cosa.

Però cavolo, vorrei che le cose andassero così in eterno.

 

*
Amber è scomparsa.

 

 

AMBER

È come essere nata di nuovo, senza alcun difetto che mi renda un mostro alla vista degli altri, senza che senta il bisogno di nascondermi.

Leo mi ama davvero, ho degli amici e il Campo è diventato la mia casa.

Solo l'intervento degli Dei può peggiorare drasticamente le cose.

Credo che il Karma sia il responsabile delle mie sciagure, devo imparare a pensare positivo e a tenere la bocca chiusa.

 

Mi sveglio in una sala ampia e circolare, e la prima cosa che i miei occhi incontrano è la notte . Le stelle brillano come fari, tanti piccoli diamanti che una mano abbastanza grande da contenerli tutti ha gettato distrattamente su uno spesso velo nero. Solo che non è il vero cielo. Insomma, quale cielo che si rispetti presenta linee pallide che collegano le stelle a formare le costellazioni? Se fosse sempre così, non esisterebbe nessun divertimento nel tentativo di localizzarle, sarebbe come fare un quiz con una sola opzione.

È questo che mi fa venire subito in mente dove mi potrei trovare. Sento delle voci concitate e bisbigli adirati alla mia sinistra.

– Sono al Planetario? – borbotto, cercando di tirarmi su, ma una voce tonante mi intima di stare lì dove sono senza muovermi.

Obbedisco senza fiatare e cerco di cogliere l'argomento della conversazione, ma il mio udito sembra funzionare solo ad intermittenza.

Non ricordo molto di quello che mi è accaduto prima che arrivassi qui. Solo che io e Leo stavamo costruendo le ali per Festus e che ad un certo punto sono uscita dalla stanza per prendere un qualche attrezzo dalla sala adiacente finché...

Mi dà fastidio essermi dimenticata il motivo per cui sono qui e come ho fatto a finirci, e ancor di più non sapere dove mi trovo. Ma sembra che io mi debba attenere a qualche regola perché ogni volta che provo ad alzarmi mi viene detto di stare giù.

La schiena mi fa male, ma per il resto va tutto bene. Non sono legata o imbavagliata, ho le mani libere e le ali in grado di spiccare il volo, quindi non sono ostaggio di un rapimento.

– Qualcuno si degna di rispondermi?! – E finalmente, mi viene dato il permesso di sedermi.

Spalanco le ali come di solito le persone allungano le braccia per stiracchiarsi e mi guardo intorno. Ci sono quattro persone oltre a me, o per meglio dire quattro Dei, dato che sono alti sei metri e mi sovrastano come fino adesso ha fatto solo Deoniok. La loro presenza mi suggerisce che probabilmente il posto in cui mi trovo non è un planetario ma l'Olimpo, e che non sono legata perché avrebbero tutte le carte in regola per farmi fuori sul posto se provassi a scappare. Anche se in cuor mio sento che teoricamente non potrebbero farlo: io non appartengo a loro. Sono di tutto un'altro mondo, anche se mia nonna è un'Olimpia.

Efesto, Ecate, Estia ed Afrodite.

– Salve. – dico, facendo capire che non ho nessuna voglia di restare qui. – A cosa devo l'onore?

Loro si guardano l'un l'altro come se stessero comunicando telepaticamente, poi Efesto, si fa avanti con la sua andatura zoppicante.

– Abbiamo bisogno del tuo aiuto. – Lì per lì mi fa sogghignare il fatto che gli Dei abbiano bisogno di me, che in vita mia ho ricevuto solo rifiuti prima del mio arrivo al campo, ma lascio che la sua espressione seria ed impassibile mi impedisca di ridere apertamente.

– La vita di Leo è in grave pericolo. – ora non c'è assolutamente nulla da ridere.

 

 

Mi viene raccontata tutta la storia di Leo e Calypso. Lui aveva già accennato al suo naufragio su Ogigia in passato, ma non aveva mai fatto parola del giuramento sullo Stige, e la cosa mi lascia alquanto perplessa e preoccupata.

– Dunque state dicendo che dobbiamo trovare il modo di farlo tornare su quell'isola? Da lei? – sottolineo il mio disappunto in quest'ultima parola, come se non ammettessi nessun'altra lei a parte me nella nostra relazione. Il che è vero. Acconsentire a tutto questo equivarrebbe a correre il rischio che Leo si innamori nuovamente di quella ragazza, dimenticandosi di me e abbandonandomi.

Devo dire che l'idea non mi piace nemmeno un po', non lo farei per tutto l'oro del mondo, ma se c'è di mezzo la vita del mio ragazzo, allora temo di non avere scappatoie.

Mi mostro subito titubante e mal disposta a prendere parte alla cosa, ma mia nonna usa argomenti molto convincenti per portarmi dalla loro parte.

– Se non facciamo in modo che mantenga il giuramento perderebbe la vita e potrebbero sorgere diversi problemi anche qui nell'Olimpo. Zeus si arrabbia un sacco quando una promessa non viene rispettata, e se qualcuno gli andasse contro, si scatenerebbero altre guerre. –

Devo dire che Ecate non ha affatto l'aspetto di una nonna. Corpo giovane e asciutto, intorno ai venti, e capelli lunghi trattenuti in un'acconciatura elegante. Solo gli occhi mi lasciano un po' spiazzata, completamente neri.

Efesto è tutto ciò che non è Leo: alto, muscoloso e tozzo, dall'espressione acida e burbera. Estia è praticamente una bambina, i lineamenti docili illuminati dalle fiamme arancioni che crepitano nel braciere in mezzo al cerchio dei troni, mentre non ci sono parole per descrivere Afrodite: è di una bellezza travolgente, il suo volto inidentificabile, cambia continuazione viso passando a uno più bello di quello precedente. Effettivamente è talmente... magnifica da essere quasi inquietante.

– Non lo so, non ne sono sicura. Voi parlate di fargli rispettare i patti altrimenti Zeus andrebbe in bestia, ma se ci scoprisse temo che si arrabbierebbe ancora di più. Inoltre, come vorreste fare? –

– Cambiando il suo aspetto fisico, in modo da aggirare l'incantesimo che impone a Ogigia di essere visitata solo una volta dalla stessa persona. – dice Ecate. – ed è qui che entri in gioco tu: se potessi farlo ci penserei io, ma equivarrebbe a intervenire direttamente sulle vostre vite, ergo il nostro piano sarebbe scritto su un dirigibile che gira attorno all'Olimpo ventiquattr'ore su ventiquattro. Dovrai fare esattamente come quando trasmuti la materia: qualcosa che cambi le sue caratteristiche estetiche in modo da renderlo irriconoscibile. –

Cerco di immaginarmi quanto tempo mi ci vorrebbe per mettere a punto un incantesimo del genere: un sacco di tempo, sforzo mentale e fisico, e correrei il rischio di morire nell'intento, se ci provassi. È qualcosa fuori dalla mia portata.

– Non posso farcela. Inoltre avete dimenticato che Zeus e gli altri dei possono vedere tutto quello che accade nel campo... ci scoprirebbero di sicuro.

Tutti restano in silenzio, finché Afrodite non esclama, stizzita: – Non potrai mai riuscirci davvero finché non ci avrai provato. Ricordati che un incantesimo a fin d'amore ha un potere illimitato ed enorme!

– Se ami davvero Leo Valdez, dovrai salvargli la vita. Del resto, sei in debito con lui per la volta in cui lo Shinigami stava per ammazzarti e lui gliel'ha impedito usando il Death Note. Ricordati che per te ha rinunciato sia al Tartaro che ai Campi Elisi. – Conclude Estia, con tono quasi rimproverante.

Efesto si dirige lentamente al suo trono e vi si siede, accavallando le gambe ed incrociando le braccia. – Per quanto riguarda il luogo dell'applicazione dell'incantesimo -l'unica parte degna dell'assoluta riservatezza-, ci basterà farlo fuori dal campo, magari alla fine dell'estate per non destare sospetti. –

Mi sento i loro occhi enormi puntati addosso, come se si aspettassero un sì o un sì.

Mi rendo conto che non ho scelta. Se non lo faccio sarà l'ennesima persona morta per causa mia. E non riuscirei a sopportare altro senso di colpa e la sua mancanza, davvero, ormai sono convinta che la mia vita fra la morte di Sebastian e l'arrivo di Leo sia un periodo buio che non voglio assolutamente rievocare. Questi mesi sono stati così intensi, amo Leo così tanto -anche se non ci conosciamo da sempre- che una vita senza di lui non vale la pena di essere vissuta. È l'unico per cui io abbia mai provato il genere di amore che mi fa compiere le scelte giuste anche a costo di mettere a repentaglio la mia vita.

Posso scegliere davvero, in ogni caso queste divinità non hanno alcun vero potere su di me. Ma se scelgo di fregarmene, sarà sul serio colpa mia.

Accetto.

Salverò la vita a Leo qualsiasi prezzo io debba pagare.

  
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